
La “paura” di sbagliare non può soffocare in noi e nella storia umana, l’“annuncio di gioia” del dono della libertà attuato da Dio in Gesù Cristo a cominciare dalla “creazione” del popolo di Israele e che si attua e diffonde nella storia con la “creazione” continua del “popolo di Dio”…
Ma evidentemente non basta scrivere dei bei documenti o articoli per cambiare la storia, per cambiare la vita, occorre il coraggio della speranza perché “la proposta cristiana” diventi storia…E questo capacità di osare che spesso ci manca. Osare nel pensare e ripensare: giudizio. Senza dare per definitivamente acquisite le nostre conoscenze, senza voler trasformare ogni verità in dogma. Osare nell’agire storico: discernimento. Senza dare per definitivamente acquisite le nostre soluzioni. Perché la storia cammina, e dobbiamo camminare con essa e portare quell’annuncio di liberazione là dove l’uomo si trova.Osare nel “creare” la storia come Dio Padre sogna che essa sia per ogni uomo e ogni donna (cfr Luca 16,8: “poiché i figli di questo mondo, nella loro generazione, sono più avveduti-saggi-prudenti [2] dei figli della luce”).Osare che è accettazione prima di tutto del rischio di sbagliare (Cfr la “Parabola dei talenti” in Matteo 25,14-30), e che ci dà la vera misura di noi stessi (umiltà: la paura di sbagliare rivela forse la nostra pretesa adamitica di volerci come Dio?). Ma che è anche rischiarci di proprio perché questo annuncio accada anche oggi, per l’uomo che incontriamo adesso, ora, come abbiamo “visto” in modo “paradossale” in Luca 23,18.È questa mancanza di coraggio che rattrista il cuore di Gesù e il nostro! Che ci impedisce di vivere una vera comunione col Padre, perché è mancanza di fiducia nella sua Parola, è indocilità all’azione dello Spirito e alla Loro proposta di vita nuova, di vita vera, di libertà autentica in un amore liberante. Per questo la nostra preghiera diventa illusoria, “monologo alienante”… È la nostra missione e il nostro annuncio “inappetibili” e incapaci di dialogo autentico.È davanti agli occhi di tutti il fallimento di un annuncio che non affascina più… Le chiese sono vuote e continuano a svuotarsi; le nostre liturgie sono “tristi”; i giovani sono spariti; le vocazioni languono; il matrimonio è in crisi e molto prima dei fatidici sette anni; la società è ridotta a mercato sempre meno equo e sempre meno solidale; le ideologie si pervertono in integralismi; le conversioni nei Paesi del cosiddetto Terzo Mondo, sono spesso più illusorie che reali (le statistiche che sembrano mostrare una crescita quantitativa del cristianesimo non si parlano della loro effettiva consistenza: come mi diceva un teologo, “Non ci si converte, si trasloca” di religione!)…Invece di lamentarci che le cose non vanno più come una volta o come vorremmo. Invece che ripiegarci su noi stessi in una nostalgica, nonché sterile, riesumazione dei tempi che furono che non torneranno mai più, dobbiamo avere il coraggio di rimettere in discussione il nostro modo di vita e il nostro stesso modo di pensare e interpretare la realtà e di “organizzarla”… Dobbiamo avere il coraggio di “rifondare” evangelicamente “il tutto”, che poi in realtà è un “tornare” al fondamento della nostra vita, della nostra libertà.Come le vergini avvedute-sagge-prudenti (ancora phrónimoi! cfr nota 2) del Vangelo (Matteo 25,2), se ci siamo ri-addormentati poco importa, ma ora lo “Sposo è arrivato” e il grido dell’umanità è assordante, è il momento di ri-svegliarci e senza paura, ora, “usciamo” per andargli incontro! ___________
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[2] In greco Phrónimos. Espressione che allude alla lucidità nel cogliere la gravità della situazione e nella prontezza di darne una soluzione nella consapevolezza di vivere un momento storico decisivo (kairós) e il conseguente coraggio di arrischiarsi nel prendere delle decisioni. Phrónimoi dovrebbero dimostrarsi i discepoli di Gesù nel “lavorare” per il Regno (cf Matteo 10,16: il che ci dice quanto poco “evangelico” sia il nostro concetto di prudenza).
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