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venerdì 10 aprile 2009

La nuova creazione, a partire da un crocifisso

Un nuovo inizio
…quando era ancora buio
I racconti della risurrezione partono sempre dal momento in cui gli apostoli non avevano ancora una fede piena, erano immersi nel dubbio e nel pianto, sprofondati nel lutto inconsolabile, ma ormai inconfutabile, di aver perso per sempre il loro maestro e amico. Noi speravamo… cioè, non speriamo più! (Lc 2a,21). Speravamo che…? Che non fosse una storia privata, la sua, ma segno, realtà e simbolo, di un futuro nuovo per questi dolori, vissuti e ripetuti infinite volte nella storia dell’umanità, nel “grido inarticolato” o nel rantolo doloroso dell’uomo che muore e dei suoi cari che lo piangono. E poi, i riti di sepoltura, per elaborare il troppo di sofferenza, mentre il corpo scompare negli abissi della terra… Cosa ci fanno queste donne, il mattino del giorno dopo la sepoltura, di nuovo, ancora, accanto al sepolcro? Andavano … a rinnovare il rimpianto, a rifiutare di suggellare per sempre la fine di ogni rapporto di vita con Lui! Cercano ancora. Maria, per prima, spinta dalla irreprimibile premura interiore del suo ‘troppo’ amore per quell’uomo!
…la pietra era stata ribaltata dal sepolcro.
All’improvviso tutto si ribalta… Cominciano, davanti al sepolcro vuoto, questi interventi improvvisi e imprevedibili di Gesù, le ‘apparizioni pasquali’, che riascolteremo in questi giorni, nelle loro diverse e complementari modalità. Annunci incredibili, per quanto predetti da Gesù stesso, di presenza, di affetto e di perdono, di accudimento e di consolazione, di spiegazione e di coinvolgimento! Tutti i racconti sono unanimi nel riportare lo smarrimento, l’incredulità, la paura di essere preda di inganno o di suggestione o addirittura di delirio. E poi, l’entusiasmo e la gioia trepidanti e trattenute… e infine incontenibili. Pasqua è l’arrivo del cammino di Dio nel mondo. Siamo chiamati a ripercorrere la lunga storia (miliardi di anni – ormai lo sappiamo) che dalla creazione, la benevolenza di Dio nel mondo ha voluto e percorso con misteriosa e infinita tenerezza, superando dall’interno, per la dilatazione stessa del suo amore propulsore, infinite barriere fisiche, chimiche, astronomiche, cosmologiche e , infine, (è la nostra storia!) antropologiche. Per manifestare pienamente il suo volto, nella pienezza dei tempi, a chi poteva rispondere finalmente al suo livello… E così aver ragione, in Gesù risorto, dell’ultima barriera avversa all’amore, che è la morte. E le donne e i discepoli fanno fatica a passare dall’esperienza atroce del fallimento della missione di Gesù, dalla sua vita ormai sconfitta e stroncata dal potere dei grandi di questo mondo (oltre che dalla pochezza umana dei suoi amici), alla nuova visione. Vederlo ancora vivo, con le piaghe gloriose, riprendere i grandi temi del perdono, dell’amore, della promessa dello Spirito, che è il suo dono finale per la salvezza del mondo. Come se solo adesso, con Lui morto e risorto, tutto questo divenisse davvero possibile, a portata di mano. Per noi sono attuali oggi questi racconti, come per i discepoli e le donne allora, proprio perché anche noi siamo sempre a mezza strada tra l’incredulità e il desiderio, la speranza e la fatica di passare il guado delle nostre paure egocentriche e lasciarci attrarre dall’amore trascinante di Cristo crocifisso e risorto. Perché se il Cristo ormai è “il vivente”, il sepolcro che ci ingurgita tuttavia non si può cancellare… e ci riporta continuamente alla coscienza della durezza della storia, della distanza ancora troppo vasta e del percorso troppo aspro tra la speranza e la vita. Vediamo ancora una tomba vuota, un’assenza lacerante, un vuoto, il nulla. Gli “angeli” (uno al capo e uno ai piedi del corpo che non c’era – quasi a segnarne ancora le misure di carne) suggeriscono un altro modo di interpretare la realtà…
. Dio l’ha risuscitato il terzo giorno…
… e volle che si manifestasse non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti… E ci ha ordinato di annunciare al popolo e di testimoniare…: chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome Questa esperienza della chiesa nascente, allo stato sorgivo della nuova fede ecclesiale nel crocifisso risorto, è il punto cui dobbiamo rifarci continuamente, perché questa fede apostolica è a prova di delusione, debolezza e rinnegamento. Non è apparso a tutto il popolo, non ai capi e ai sacerdoti, ma ai suoi discepoli, amici e amiche, che l’hanno visto, che hanno mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti- Sono questi che Gesù risorto ricostituisce come primo gruppo di credenti, lanciandoli nel mondo per essere ”testimoni di lui”, per la potenza dello Spirito, attraverso un cammino vario e faticoso, dopo averli attratti con una forza discreta e pervasiva, aiutandoli a riscoprirne il senso nei racconti della Scrittura, con gli occhi e il cuore di dopo… Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura, perché mancava loro la chiave finale di comprensione, che è proprio “vedere e credere” il Risorto.
