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martedì 19 marzo 2013

Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Luca


Dal libro del profeta Isaìa (Is 50,4-7)

Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo, perché io sappia indirizzare una parola allo sfiduciato. Ogni mattina fa attento il mio orecchio perché io ascolti come i discepoli. Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro. Ho presentato il mio dorso ai flagellatori, le mie guance a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi. Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto svergognato, per questo rendo la mia faccia dura come pietra, sapendo di non restare confuso.

 

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési (Fil 2,6-11)

Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre.

 

Note introduttive al passio

«la morte di Gesù è il tema centrale, verso cui tutto il racconto converge, perché da lì è partito lo scandalo drammatico e doloroso dei discepoli, che man mano che vedono Gesù perdente, lo abbandonano (noi credevamo!...). Da qui l’incredulità e la sorpresa sconvolgente quando riappare “vivente”…  ribaltando così il problema di lui (e della sua morte) su di noi (e la nostra morte!). Cosa significa questa “sua” esperienza umana di morto/risorto, che irrompe nella nostra vita? rispetto all’incubo che incombe su di noi e pian piano ci corrode… la nostra morte, quando cioè ci toccherà di passare anche noi da questa vita al non esistere più! Questa oscura e censurata certezza, è quella che ci fa spaventati o smarriti o persino cattivi… È di fronte a questa nostra situazione umana senza uscita, che il racconto di Gesù diventa “vangelo”!

Questo racconto della passione e morte del Signore è infatti il nucleo sorgivo di tutto il Vangelo: la scaturigine della fede cristiana, come è arrivata, più o meno indenne, fino a noi. E rimane ancora la pietra di paragone o di misura della nostra fede di oggi. Dunque, va ascoltata con l’atteggiamento di chi sa (o spera?!) che questo racconto sta continuando, fino ad oggi, nelle nostre vicende di disperazione e di speranza, di peccato e di scoramento… Perché nella passione di Cristo è contenuta e si rinnova la passione degli uomini e delle donne di oggi – pena l’inutilità o insignificanza della nostra fede. Dunque da qui nasce anche per noi la “buona notizia”» [Giuliano].

 

L’invito dunque è quello di provare a entrare nel testo, vestendo i panni degli attori in scena in questo dramma

Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Luca (Lc 22,14-23,56)

Quando venne l’ora, [Gesù] prese posto a tavola e gli apostoli con lui, e disse loro: «Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, perché io vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio». E, ricevuto un calice, rese grazie e disse: «Prendetelo e fatelo passare tra voi, perché io vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non verrà il regno di Dio».

Poi prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo, che è dato per voi; fate questo in memoria di me». E, dopo aver cenato, fece lo stesso con il calice dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che è versato per voi».

 

“questo è il mio corpo dato per voi”: se proviamo per un attimo a staccare queste parole dalla ritualità della messa in cui siamo abituati a sentirle e le prendiamo di per se stesse (come i discepoli quella sera), forse riusciamo a intravedere la straordinarietà della loro portata. dare il proprio corpo per…

è la spiegazione in anticipo della sua morte… dove “dare il proprio corpo” non è qualcosa di spiritualoide, ma il consegnare la propria carne.

su tutto ciò che ha detto e fatto, proprio di questo gesù dice “fate questo in memoria di me”: di tutto, trat-tenete questo, che spiega tutto il resto.

 

«Ma ecco, la mano di colui che mi tradisce è con me, sulla tavola. Il Figlio dell’uomo se ne va, secondo quanto è stabilito, ma guai a quell’uomo dal quale egli viene tradito!». Allora essi cominciarono a domandarsi l’un l’altro chi di loro avrebbe fatto questo.

E nacque tra loro anche una discussione: chi di loro fosse da considerare più grande. Egli disse: «I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno potere su di esse sono chiamati benefattori. Voi però non fate così; ma chi tra voi è più grande diventi come il più giovane, e chi governa come colui che serve. Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve. Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove e io preparo per voi un regno, come il Padre mio l’ha preparato per me, perché mangiate e beviate alla mia mensa nel mio regno. E siederete in trono a giudicare le dodici tribù di Israele.

