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sabato 26 luglio 2008

Hai trovato il tesoro della tua vita? La sfida al discepolo di Gesù

…quattro minuscole parabole vengono a completare la presentazione del Regno di Dio, dopo quelle più diffuse delle pagine precedenti. Ma più sono piccole e più è concentrata la loro forza propria di “parabole” (quasi figure simboliche “gettate accanto” al discepolo di Gesù per ravvivarne e fermentarne la fede e la speranza… lungo il cammino, dopo un po’ di percorso, quando magari la stanchezza o la fatica ha appannato l’entusiasmo del cuore!

hai trovato il tesoro della tua vita?
… per saperlo ci sono indicazioni lapidarie, ma preziose! il tesoro è nascosto! Ancora, come lo era all’inizio. Non è appariscente, non è propagandabile… All’apparenza tutto sembra normale in questo “campo”. Ma il tesoro è nel campo! Non altrove, né chissà dove! Il campo è il mondo. È la nostra storia, la nostra vita… Tra ricerca insoddisfatta e dono, tra anelito di cattura del bene definitivo e incontro mai compiuto. Cosa c’è sotto la crosta dura (talora spinosa e dolorosa) del campo dove ci è toccato di vivere?

  • il tesoro è tale, per chi si crede discepolo di Regno, se ha cambiato il senso della nostra vita, almeno in un momento di gioiosa certezza interiore, che ci ha fatto dire: è lui! (come di un volto davanti al quale passano in tanti, finché lo vede colui – colei che se ne innamora e diventa il tesoro della sua vita. Curioso, questo tesoro nascosto nel campo; che un uomo trova e nasconde ancora… Perché non può stare all’aria, non è “qualcosa” da portare via e mettere in cassaforte, non è distaccabile dal campo!. È il senso della vita, che si può illuminare in un momento, ma va reimpastato nel fondo della propria avventura umana, perché solo così è vivibile. Come l’amore… non è una cosa in sé, è una cosa in altro, verso un altro! è la spinta, il senso, lo scopo… della normale vita che si fa!
  • allora tutto il resto, in cui la vita era indaffarata… non ha più valore se non alla luce del tesoro. La diversa valutazione (o addirittura la “svendita”!) di tutti gli altri beni della vita, non è una scelta morale di ascesi per conquistare il tesoro. Ma, al contrario, è la conseguenza naturale di una sovrabbondanza interiore (un dono!) che ha sconvolto la gerarchia interna dell’importanza dei beni nella vita, ridisegnandola secondo un nuovo asse centrale. (Era quello che Gesù aveva chiesto al giovane ricco… e non aveva funzionato: affascinato, ma non innamorato!)
  • per dirla con il successivo linguaggio scolastico: la mistica precede la morale, come l’innamoramento precede e nutre la forza di affrontare poi le fatiche e l’usura del quotidiano! Se no, se si dovesse da soli guadagnarsi il tesoro, nessuno si salverebbe. Anzi (vuol dire la parabola!) se lo “sforzo di vivere” si sgancia dal tesoro interiore, rischia di perdere la gioia, rientra nella logica della conquista e del possesso, dell’autoaffermazione e del giudizio discriminante… si allontana dalla logica del Regno di Dio!
  • È spontanea la domanda: non si può, dunque, “provocare” l’incontro, la conversione della vita, l’esplosione di questa scoperta sconvolgente – far “toccare con mano” ai nuovi (e vecchi) discepoli di Gesù, il tesoro? … Questo è, ovviamente, lo sforzo immenso di millenni di catechesi della Parola, di pastorale sacramentale, di educazione spirituale della chiesa? La parabola si concentra sull’origine (il nucleo propulsivo) della dinamica della fede e lì ci vuole riportare! Ma forse suggerisce anche che si può disseminare il “campo” di tracce, di barlumi, di piccole esperienze significative… come nel gioco della caccia al tesoro per i bambini, quando lungo il tracciato sparpagliamo indicazioni e segnali un po’ nascosti e un po’ visibili, che stimolino insieme la voglia e il gusto del cercare il “tesoro vero” e ne indicano la strada! è quanto fa la parabola con noi

la qualità discriminante del Regno
la “cultura” faticosamente conquistata lungo i millenni, con le sue elaborazioni morali, filosofiche, religiose, tecniche, racconta di un antico e sempre incompiuto cammino verso le vette dello spirito umano. Il tesoro è lì! dentro questo campo. Non in aggiunta né in concorrenza. Una sorpresa (per il contadino!), o anche la ricerca di una vita (per il mercante). Ma il tesoro o la perla era già lì, in mezzo a noi, come il regno di cui dice Gesù, appunto! Non è una “fabbricazione” delle mani o della mente dell’uomo, e sarà sempre refrattaria ad ogni manipolazione! Anzi non è l’uomo che lo conquista, è il tesoro che attrae e conquista l’uomo! e gli dà finalmente la sensazione di una grazia di appartenenza. La gioia non è mai frutto di possesso, il possesso da ansia di perdere ciò che si possiede. Non è il tesoro che mi appartiene: sono io che appartengo al regno, al progetto nascosto sotto la crosta dura delle vicende del mondo… e allora, finalmente, nonostante i sussulti delle contraddizioni e delle ferite, mi pacifico.
La ri/scoperta gioiosa del Regno che la parabola vuole provocare ri/diventa la forza per non anteporre mai più a questo tesoro i vari beni della vita, puntando non sulla pur saggia pedagogia del distacco, ma sulla logica illogica del vangelo! cioè della buona inaspettata notizia. Che è questa: ogni fame dell’uomo è una manifestazione del suo bisogno e si sazia (provvisoriamente) in ragione della somministrazione del suo cibo! La parabola lancia oltre, nel campo del desiderio che invece, se corrisposto aumenta e dà gioia! Questo è il livello dell’amore, con la sua dinamica fondata sulla libertà del dono. Il colmo di questa dinamica è quando il desiderio ha trovato chi lo desidera! Quando questo capita, gli innamorati davvero perdono la testa, come si dice! Quando scopri che colui che ami ti vuol bene e… ti desidera. Non c’è gioia più grande nella vita!
… con rispetto di ogni cammino
Ogni pesce, nel mare del mondo e della chiesa, cresce secondo la sua specie e la sua storia. Non bisogna anticipare i tempi e le scadenze secondo i nostri piccoli schemi. E cercare di fare proseliti a tutti i costi. La rete della benevolenza del Signore li avvolge, li protegge e li custodisce, buoni e cattivi che siano, secondo i nostri meschini giudizi. Ci penseranno gli angeli… quando il fiume della storia arriverà alla sua fine a trovare il canestro giusto della maturazione di ognuno nella libertà e nell’amore.
… e con i piedi per terra!
divenire discepolo del Regno, non vuol dire non avere più problemi. Le necessità di questo mondo, la famiglia, il lavoro, la politica, i beni di sussistenza e la salute… rimangono la fatica e l’impegno della vita per sé e per gli altri. E tutto quanto la tradizione ci ha consegnato è prezioso, perché necessario all’esistenza: addirittura è conservato dal discepolo nello stesso unico “tesoro”. Ove però c’è del “nuovo”, impensabile alla umana sapienza antica. Ciò appunto a cui niente va mai anteposto: Gesù e il suo vangelo con i suoi prediletti, i poveri.

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