Dio lo ha costituito giudice dei vivi e dei morti:
Il Cristianesimo non è semplicemente una religione, la più elaborata (o la più vera!). È invece anzitutto l’annuncio di un fatto! Tramandatoci da testimoni, non della resurrezione stessa, che nessuno ha visto, ma del Risorto, che era morto ed è il Vivente. La resurrezione di Gesù non è la rivitalizzazione di un cadavere, ma un “giudizio” (uno schieramento ontologico!) efficace ed esistenziale sul mondo e sulla morte: è la risposta, la sfida di Dio alla logica umana imperante di oppressione e perdizione del debole, prima, ma poi di tutti. É il capovolgimento addirittura della creazione - dove tutto è destinato alla consunzione! Sulla dialettica drammatica tra vita e morte (in perenne duello tra di loro, recita l’inno di questi giorni!) si gioca l’annuncio inquietante di Paolo: “Voi siete morti”! Che siamo morti fa parte, dunque, del “fatto cristiano”. Veramente in lui siamo morti e con/sepolti e con/risuscitati (Col 2,12)… L’avventura di Gesù ci ha coinvolti al punto che gli effetti della sua morte salvifica per amore nostro, con il fermento di risurrezione che ha dentro, è già efficace in noi attraverso lo Spirito che ci ha dato.
… chiesa degli uomini e chiesa delle donne
… una cosa è rimasta in ombra ed era invece vivacissima nello stato sorgivo della chiesa nascente. Questa censura è causa non ultima, forse, di un certo impasse insuperato, di un disagio forte e sotterraneo, nella chiesa fino ad oggi. Nei racconti pasquali vengono fatti partire ‘di corsa’ gli apostoli, a cominciare dai più importanti, Pietro e Giovanni… Mossi, però sempre, da coloro, le donne, che per prime hanno trovato il sepolcro vuoto, per prime hanno visto e parlato con Gesù, per prime ne hanno ricevuto la missione di evangelizzare e consolare i fratelli… Sono gli apostoli e il loro ministero ecclesiale ufficiale o istituzionale, che controllano lo stato del sepolcro che impedisce qualsiasi ipotesi di furto del cadavere… Prendono atto, perplessi, e un poco credono, ma poi se ne tornano sui loro passi! La vera attesa inconsolabile e poi la vera fede viene prima per la donna: il vuoto luminoso, l’annuncio di assenza non è sufficiente a questa “chiesa femminile”: vuole il corpo! Che lei stessa ha baciato e accarezzato e unto da vivo! Curioso che agli uomini, nelle apparizioni, il Signore deve dire: toccatemi, sono proprio io! Le donne invece lo toccano e lo abbracciano e lo trattengono prima che lui parli, anche se Lui si schermisce, “perché è in via verso il Padre: la terra non deve trattenerlo, ma deve dire ‘sì’ Come per la sua incarnazione, così’ ora per il suo ritorno al Padre. Questo ‘sì’ diventa la felicità della missione ai fratelli: dare è cosa più beata che tenere per sé! La chiesa è nel profondo più profondo donna, e come donna ella abbraccia sia il ministero ecclesiale, sia l’amore ecclesiale, i quali si appartengono. ‘La donna abbraccerà l’uomo’ - Ger 31,32 (von Balthassar). Qui c’è un primo dato dell’esperienza cristiana nella sua punta germinale, l’esperienza del risorto è un’esperienza evidentemente non gerarchica ed è inoltre un’esperienza femminile… Qui è stabilita una differenza che, per tutta l’esperienza intera del mondo e dell’uomo, noi cristiani non possiamo disdire: le prime persone che hanno visto il risorto sono donne… Per un cristiano c’è sempre questo evento discriminante dell’origine: alle donne e non agli uomini è stata data questa inizialissima esperienza del Cristo risorto: potremo abolire tutte le altre differenze, ma questa resterà. Allora, in modo più illuminato diciamo che questa differenza ha, nel piano di Dio, un suo senso, non una ragione, ma un suo senso esistenziale, e quindi non la possiamo cancellare… C’è una ricchezza in questa polarità, una grande ricchezza, non solo compensativa… perché da questa polarità nasce, primordialmente e per sempre, quell’elemento dinamico della comunità cristiana che è rappresentato dal filone dei carismi femminili, a meno che non si pensi che la donna si debba accontentare, debba ridurre i suoi carismi positivi e quindi appiattirsi a quello che è il livello pià basso dei carismi attribuiti a lei. Se questa è la scelta dell’umanità (e della chiesa) futura, è certamente una scelta disgraziata, sbagliata e contro la rivelazione (cfr Giuseppe Dossetti, Omelie del tempo di Pasqua, Paoline Ed. 2007 MI, p. 165 e passim).

