In questa settima Domenica del Tempo Ordinario, la Chiesa – nel vangelo – ci invita a proseguire la lettura del discorso della montagna iniziata ormai qualche settimana fa e che, proprio oggi, raggiunge uno dei suoi vertici più alti (ma anche più difficilmente comprensibili e assimilabili)… l’amore per i nemici...
Gesù invita precisamente a questo… a non opporsi al malvagio (cioè a chi ci fa delle malvagità), anzi, ad offrire l’altra guancia a chi ci ha colpito la prima; a lasciare anche il mantello a chi ci vuole togliere la tunica; ad accompagnare per due miglia, chi ci costringe a farlo per un miglio; a dare a chi chiede e a non voltare le spalle a chi desidera da noi un prestito; ad amare i nostri nemici e a pregare per chi ci perseguita…
Dove, la paradossalità del discorso, sta nel fatto che in nessuno di questi inviti è possibile rintracciare un qualcosa che ne attenui la portata… Non si dice di non opporsi a chi ci ha fatto una malvagità (magari occasionalmente, magari subito pentendosene, magari perché cresciuto dentro ad una condizione di disagio…), ma di non opporsi ai malvagi (senza nessuna specifica che attenui la portata di questa “malvagità”); non si dice di porgere l’altra guancia – cioè di tornare ad arrischiare la propria vita con qualcuno che l’ha già tradita – ad un amico, a qualcuno di caro, che – nonostante la sofferenza procurataci – non vogliamo perdere… ma si dice di porgere l’altra guancia e basta, nuovamente senza un elenco di casi o una specificazione di situazioni “accettabili”; non si dice di dare tunica e mantello (magari) a chi ha freddo o a chi ne ha bisogno… ma di dare il mantello a chi ci ha rubato la tunica, magari lasciando noi al freddo e nel bisogno; non si dice di accompagnare per due miglia un amico che ci aveva chiesto di farne uno con lui… ma di farne due con chi ci ha costretto a farne uno; fino ad arrivare alla paradossalità estrema dell’amore ai nemici e della preghiera per i persecutori…
Una “paradossalità” l’abbiamo chiamata… Una paradossalità perché è un modo di atteggiarsi che non rispetta nessuno dei canoni abituali con cui solitamente è organizzato il nostro vivere sociale… non è rispettata l’inviolabilità della persona, il diritto di proprietà, l’istinto di sopravvivenza, la giusta retribuzione, il diritto di combattere contro le ingiustizie subite, ecc… Dentro a questo “pacchetto” di diritti sta tutto il nostro vivere sociale (necessarissimo e figlio di una lunga storia di battaglie per i diritti che vanno assolutamente onorate!)… però… c’è un però… che nasce proprio dalla lettura di questo vangelo…
Perché dentro ad uno stare al mondo pensato secondo quei criteri (quei diritti personali) la proposta di Gesù non ci sta, appare, appunto, paradossale, fuori dallo schema, “inincastrabile”…
Infatti non si possono vivere gli inviti di Gesù, se ciò che urla nel nostro cuore è la rivendicazione (per noi) di quei diritti: non posso porgere l’altra guancia, dopo che mi hanno ingiustamente percosso la prima, se ciò che emerge come prioritario nel mio cuore, nella mia mente, nelle mie reazioni (cioè nel mio modo d’essere) è la rivendicazione del diritto all’inviolabilità della mia persona… o quello alla lotta per le ingiustizie subite. Non posso dare anche il mantello a chi mi ha rubato la tunica se ciò che emerge in me è essenzialmente la necessità di una giustizia retributiva, la rivendicazione del mio diritto alla proprietà privata, ecc… non posso fare due miglia con chi mi ha costretto a farne uno con lui, se mi esplode dentro la pretesa di veder riconosciuto il mio diritto alla libertà, alla libera determinazione, alla libera circolazione…
Non posso…
Ma allora? Com’è possibile entrare nella mentalità di Gesù (una mentalità per la quale queste proposte – visto che lui le fa e le vive! – non sono affatto paradossali ma pronunciate con realismo)? Perché per lui sono “normali”, “possibili”, “percorribili” mentre a noi risultano “fuori dal normale” (paradossali, appunto), “impossibili”, “improponibili” e “irricevibili”?
