…dopo lunghi anni di silenzio e di lavoro,
Gesù – nuovo umile Mosè ‑ raccolti alcuni pescatori come suoi primi discepoli, davanti alle folle smarrite come pecore senza pastore, comincia ad insegnare. E condensa qui, secondo il racconto di Matteo – il nucleo di fuoco del suo vangelo (cap 5, 6 e 7). Quanto ha meditato e scoperto, sperimentato ed implorato negli anni nascosti della sua giovinezza, alla ricerca difficile dello sguardo di amore del Padre su un mondo colmo di dolore e ingiustizia, è espresso in poche righe sconvolgenti. Noi, in genere, siamo abituati dall’infanzia a sentire queste “beatitudini”, con le proposte radicali che seguono, e siamo convinti che siano, sì, una delle più sublimi pagine della storia dell’umanità, ma rischiamo di perderne il senso nella vita di Gesù. Mentre sono il frutto dello suo scontro con la sofferenza, con il peccato, la prepotenza, il non senso delle misteriose forze del male che soggiogano l’uomo… Le beatitudini sono il punto d’arrivo della ricerca inquieta della sua mente e del coinvolgimento struggente del suo cuore di uomo nelle vicende dello spaccato di storia umana, quale era il “piccolo mondo” in cui gli era capitato di andare ad abitare. Ha imparato a vedere le vicende degli uomini alla luce della benevolenza onnipresente del Padre, nella convinzione, imparata proprio dall’indefettibile amore del Padre (per Gesù è “la vita”!) che l’“amore” è l’unica possibilità di vincere il male nella storia.
la strategia del Padre per risolvere il male nel mondo…
Le proposte di soluzioni dei mali degli uomini, al tempo di Gesù erano tante, come oggi. E tutte le avrà vagliate ed soppesate, pur di trovare un modo di aiutare i sofferenti schiacciati dal loro dolore… in decenni di silenziosa solidarietà, anzi di “immersione” nell’avventura di essere uomo… Meditando la storia alla luce delle Scritture, pregando i salmi e le esperienze dei patriarchi antichi, Gesù, ha maturato un rovesciamento totale nella percezione delle gerarchie dei valori e dei beni di questo mondo. E si è convinto che questo rovesciamento è l’ottica del “Regno”, cioè è il progetto di amore del Padre. Per combattere il male nel mondo ogni altra strategia, che non si converta a questo progetto, precipiterà nell’alternativa tragica della competizione e della violenza, finendo per aumentare, invece che diminuire, la sofferenza degli uomini.
Quanto sia difficile per noi questo rovesciamento di strategia, questo metodo completamente im/politico di affrontare il male nella storia degli uomini, l’ha sperimentato Paolo nelle prime comunità di credenti, dove d’istinto emerge l’affermazione mondana della forza, della cultura, del potere, come criteri di valore e d’importanza in comunità. E Paolo sa, per amara esperienza personale, che il Vangelo del Signore è fondato su tutt’altri criteri: Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono, perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio (1Cor 1,27).
… le beatitudini
Le beatitudini sono dunque la buona notizia della compiacenza, come a dire, delle “congratulazioni” di Dio su quanti sono collocati, consapevoli o no, in questa ottica di amore, perché è l’unica risposta adeguata al male nella storia, anche se apparentemente debole e sconfitta. Il mistero del male e lo scandalo del dolore insensato che vi aggiungono la debolezza e talora la malvagità che gli uomini, è stato il problema più assillante e drammatico della prima parte della vita di Gesù, se poi la seconda, quella che conosciamo dai vangeli, è totalmente dedicata ad alleviare, guarire, perdonare, risanare i più piccoli e i più disperati, e ad esorcizzare le potenze del male che li opprimono… Ecco perché Gesù, quando finalmente prende la parola, comincia proclamando: Beati i poveri! che è la premessa e la sintesi di tutte le altre beatitudini. Come a dire: beato chi è povero ‘di spirito’ perché ha rinunciato alle soluzioni “forti” (potere, cultura, tecnica, soldi…) ma affronta i mali del mondo, esponendo se stesso, inerme, come proposta, testimonianza, ponte di pace …
non è una nuova legge,
che sarebbe altrettanto impraticabile alla gente che quella antica. Non si tratta infatti di esigenze morali nobili e difficili, e comunque inarrivabili per gli sprovveduti che sono solo ricchi di fame, bisogni e desideri inappagabili… e non hanno spazio umano per pensar ad altro (…i miliardi di uomini che sono passati “inutili” e non amati da nessuno, sulla faccia della terra). Le beatitudini sono piuttosto l’annuncio di come Dio vive ed è presente nelle condizioni difficili della storia degli uomini – come il suo progetto di amore (il Regno) è presente in mezzo a noi e impregna la sofferenza anonima di tutti i suoi figli, a cominciare dai più poveri. Le beatitudini non sono la promessa di interventi miracolosi che hanno lo scopo di cambiare le situazioni attuali. Altre, ad altri livelli, sono le possibilità politiche aperte a tutti gli uomini di buona volontà di cambiare ed evolvere le condizioni di sofferenza e di oppressione, e il vangelo altrove raccomanda di perseguirle.
