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giovedì 20 dicembre 2007

… una donna aspetta ... un bambino – con tutta l’umanità

Questi brani della Bibbia (e un po’ tutta la Bibbia antica e nuova) raccontano di un’attesa. L’attesa della salvezza, come per ogni uomo. Ma più precisamente… attesa di un “bambino”! Anche chi crede che poi … è effettivamente venuto, lo attende ancora, ed aspetta il suo Natale! Al primo gruppo di suoi discepoli il mistero del loro amico, Signore, Maestro (e... Figlio di Dio), dovette sembrare così incontenibile e improponibile, che cercarono in ogni modo di capire ed esprimere ciò che era passato sotto i loro occhi, seguendo le indicazioni di Gesù stesso, di indagare nelle Scritture ciò che si riferiva a lui, per meglio capire il suo Vangelo, ma ancor più la sua passione e disfatta in croce e il trionfo prodigioso ma inesprimibile e indimostrabile della risurrezione…

La prima fondamentale difficoltà che incontrarono è sintetizzata in questo imbarazzante inizio della lettera di Paolo. Questa è la sua (e nostra) vocazione: annunziare il vangelo di Dio, che egli aveva promesso per mezzo dei suoi profeti nelle sacre Scritture, riguardo al Figlio suo, nato dalla stirpe di Davide secondo la carne, costituito Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito di santificazione mediante la risurrezione dai morti, Gesù Cristo, nostro Signore. Questo bambino, discendente di Davide è divenuto figlio di Dio… dopo la risurrezione? No di certo, ma non è un abbaglio: questa è stata la sua storia di carne, e questa la comprensione dei discepoli, che così l’hanno visto! Solo dopo l’accoglienza dell’umiliazione della sua vita terrena (la sua “obbedienza di fede”, fino alla morte di croce) sarà costituito Figlio di Dio con ‘potenza’. In lui, per tutti (per i primi discepoli come per noi) l’obbedienza della fede è diventata la porta per entrare nella salvezza. Solo così si vede che le Scritture davvero parlavano di Lui. E raccontano le parole che profeti, piccoli e grandi, hanno sentito da lui: a rileggerle adesso non solo ci suggeriscono chiavi di interpretazioni impensate del mistero della salvezza da lui portata…ma nello stesso tempo si illuminano esse stesse, alla luce della vita e delle Parole di Gesù…

il Signore stesso vi darà un segno: il re Achaz, che deve continuare la stirpe davidica da cui nascerà il Messia, non ha figli, ed è spaventato: Ha tentato le strade della superstizione, fino a sacrificare un bambino, ha provato alleanze politiche per salvare almeno il regno, tutti espedienti sterili o malvagi … Adesso è scoraggiato e demotivato. Non crede più in nessun segno! Ma il profeta propone uno scatto di fiducia in Dio… la fanciulla o la vergine (la parola ha i due significati) partorirà… e il bambino si chiamerà “Dio con noi”. Non c’è esegeta che spieghi cosa vuol dire veramente questo segno, se speranza o sventura. Sarà la traduzione dei Settanta che opta per il “segno” verginale, suggerendo quindi nel “Dio con noi” l’atteso Messia. Quando la comunità di Matteo riflette sull’evento di Nazareth e sul dramma dei due fidanzati, il vero senso della profezia s’illumina. Allora si capisce bene perchè l’uomo non ha parte in questa nascita (1,18 e 25; come Lc 1,34). La Scrittura è dunque ridiventata un annuncio vivo che innesca nei secoli un dialogo con i credenti, i quali solo obbedendole (cioè ascoltandola con il cuore) entrano in un’ulteriore comprensione, che a sua volta illumina la loro vita…