Forse perché – appunto – in quelle situazioni, ciò che in Lui emerge come prioritario non è la rivendicazione di alcuni diritti (per sé) – pure giusti – ma qualcosa d’altro… Per Lui ciò che preme dal di dentro e va a determinare il suo pensare, sentire e reagire è la custodia dell’altro, sentito sempre come suo. Anche quando è malvagio, sconosciuto, straniero, ladro, peccatore, ecc...
È qui che giunge dunque il suo invito… non tanto (o non solo) a cambiare alcuni nostri atteggiamenti, a correggere alcune nostre reazioni, a seguire una serie di prescrizioni per dei casi concreti, ma a cambiare il nostro modo di stare al mondo… Infatti potremo vivere tutti quei suoi inviti, solo se dentro ci nascerà un’istanza diversa, che diventa prioritaria su tutte le altre: quella per cui l’altro è l’unica mia preoccupazione, è il senso della mia vita, colui che gli dà la giusta misura!
Vivere così, con questa istanza interiore, riscrive tutti i nostri modi di pensare, di pensarci, di organizzare, di organizzarci, di stare insieme, di stare al mondo…
Ma come si impara questo nuovo modo di stare al mondo?!?!?
Diceva un caro amico martedì sera in una conferenza: «Come si impara questa dinamica qui? Con la fedeltà fondamentale alla nostra vita, che è così: che io posso essere ogni tanto peccatore, posso aver sbagliato, posso aver detto anche una parola fuori posto, oppure aver fatto il gesto più maldestro della mia esistenza… e però c’è sempre una possibilità di recuperare, perché sono storicamente connotato. Lo dico sempre quando confesso qualche ragazzino che dice parolacce alla mamma… Gli dico sempre: “Guarda la prima cosa che devi fare quando hai detto una parolaccia alla mamma, è dirle ‘Ti voglio bene!’…”. La santa ipocrisia cattolica – direbbe qualcuno – che cerca di rimediare ai propri peccati con la falsa dichiarazione di bene… No, non è la santa ipocrisia cattolica, è la santa pedagogia cattolica, per la quale le azioni buone ti rendono buono alla fine della fiera… Invece la santa ipocrisia pedagogica di chi si crede illuminato ci fa fare le azioni buone dopo che siamo diventati buoni… infatti: più nessuno fa le azioni buone… Perché ci insegnano così, no!??! Prima di amare devi fare dei corsi, devi sistemare tutto, devi aver risolto tutte le turbe psicologiche di bambino, devi aver trovato la serenità perfetta, poi finalmente sei pronto… Infatti uno non è mai pronto… Invece, nella crisi si ama! Nell’inciampare, nel tirarsi su… Come dice la bellissima frase di Oscar Wilde: “Siamo tutti nel fango”! Tutti! Ma qualcuno – dal fango – guarda le stelle e da lì (magari) trova il coraggio»… per provare l’impossibile: tentare di diventare pian piano (e non pretendere di essere) “perfetto come il Padre nostro che è nei cieli”… Uno del quale Gesù dice che «fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti»…
Solo un Dio paradossale così infatti può essere il Dio di quelli che paradossalmente amano i nemici…
Ma forse ci sembra tutto così paradossale – nonostante siano 2000 anni che tutto è già scritto nel vangelo – perché non abbiamo accettato un Dio così (che fa sorgere il sole sui buoni e suoi cattivi…)… Un Dio così infatti non serve a niente nella rivendicazione dei nostri diritti… cosa ce ne facciamo di un Dio così, che sa solo proporci di amare i nemici e quindi, non solo di non guadagnarci niente, ma anche di perderci… e non qualcosa, ma noi stessi?
