Gesù conosceva bene questo antico tragico dramma del sistema immunitario socio-religioso, che cova sotto la pelle di ogni organismo vivo, e poi scatta al momento del pericolo… pronto a tutto – anche all’omicidio, simbolico o reale!: “è meglio che uno uomo solo muoia per il popolo!”, diceva un esperto del potere ecclesisastico come Caifa (Gv 18,22). Gesù ne era stato scottato amaramente dai suoi stessi parenti – la sua tribù di sangue. Appena, infatti, s’era permesso di criticare il suo gruppo sociale, erano venuti a prenderlo, perché dicevano: “è diventato matto!”(Mc 3,21). Ma in seguito era arrivato il peggio, quando i compaesani “pieni di sdegno, si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio” (Lc 4, 29). Eppure proprio là, a Nazareth, era cresciuto, bimbo e ragazzo, aveva lavorato, lo conoscevano tutti…
Adesso lo stesso perverso meccanismo spuntava nel suo gruppo, tra i suoi discepoli, che stava educando con tutte le sue cure. Un uomo si era messo a scacciare i demoni nel nome di Gesù… e ci riusciva, anche se era un “discepolo” anarchico, ma convinto che la forza, che vinceva il male, fosse non sua, ma “del nome di Gesù”! Ma non era del gruppo (chiesa) dei discepoli. Allora Giovanni, il figlio del tuono, dal cuore ancora angusto, a nome di tutti, vuole bloccarlo. Non ha diritto di far il bene ‘senza autorizzazione’ - neanche se la gente guariva davvero. Ovviamente il problema era scoppiato tra i cristiani già nella chiesa dei primi anni. Per questo i discepoli tornano all’insegnamento del Signore… cercando la soluzione del dissidio tra “istituzione e profezia”, risalendo alle tante esperienze del popolo d’Israele, fino allo stesso fondatore dell’istituzione: Mosè…
Sono così emerse - talora contrapposte - nella comunità cristiana le due reazioni o propensioni di sempre:
Adesso lo stesso perverso meccanismo spuntava nel suo gruppo, tra i suoi discepoli, che stava educando con tutte le sue cure. Un uomo si era messo a scacciare i demoni nel nome di Gesù… e ci riusciva, anche se era un “discepolo” anarchico, ma convinto che la forza, che vinceva il male, fosse non sua, ma “del nome di Gesù”! Ma non era del gruppo (chiesa) dei discepoli. Allora Giovanni, il figlio del tuono, dal cuore ancora angusto, a nome di tutti, vuole bloccarlo. Non ha diritto di far il bene ‘senza autorizzazione’ - neanche se la gente guariva davvero. Ovviamente il problema era scoppiato tra i cristiani già nella chiesa dei primi anni. Per questo i discepoli tornano all’insegnamento del Signore… cercando la soluzione del dissidio tra “istituzione e profezia”, risalendo alle tante esperienze del popolo d’Israele, fino allo stesso fondatore dell’istituzione: Mosè…
Sono così emerse - talora contrapposte - nella comunità cristiana le due reazioni o propensioni di sempre:
- la centralità della chiesa - attraverso la quale (normalmente se non esclusivamente) Dio salva il mondo. La chiesa è il luogo di “salvezza”, ne possiede “la verità” e i mezzi (nonostante le debolezze), la sua missione è diffonderla e gestirla con un senso di appartenenza fortissimo, e una certa aggressività settaria verso l’esterno ostile…o l’interno poco ossequiente (fino alle scomuniche, condanne, torture, conversioni forzate, crociate…)
- la centralità del Regno, che è la pluriforme opera stessa di Dio nel mondo: Gesù ha predicato questo evento (l’amore di Dio nella storia), sempre presente nel cosmo, ma orami giunto a maturazione con la sua presenza e la sua opera, continuata dai suoi discepoli nella comunità cristiana, la quale è tuttora “il segno del Regno” elevato tra le nazioni, della salvezza già in corso! Anzi, il mandato missionario di Gesù si fa più consapevole di sé proprio nell’incontro con il mondo (cfr. le scoperte di Pietro e Paolo…nei primi passi dell’annuncio, raccontati negli Atti). Prevale lo spirito di solidarietà, umiltà, tolleranza. La chiesa è il dono insostituibile, che lo Spirito ci rinnova oggi, nell’ascolto della Parola e nello spezzare il pane… per donare noi stessi ai fratelli, come Gesù ci ha insegnato.
Uno sguardo ai vangeli sinottici aiuta a vedere le differenze di spinta propulsiva, non la contrapposizione, tra “Istituzione e Profezia”, che fanno nascere in ogni chiesa, il pericolo denunciato da Mosè fino a Gesù: la gelosia, l’esclusione degli estranei, la competizione per la gestione monopolistica della salvezza e quindi, talora, la manipolazione inconscia dei criteri di appartenenza.