Le beatitudini offrono piuttosto un significato nuovo dell’esistenza umana, suggeriscono criteri diversi di valutazione e di lettura della storia, totalmente disomogenei dai nostri. Gesù lancia a chi vuole ascoltarlo, una duplice sfida con la sua stessa vita, il cui significato è preannunciato nelle beatitudini.
1. L’immersione totale nella condizione umana, nelle situazioni più disagiate degli sventurati del mondo, senza escluderne mai nessuno... Non è un’esortazione morale, ma una proposta esistenziale. È lui, infatti, il primo povero, che si è spogliato di tutto per solidarietà di condivisione vera della nostra sorte “con forti grida e lacrime”. Solo così ha potuto capire dall’interno la nostra condizione… Ha faticosamente imparato, come noi, cosa significa “ascoltare e accogliere il disegno del Padre sulla storia…”. Infatti proprio per essere stato messo alla prova ed avere sofferto personalmente, è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova (Eb 2,16). Ha scoperto con trepidazione ed angoscia (come si vedrà nel dramma finale della sua vita) il peso insopportabile della sofferenza, della persecuzione, del tradimento, che, accolto senza odio e trasformato in mitezza e indefettibile proposta di amicizia, ha ridonato vita, respiro e pace alla terra”: … imparò l'obbedienza dalle cose che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono (Eb 5,8s).
2. l’annuncio sorprendente che questa sofferenza può essere vissuta nella gioia: Le beatitudini (che sono già gioia per il Padre che le guarda con empatia) finiscono con la raccomandazione e l’augurio: “Rallegratevi e gioite”! Quale gioia? Nel discepolo di Gesù, avvolto da questa feriale beatitudine, tutto, all’esterno, rimane come prima, tutto diventa anzi ancor più autentico… le sofferenze e i vuoti, come la fragile bellezza e la relativa bontà dei volti e delle faccende del nostro contesto quotidiano, in cui rimaniamo immersi… Ma i volti e le loro vicende sono come avvolti e impregnati e “ricollocati” in un’altra dimensione, dove il Signore e il suo vangelo sono il riferimento ultimo di senso (beati!) – non come esclusione di nessuno, non come privazione ascetica o come distacco morale dal tessuto umano che è il nostro, ma come conversione radicale dell’asse profondo della vita, aperta ad una luce mai goduta prima, che passa dalla reazione violenta alla mitezza, dalla pretesa esigente al dono: è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità.(Gv 4,23s)
Magari sono piccolissimi assaggi o (minuscole beatitudini!), soltanto squarci di un cielo e di una prospettiva che di solito vediamo e desideriamo da lontano, ed invece già adesso, ci è promessa e seminata in cuore, anche se rimane sempre ingovernabile e imprendibile… come ogni dono dello Spirito. E si annebbia presto, lungo la giornata, nei ritmi alterni dei nostri umori. Però è vera, e ne rimane la memoria e l’attenzione premurosa, perché le troppe distrazioni ed urgenze del nostro vivere non ci allontanino dall’essenziale!
