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giovedì 5 aprile 2012

I prediletti di Dio

Daniel Zamudio
Vorrei proporvi durante questa “Santa Settimana” (vedi nota *) in cui la cristianità fissa il suo sguardo sul “compimento” della vita di Gesù di Nazareth, di meditare “La Passione” guardando “Le Passioni” della storia di oggi.

Infatti “Il Giusto”, per la bibbia, è solo Dio. Quindi ogni ingiustizia è sempre anche direttamente contro Dio. Ne consegue che l’ingiustizia non dipende né dalla moralità, né dal grado di consapevolezza di chi la subisce, comunque le si giudichi, ma dalla offesa oggettiva arrecata all’uomo, “sua immagine”! Un’ingiustizia, è un’ingiustizia sempre, anche se chi la fa (o la subisce) non ne sono consapevoli.

Per questo nell’ingiustizia subita da Gesù – e di cui facciamo Memoria – è racchiusa ogni ingiustizia. E circolarmente, in ogni ingiustizia subita da qualunque uomo o donna, è riattualizzata sacramentalmente – come un alter Christus (Mt 25,40.45) – l’ingiustizia subita dal Figlio di Dio!
Se così non fosse, Gesù Cristo, nel suo “patirla così” – e ci vuole una vita per capire che non è mera rassegnazione – non avrebbe potuto salvarci!
Ora questa “solidarietà inscindibile” tra Dio e l’uomo, mi consente di proporre, in piena coerenza biblica, di cambiare il cuore meditando durante questa «Settimana Santa» sulla morte di Daniel Zamudio. Torturato e ammazzato perché omosessuale.

È la scelta che ho fatto non per escluderne altre, ma perché anche in ciò che Daniel ha patito, c’è come “segnato” ciò che i Vangeli vogliono indicarci attraverso il racconto della passione, morte e resurrezione di Gesù. Le analogie (quindi di identità e differenza come sempre quando parliamo di persone) con la morte di Gesù mi appaiono qui più evidenti.
Ne elenco solo alcune, oltre alla già citata mostruosa ingiustizia:

Marginale: Anche Daniel è (stata) una persona che per alcuni aspetti potremmo considerare – proprio come il Gesù storico – “marginale”.
Ultimo: È storicamente, suo malgrado, la storia di un “Ultimo”, evangelicamente parlando…
Conosciuto attraverso la morte: Nonostante ne conosciamo alcuni aspetti, praticamente è per noi un “senza-nome”, uno che non abbiamo conosciuto e non avremo – per l’irreparabile bestemmia di alcuni – mai più occasione di conoscere se non attraverso la comprensione delle “ragioni” della sua morte.
Maledetto: Per quei redivivi farisei, incapaci di vedere al là del proprio ombelico perbenista, era considerato una individuo riprovevole.
Bestemmiatore: Daniel era certamente un uomo che non poteva credere in tutto ciò che credono i moralisti…
Crocifisso: L’analogia non è solo per la violenza e le torture, ma per la forma “umiliante” di una morte inflitta a coloro che non erano considerati uomini perché “disprezzati”.
Scandaloso: Perché gay. Come scandaloso è scriverne facendo un parallelo con la figura del Crocifisso. Come scandaloso era Gesù che annunciava un modo nuovo di “guardarci” tra di noi… come scandalosi erano i suoi discepoli che annunciavano il suo Sguardo, come scandaloso è questo post che cerca di trasmetterlo. Ovviamente non per tutti ma per i presunti “pii” di ieri e di oggi che si scandalizzano del Vangelo. E nascondono che il vero scandalo consiste nel pensare che ad un uomo possano essere negati dei diritti perché non vive secondo una certa morale sessuale.
Pietra di inciampo: Il suo “epilogo” ci interpella a una presa di posizione che diventa l’ermeneutica autentica del nostro essere credenti inseriti in una comunità di credenti.
La sua morte ci giudica: Certo non ci saranno “evangelisti” che scriveranno di Daniel, eppure la sua storia, certamente nel suo compimento, è già inscritta nel Vangelo, in quanto diventa a mio parere discriminante nel giudicare il “tasso” di trasformazione evangelica del nostro cuore (immagine di ciò che ci fa figli/e di Dio… o statue di gelida pietra).

La sua morte dicevo, ma anche la sua vita! Perché se è morto così è perché qualcuno ha ritenuto che la sua vita non fosse degna di essere vissuta e al suo modo di essere occorreva porre un termine definitivo.

