Pagine

ATTENZIONE!


Ci è stato segnalato che alcuni link audio e/o video sono, come si dice in gergo, “morti”. Se insomma cliccate su un file e trovate che non sia più disponibile, vi preghiamo di segnalarcelo nei commenti al post interessato. Capite bene che ripassare tutto il blog per verificarlo, richiederebbe quel (troppo) tempo che non abbiamo… Se ci tenete quindi a riaverli: collaborate! Da parte nostra cercheremo di renderli di nuovo disponibili al più presto. Promesso! Grazie.

mercoledì 22 giugno 2016

XIII Domenica del Tempo Ordinario


Dal primo libro dei Re (1Re 19,16.19-21)

In quei giorni, il Signore disse a Elìa: «Ungerai Eliseo, figlio di Safat, di Abel-Mecolà, come profeta al tuo posto». Partito di lì, Elìa trovò Eliseo, figlio di Safat. Costui arava con dodici paia di buoi davanti a sé, mentre egli stesso guidava il dodicesimo. Elìa, passandogli vicino, gli gettò addosso il suo mantello. Quello lasciò i buoi e corse dietro a Elìa, dicendogli: «Andrò a baciare mio padre e mia madre, poi ti seguirò». Elìa disse: «Va’ e torna, perché sai che cosa ho fatto per te». Allontanatosi da lui, Eliseo prese un paio di buoi e li uccise; con la legna del giogo dei buoi fece cuocere la carne e la diede al popolo, perché la mangiasse. Quindi si alzò e seguì Elìa, entrando al suo servizio.

 

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati (Gal 5,1.13-18)

Fratelli, Cristo ci ha liberati per la libertà! State dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù. Voi infatti, fratelli, siete stati chiamati a libertà. Che questa libertà non divenga però un pretesto per la carne; mediante l’amore siate invece a servizio gli uni degli altri. Tutta la Legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: «Amerai il tuo prossimo come te stesso». Ma se vi mordete e vi divorate a vicenda, badate almeno di non distruggervi del tutto gli uni gli altri! Vi dico dunque: camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare il desiderio della carne. La carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste. Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete sotto la Legge.

 

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 9,51-62)

Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e mandò messaggeri davanti a sé. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro villaggio. Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio». Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio».

 

Le letture che la Chiesa ci propone per questa domenica sono molto dense, perciò è utile trovare un punto prospettico che ci orienti.

La seconda lettura può aiutarci. Contiene, infatti, un’espressione che potrebbe fare da sintesi a tutto il Nuovo Testamento: «Tutta la Legge trova la sua pienezza in un solo precetto: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”».

Ciò che colpisce maggiormente di questa frase, è il fatto che Paolo scelga di non nominare la prima parte del comandamento dell’amore: Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente.

Anche l’evangelista Giovanni aveva fatto la stessa cosa al capitolo 15 del suo libro, scrivendo: «Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi».

Cosa vogliono dire queste omissioni? Non bisogna più amare Dio?

mercoledì 15 giugno 2016

XII Domenica del Tempo ordinario


Dal libro del profeta Zaccarìa (Zc 12,10-11;13,1)

Così dice il Signore: «Riverserò sopra la casa di Davide e sopra gli abitanti di Gerusalemme uno spirito di grazia e di consolazione: guarderanno a me, colui che hanno trafitto. Ne faranno il lutto come si fa il lutto per un figlio unico, lo piangeranno come si piange il primogenito. In quel giorno grande sarà il lamento a Gerusalemme, simile al lamento di Adad-Rimmon nella pianura di Meghiddo. In quel giorno vi sarà per la casa di Davide e per gli abitanti di Gerusalemme una sorgente zampillante per lavare il peccato e l’impurità».

 

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati (Gal 3,26-29)

Fratelli, tutti voi siete figli di Dio mediante la fede in Cristo Gesù, poiché quanti siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo. Non c’è Giudeo né Greco; non c’è schiavo né libero; non c’è maschio e femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù. Se appartenete a Cristo, allora siete discendenza di Abramo, eredi secondo la promessa.

 

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 9,18-24)

Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa; altri uno degli antichi profeti che è risorto». Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio». Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno». Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà».