…e così imparare, o almeno cominciare a tentare qualche gesto, arrischiare di rispondere alle asprezze della vita e degli uomini con qualche sbilanciamento di amore, di tenerezza, di assorbimento del male, invece che di ritorsione:
Gesù – nuovo umile Mosè ‑ raccolti alcuni pescatori come suoi primi discepoli, davanti alle folle smarrite come pecore senza pastore, comincia ad insegnare. E condensa qui, secondo il racconto di Matteo – il nucleo di fuoco del suo vangelo (cap 5, 6 e 7). Quanto ha meditato e scoperto, sperimentato ed implorato negli anni nascosti della sua giovinezza, alla ricerca difficile dello sguardo di amore del Padre su un mondo colmo di dolore e ingiustizia, è espresso in poche righe sconvolgenti. Noi, in genere, siamo abituati dall’infanzia a sentire queste “beatitudini”, con le proposte radicali che seguono, e siamo convinti che siano, sì, una delle più sublimi pagine della storia dell’umanità, ma rischiamo di perderne il senso nella vita di Gesù. Mentre sono il frutto dello suo scontro con la sofferenza, con il peccato, la prepotenza, il non senso delle misteriose forze del male che soggiogano l’uomo… Le beatitudini sono il punto d’arrivo della ricerca inquieta della sua mente e del coinvolgimento struggente del suo cuore di uomo nelle vicende dello spaccato di storia umana, quale era il “piccolo mondo” in cui gli era capitato di andare ad abitare. Ha imparato a vedere le vicende degli uomini alla luce della benevolenza onnipresente del Padre, nella convinzione, imparata proprio dall’indefettibile amore del Padre (per Gesù è “la vita”!) che l’“amore” è l’unica possibilità di vincere il male nella storia.
la strategia del Padre per risolvere il male nel mondo…
Le proposte di soluzioni dei mali degli uomini, al tempo di Gesù erano tante, come oggi. E tutte le avrà vagliate ed soppesate, pur di trovare un modo di aiutare i sofferenti schiacciati dal loro dolore… in decenni di silenziosa solidarietà, anzi di “immersione” nell’avventura di essere uomo… Meditando la storia alla luce delle Scritture, pregando i salmi e le esperienze dei patriarchi antichi, Gesù, ha maturato un rovesciamento totale nella percezione delle gerarchie dei valori e dei beni di questo mondo. E si è convinto che questo rovesciamento è l’ottica del “Regno”, cioè è il progetto di amore del Padre. Per combattere il male nel mondo ogni altra strategia, che non si converta a questo progetto, precipiterà nell’alternativa tragica della competizione e della violenza, finendo per aumentare, invece che diminuire, la sofferenza degli uomini.
Quanto sia difficile per noi questo rovesciamento di strategia, questo metodo completamente im/politico di affrontare il male nella storia degli uomini, l’ha sperimentato Paolo nelle prime comunità di credenti, dove d’istinto emerge l’affermazione mondana della forza, della cultura, del potere, come criteri di valore e d’importanza in comunità. E Paolo sa, per amara esperienza personale, che il Vangelo del Signore è fondato su tutt’altri criteri: Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono, perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio (1Cor 1,27).
… le beatitudini
Le beatitudini sono dunque la buona notizia della compiacenza, come a dire, delle “congratulazioni” di Dio su quanti sono collocati, consapevoli o no, in questa ottica di amore, perché è l’unica risposta adeguata al male nella storia, anche se apparentemente debole e sconfitta. Il mistero del male e lo scandalo del dolore insensato che vi aggiungono la debolezza e talora la malvagità che gli uomini, è stato il problema più assillante e drammatico della prima parte della vita di Gesù, se poi la seconda, quella che conosciamo dai vangeli, è totalmente dedicata ad alleviare, guarire, perdonare, risanare i più piccoli e i più disperati, e ad esorcizzare le potenze del male che li opprimono… Ecco perché Gesù, quando finalmente prende la parola, comincia proclamando: Beati i poveri! che è la premessa e la sintesi di tutte le altre beatitudini. Come a dire: beato chi è povero ‘di spirito’ perché ha rinunciato alle soluzioni “forti” (potere, cultura, tecnica, soldi…) ma affronta i mali del mondo, esponendo se stesso, inerme, come proposta, testimonianza, ponte di pace …
non è una nuova legge,
che sarebbe altrettanto impraticabile alla gente che quella antica. Non si tratta infatti di esigenze morali nobili e difficili, e comunque inarrivabili per gli sprovveduti che sono solo ricchi di fame, bisogni e desideri inappagabili… e non hanno spazio umano per pensar ad altro (…i miliardi di uomini che sono passati “inutili” e non amati da nessuno, sulla faccia della terra). Le beatitudini sono piuttosto l’annuncio di come Dio vive ed è presente nelle condizioni difficili della storia degli uomini – come il suo progetto di amore (il Regno) è presente in mezzo a noi e impregna la sofferenza anonima di tutti i suoi figli, a cominciare dai più poveri. Le beatitudini non sono la promessa di interventi miracolosi che hanno lo scopo di cambiare le situazioni attuali. Altre, ad altri livelli, sono le possibilità politiche aperte a tutti gli uomini di buona volontà di cambiare ed evolvere le condizioni di sofferenza e di oppressione, e il vangelo altrove raccomanda di perseguirle.