3 commenti:

'ntonia ha detto...

Li aspettavo e mi mancavano questi commenti. Adesso mi lodo un pò perchè sono sempre stata felice di essere nata donna,con i tanti ma, se ecc. con molte amicizie maschili importanti. Ma il mondo femminile nel vangelo è....... BELLO. Al contrario chi mi racconta di qualche figura femminile negativa sempre nei vangeli?
Ma come mai ci sono pochi commenti, anche un semplice grazie, basterebbe a sentirsi insieme.
Io ringrazio e....mi si riempie il cuore ogni volta che l'ampiezza del tema trattato mi avvolge.
E' "troppo"......

Danila ha detto...

Ecco, cara 'ntonia, quello che non è solo un semplice grazie, ma molto di più. La Chiesa, la Bella Addormentata nei secoli, comincia a risvegliarsi, attraverso sacerdoti che hanno finalmente compreso che le donne, nel Vangelo, sono protagoniste e non semplici comparse. Tutti sappiamo quali sono, ma ce n'è una su tutte che conferma il detto che "accanto ad un grande uomo c'è sempre una grande donna", ed è il caso di Gesù e Maria, Sua Madre. Quindi, perché mai nella Chiesa le donne non hanno la stessa valenza degli uomini, almeno da vive? Solo le Sante ottengono considerazione, quando ormai il loro passaggio sulla terra si è concluso! Gesù, considerati i tempi in cui si manifestò, era all'avanguardia: le donne allora, come i bambini, non venivano neppure annoverate tra le tribù d'Israele (si contavano i maschi, basti leggere la Bibbia riguardo il rientro degli esiliati al tempo di Nabucodonosor, tanti erano i maschi di questa o quella famiglia, senza tener conto delle donne, bambini e schiavi). Gesù invece si avvicina, dialoga con le donne, si fa coccolare da loro (l'unguento profumato di Maria, i piedi asciugati dai suoi capelli). La Chiesa, nel corso dei secoli, le ha allontanate, come fossero demoni tentatori.L'episodio di Susanna ed i vegliardi insegna? Probabilmente sarò già passata a miglior vita, prima che cambi qualcosa concretamente, ma sono già contenta di questo parziale risveglio sorto dalla rilettura in chiave più ampia del Vangelo stesso. Ci sono voluti 2000 anni? Aurora, la protagonista della fiaba, ne ha dovuti aspettare solo 100, ma è il destino muliebre quello di dover portar pazienza!!!

'ntonia ha detto...

Ma il mio discorso era diverso. Come donna nella Chiesa io ci sto bene. Non ho aspirazioni particolari se non quella di cercare di vivere il mio quotidiano attingendo dalla attualità di "oggi" del Vangelo.
Solo questa mattina ho incontrato quattro donne "stressate", ma quale è il ruolo femminile oggi. Non abbiamo tempo per fare cosa, per andare dove. E' tutto un toccare e fuggire. Cosa trasmettiamo a chi ci sta vicino.
Nell'altro commento del 17 aprile la citazione è: il mondo ha una forza PERVASIVA attraverso la CULTURA che ci ha permeati e che ci condiziona, contraria allo Spirito di Gesù. A me non interessano ruoli particolari nella chiesa, il mio desiderio UNICO è riuscire a VIVERE UN TANTINO LO SPIRITO DI GESU' NEL QUOTIDIANO e ringrazio questo blog per la possibilità che mi offre.
Certo per chi ha altre aspirazioni magari si sente diminuita. IO NO, sono felice di quello che ho e scoprire piano piano il mio ruolo nella vita. E' vero che non amo l'abitudine, il fare le cose perchè così si è sempre fatto, mi piace sperimentare, mettermi in discussione e stare..... male per questo. Allo stesso tempo imparare ad accettare quelli che si trovano bene nel loro guscio. Per me è già tanto tutto questo. Comunque ribadisco che ci sono pochi commenti sulle letture.
Ciao, Danila.

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