 

Il brano di vangelo di questa domenica è molto noto, anche perché è presente in tutti e tre i sinottici. Vorrei perciò concentrarmi, per una volta, sulla seconda lettura, perché in queste settimane stiamo leggendo la lettera di san Paolo ai Galati, che contiene una serie di espressioni davvero significative.

Per esempio oggi leggiamo «Fratelli, tutti voi siete figli di Dio mediante la fede in Cristo Gesù, poiché quanti siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo. Non c’è Giudeo né Greco; non c’è schiavo né libero; non c’è maschio e femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù. Se appartenete a Cristo, allora siete discendenza di Abramo, eredi secondo la promessa».

Paolo sta cioè dicendo che non esistono cristiani di serie A e cristiani di serie B: i cristiani che provengono dal mondo ebraico non sono più cristiani di quelli che hanno origini pagane; i cristiani che si trovano nella condizione di schiavi, non sono meno cristiani di quelli che non sono schiavi; così come i cristiani maschi non sono più cristiani delle femmine.

Sembrano cose scontate, anche piuttosto lontane dalla nostra cultura occidentale moderna.

Eppure… se al posto di Giudei e Greci mettessimo italiani e africani e al posto di schiavi e liberi mettessimo braccianti e banchieri, forse le cose ci risulterebbero più familiari… «Fratelli, tutti voi siete figli di Dio mediante la fede in Cristo Gesù, poiché quanti siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo. Non c’è Italiano né Africano; non c’è bracciante né banchiere, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù. Se appartenete a Cristo, allora siete discendenza di Abramo, eredi secondo la promessa».

mercoledì 8 giugno 2016

XI Domenica del Tempo ordinario


Dal secondo libro di Samuèle (2Sam 12,7-10.13)

In quei giorni, Natan disse a Davide: «Così dice il Signore, Dio d’Israele: Io ti ho unto re d’Israele e ti ho liberato dalle mani di Saul, ti ho dato la casa del tuo padrone e ho messo nelle tue braccia le donne del tuo padrone, ti ho dato la casa d’Israele e di Giuda e, se questo fosse troppo poco, io vi aggiungerei anche altro. Perché dunque hai disprezzato la parola del Signore, facendo ciò che è male ai suoi occhi? Tu hai colpito di spada Urìa l’Ittìta, hai preso in moglie la moglie sua e lo hai ucciso con la spada degli Ammonìti. Ebbene, la spada non si allontanerà mai dalla tua casa, poiché tu mi hai disprezzato e hai preso in moglie la moglie di Urìa l’Ittìta». Allora Davide disse a Natan: «Ho peccato contro il Signore!». Natan rispose a Davide: «Il Signore ha rimosso il tuo peccato: tu non morirai».

 

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati (Gal 2,16.19-21)

Fratelli, sapendo che l’uomo non è giustificato per le opere della Legge ma soltanto per mezzo della fede in Gesù Cristo, abbiamo creduto anche noi in Cristo Gesù per essere giustificati per la fede in Cristo e non per le opere della Legge; poiché per le opere della Legge non verrà mai giustificato nessuno. In realtà mediante la Legge io sono morto alla Legge, affinché io viva per Dio. Sono stato crocifisso con Cristo, e non vivo più io, ma Cristo vive in me. E questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me. Dunque non rendo vana la grazia di Dio; infatti, se la giustificazione viene dalla Legge, Cristo è morto invano.

 

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 7,36-8,3)

In quel tempo, uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo. Vedendo questo, il fariseo che l’aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!». Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose: «Di’ pure, maestro». «Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?». Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene». E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco». Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati». Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche i peccati?». Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!». In seguito egli se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio. C’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni.

 

«L’uomo non è giustificato per le opere della Legge ma soltanto per mezzo della fede in Gesù Cristo».

La frase di Paolo potrebbe essere usata come titolo per il vangelo di questa domenica. Gesù, infatti, pronuncia qui, come tante altre volte: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!».

Ciò che rimanda in pace la donna, che più volte nel testo è definita “peccatrice”, è la sua fede, il suo amore: «sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato».

