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sabato 3 aprile 2010

…ma Dio lo ha risuscitato …e ci ha ordinato di annunciarlo al popolo!

ormai, dunque, poiché è risorto, da lui dipende tutto ciò che ogni uomo (tutta l’umanità) va cercando con sempre più angoscia e consapevolezza della propria precarietà: questa è la testimonianza dei suoi amici e discepoli! Da lui dipende la vita e la morte (egli è il giudice dei vivi e dei morti) – e il recupero della fiducia in sé e nel futuro, perchè dal riferimento costante e vitale alla sua avventura umana, scaturisce la pacificazione con il male proprio e del mondo (chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome). Questo è il mistero della risurrezione, al centro della fede che abbiamo ricevuto. Non una fiaba commovente per sfuggire dalla durezza e insignificanza di una vita impotente di fronte all’incombere della morte, ma la chiamata a credere e vivere il mistero di Cristo e della sua vittoria sulla morte, come qualcosa che ci concerne, perché dalla morte e risurrezione di Cristo vengono a noi quelle energie che intessono il nostro destino di coscienze risvegliate e inquiete, che vogliono raggiungere la pienezza della vita. Anche a noi, come gli apostoli, ci prende il dubbio o la paura che si tratti di accorati vaneggiamenti come capitò alle donne, sconvolte di fronte alla tomba vuota – un amore irrepetibile, perso per sempre! Il mistero della risurrezione ci è trasmesso circondato da debolezza e fragilità … e la risurrezione si fa ‘certa’ e percepibile solo attraverso testimonianze di apparizioni riservate a coloro che Dio ha chiamato (a noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti ). Mentre la crocifissione e la morte erano fatti evidenti a tutti e irrefutabili, qui si entra in un nuova qualità di rapporti, in cui la relazione tra il fatto e la coscienza non ha più niente di così evidente o di cogente. Chi ha visto il Risorto? Non tutti quelli che passavano, come sotto la croce, ma solo testimoni prescelti. Dunque la risurrezione si presenta sotto la forma di una chiamata di alcuni a vedere che Dio ha vinto le potenze di morte coalizzate per uccidere il giusto liberandolo dalla tomba. Non si entra in questa sfera (propria della fede) né si convincono gli altri con argomentazioni costringenti. Si possono dimostrare storicamente molti tratti della vita e dell’insegnamento di Gesù di Nazareth, ma la risurrezione non ha dimostrazioni di tale evidenza che uno sia costretto razionalmente a crederci.
Perché Dio è così riservato e reticente sul fatto centrale della rivelazione cristiana? Non è un miracolo tra i tanti, ma il fondamento della fede, come già asseriva Paolo: se Cristo non è risorto vana è la nostra fede! Ma proprio quello che è essenziale nell’atto di fede non può essere frutto di evidenza cogente. Non si tratta infatti di un rapporto di conoscenza intellettuale, ma di coinvolgimento vitale. La costrizione dell’evidenza annullerebbe le dinamiche dell’amore, che può nascere soltanto dall’incontro sempre più compromettente di due libertà che si affidano reciprocamente la vita … Credere, infatti, non vuol dire aderire semplicemente a fatti avvenuti o a verità proclamate nel ‘credo’. Ci induce ad un coinvolgimento della persona credente attraverso un cammino di comprensione, di adesione e di affidamento che coinvolge il senso e l’orientamento della vita intera. Per introdursi in questo cammino o prendere vera consapevolezza di questa “conoscenza” di Gesù di Nazareth, occorre aver fatto una scelta preliminare: si tratta di cambiare la visione di sé e del mondo e l’impostazione delle proprie attese dall’esistenza. Bisogna anzitutto aver incontrato o riscoperto il Signore come centro di riferimento della propria vita. E ancor prima, aver messo a nudo (l’ha fatto o lo farà presto la vita, se non ci intontiamo!) le caverne che si sono scavate dentro di noi e dentro la gente con cui viviamo, dove vibrano e patiscono e domandano inutilmente ascolto le sofferenze e le impotenze del mondo, a cominciare dai più deboli e più piccoli. Allora la risurrezione appare non come eventuale riserva estrema di salvezza “per me”, se tutto va male di qua, ma come il dato fondamentale di senso o non senso della fede: colui che è stato crocifisso, per la sua radicale fedeltà all’amore di Dio e dell’uomo, è risorto ed è vivo in mezzo a noi! Questo nucleo di fuoco della fede accomuna tutte le prime chiese in una sola comunione. Anche Paolo che ha approfondito questo mistero come nessun altro, è cosciente che trasmette ciò che a sua volta ha ricevuto dai testimoni primi: sia io che loro così predichiamo (1Cor 15,11)!
Credere nella risurrezione del crocifisso, nel concreto dei giorni, vuol dire anzitutto aver capito che il messaggio delle beatitudini è vero – e si è realizzato in Gesù di Nazareth, che l’ha trasmesso a noi! Comporta di vivere nella storia sotto lo sguardo di misericordia del Padre, pienamente consegnati a lui e al suo Regno – come orizzonte di senso e attitudine di vita! Ma questo richiede anche di fidarsi dei “testimoni” che l’hanno conosciuto e sono stati con lui, sui quali questa fede è fondata e trasmessa fino a noi, per metterci in contatto con la Parola di Dio che si è manifestata negli eventi di salvezza e nelle Scritture che li raccontano. Infine (è il terzo passo) la fede si vive e comunica ecclesialmente – cioè comunitariamente – di fronte e in mezzo alla gente, nonostante le innumerevoli difficoltà esterne ed interne – perché la comunicazione reciproca e la comunione dei credenti in Cristo è essenziale alla dinamica di maturazione e trasmissione della fede stessa (è trinitaria – cioè ‘divinamente’ relazionale!).