Simone, Simone, ecco: Satana vi ha cercati per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno. E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli». E Pietro gli disse: «Signore, con te sono pronto ad andare anche in prigione e alla morte». Gli rispose: «Pietro, io ti dico: oggi il gallo non canterà prima che tu, per tre volte, abbia negato di conoscermi».

Poi disse loro: «Quando vi ho mandato senza borsa, né sacca, né sandali, vi è forse mancato qualcosa?». Risposero: «Nulla». Ed egli soggiunse: «Ma ora, chi ha una borsa la prenda, e così chi ha una sacca; chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una. Perché io vi dico: deve compiersi in me questa parola della Scrittura: “E fu annoverato tra gli empi”. Infatti tutto quello che mi riguarda volge al suo compimento». Ed essi dissero: «Signore, ecco qui due spade». Ma egli disse: «Basta!».

 

“La mano di colui che mi tradisce è con me, sulla tavola”

“nacque una discussione: chi fosse più grande”

“Signore con te sono pronto ad andare anche in prigione e alla morte”

“Disse: ‘basta!’”

Inizia qui il processo di solitudine di gesù, che sarà compiuto sulla croce. gesù, che per ora è ancora attorniato dai suoi e dunque non è fisicamente solo, inizia ad esserlo interiormente: i suoi non capiscono, non lo capiscono.

 

Uscì e andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. Giunto sul luogo, disse loro: «Pregate, per non entrare in tentazione». Poi si allontanò da loro circa un tiro di sasso, cadde in ginocchio e pregava dicendo: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà». Gli apparve allora un angelo dal cielo per confortarlo. Entrato nella lotta, pregava più intensamente, e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadono a terra. Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza. E disse loro: «Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione».

 

“entrato nella lotta”… è la fatica, tutta umana di Gesù di tirar dietro al suo cuore, alla sua mente, alla sua “determinata determinazione” («non sia fatta la mia, ma la tua volontà») anche la sua carne, il desiderio di vita che si sprigiona da ogni sua fibra, la paura di morire che corre lungo le sue midolla, il terrore del nulla che gela le sue viscere…

«…la lotta (l’agonia!) per passare dalla “mia” alla “tua” volontà!Gesù vive la tragedia dell’uomo, che non riesce a consegnarsi a Dio (sentito come Padrone crudele, non padre!). Perché gli toglie la vita che gli ha donato e non rimuove il male che lo consuma?… Perché!? Dio abbandona l’uomo che ha creato, per lasciarlo morire?! Gesù si perde davvero in questo abisso, lui giusto, ma solidale con ogni uomo che fa il male (mal fattore!), per paura di questa condanna a morte che incombe su di lui, anche se facesse il bene! Lui, innocente, piange lacrime di sangue da tutto il suo corpo, spremuto come noi, dall’angoscia di dover morire: (togli da me questo calice!). Il peccato, dal quale qui è tentato anche Gesù, è il rifiuto umano di questa insensata condanna a morte, a cui siamo tutti destinati. Ma proprio così, perdendosi per noi, Dio rivela il suo amore… un amore im/pensabile e in/credibile, un amore inerme, impotente, “torchiato” dal cuore squarciato del Figlio. La preghiera (richiamata cinque volte!: la preghiera come implorazione, conforto, angoscia intensa, vigilanza, solidarietà…) è l’unico modo di non cadere in tentazione. Cioè di imparare, come Gesù, a vivere la morte come abbandono nelle braccia impercettibili del Padre (imparò l'obbedienza dalle cose che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono Eb 5,7)!» [Giuliano].

 

Mentre ancora egli parlava, ecco giungere una folla; colui che si chiamava Giuda, uno dei Dodici, li precedeva e si avvicinò a Gesù per baciarlo. Gesù gli disse: «Giuda, con un bacio tu tradisci il Figlio dell’uomo?». Allora quelli che erano con lui, vedendo ciò che stava per accadere, dissero: «Signore, dobbiamo colpire con la spada?». E uno di loro colpì il servo del sommo sacerdote e gli staccò l’orecchio destro. Ma Gesù intervenne dicendo: «Lasciate! Basta così!». E, toccandogli l’orecchio, lo guarì.