Ma dobbiamo stare attentissimi, perché purtroppo la cultura cattolica in cui siamo cresciuti rischia di farci fraintendere il tutto e rovinare quello che, a mio giudizio, è uno dei più bei brani del vangelo. Il pericolo è, infatti, quello di interpretare la vicenda e le parole di Gesù dentro ad uno schema che, invece, Gesù stesso vuole far scoppiare dal di dentro.

Provo a spiegarmi.

Il testo è articolato in questo modo: da una parte c’è il fariseo, che si crede giusto di fronte a Dio (e probabilmente lo è davvero), e dall’altra c’è la donna peccatrice. In mezzo c’è Gesù, che ha il ruolo di mostrare il punto di vista di Dio (anche il fariseo gli riconosce infatti autorevolezza).

Il senso comune fa pensare che Dio considererà con benevolenza il giusto, mentre guarderà torvo la peccatrice. A meno che la peccatrice non si penta e non metta in atto dinamiche di penitenza e conversione.

Questo era il retro pensiero del fariseo e di tutti i farisei della storia.

I cattolici pensano di aver fatto un grande passo in avanti rispetto ai farisei, perché sanno che Dio non guarda storto i peccatori, ma è misericordioso e pronto a riaccoglierli. Forti di questa convinzione, di questo “guadagno”, non si identificano più col fariseo del vangelo e quindi non riescono a immedesimarsi nella vicenda, perdendo il vero fulcro del brano, che non è che Gesù non guarda male i peccatori, ma che non gli chiede un pentimento, una conversione, una penitenza per essere riammessi nella relazione con lui.

Perdendo questo, i cattolici interpretano tutto ciò che la donna fa e tutto ciò che Gesù dice, come un esempio di confessione riuscita: una peccatrice va da Gesù, Gesù è accogliente, lei esprime i suoi peccati (con le lacrime) e poi fa opere di penitenza (asciuga i piedi di Gesù con i capelli, glieli bacia, porta il profumo…). Gesù, infine, la rimanda in pace.

Detto un po’ meno poeticamente: una peccatrice va da Gesù e paga il perdono con lacrime, profumo e qualche gesto umiliante o per lo meno servile.

 

Pensare così di questa donna, di Gesù e di questo brano del vangelo vuol dire violentarlo.

 

Non bisogna infatti dimenticare che all’interno del testo è posta una parabolina, che Gesù racconta al fariseo («Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?»), dove il punto centrale è che i debitori non avevano di che restituire. Non ce l’avevano, non ce l’abbiamo e Dio lo sa. E cosa fa? Ci dà più tempo per raccogliere la somma? Ci tiene per una vita in scacco perché siamo debitori? No, ci libera dal giogo del debito, condonandolo.

Forse agli italiani onesti, la parola “condono” piace poco, ma piace poco perché è stata usata male, non perché sia brutta in sé. Anzi… Dio stesso potrebbe avere il soprannome di “condonatore”. Egli è colui che sa che non abbiamo, ne mai avremo di che restituire, e perciò ci libera dal giogo. Non vuole che la relazione con lui sia legata a un do ut des, ti perdono, se paghi con penitenze, sacrifici, o altro. La relazione da parte sua è sempre come vergine, animata dall’entusiasmo e dalla fiducia di chi ama per la prima volta («quante volte ho amato … come se non avessi amato mai», Vecchioni, Le rose blu).

Per questo lo ama di più colui che ha peccato di più, perché gli è stato condonato di più.

Ecco che allora tutti i gesti della donna, invece che essere stuprati dalla nostra interpretazione volgare che li leggeva come “prezzo” del perdono, diventano i gesti affettuosi e teneri di chi ama, perché per primo si è sentito amato nonostante fosse una schifezza («Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi», Rm 5,8).

E allora, ecco, che quelle lacrime, quei capelli, quel profumo, diventano i gesti della sensualità che si fa tenerezza, appartenenza, custodia… come quando, nelle nostre relazioni, i corpi si avvolgono reciprocamente e ognuno diventa nido per l’altro.

 

Paolo aveva capito tutto… «per le opere della Legge non verrà mai giustificato nessuno», per questo aveva deciso di vivere «nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me».
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

I più letti in assoluto

Relax con Bubble Shooter

Altri? qui

Countries

Flag Counter