Il silenzio di Maria. Il racconto teologico di Matteo è un esempio discreto e luminoso di questa dialettica “cristiana” tra “comprensione (o incomprensione) dell’agire di Dio” e obbedienza della fede, applicata al mistero della nascita di Gesù. Non c’è stata spiegazione di Maria con il fidanzato, se si guarda al tormento altrettanto muto di Giuseppe. Ci sono segreti che sono da portare, tanto potenti e indicibili, che debbono farsi strada da soli, quando Dio vorrà. Ed è sempre una strada di sofferenza, per l’incomprensione, il dolore e l’angoscia che si provocano nelle persone più vicine. A cominciare da Giuseppe, suo fidanzato, angosciato perché non sa come uscire dalla situazione delicata, senza tradire la giustizia e l’amore! Chissà le chiacchiere! se si è accorto Giuseppe, si saranno accorti in tanti… e anche qui non c’è difesa. Più tardi, la gente si adatterà (come ricordano i Vangeli) a vedere nel piccolo, il figlio del falegname! Ci vorranno decenni perché la comunità, ricostruisca “a ritroso” il senso vero di questo bambino, nella sua doppia origine umana e divina.

Per questo il Vangelo di Matteo comincia come una nuova bibbia: ecco il libro della genesi di Gesù Cristo, figlio di Dio (1,1). E nei primi due capitoli, con vario materiale biblico, tenta di raccontare cosa è avvenuto, non secondo criteri storiografici, come faremmo noi (o anche Luca negli Atti), ma secondo criteri teologici che impregnano “un racconto esemplare” di come è nato il protagonista della “libro nuovo”, seguendo in filigrana alcune tracce della Bibbia antica, delle promesse dei profeti, della storia movimentata del popolo di Israele. Ecco il perché di una genealogia che lo lega agli antenati fino ad Abramo attraverso Davide, e poi il riconoscimento dei saggi magi “lontani”, e il rifiuto del nuovo faraone vicino, che vuol ucciderlo, e poi la fuga in Egitto e il ritorno alla magra terra promessa…

L’avvento di Dio nel mondo ricomincia da capo…: da Maria! E sconvolge la vita di coloro che coinvolge nel suo progetto, come era successo ad Abramo e agli altri patriarchi, fino a Davide, fino all’esilio… fin adesso: fino a questi due ragazzi e al loro progetto di matrimonio, una piccola povera famiglia …
Gli esegeti della comunità cristiana di Matteo, tanti anni dopo, hanno intuito il mistero, ed anche loro lo hanno collegato con le profezie, che allora si sono illuminate… “dopo l’obbedienza di fede” di Maria e Giuseppe. E quindi citano le profezie antiche comprese, adesso, perché ormai si sono avverate, grazie alla fede degli umili protagonisti del mistero. I quali soffrono tutte le loro riserve razionali umane: Zaccaria si sente impossibilitato, Maria chiede spiegazioni, Giuseppe si dibatte nell’incertezza sul da farsi per non rovinare la fidanzata… Però queste riserve non li bloccano in un rifiuto, come Acaz. Quale risorsa interiore li spinge a consegnarsi “alla Parola” ascoltata? Di sicuro Qualcuno dentro li ha guidati, sulla via dell’assenso proprio attraverso l’obbedienza della fede. Gli evangelisti non temono di citare ripetutamente lo Spirito Santo (1,18 e 20 - Lc 1-2 otto volte)

La discontinuità improvvisa nella loro vita, prodotta dall’incontro con Dio, è scandita dai sogni e dagli angeli. Fenomeni umanamente poco dimostrabili, i sogni : ma i Giuseppe biblici, che sono sognatori, ci ascoltano dentro l’invito di Dio (il conforto angelico) a coinvolgersi. Dio stava da secoli silenzioso nel tempio (il nulla innominabile del Santo dei Santi) e i suoi serafini stavano zitti. Adesso che Dio riinizia un dialogo con l’umanità, i suoi angeli ridiventano “messaggeri”… aiutano a capire il disegno di Dio. Curiosamente nei due Vangeli dell’infanzia di Luca e Matteo, i due angeli coincidono nell’ordinare ai due diversi protagonisti (Maria e Giuseppe) lo stesso ordine: gli darai nome Gesù! Con lo stesso risultato, che i due fanno “come è stato detto loro” Come se i due fidanzati, ormai infranti i rispettivi progetti personali, si ritrovassero nel consegnarsi ad un altro totale accudimento, la nascita e la crescita del “bambino salvatore”…