 

l’unico che si fa male in tutto questo racconto è gesù, che con le sue parole (“lasciate! basta così!”) e il suo gesto (lo guarì) «chiude per sempre la strada della violenza, che s’illude di difendere l’amore con altre armi che non diano amore. Solo l’amore disarmato è credibile! Perché è l’unico che crede davvero alla forza incomparabile dell’amore!» [Giuliano].

Poi Gesù disse a coloro che erano venuti contro di lui, capi dei sacerdoti, capi delle guardie del tempio e anziani: «Come se fossi un ladro siete venuti con spade e bastoni. Ogni giorno ero con voi nel tempio e non avete mai messo le mani su di me; ma questa è l’ora vostra e il potere delle tenebre».

Dopo averlo catturato, lo condussero via e lo fecero entrare nella casa del sommo sacerdote. Pietro lo seguiva da lontano. Avevano acceso un fuoco in mezzo al cortile e si erano seduti attorno; anche Pietro sedette in mezzo a loro. Una giovane serva lo vide seduto vicino al fuoco e, guardandolo attentamente, disse: «Anche questi era con lui». Ma egli negò dicendo: «O donna, non lo conosco!». Poco dopo un altro lo vide e disse: «Anche tu sei uno di loro!». Ma Pietro rispose: «O uomo, non lo sono!». Passata circa un’ora, un altro insisteva: «In verità, anche questi era con lui; infatti è Galileo». Ma Pietro disse: «O uomo, non so quello che dici». E in quell’istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò. Allora il Signore si voltò e fissò lo sguardo su Pietro, e Pietro si ricordò della parola che il Signore gli aveva detto: «Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte». E, uscito fuori, pianse amaramente.

 

la nostra inadeguatezza a seguire la strada percorsa da gesù, qui è rappresentata in maniera emblematica. pietro rappresenta ciascuno di noi, affascinati da questo maestro che con entusiasmo e determinazione ci mettiamo a seguire, eppure perennemente incapaci di stargli dietro davvero, fino in fondo… per paura…

ma lui il contatto visivo con noi non lo lascia cadere: “il signore si voltò e fissò lo sguardo su pietro”.

 

E intanto gli uomini che avevano in custodia Gesù lo deridevano e lo picchiavano, gli bendavano gli occhi e gli dicevano: «Fa’ il profeta! Chi è che ti ha colpito?». E molte altre cose dicevano contro di lui, insultandolo.

Appena fu giorno, si riunì il consiglio degli anziani del popolo, con i capi dei sacerdoti e gli scribi; lo condussero davanti al loro Sinedrio e gli dissero: «Se tu sei il Cristo, dillo a noi». Rispose loro: «Anche se ve lo dico, non mi crederete; se vi interrogo, non mi risponderete. Ma d’ora in poi il Figlio dell’uomo siederà alla destra della potenza di Dio». Allora tutti dissero: «Tu dunque sei il Figlio di Dio?». Ed egli rispose loro: «Voi stessi dite che io lo sono». E quelli dissero: «Che bisogno abbiamo ancora di testimonianza? L’abbiamo udito noi stessi dalla sua bocca».

 

gesù è condannato perché si “fa” figlio di dio.

 

Tutta l’assemblea si alzò; lo condussero da Pilato e cominciarono ad accusarlo: «Abbiamo trovato costui che metteva in agitazione il nostro popolo, impediva di pagare tributi a Cesare e affermava di essere Cristo re». Pilato allora lo interrogò: «Sei tu il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». Pilato disse ai capi dei sacerdoti e alla folla: «Non trovo in quest’uomo alcun motivo di condanna». Ma essi insistevano dicendo: «Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea, fino a qui». Udito ciò, Pilato domandò se quell’uomo era Galileo e, saputo che stava sotto l’autorità di Erode, lo rinviò a Erode, che in quei giorni si trovava anch’egli a Gerusalemme.

