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venerdì 29 maggio 2009

La potenza discreta dello Spirito

Volti nuovi dello Spirito...
Il Vangelo chiarisce l’obiettivo, anzi, il “compimento” essenziale per cui Gesù innalzato al Padre ci manda lo Spirito: vi condurrà sulla via di ogni verità – perché lui stesso è lo Spirito di verità. “La Verità che qui si dice è la verità di Dio come si è rivelata definitivamente e inesauribilmente in Gesù Cristo: essa consiste nel fatto che Dio è l’amore e che Dio, il Padre, ha amato il mondo fino a mandare il Figlio suo. Questo nessuno dei discepoli, e neppure noi, l’avremmo compreso, se non ci fosse stato donato lo Spirito stesso di Dio, per introdurci nell’intenzione e nell’azione salvifica di Dio stesso. Essendo, lo Spirito, il frutto di questo amore reciproco in Dio, non rivela ciò che gli è proprio, ma spiega soltanto, sempre di nuovo, attraverso tutti i secoli, quanto insondabile e inconcepibile è questo eterno amore (von Balhasar). Egli introduce il discepolo in ciò “che è mio”, dice Gesù, il Figlio ma questo è nello stesso tempo “ciò che è del Padre”. Non si tratta di una conoscenza noetica o intellettuale. Lo Spirito ci introduce in questa dinamica interna all’amore di Dio insegnandoci con infinita pazienza quotidiana ad amare con l’amore che Dio ha manifestato in Cristo, amore di benevolenza che tutto abbraccia, assume e redime! La laboriosa e travagliata trasformazione “dei desideri e passioni della carne” nel “frutto dello Spirito”, come ci spiega Paolo, è il segno di questa presenza animatrice e consolatrice…
E come mai ciascuno di noi li sente parlare nella propria lingua nativa?
…Così si domanda la gente proveniente da ogni lingua e nazione che è sotto il cielo, in piazza, nel giorno di Pentecoste! Noi facciamo dunque memoria ancor oggi (e dovrebbe rinnovarsi tra noi), del dono proprio più immediato e percepibile dello Spirito: la comunione e l’intercomprensione dei linguaggi e delle culture. Una unione ardente con/divisa, o una divisione in lingue infuocate dallo stesso braciere… Mai, forse, lo Spirito ha avuto una piazza globalizzata come il nostro il mondo, oggi. Mai è stata così forte la dispersione babelica, e nello stesso tempo tanto condensata e strettamente interconnessa e interdipendente, che l’evento che capita in ogni angolo del cosmo coinvolge inarrestabilmente tutta l’umanità. Mai come oggi… tutti erano radunati in un unico luogo… come si dice dei discepoli, in attesa dello Spirito. È il nostro villaggio globale! C’è un’attesa evidente, anche se confusa e angosciata, nel nostro mondo e nella nostra chiesa, che sembra provenire proprio da questa evidente urgenza inarrestabile di integrazione e di comunione, proprio in una condizione sociale, economica, religiosa e ideologica mondiale quanto mai sperequata e conflittuale. Il senso di paura e di impotenza, di bisogno e di inadeguatezza fa ricercare soluzioni sbilanciate sulla “sicurezza” (propria! …con censura più o meno spietata sui problemi altrui); sulla difesa armata aggressiva della propria identità di nazione o di religione e di livello economico; sui “respingimenti” di chiunque cerchi una via di uscita da condizioni talmente invivibili da non aver tempo e mezzi per percorrere le impossibili vie burocratiche prestabilite.
La profezia cristiana si arrende?
Forme impazzite di reazioni aggressive violente e terroristiche (la cui origine non è solo ideologica o religiosa, ma anche e sempre economica!) sembrano giustificare contromisure adeguate oltre le soglie che si pensavano insuperabili della tortura e della sospensione dei diritti della persona (…e quindi i “reati” diventano “doveri”, pure in paesi cosiddetti democratici!). Eppure la Pentecoste è presentata ai discepoli di Gesù come la realizzazione, iniziale almeno, della “verità tutta intera” prevista dall’antica profezia antibabelica. “Il Signore degli eserciti preparerà su questo monte un banchetto…per tutti i popoli… Egli strapperà su questo monte il velo che copriva la faccia di tutti i popoli” (Is. 25,6ss). Il prodromo di quanto succede a Gerusalemme il giorno di Pentecoste! Dunque, è possibile un benessere globalizzato, quando ogni diseguaglianza vergognosa verrà cancellata! Perché questo è il contenuto, ma anche il grande mezzo di fascino e convinzione, il propulsore! Di cosa, insomma, parlavano i discepoli, mentre accade il prodigio della comprensione reciproca nella lingua nativa? Delle grandi opere di Dio! Le cose che stavano avvenendo, dunque, quelle che erano sotto gli occhi di tutti! Che gli uomini si capivano, che ognuno riconosceva e accoglieva la dignità dell’altro, la reciproca comprensione e accoglienza della diversità, e (proseguendo il cammino di animazione dello Spirito e della Parola) che erano insomma un cuor solo e un’anima sola… e che non c’era tra loro nessun bisognoso, perché tutto era in comune.