La novità della risurrezione si sintetizza dunque nel fatto che Gesù è elevato dall’umiltà della sua esistenza mortale, per il suo totale affidamento al Padre, strappato alla morte che non poteva tenerlo incatenato, viene costituito figlio di Dio “con potenza”. Può dire quindi agli apostoli che l’avevano visto sconfitto e perciò l’avevano abbandonato: A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo (Mt 28,18s). Da qui è cominciato l’annuncio del Vangelo per tutti i popoli lungo i secoli … fino a noi. La resurrezione non è annunciata come fosse uno straordinario fenomeno che riguarda solo Gesù / individuo, ucciso e resuscitato nel suo corpo e ora assiso alla destra di Dio, dove ci aspetta. Credere che è risorto vuol dire invece che Egli è divenuto principio di nuova creazione (il nuovo Adamo), inscindibile da noi, che organicamente facciamo una cosa sola con lui – noi, a livello non ancora manifesto, ma inedito, nascosto – eppure determinante per la nostra vita e il futuro del mondo! “Cristo abiti nei vostri cuori mediante la fede (le forze spirituali introdotte da Cristo nelle coscienze) perché possiate esser radicati nell’amore (nella partecipazione alla vita, alla luce, al fuoco che Cristo ha donato all’uomo) (Ef 3,17). “L’idea fondamentale dell’esperienza del cristianesimo “vissuto” è quella del Cristo interiore: quando si tratta di Cristo è di me stesso che si tratta, di Cristo che abita nei nostri cuori come forza trasfìguratrice. Questa certezza, raggiunta per una mutazione di coscienza, rende comprensibili alcune espressioni del primo cristianesimo: «Non sono io che vivo, ma Cristo che vive in me» (Gal 2,20) … Cristo, la Parola incarnata, è la Persona in sé, l’Uomo interiore, il nostro vero Io. Nella prospettiva di questa possibile esperienza di fede, cerchiamo di penetrare, per quanto le insufficienti parole umane lo permettano, nel mistero della morte e della risurrezione di Cristo”. (Vannucci).
Morire è necessario per risorgere, ma questo non vuol dire che la carne deve sparire – perché non è spirito. Niente è più potente in noi, lasciati a noi stessi, della carne, nulla più vincolante della carne. Pensiamo di fare la nostra volontà, invece noi siamo incatenati ai comandi dello stomaco, del sangue, del sesso, dei nervi, delle voglie ormonali e degli equilibri o squilibri psichici – soggiogati e tormentati, infine, della angoscia dell’io di non essere amato. Fintanto che eseguiamo gli ordini dell’organismo, esistiamo come un dato di natura, con poche briciole di libertà … poca capacità di resistere e governare queste necessità” rivestite di razionalità. “E allora non siamo né tenebra né luce, né bene né male, né verità né menzogna. Quando invece orientiamo le energie della nostra tremenda natura verso la consapevolezza che lo Spirito di Gesù è presente, diffuso nei nostri cuori – e perciò possiamo vivere insieme con lui, a noi per sempre contemporaneo, l’avventura di morire insieme, essere insieme con lui sepolti e insieme risuscitare nei nostri corpi mortali, allora la carne, il sangue, i nervi, le velleità non dominano più e veniamo a conoscere quello che nella realtà siamo: terra perché nati dalla terra, spirito perché nati dallo spirito, e perché tali chiamati a trasfigurare la terra in una pienezza di luce e di vita” (id).
Nel profondo dell’essere nostro, laddove il cuore osa far sentire il suo palpito, dove siamo soli, più soli di ogni solitudine, sentir ascendere la vita nel profondo abisso della morte, e vivere totalmente in questa realtà, comprendendo che essa sola ha un significato.
Penetra nelle nostre idee di razza, di popolo, di patria, di religione, e brucia i loro elementi caduchi ed egoisti, per far brillare la visione dell’Uomo vero, dell’uomo eterno non più vincolato a mète terrene, ma in cammino verso la vita senza fine, ove l’uomo finalmente si sentirà figlio di Dio. Avvicina le nostre tradizioni venerabili e plurisecolari, e vi risveglia un’inquietudine di vita e di verità che farà dileguare tutto ciò che in esse è sorpassato e morto.
Le opere della carne nella carne si esteriorizzano, le opere dello spirito nello spirito si sublimano. Se nella carne, nel perenne gioco della vita che fluisce, c’è una perennità di mutazioni, questa non può esistere nello spirito. Ogni avanzamento nello spirito è una conquista da cui non possiamo tornare indietro; i ponti e le navi sono bruciati. Sempre oltre, la gloria della risurrezione è continua, la sua animazione è costante.
è possibile la morte che precede la risurrezione, allora moriamo e risorgiamo. Molti sono i modi di morire, uno solo in verità costituisce il preambolo alla risurrezione: la morte del rinnegamento di se stessi, cioè del proprio io egoistico! Questa morte ci inserisce nella corrente della risurrezione, nella rivelazione consustanziale che ci rende una sola realtà, mediante l’ardore dello Spirito, con il Figlio e con il Padre. Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria

