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giovedì 9 dicembre 2010

Non il «fare», ma il «fare in memoria» conta!


Ho letto ultimamente qualcosa del sindaco di Firenze, Matteo Renzi.

L’occasione, più per curiosità che per altro, è stata la sua visita ad Arcore, che ha scatenato… la sua fervida fantasia in propria difesa. Non che il fatto di Arcore, mi abbia infastidito, i nostri politici ci hanno abituato a ben altro. Quello che mi ha incuriosito è il “personaggio” e le sue argomentazioni. Il che mi ha fatto riflettere andando ben oltre la sua persona.

Dunque seguendo la logica di Renzi: Se avessi da sbrigare personalmente qualche pratica improcrastinabile con il mio Sindaco e visto che lui è molto occupato (non ammalato!), ed io pure (magari con l’agenda piena di apparizioni TV e convegni), posso benissimo accettare un appuntamento a casa sua! e io – sempre secondo il Renzi-pensiero – per amor di Patria, dovrei andarci! A pelle mi vien da dire: Tipicamente italiano! Ma ve lo immaginate una cosa del genere altrove? Cose che accadono solo nella Repubblica delle banane! E se mi seguite, capirete pure perché queste cose accadono solo lì!

Come giustamente ha notato Bersani, forse, secondo alcuni, non accorgendosi di dire una cosa intelligente, il Sig. Renzi doveva esigere un incontro nelle sedi istituzionali… ed eventualmente rendere pubblico un eventuale diniego.
La controcritica di Renzi a chi lo critica si può sintetizzare più o meno così: chi lo critica, è un formalista, fa del bieco antiberlusconismo, ha un atteggiamento ideologico…

Noto che è certamente possibile che qualcuno possa farne una questione ideologica, formalistica, ecc.… D’altronde è anche vero che spesso accade di arrivare alla stesse conclusioni pur partendo da presupposti completamente diversi, magari da discutibili intenzioni e motivazioni. Proviamo però a non liquidare queste critiche al suo operato così sbrigativamente come egli fa. Non è detto cioè che l’affermazione di Bersani, non abbia in sé un fondamento più vero e autentico di quel che appare a una prima superficiale lettura. E questo rivela che forse Bersani è una persona più intelligente di quel che ne pensa lo stesso Renzi. Certamente di una intelligenza diversa dalla sua: quella che nasce più che dal ragionamento, dall’integrità della persona. Si chiamava una volta “saggezza”, ma ci accontenteremo di chiamarla “buon senso”.

Ma andiamo con ordine. Spesso mi è da guida, in quest’Italia, una frase del compianto cardinale Pappalardo, vescovo di Palermo, che affermava (non so se citava, ho saputo poi che anche Falcone diceva la stessa cosa) che la mafia, prima di essere una associazione a delinquere, è un modo di pensare.

Corruzione della mente, prima che dell’agire e… dei soldi! Dove il pensiero si fa sostanzialmente clientelare, e non tiene conto dei diritti e dei doveri di ciascuno e dei rispettivi ruoli. In questo senso per dirla tutta, al di là delle sue buone intenzioni che gli concediamo senza fatica, quella di Renzi è una caduta di mentalità, più che di stile. Di mentalità “mafiosa” e “clientelare”, molto “berlusconiana” nel senso del “ghe pensi mi”: frutto di puro solipsismo narcisista...

A proposito di narcisismo… Ho sentito e seguito qualche sua intervista: non so… ma mi dà un'impressione di uno eccessivamente sicuro di sé, fino alla tracotanza e direi “insensibilità” nel liquidare atteggiamenti altrui.

“L'uomo del fare” quale è e si autodefinisce (d'altronde come dargli torto: a cosa serve un Sindaco se non per “fare”?) ha in sé questo rischio: il credere, perché ne è capace (e pare che lui ne sia capace!), di dover insegnare a tutti cosa bisogna fare. E passi. Il problema è che Renzi vuole insegnare a tutti anche il come!

In fondo questo, uno può dire, è un problema suo! Già, solo che la cosa mi sembra oramai un problema generale. Vediamo di approfondire.

