Perché Maria va da Elisabetta?
Per vedere se l’angelo aveva ragione!
Egli le aveva infatti annunciato:
«Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio»…
Il fatto che Elisabetta sia incinta è dunque l’unica traccia che Maria ha per vedere se a quell’angelo (e a quel Dio di cui era messaggero) bisognava dar credito…
Ecco perché va da Elisabetta! Perché ella è la sua traccia.
Da lei scopre che il Dio annunciatole da Gabriele è davvero un Dio affidabile!
Il tema della visitazione ricorre frequentemente nella pittura toscana e in quella fiamminga, ma se in Italia è sottolineato maggiormente l’aspetto dell’omaggio di Elisabetta alla cugina, gli artisti fiamminghi sembrano valorizzare la dimensione emotiva dell’episodio. Malgrado le parole del Vangelo di Luca, Dirk Bouts ambienta la scena all’esterno: come se le due donne attendessero con impazienza quell’incontro, non potessero aspettare di raggiungere casa. Maria, raffigurata con i capelli sciolti, ad indicare la sua condizione virginale, finalmente può vedere la cugina Elisabetta, constatare che il messaggero che l’ha visitata non ha mentito. L’autore ci restituisce, con grande realismo ed umanità, il gesto delle due donne, che si toccano il ventre e si riconoscono madri; insieme, tuttavia, allude al muto dialogo tra i due bambini narrato da Luca. Il miracolo di una vita che nasce si colora di un senso irripetibile: Dio sta facendosi uomo. E’ ben comprensibile che Maria, di lì a poco, intoni il Magnificat!
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