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mercoledì 13 agosto 2008

Il volto di carne della nostra speranza

Per un momento, nella normale costruzione di un essere umano, è sospeso l’intervento dell’uomo. La donna misteriosamente e tacitamente esce dalla sua condizione di parola parlata dall’uomo, e accetta nella sua piccolezza di divenire “parola parlata” da Dio. A conclusione di un interminabile lungo e doloroso cammino, alla ricerca del nuovo statuto umano, nel rovesciamento radicale dell’anelito velenoso originario (“tutto deve essere come dico io!”) che diventa in lei: “sia fatto di me secondo la tua parola”. Maria diventa così la porta della salvezza. Dio può fare il suo ingresso nell’umanità, non tanto da creatore, ma da interlocutore. Come uno di noi, diviene capace di ascoltare e parlare parole umane … nell’unico modo possibile: imparando anche lui una lingua ‘materna’.
La terra, la carne, la donna diventano la terra, la carne, la madre di Dio… “Nato da donna!”

Passati i giorni misteriosi e carichi di emozioni e di simboli (una ricomprensione intensa, orante e profetica delle vicende prime!) Maria si ritroverà immersa nel quotidiano complesso e conflittuale che fa la storia anonima di tutti i giorni. L’accudimento di qualche anno di mamma dietro un bambino sospeso tra cielo e terra è il tempo dell’apprendimento del nuovo misterioso mestiere di madre dell’umanità. Continuare a cercare tra la gente, nelle strade e nelle contrade, nel tempio o sulle colline, …il figlio dell’uomo, senza padre, che annunciava il Padre di tutti. Anche a lei, al di là di ogni generazione carnale. In questa ricerca, “serbava nel suo cuore tutte queste cose, confrontandole tra loro” … per domandarsi ancora una volta che senso hanno, cioè quale speranza contengono tutte le cose che capitano al mondo

Sotto la croce ha capito! Perché sotto la croce Dio le ha restituito - morto - il figlio comune (umano e divino). Mettere al mondo, dunque, non voleva dire soltanto far nascere, ma rendere “mondano”, cioè mortale, Dio. Mettere al mondo vuol dire mettere a morte. Seminare la morte all’interno di Dio. E Dio venne ad abitare nell’unico luogo dove non avrebbe mai potuto abitare. Ma siccome Dio è troppo grande e il mondo è piccolo, è la mondanità che è diventata interna a Dio. E lei, Maria, è la generatrice terrena dell’eterno… Un eterno ormai contaminato dalla inanità della polvere di cui è fatto l’uomo.
Di questa malattia umana, trasmessa a lui da Maria, Dio è morto. Poiché questa unione di Dio con la sua carne di donna, dentro il suo corpo (questo è il mio corpo! questo è il mio sangue!) è indivisibile. Il figlio morente ha fatto per sempre una cosa sola, delle due cose incompossibili. Il matrimonio tra Dio e mondo, in Maria, diventa indissolubile, anche se una spada a due tagli cerca di separarli.

La terra (l’umanità) si santifica stando impotente ai piedi della croce, col cuore trafitto dalla spada a doppio taglio, come lei ci ha insegnato. Doppiamente lacerati, dunque! trafitti dall’abbandono nel quale Dio lascia il figlio (e la nostra storia) nel suo abisso di impotenza e di morte - e trafitti dalla solidarietà mai rassegnata con gli uomini nostri fratelli, incapaci di fraternità e perdono. Senza potere fare nulla. La via dei figli / fratelli è la via del sacrificio per la madre - e, ora, è la nostra via crucis di poveri cristiani!
La morte (l’enorme onnivoro drago rosso) continua a rubare la vita, ma non può più uccidere il cuore (o l'anima – la speranza) dell’essere uomo o donna. Può paralizzarla provvisoriamente, cioè addormentarla - in attesa di un risveglio, affidato alle scadenze insondabili della misericordia del Padre. Perciò la Donna, la madre dei viventi (l’antimorte!), esulta nel più intimo della sua passione. E la sua piccolezza non le fa velo, perché sa che tutto quanto è umano, anche un frammento, è già anticipatamente salvo. A cominciare dai poveri, affamati, seduti nella polvere… ma destinati al trono!
Così il primo anello della “nuova generazione” si è saldato alla cordata infinita della processione umana delle donne e attraverso il loro corpo …a tutta l’umanità. La “visitazione” è la prima immediata risposta della Donna nuova, che parte in fretta, in aiuto alla donna in difficoltà di parto, nel travaglio della maternità.
La “parola parlata” (sia fatto di me secondo la tua parola!) si mette a parlare a sua volta, perché finalmente l’essere parlata non l’ha resa oggetto, ma soggetto, “piena di grazia”, “parola parlante”. È diventata donna. “Piccola”, ma sempre più consapevole della sua grazia e del suo posto nella storia della salvezza. Dentro la casa di Zaccaria avvengono cose grandi. Per un istante è il centro della storia, lo snodo della precessione storica femminile, la speranza profetica dell’umanità!
Lì, due donne, proclamano che tutto è cambiato. Gli uomini, esperti gelosi di leggi e di liturgia, farfugliano ammutoliti e non sanno più cosa dire, né cosa scrivere, né come pregare. Le donne (che neanche potevano essere testimoni) raccontano i prodigi di cui sono protagoniste, li spiegano e li cantano per le generazioni future. E innescano una speranza che trasforma il destino della carne.

Inizia un nuovo modo di procedere della storia della salvezza: la liberazione dal basso, “per contagio di vangelo”. La buona notizia che Maria riceve dall’angelo di Dio, è ricevuta e ritrasmessa da Elisabetta. E Maria riscopre, con consapevolezza nuova, nel volto, nella voce, nella gioia dell’altra donna che le risponde, il mistero sorprendente che l’ha avvolta. E ne è a sua volta contagiata. I due bambini, umanità nuova, anche loro imparano a parlare e ascoltarsi, pur rinchiusi ancora nella minuscola scuola di carne delle due madri.
L’annuncio di salvezza e la memoria della grazia diventano un dialogo di comunione reciproca che si effonde sulle donne di generazione in generazione, coinvolgendo tutti i poveri, affamati e assetati di bene. Quanto le donne desideravano e preparavano nel segreto dei millenni, sta germogliando. L’uomo a cui Dio vuol bene, quando è coinvolto in cose troppo grandi - un angelo gli tappa la bocca, lo tira fuori dal tempio e dalla legge e dalla tradizione, lo fa assistere muto al dialogo ‘evangelico’ delle donne. E gli ridà la parola quando tutto è avvenuto.

Anche la chiesa non sa bene cosa dire dell’Assunta, e lo dice con il linguaggio maldestro del tempo: Maria ci precede lassù, in corpo e anima!… In verità, un frammento di terra, quello che ha contagiato di umanità il cuore di Dio, è rimasto a sua volta contaminato di eternità. Maria, come il figlio, non può rimanere prigioniera della morte, ma è sprofondata nelle passione di Dio, divenuto per sempre casa sua! Madre sua e nostra, instancabilmente aspetta il lento farsi completo della speranza, nei suoi figli!

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