Quello che manca alla politica di oggi è una visione, come dire,  più “ecclesiale”. Bersani forse manca di “carisma” e su questo possiamo convenire, forse non piace neanche d’Alema (un altro narcisista come Renzi e Berlusconi: dio quanto si “com-piacciono”!) ma a meno che non si voglia fondare un altro partito (vedi Fini), fin che si sta insieme (insieme!), è meglio che le cose si facciano assieme. Anzi. Meglio non farle o dirle proprio certe cose, se per farle si creano continue rotture (vedi Veltroni): a meno che non si voglia fare le “primedonne” (vedi quasi tutti)! Ma la politica non è cabaret (qui meglio non vedere!). Perché ciò che conta, non è vincere (le elezioni) ma stare insieme. E questo non, come si dice, perché “si vince solo se si sta insieme”, ma perché lo stare insieme è già vincere, è la vera vittoria, da cui nascono le altre (non dimentichiamo che la politica è comunque fare! Ma non fare comunque!). Questo è possibile però solo se, se ne abbraccia la storia. Storia invece che Renzi vuole rottamare, semplicemente perche “datata”.
Dimenticando che non si rottamano mai i valori, tantomeno  le persone, ma gli ostacoli alla loro valorizzazione! Renzi – ma non è il solo – non si rende conto che proprio questa sua “forma mentale” testé descritta è il cuore del suo (e nostro, in quanto umano) problema. Problema che anche in lui, ascoltandolo, non sembra solo politico, ma esistenziale, perché è il suo modo di esserci (il dasein) nell’incontro col reale: Il rifiuto, della storia (nel bene e nel male) che l’ha preceduto. Il suo agire è un agitarsi senza “memoria” che non lo porterà lontano perché non ha radici… al massimo ad Arcore (nel senso che dirò più avanti)!

In fondo, delle sue (o altrui) idee e trovate per quanto geniali ed efficaci, non ce ne importa un fico secco, quello che servirebbe agli italiani, tipici geni solipsisti, invece è che si trovasse qualche idea e azione normale per compattare non solo il Pd ma anche la Politica e il Paese.
Questo esige, il rispetto dei ruoli di ciascuno, anche in casa propria! Ma vedo che gli è più facile parlare col Presidente del Consiglio, che col Segretario del suo partito!

Misteri della politica italiana? No! Smemoratezza! Che rivela non tanto il livello ma la qualità del problema. Manifesta a quale profondità antropologica si è inceppato il meccanismo del cuore. Palesa cioè il tipo di “sfascio” dell’uomo d’oggi e quindi del politico e della consecutiva politica. In Italia e nel mondo.

Prova ne è, che a sua difesa il Renzi pensa di donarci questa chicca del suo megapensiero, che è la quadratura del cerchio dell’analisi fatta sopra. Il Nostro, indirizzato a coloro che nel suo partito lo criticano, dice: «Capisco la critica sul luogo simbolo. Ma se il premier mi dà appuntamento ad Arcore, vado ad Arcore. Penso che il Pd dovrebbe lavorare per cambiare il premier, non per cambiare il luogo degli incontri». Se avesse memoria (anche solo biblica, visto che è cattolico), saprebbe che da sempre nella storia umana, ogni re si è costruito una reggia. E il loro numero e magnificenza simboleggiano la potenza del loro potere. Versailles non è nata per capriccio. E nemmeno Arcore…
Da sempre l’esercizio del potere è indicato con i nomi dei luoghi dove si esercita (Il Quirinale, Palazzo Madama, La Casa Bianca, Il Cremlino, ecc.). E la casa, ogni casa, è sempre il luogo simbolico di chi la abita.

E, per converso, la presa del potere ha sempre coinciso con l’occupazione o la distruzione dei luoghi dove si esercita. Quindi sempre è accaduto – come persino il cosiddetto popolino sa – che per cambiare il premier occorre cambiare il luogo degli incontri! Perché anche la Politica, cioè l’arte della convivenza reciproca, si nutre di simbolica e di riti (vedi, la bandiera, ma anche un semplice doveroso “buongiorno!”).
Eppure Renzi se ne esce con una frase ad effetto dicendo di capire ciò che invece non ha veramente capito, in quanto lui (ma anche chi lo critica) allude alle cene e ai festini che invece qui proprio non c’entrano, perché ben altro e alto dovrebbe essere il discorso!
Ma si sa la “memoria” oggi non va oltre la cronaca … Certo che se queste sono le nuove leve della politica, poveri noi!

Per fortuna la memoria del Natale mi ha aperto il cuore alla speranza portandomi, quasi per associazione di idee, a fare una constatazione che non avevo mai fatto prima: Quando Dio ha voluto abbattere ogni potere oppressivo e liberare l’umanità, si è dato un corpo ma non una casa (Luca 9,58)!
Una ragione ci sarà! Forse oggi lo capisco meglio.

E se anche la politica imparasse a ripartire da qui? Dopotutto compito della Parola di Dio è “ricostruire” la memoria dell’uomo. E l’uomo biblico, è per definizione «l’uomo che fa “memoria”».

2 commenti:

chia ha detto...

bello questo post!

maria sole ha detto...

Anche a casa mia, in famiglia, la scelta del luogo ci è parsa "fuori luogo".... ma vai a fidarti: a furia di stare in cronaca, ci prende gusto il bel Renzi! E poi il "fare" ha preso il posto dell'essere, se lo fai per la... collettività.
Grazie per la memoria biblica.

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