CRITERI DI APPARTENENZA | REGNO DI DIO | CHIESA storica |
---|---|---|
Soggetto storico “centrale” | Il popolo: poveri, piccoli, malati, peccatori, le folle smarrite senza pastore | clero gerarchico, ordinamento in classi a piramide… |
segni rivelatori | I segni profetici: andate e vedete: ciechi, storpi, zoppi, indemoniati… guariti | Sacramenti, catechismo, culto, precetti… e istituzioni di carità |
Ingresso … conversione | Se vuoi, vai … vendi tutto, poi vieni, e seguimi | Incorporazione sacramentale e giuridica, sottomissione intell. morale |
Giudizi di valore | Beatitudini… e rovesciamento dei comportamenti (… ma io vi dico!) | Morale di fatto medio borghese: proprietà, famiglia, educazione |
Gerarchie di importanza - precedenza | Prostitute peccatori bambini servi… malati | Papa, vescovi, Preti (maschi), religiosi, …santi |
Esperti | Piccoli, ignoranti… ascoltatori e facitori della Parola – donne… | Teologi, canonisti, esegeti… |
Da questa tensione irrisolvibile storicamente nasce la tentazione... di minacciare e ingabbiare i “diversi” da noi: “è dei nostri! – non è (più) dei nostri!”. Quante volte… abbiamo visto o partecipato a queste reazioni inimicali e ostili, contro chiunque non si sottomette agli schemi di consenso e alle regole di comportamento, ma segue strade e progetti in proprio: …(salvo dichiararlo profeta dopo morto).
Quando ci si mette con qualcuno (comunità, matrimonio, amicizia…) in verità ci si mette (o ci si trova) a vivere “insieme” con qualcuno, ma non si sa bene “con chi”. Ognuno è ancora un mistero che viene alla luce pian piano – se viene alla luce! In qualche modo ci si “promette al buio”, compagnia, sostegno amicizia, solidarietà: ma ci si svela reciprocamente con grande fatica e tante zone di mistero.
O si accetta, dunque, l’avventura di stare con “un mistero” – disposti ad educarci progressivamente a fare spazio a quanto l’altro riesce a tirar fuori di sé, rischiando a sua volta… O scatta la reazione immunitaria, quando sentiamo la nostra identità in pericolo : “non sei più mio!” – non sei più dei nostri! Perché? Ovviamente il nostro legame di connivenza e di consenso era uno schema “convenzionale”, un contratto tacito o manifesto a difesa della propria sopravvivenza… Non era un dono di sé all’altro, per farlo crescere con il proprio bene, come dice l’esempio e il comandamento di Gesù!. Allora appena i patti sono incrinati e l’altro diventa un pericolo, o appena un altro esterno vuol entrare nel circuito, senza rispettare le regole e le gerarchie, scatta l’allarme… : “Non sei dei nostri!” L’esperienza e l’insegnamento di Gesù sono invece la dedizione assoluta “previa” della propria vita per l’altro!
Pietro e tutti i suoi compagni faranno una drammatica e amara esperienza di tradimento dell’appartenenza – proprio loro, che sono gelosi di un’appartenenza non autorizzata. Basterà che una portinaia gli dica: “tu sei forse dei suoi!?” per spingere Pietro a rinnegare sfacciatamente l’appartenenza al gruppo di Gesù: non lo conosco! per tre volte. Ed era già designato fondamento e riferimento centrale della chiesa! L’appartenenza a qualcuno è, infatti un sentimento forte ed estremamente ambiguo e pericoloso: è il tessuto del grembo nel quale siamo cresciuti, personalmente e socialmente… e rimane l’alveo di protezione che ci sostiene e difende nel cammino verso la prova della solitudine definitiva, che attende ogni uomo, e verso cui camminiamo (come Gesù!). Ma è anche il rifugio del rifiuto di crescere, della voglia di potere collettivo, delle imposizioni mute e violente, delle sopraffazioni nascoste, dei tradimenti… per il cosiddetto “bene comune” – che si dimentica del bene della persona e tende a sacrificarla.
Allora “l’appartenenza”, secondo Gesù, ha questi due premure o sollecitudini radicali:
- un’appartenenza che salva, accoglie e custodisce: ecco il motivo di tanta tenerezza: Chiunque vi darà da bere un bicchiere d'acqua nel mio nome – perché siete di Cristo… Ecco il compiacimento, non la gelosia, per il bene che altri fanno: Non glielo proibite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito dopo possa parlare male di me. Chi non è contro di noi è per noi.
- un’appartenenza gelosa e rigorosa: Durissima la condanna di chi, invece di accudire, “scandalizza uno di questi piccoli che credono”…. Ma altrettanto chiaro e inaspettato è il comando di reagire violentemente a ciò che “in me” esclude l’altro. E ne ferisce l’appartenenza. Se la tua mano ti scandalizza (qualche tua attività va in crisi a causa dell’altro) buttala. Se il tuo piede (la tua libertà di movimento…) ti è di inciampo verso tuo fratello, tagliala. Se il tuo occhio (la tua visione delle cose …) ti oppone a tuo fratello e lo esclude, rinuncia…
Perché? È sempre meglio buttare in discarica queste tue possibilità umane … che buttarci il fratello – e così finirci poi tutto intero anche tu, per aver perso la più grande appartenenza... che è appunto l’amore!
1 commento:
Grazie
Posta un commento