Le beatitudini offrono piuttosto un significato nuovo dell’esistenza umana, suggeriscono criteri diversi di valutazione e di lettura della storia, totalmente disomogenei dai nostri. Gesù lancia a chi vuole ascoltarlo, una duplice sfida con la sua stessa vita, il cui significato è preannunciato nelle beatitudini.
1. L’immersione totale nella condizione umana, nelle situazioni più disagiate degli sventurati del mondo, senza escluderne mai nessuno... Non è un’esortazione morale, ma una proposta esistenziale. È lui, infatti, il primo povero, che si è spogliato di tutto per solidarietà di condivisione vera della nostra sorte “con forti grida e lacrime”. Solo così ha potuto capire dall’interno la nostra condizione… Ha faticosamente imparato, come noi, cosa significa “ascoltare e accogliere il disegno del Padre sulla storia…”. Infatti proprio per essere stato messo alla prova ed avere sofferto personalmente, è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova (Eb 2,16). Ha scoperto con trepidazione ed angoscia (come si vedrà nel dramma finale della sua vita) il peso insopportabile della sofferenza, della persecuzione, del tradimento, che, accolto senza odio e trasformato in mitezza e indefettibile proposta di amicizia, ha ridonato vita, respiro e pace alla terra”: … imparò l'obbedienza dalle cose che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono (Eb 5,8s).
2. l’annuncio sorprendente che questa sofferenza può essere vissuta nella gioia: Le beatitudini (che sono già gioia per il Padre che le guarda con empatia) finiscono con la raccomandazione e l’augurio: “Rallegratevi e gioite”! Quale gioia? Nel discepolo di Gesù, avvolto da questa feriale beatitudine, tutto, all’esterno, rimane come prima, tutto diventa anzi ancor più autentico… le sofferenze e i vuoti, come la fragile bellezza e la relativa bontà dei volti e delle faccende del nostro contesto quotidiano, in cui rimaniamo immersi… Ma i volti e le loro vicende sono come avvolti e impregnati e “ricollocati” in un’altra dimensione, dove il Signore e il suo vangelo sono il riferimento ultimo di senso (beati!) – non come esclusione di nessuno, non come privazione ascetica o come distacco morale dal tessuto umano che è il nostro, ma come conversione radicale dell’asse profondo della vita, aperta ad una luce mai goduta prima, che passa dalla reazione violenta alla mitezza, dalla pretesa esigente al dono: è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità.(Gv 4,23s)
Magari sono piccolissimi assaggi o (minuscole beatitudini!), soltanto squarci di un cielo e di una prospettiva che di solito vediamo e desideriamo da lontano, ed invece già adesso, ci è promessa e seminata in cuore, anche se rimane sempre ingovernabile e imprendibile… come ogni dono dello Spirito. E si annebbia presto, lungo la giornata, nei ritmi alterni dei nostri umori. Però è vera, e ne rimane la memoria e l’attenzione premurosa, perché le troppe distrazioni ed urgenze del nostro vivere non ci allontanino dall’essenziale!
…e così imparare, o almeno cominciare a tentare qualche gesto, arrischiare di rispondere alle asprezze della vita e degli uomini con qualche sbilanciamento di amore, di tenerezza, di assorbimento del male, invece che di ritorsione:
- quando la desolazione ci devasta il cuore e vorremmo anche noi consolazione, e siamo tentati di amarezza;
- quando la reazione violenta ci preme dentro come l’unica soluzione, e vorremo esser capaci di seminare mitezza;
- quando la rabbia triste per l’ingiustizia ci rode l’anima e la vorremo subito eliminata… a costo di altra violenza;
- quando la miseria è cosi grande che bisognerebbe contenerla e accudirla con ancor più grande misericordia;
- quando ci si offuscano gli occhi del cuore e non vediamo più la benevolenza del Padre in chi che ci fa del male;
- …portando sempre pace e perdono dove c’è conflitto e odio, perchè questo è il mestiere di Dio e dei suoi figli.
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