Non crediamoci migliori dei suoi assassini, consolati magari dall’etichetta che si sono affibbiati. Domandiamoci piuttosto se, sebbene non saremmo arrivati a tanto, sostanzialmente il nostro giudizio resti lo stesso!
Se c’è stato qualcuno che ha deciso di poterlo uccidere, ciò è dovuto al fatto che qualchedun altro ha predicato che una vita come la sua non fosse degna di essere vissuta!

Se, ad esempio, uno proclamasse che sarebbe “meglio avere un figlio morto piuttosto che un figlio gay”, come dovremmo giudicarlo se poi cominciasse a urlare disperato se qualcuno prendendolo di parola gli uccidesse il figlio gay? Eppure, non è proprio quello che fanno in molti anche nella chiesa? Non diciamo che andranno all’inferno? E di cosa ci lamentiamo se poi qualcuno glielo procura?
Anche le nostre mani grondano di sangue… del suo!

E allora che cosa ci differenzia da questi assassini? Provocatoriamente: la mancanza di coraggio di andare fino in fondo nel nostro giudizio e di passare dalla parole ai fatti? E non sarebbe una differenza che ci renderebbe peggiori degli assassini? Almeno loro hanno avuto il coraggio di essere coerenti. Mi rendo conto di dire qualcosa che sembra una bestemmia, ma è la stessa che ha pronunciato il Cristo in Lc 16,8.

E allora cerchiamo di convertirci conoscendo Daniel (come troppe volte accade) attraverso la descrizione della sua morte, lasciandoci commuovere da un dolore indicibile che ci trapassa il cuore e lo cambia!
Perché ci si domanda – prima ancora di chiedersi come sia potuto accadere: sterile domanda finché il cuore non è trasformato – che cosa si può fare perché “certe cose” non accadano mai più?

Quello che riesco a capire – sperando di non urtare nessuno – è che non si può stare a guardare. Non si può più semplicemente gridare. Direi che non basta più nemmeno “non essere omofobi”, come non basta denunciare l’omofobia od ogni altra fobia… È importante, ma non basta!
Quello che bisognerebbe cominciare a fare, come chiesa, come cristiani, come magistero, se si vuol restare uomini… è essere attivamente “[h]omofili”, amici dell’uomo, di ogni uomo (Gv 13,35)…

Non si può pensare di “difendere la morale cristiana” calpestando i nostri fratelli e sorelle più piccoli. Offenderemmo il Redentore. Piccoli non perché meno uomini, anzi! Piccoli in quanto indifesi, additati, oltraggiati, insultati, ridicolizzati, torturati, ammazzati… ma per questo veri uomini in quanto prediletti da Dio.

Con la vita di queste persone, ci stiamo giocando quella del Cristo. E del suo autentico annuncio! E questo lo dico per quelli che tradizionalmente fanno dell’«annuncio» il loro scopo, non capendo che lo scopo dell’annuncio lo si raggiunge, paradossalmente, proprio non facendone uno scopo: perché se c’è un scopo questo è solo la difesa e lo sviluppo della dignità di ogni uomo e donna. Indipendentemente dal giudizio morale che possiamo dare: ed è per questo che i suoi assassini avranno un giusto processo!
In altre parole, se ci preoccupassimo di meno di “annunciare il Cristo” e ci preoccupassimo di più di “risorgere – cioè apprezzare – ogni uomo”, annunceremmo veramente la Passione di Cristo!

Non pensare e agire in questo senso ci renderebbe – come uomini, come cristiani, come chiesa, come cittadini – veramente responsabili di un peccato di omissione ancor più spregevole del crimine commesso dagli stessi carnefici. È compito dell’impegno politico, oltre che pastorale, salvarci da una tale condanna.

(*: volevo pubblicare il post lunedì, ma impegni inderogabili me lo hanno impedito, lo faccio oggi convinto che possa aiutare qualcuno/a come ha aiutato me.
Un grazie al
Corriere della Sera che è stato uno dei pochi che ne ha messo subito in evidenza la notizia…
Che Daniel interceda per noi!).

Daniel Zamudio

2 commenti:

Sam ha detto...

Mario, è vero, di scandaloso c'è che l'abbiano ucciso in quel modo....speriamo che la sua morte serva almeno a farcelo conoscere e a smontare i pregiudizi. "Strano" che con tanti giornali "progressisti" che abbiamo, nessuno abbia pensato di dover dare la notizia...grazie per aver pubblicato questo post

maria sole ha detto...

Grazie.

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