 

pilato cerca di scaricare la “patata bollente” gesù a erode. inizia qui il suo lavarsene le mani…

 

Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto. Da molto tempo infatti desiderava vederlo, per averne sentito parlare, e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui. Lo interrogò, facendogli molte domande, ma egli non gli rispose nulla. Erano presenti anche i capi dei sacerdoti e gli scribi, e insistevano nell’accusarlo. Allora anche Erode, con i suoi soldati, lo insultò, si fece beffe di lui, gli mise addosso una splendida veste e lo rimandò a Pilato. In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici tra loro; prima infatti tra loro vi era stata inimicizia.

 

ma erode che sperava in una specie di “giullare di corte” glielo rispedisce… anche lui se ne lava le mani. è una gara, tra i potenti del tempo, allo scantonamento: che è esattamente l’atteggiamento contrario a quello di gesù, che si immerge nella vicenda della storia, non se ne sottrae, non scappa, non scantona, non fa finta di niente. ma vi si immischia… fino a lasciarci la pelle.

 

Pilato, riuniti i capi dei sacerdoti, le autorità e il popolo, disse loro: «Mi avete portato quest’uomo come agitatore del popolo. Ecco, io l’ho esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in quest’uomo nessuna delle colpe di cui lo accusate; e neanche Erode: infatti ce l’ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto nulla che meriti la morte. Perciò, dopo averlo punito, lo rimetterò in libertà». Ma essi si misero a gridare tutti insieme: «Togli di mezzo costui! Rimettici in libertà Barabba!». Questi era stato messo in prigione per una rivolta, scoppiata in città, e per omicidio. Pilato parlò loro di nuovo, perché voleva rimettere in libertà Gesù. Ma essi urlavano: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». Ed egli, per la terza volta, disse loro: «Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato in lui nulla che meriti la morte. Dunque, lo punirò e lo rimetterò in libertà». Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso, e le loro grida crescevano. Pilato allora decise che la loro richiesta venisse eseguita. Rimise in libertà colui che era stato messo in prigione per rivolta e omicidio, e che essi richiedevano, e consegnò Gesù al loro volere.

Mentre lo conducevano via, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai campi, e gli misero addosso la croce, da portare dietro a Gesù. Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: “Beate le sterili, i grembi che non hanno generato e i seni che non hanno allattato”. Allora cominceranno a dire ai monti: “Cadete su di noi!”, e alle colline: “Copriteci!”. Perché, se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?».

Insieme con lui venivano condotti a morte anche altri due, che erano malfattori.

Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno».

Poi dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte.

Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».

Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a metà. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo, spirò.

 

questo fiume di parole ci conduce dalla condanna all’ultimo respiro di gesù. chi ha visto questo ultimo respiro emesso dal corpo di qualcuno che amava, sa cosa voglia dire che il tempo si ferma. è proprio questo che celebriamo in questa settimana santa che inizia con domenica: il tempo si ferma, tutto diventa muto, o forse siamo noi a diventare sordi, come ovattati dall’ineluttabile. perché come cantava in maniera insuperabile de andrè gesù “morì come tutti si muore, come quegli altri cambiando colore”.

 

Visto ciò che era accaduto, il centurione dava gloria a Dio dicendo: «Veramente quest’uomo era giusto». Così pure tutta la folla che era venuta a vedere questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornava battendosi il petto. Tutti i suoi conoscenti, e le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, stavano da lontano a guardare tutto questo.

Ed ecco, vi era un uomo di nome Giuseppe, membro del Sinedrio, buono e giusto. Egli non aveva aderito alla decisione e all’operato degli altri. Era di Arimatèa, una città della Giudea, e aspettava il regno di Dio. Egli si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. Lo depose dalla croce, lo avvolse con un lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia, nel quale nessuno era stato ancora sepolto. Era il giorno della Parascève e già splendevano le luci del sabato. Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservarono il sepolcro e come era stato posto il corpo di Gesù, poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati. Il giorno di sabato osservarono il riposo come era prescritto.

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