Il tessuto dell’esistenza è composto dalla perenne lotta tra la morte e la vita; la vita che invade i campi devastati e li rende nuovamente fecondi, la morte che si adagia sui nuovi virgulti e lentamente li estingue. Questo su tutti i piani dell’esistenza: la pianta vive e muore, nel seme riprende il suo ciclo vitale; l’animale vive e muore, nella generazione la sua vita continua; la mente vive nei pensieri, i pensieri vengono spenti dalla ripetizione, riprendono vigore in nuove formulazioni; il cuore vive nei sentimenti, a loro volta questi vengono usurati dall’abitudine, e riprendono vita quando appaiono nuove visioni, nuovi ideali. Le creazioni dell’uomo, dopo un tempo di intensità, si affievoliscono, e ciò che prima era stata l’attuazione di grandi speranze, si trasforma in rattristanti istituzioni, finché non vengano rianimate da nuovi e più intensi ideali – destinasti pure loro a cedere all’onnipotenza della corrosione e della morte. Qui si inserisce il mistero della risurrezione di Cristo (dell’uomo nuovo – cioè di cristo e di noi! Risuscitato – ricreato dalla potenza di Dio) come dice Paolo:. Se prima non si muore non si può risorgere, non vi è risurrezione senza morte, come non esiste riscatto senza schiavitù, luce senza tenebre, bene senza male. Per vivere la Risurrezione è necessario morire, chi non muore non risorgerà. Possiamo celebrare la Risurrezione in due maniere: o
L’evento della morte-risurrezione di Gesù Cristo si rivelerà l’inizio di un immenso movimento ascensionale di un imperativo creatore che ci impone la necessità di accettare la nostra vita e la nostra morte positivamente, l’ascesi di tutto l’essere nostro personale per integrare e sublimare ogni energia, per intensificare la vita della coscienza, che farà passare l’uomo e il suo universo nella pienezza della luce della risurrezione.