La verginità è allora segno fondamentale di questo messaggio. Tanto più che nel mondo semita non aveva un particolare apprezzamento religioso, ma piuttosto la maternità era considerata la pienezza di partecipazione al disegno di Dio sul popolo eletto. Proprio per questo la scelta di Maria si carica di un significato profetico: la parte più debole improduttiva dell’umanità è eletta come strumento principe della salvezza. Ancora una volta Dio rivela le sue preferenze. Maria stessa domanda: come è possibile senza potere maschile? La potenza di Dio ti coprirà! Maria capisce che Dio non sceglie i mezzi umani, che come donna la squalificano, ma i mezzi nuovi, poveri, disomogenei alla cultura e alla logica umana. Anche qui comincia un nuovo mondo, inizia una nuova cultura!

…un Dio bambino? tutte queste… parole dell’inizio del vangelo di Matteo ci mostrano un volto di Dio diverso, incontenibile nei templi, riti, tradizioni, , sacrifici… ma “contenuto” nel seno di una donna. Questo è troppo: la meraviglia, lo stupore, lo scandalo, il rifiuto, anche omicida… lo aspetta. Il “futuro” ragionevole, prevedibile e programmato dall’uomo …non può che reagire così. Ma è un “futuro” sterile ripetitivo e senza speranza: L’ “avvento”, questa profezia di un diverso futuro intravisto nei sogni, è annunciato da angeli, riservato a popolani senza cultura né potere, ma sensibili allo Spirito. Domanda di affidarsi al consenso della fede. È novità, accoglie il povero, accudisce le persone più che le leggi… apre nuovi spazi al “Dio diverso”, che sempre viene… anche se nelle fattezze misteriose e sorprendenti di un bambino.

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…non può uno spirito umano parlare così da se stesso.
Noi che non sappiamo neppure che cosa accadrà l’anno prossimo,
come possiamo anche solo concepire che vi sia chi scruta al di là dei secoli?
E i tempi non erano allora più trasparenti di quanto lo siano al presente. Solo lo Spirito di Dio, che abbraccia il principio e la fine del mondo,
può rivelare a un uomo da lui scelto il segreto del futuro,
e questi ha l’incarico di profetizzare per rendere saldi coloro che credono
e ammonire coloro che non credono.
Questa voce di un singolo, che sommessa echeggia nei secoli
e alla quale si unisce la voce isolata di un altro profeta,
sfocia infine nell’adorazione notturna dei pastori
e nel giubilo della comunità dei credenti in Cristo:
“ un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio!”
Si parla della nascita di un bambino,
non dell’azione rivoluzionaria di un uomo forte, non dell’audace scoperta di un sapiente, non dell’opera pia di un santo.
C’è veramente il capovolgimento di ogni logica:
è la nascita di un bambino che opererà la svolta decisiva di tutte le cose,
che apporterà all’umanità salvezza e redenzione.
Ciò per cui si sono affaticati invano sovrani e uomini di stato,
filosofi e artisti, fondatori di religioni e maestri di morale,
ecco, ora si compie attraverso un neonato.
Come a confondere gli sforzi e le imprese dei potenti,
nel cuore della storia universale viene posto un bambino.
Un bambino nato dagli uomini, un figlio dato da Dio.
Ecco il segreto della salvezza del mondo;
vi sono racchiusi tutto il passato e tutto il futuro.
L’infinita misericordia del Dio onnipotente viene a visitarci,
si abbassa sino a noi sotto la forma di un bambino, suo Figlio.
Che ci sia nato per noi, questo bambino, che ci sia stato dato questo figlio,
che questo figlio degli uomini, questo figlio di Dio mi appartenga,
che io lo conosca, lo abbia, lo ami, che io sia suo e che egli sia mio:
è da questo che ormai dipende la mia vita.

Un bambino tiene la nostra vita nella sua mano.
(Bonhoeffer, Predica di Natale 1940)

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