Non serve a niente, ecco perché – pur essendo una definizione di Dio che ha dato Gesù stesso – è forse la meno conosciuta e citata nella storia del Cristianesimo… storia, segnata troppo spesso dalla ricerca di un dio che “serviva” a qualcosa, che serviva a noi (contro gli altri), a me (contro l’altro)… dimentica del Dio della gratuità, non della necessità; dell’amore, non del dovere; dell’inclusione, non dell’esclusione; del per te, non del per me; della tua misura, non della mia misura…
Forse è allora davvero giunto il tempo che anche noi – dal fango e senza esserne pronti – proviamo a fare qualche “azione buona” che ci renda “buoni”… cioè qualche azione gratis, che ci renda gratuiti… qualche azione in cui l’orizzonte è segnato dalla preoccupazione per l’altro e non per la rivendicazione dei miei giusti diritti… chissà che “alla fine della fiera” non diventiamo anche noi perfetti come il Padre nostro celeste… e anche noi facciamo piovere il nostro bene sui giusti e sugli ingiusti…?!?
Pagine
ATTENZIONE!
Ci è stato segnalato che alcuni link audio e/o video sono, come si dice in gergo, “morti”. Se insomma cliccate su un file e trovate che non sia più disponibile, vi preghiamo di segnalarcelo nei commenti al post interessato. Capite bene che ripassare tutto il blog per verificarlo, richiederebbe quel (troppo) tempo che non abbiamo… Se ci tenete quindi a riaverli: collaborate! Da parte nostra cercheremo di renderli di nuovo disponibili al più presto. Promesso! Grazie.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Dove siamo!
Il notro Eremo
previsioni meteo nelle nostre case
I più letti in assoluto
-
Un'altra opera d'arte che ci aiuta a riflettere. Con un deciso balzo all'indietro rispetto alla modernità di Ensor, questa volta...
-
Rembrandt, Il cantico di Simeone , 1668-1669, Stoccolma, Nationalmuseum E' curioso come la pittura, arte visiva per eccellenza, abbia ...
-
Aggiungo qui, per riconoscenza, una parte dell'email ricevuta, che mi ha stimolato a una risposta (che qui integro ulteriormente), che c...
-
Se qualcuno ha delle foto e vuole mandarmele, farà cosa molto gradita! Indirizzo email e postale, nel profilo dell'Eremo. Grazie! NB: T...
-
Ho rivisto poco tempo fa questa immagine di Andrès Serrano. Se non se ne conoscesse il titolo, verrebbe da dire che è una foto "tenera&...
-
Daniel Zamudio Vorrei proporvi durante questa “Santa Settimana” (vedi nota *) in cui la cristianità fissa il suo sguardo sul “compimento” de...
-
Sentenza assurda di una giustizia più che bendata, cieca. Qui non si tratta di fare un processo al cristianesimo o alla religione, come alc...
-
Leggo su Repubblica.it di oggi: Lucca dice basta ai ristoranti etnici. Il nuovo regolamento del Comune (guidato da una giunta di centrodest...
-
Conosciamo il travaglio che la trasmissione di Fazio e Saviano ha, fin dai suoi albori, vissuto. Tanto è stato scritto e molto a sproposito....
Relax con Bubble Shooter
Altri? qui
2 commenti:
non ero riuscita a postarla settimana scorsa...
Quanti punti interrogativi..... e le risposte? Non conosco quelle degli altri e non riesco nemmeno a mettermi nei loro panni, ma se non cambio prima io come posso giudicare l'altro? Ma poi desidero veramente cambiare? oppure è meglio che cambi prima l'altro, così poi mi adeguo?
Quante cose che non so, che non conosco: è una fonte inesauribile, ti perdi.
Lo scoglio più duro del nostro "cattolicesimo" è l'ipocrisia, il perbenismo, il si fa così, si è sempre fatto così, le "sane" tradizioni.... nascondono le nostre paure, incapacità, i nostri desideri. Ci voglioni tutti bei soldatini con le candele in mano a fare processioni.
Posta un commento