Trovarono la pietra rotolata via
la prima scoperta del giorno di Pasqua è la tomba vuota. Cosa vorrà dire? se la porta della tomba si è spalancata, il morto dov’è finito? Infatti le donne, scrive Luca, “si trovano senza via d’uscita…” : letteralmente “erano in aporia” (senza soluzione, senza senso: come una vita… la cui via è nascosta e che Dio da ogni parte ha sbarrato? Gb 3,23). È importante capire cosa Luca vuole mettere in rilievo, perché questa è la condizione di ogni uomo di fronte al problema della morte: “non c’è via d’uscita”. Per ogni uomo, è come un anticipo personale dell’angoscia sul senso finale del mondo e della storia in cui viviamo: “…vi saranno sulla terra angoscia – aporìa! – di popoli senza scampo… e gli uomini tramortiranno per la paura di quanto incombe sull’universo! Lc 21,25. Lo sgomento della tomba vuota non è certo una prova della risurrezione, non è la fede pasquale… ma è una condizione previa, per domandarci : cosa è successo? Le donne sono poste di fronte al problema della sorte … del loro straordinario amico. Straordinario, anche, che siano proprio le donne (la cui testimonianza non aveva nessun valore nella cultura e nel diritto giudaico) ad essere testimoni di questa situazione assolutamente nuova.
Sta nascendo la fede cristiana, … la fede nella resurrezione di Gesù, il crocifisso! E nasce in modo debole, fragile, affidata al cuore abbagliato dalla possibilità impensata che l’amato sia ancora vivo … e sente nascere dentro di sé uno sbilanciamento, trepidante e incerto ancora, ma ormai avviato a lasciarsi prendere tutta la vita. La passione e la morte erano visibili ed evidenti. Ma la resurrezione è fondata su fatti ed esperienze non a disposizione di tutti, non cogenti, non costrittive. Anzi, riservata ad un ristretto gruppo misteriosamente privilegiato. La resurrezione si manifesta, infatti, in base ad una scelta di Dio, non dell’uomo. Non è l’esito di un ragionamento o di un’autoconvizione. È Dio che chiama i testimoni “prescelti”… e, secondo un metodo suo proprio, evidente nei vangeli, sceglie come testimoni proprio quelli che nella cultura del tempo non possono esserlo, cominciando, appunto, dalle donne. Perché si tratta di una testimonianza assolutamente nuova – di una sfera di relazioni nuove…
Ecco subito… “due uomini”: per suffragare e rendere plausibile la loro testimonianza, come le Scritture e la tradizione volevano! Due “annunciatori” sfolgoranti, come Gesù nella trasfigurazione, che ribattono alla domanda di senso sulla tomba vuota: perché cercate il Vivente con i morti? É la provocazione più caustica, perché denuda la rassegnazione delle donne alla morte definitiva e irrimediabile di Gesù, che dovrebbe essere “insieme” a tutti i morti. Ogni illusione umana finisce così… in questo: “non è qui!” Neanche nella tomba! (Anche Maria di Magdala cadrà in questo equivoco disperato: dimmi dov’è, e andrò a prenderlo!). Per quanto ci riguarda, presto o tardi anche le tombe si svuotano nella consunzione di ciò che gli uomini, con dolore e paura, vi hanno posto! E la terra divora ogni vita. (“se non vedo il mio Dio, o natura splendente, sei una tomba immensa, per me non sei niente!... scriveva in una poesia S. Teresa di Lisieux).
… è risorto
!
Questo è l’incredibile annuncio pasquale, il nucleo portante della nostra fede! Tanto incredibile e misterioso per noi, come per loro, pur in qualche modo, testimoni oculari. In questo momento, infatti, le donne non vedono Gesù risorto. In nessun modo era comprensibile quando aveva pure più volte predetto, che un morto risuscitasse. Adesso, di fronte alla tomba vuota intuiscono cosa volesse dire Gesù, proprio perché gli “annunciatori” li richiamano ai passi essenziali della fede: “ricordate come vi parlò … quando era ancora in Galilea… che il Figlio dell’uomo doveva essere consegnato… crocifisso… e risorgere!” – E si ricordarono delle sue parole. Dunque le donne erano con Gesù, erano testimoni della sua predicazione, soprattutto della sua preannunciata passione e morte, ma non avevano capito nulla di quanto riguardava la risurrezione. E corrono subito a trasmettere questo annuncio ai loro compagni, come vere apostole… Ma sono accolte come visionarie.
