Al di là delle scelte politiche, che staremo a vedere a cosa ci porterànno... trovo interessanti le molteplici provocazioni.
Sottolineo qui, per la riflessione che stiamo facendo sul "regno di Dio" la sua osservazione, quasi filologica, sul nuovo orizzonte culturale che la storia ci domanda (e sempre ci domanderà). Altro che abbarbicarsi sulle "radici" (cristiane o non) occorre invece "sradicarsi", per poter vivere una progettualità che crei la storia e non la uccida nel tentativo illusorio di farla rivivere, di ripeterla.
In fondo è la stessa logica evangelica e biblica cioè dell'uomo autentico. Occorre come Abramo abbandonare la propria terra, occorre come Mosé vivere un Esodo mai compiuto, occorre "uscire per andare verso" come chiede Gesù per i suoi discepoli, dopo averlo vissuta lui sradicandosi continuamente anche dalla propria culturale divinità e, sulla croce, della propria culturale umanità. Per il cristiano c'è una sola radice che non è una radice ma qualcosa che ti "sradica" perché è una persona concreta che "per caso", cioè per scelta, si è voluto incontrare sul proprio cammino...
È ovvio che su questo si gioca il futuro della stessa chiesa, non solo italiana, che si dimostra invece così "sovieticamente" arroccata a delle radici che ha perso da tempo: perché le vere radici sono lo sradicamento che il vangelo continuamente ci chiede: quanti comprendono che la vera fedeltà sta nella creatività?... È per questo che da tempo non progettiamo più ma "rieditiamo"!
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