…non siamo ancora capaci di portarne il peso?
Gesù afferma che non può dire subito tutta la sua verità ai discepoli, perché non erano ancora capaci di portarla: Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da sé stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Questa immaturità dei discepoli si prolunga fino a noi. Lo Spirito di certo è già stato mandato e talora ne abbiamo visto le tracce, ma la nostra capacità di accogliere, analizzare e progettare “le cose future” rimane molto scarsa. E questa insufficienza genera insicurezza, e quindi contrapposizioni e aggressività, e porta acqua non al mulino della profezia, ma al vortice della difesa arroccata e selvaggia dei privilegi acquisiti (spesso con le dilapidazioni coloniali dei secoli passati). Non che non sia stata detta una parola profetica, per esempio sul disastro economico mondiale provocato in questi ultimi tempi per incontrollabile ingordigia finanziaria, ma è caduta nel vuoto. Diceva infatti Giovanni Paolo II: Di per sé un mercato mondiale organizzato con equilibrio e una buona regolamentazione, possono portare, oltre che al benessere, allo sviluppo della cultura e della democrazia… Ci si deve però aspettare effetti diversi da un mercato selvaggio che con il pretesto della competitività, prospera sfruttando a oltranza l’uomo e l’ambiente. Questo tipo di mercato eticamente inaccettabile non può che avere conseguenze disastrose per lo meno a lungo termine (25.04.1997). Le dinamiche nuove dello Spirito non sono regole economiche, ma se non ispirano l’atteggiamento degli uomini sia nell’affrontare i macrofenomeni socioeconomici che i rapporti interpersonali diventano ovviamente irreali e alla fine sterili.
Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete sotto la Legge
Noi preferiamo la legge, la sicurezza del “da farsi” prestabilito, anche se denuncerà infine la nostra inattitudine a risolvere i problemi nostri e del mondo. Piuttosto però di sbilanciarci verso lo Spirito, che essendo amore, non ha confini tra il tuo e il mio, tra la tua responsabilità e la mia e ci spinge su orizzonti, “realtà future” senza sentieri e confini precisi, noi preferiamo rintanarci nella zona sicura dei diritti e dei doveri! Il Vangelo, invece è disarmante quanto inapplicabile, secondo i nostri criteri e le nostre paure: Egli, lo Spirito, mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio ve lo annuncerà. Dunque, man mano che i giorni e le faccende e le contraddizioni ci vengono incontro, lo Spirito ci suggerisce cosa ha fatto Gesù e come noi dobbiamo rinnovarlo nella nostra storia. A noi la scelta. Se non lo facciamo contraddiciamo il senso fondamentale del mistero di oggi, che S. Paolo così efficacemente analizza: La carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste. Non si tratta soltanto delle pulsioni sessuali o sensuali, ma soprattutto della prepotenza dell’io, la causa più scatenante delle sofferenze che l’uomo procura a sé stesso e ai suoi simili. O il cristiano “tuttofare” si butta dalla parte della razionalità e quindi della scientificità, della polemica… e allora qualche risultato (amaro!) a modo suo l’avrà, ma sarà lo Spirito a ritirarsi. O altrimenti “si lascia fare dallo Spirito”, non per impigrire nell’irresponsabilità, ma per buttarsi con molta più libertà dalla parte dello Spirito, di cui dice Gesù, Egli vi darà testimonianza di me. Cioè riporterà sempre il discepolo, nell’avvicendarsi delle vicende e delle stagioni, alla verità della sua Parola e all’amore del Padre. Il risultato (implorato gratuitamente) a lungo andare, almeno, dovrebbe vedersi: Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; contro queste cose non c'è Legge, perché sono le varie sfaccettature dell’amore senza riserve, senza regole, che non l’amore stesso. Che in fondo è lo specifico del cristiano, secondo Gesù: da questo capiranno che siete miei discepoli, da come vi amate gli uni gli altri.

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