… e non credevano loroPietro e gli altri apostoli non si fidano delle donne, ma dovranno anche loro fare lo stesso cammino che le donne hanno fatto per prime. La barriera che oscura la fede (l’aporia) è inevitabile e ci sbarra il cammino che tutti (anche noi!) dobbiamo rifare ad ogni tornante della vita, dall’incredulità all’affidamento di sé. Lo si fa tornando a Gesù! Occorre fare memoria (ricordate!?...) della sua vicenda, considerare la sua storia a partire dalla sua fine (passione, morte e risurrezione), assumere la chiave di lettura che lui stesso ha usato, per capire e donare la propria vita, come chiave di lettura anche della nostra vita, per imparare a fare come lui. Cioè “cogliere” il significato profondo (il logos di Giovanni) della nostra vita e della storia del mondo. La risurrezione è l’esito finale di un percorso che ha segnato a morte la vita di Gesù, come dono di sé. Non si può separare la risurrezione dalla vita di Gesù e dal suo vangelo. Ecco perché la fede non può essere l’esito di una dimostrazione argomentativa o razionale, ma è una questione che coinvolge le radici e la destinazione dell’esistenza, dove l’uomo cerca, ama e si dona… nel complesso e trepidante gioco di componenti interiori che fanno “la libertà” – la fragile libertà umana, chiamata ad incontrarsi con un’altra libertà… quella di chi ci ha “pre/scelti”, in Gesù – per la salvezza nostra e di tutti. E in questo approccio, Dio è rispettoso, timido, paziente e infinitamente misericordioso.
Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nazaret…Gesù per primo ha giocato questa libertà umana in dialogo fiducioso (e talora difficile: con forti grida e lacrime!) con suo Padre. Non si è sottomesso alla paura e alle minacce di morte… ma subendole, senza tradire la verità e l’amore, le ha vinte. Perciò “Dio lo ha costituito giudice dei vivi e dei morti”… come annuncia Pietro. I Giudei… lo uccisero, appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno … La resurrezione di Gesù non è la rivitalizzazione di un cadavere, ma un giudizio sul mondo e sulla morte. Toglie alla morte il pungiglione che avvelena l’umanità. Il condannato crocifisso con i malfattori è risorto giudice. È questa la risposta, la sfida di Dio alla imperante logica umana di morte, paura, oppressione e perdizione – del debole prima, ma poi di tutti gli uomini. È il capovolgimento addirittura della creazione – dove tutto è destinato alla consunzione! La nostra drammatica vicenda umana ci spinge in un tunnel senza uscita: un’aporia! La risurrezione è davvero incredibile! Ecco perché, secondo i Vangeli, alla morte di Cristo tutta la creazione ha sussultato: il sole, il buio, le rocce, il terremoto, i morti nelle tombe, il velo del tempio, la gente, il centurione e il ladrone … capiscono che sta succedendo qualcosa di oltreumano. Da allora, fin adesso… “…la creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio;… e nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio” (Rom 8,19ss).
“voi siete morti, infatti, e la vostra vita è nascosta con Cristo, in Dio”!… il motivo per cui possiamo morire in Cristo è che noi, agli occhi di Dio, siamo già con/resuscitati in lui. “mortificate dunque immoralità, passioni, desideri cattivi… e rivestitevi di tenerezza bontà, umiltà, mansuetudine…”. Questo nostro cammino di morte alla logica mondana e di vita nuova fa parte del FATTO cristiano – cioè della resurrezione di Gesù. E la Parola ne è l’annuncio – e l’Eucaristia la dose di veleno quotidiano! Questo paradosso è il seme esplosivo della nostra risurrezione! cfr, in un contesto più ampio, Rom 8,10ss :“Se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto, a causa del peccato, ma lo spirito è vita, a causa della giustificazione. E se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti, darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi”.

2 commenti:

maria sole ha detto...

Ringrazio per tutto ma sopratutto per la composizione del tessuto esistenziale.... è sempre notevole l'ampiezza e la profondita dei commenti.
Mi ci perdo dentro e mi aiutano. Ritrovo parte della mia vita, ma un pochino più consapevole della mia non solitudine. Quell'annaspare in un "friccico" di fiducia in Lui.

maria sole ha detto...

Dopo due anni, i sentimenti sono ancora di gratitudine verso il Signore per la possibilità di affondare in queste parole vitale.
Grazie

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