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mercoledì 24 marzo 2010

Oscar Romero e il martirio continuo: massacro dei cecchini durante i funerali


Snipers from the National Army fire from the top of buildings during Romero's funeral in 1980 in the central San Salvador park. And yes, this is how OUR people suffered, thanks in part to the US' involvement in Salvadorian affairs! The US supported the then-bloodthirsty junta with financial aid and arms. They only stopped helping the Salvadorian junta after the 4 nuns were murdered, only to resume their aid a few days later. The US has been responsible for literally millions of deaths throughout the 20th century via illegal coups, establishing dictatorships in 3rd world countries and CIA-backed private wars. dall'Autore nella pagina del video
Grazie a Greg50 che ci ha ricordato l'anniversario del martirio di O. Romero

venerdì 9 gennaio 2009

Lo Spirito, l’acqua e il sangue: i testimoni che Gesù è Figlio di Dio!

Un divario insormontabile…

E, nello stesso tempo, un desiderio incoercibile separa Giovanni da Gesù, l'annuncio dal compimento, l'attesa del Messia dalla sua venuta e persino… le mani impotenti dai lacci dei suoi sandali! Giovanni sa che uno stacco non eliminabile frena il suo cuore e il cuore di ogni uomo, di ogni comunità e di ogni popolo e ci separa dal bene pieno vero totale. Prima e dopo Giovanni, in occidente come in oriente, abbiamo inventato infiniti riti e abluzioni per sciogliere e lavare, raccorciare od eludere questa nostra distanza esistenziale e morale … che ci intristisce sempre. La limpida umiltà di Giovanni ci fa luce e ci indica la strada da percorrere fin che vivremo nella storia: viene dopo di me colui che è più forte di me. Questa storia continua, perché c'è sempre un prima e un dopo, dentro di noi. Ma adesso, nel centro del tempo, è arrivato Colui che realizza finalmente nella nostra carne di uomini il disegno desiderato da Dio, raccorda la nostra storia con la sua – e ce ne apre l'accesso anche a noi, al suo seguito. In queste poche righe iniziali, Marco concentra in miniatura tutto il suo vangelo, fondato sulle due linee portanti del primo Patto: la prima, testimoniata da tutti i profeti fino a Giovanni stesso, è che l'uomo è il desiderio incompiuto di Dio, l'unica creatura ancora da finire, sempre assetata e affamata, alla rincorsa affannata di ciò che non è pane né acqua, perché ciò che può comprare con il denaro o la violenza non acquieta il suo cuore. La seconda è che il desiderio più grande di Dio è proprio di dissetare questa sua creatura privilegiata, che gli somiglia, e saziarla finalmente, dialogando con la sua libertà, rispettando e accudendo la sua debolezza mortale, offrendogli una vita nuova… Questo ha fatto nel suo Figlio che ha preso la nostra carne. Per cui il vangelo di Marco è proprio l'annuncio che questo evento tanto atteso è cominciato: principio del Vangelo di Gesù Cristo, figlio di Dio… come sta scritto in Isaia profeta!

La traversata della storia… nell'immersione battesimale

Questo desiderio di Dio aspettava dunque il tempo opportuno, la pienezza del tempo, per realizzarsi nella storia. Giovanni lo indica con la sua vita, incarnando in sé i simboli forti di tutta la storia d'Israele: la chiamata incontestabile di Dio ad annunciare il Messia in arrivo e insieme l'impotenza a seguirlo; l'immersione della gente nelle acque battesimali della penitenza, senza riuscire a trasformare il cuore; il cammino errabondo nel deserto della storia, guidati dalla nube oscura e luminosa, di un popolo sempre renitente, perché troppo esperto di quanto Dio dice al profeta "i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie… Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri.

…Ma "l'amore misericordioso del nostro Dio" (come secondo Luca lo definisce il padre di Giovanni) non demorde e riprende incessantemente nella storia l' invito assillante, che nei secoli ha rivolto al suo popolo, e in lui a tutta l'umanità:"O voi tutti assetati, venite all'acqua, voi che non avete denaro, venite; comprate e mangiate; venite… Su, ascoltatemi e mangerete …. Porgete l'orecchio e venite a me, ascoltate e vivrete. Io stabilirò per voi un'alleanza eterna " Sul greto del Giordano, dove Giovanni battezzava, arriva il fiume di tutta la storia della Bibbia, nella catena infinita delle sue sconfitte e delle sue speranze, delle attese e delle frustrazioni. Il Figlio di Dio incarnato si immerge in questa storia, che viene dall'inizio dei tempi e porta a compimento gli antichi segni trasmessi dai patriarchi e dai profeti fino a Giovanni: la creazione rinasce dal caos oscuro delle acque, il diluvio è smentito per sempre dalla colomba di pace e la gente accorre al battesimo di Giovanni… l'evento nel quale si condensano ‑ in una voce, un figlio, una colomba ‑ i simboli intensi della Trinità, che per un momento squarciano le nubi e uniscono cielo e terra.

Egli vi battezzerà in spirito Santo

La comunità di Marco, come tutta la chiesa di allora e nei secoli, non ha dubbi che quest'Alleanza Nuova, già predetta dall'Antica, ha un valore non più simbolico e transitorio, ma eterno. E si è condensata in Gesù, a partire dal suo Battesimo, per esserci comunicata nel nostro battesimo! "Il Vangelo, che descrive il battesimo del Signore, fa aprire il cielo sulla sua obbediente partecipazione al battesimo di acqua, alla fine dell'Antico Patto, e fa librarsi lo Spirito sopra il battezzato, e il Padre lo dichiara suo figlio diletto, modello di tutti coloro che dopo di lui riceveranno il battesimo cristiano: tutti riceveranno lo Spirito dall'alto e saranno rigenerati a figli di Dio. L'acqua terrena non diverrà per questo dispensabile, ma coassunta nell'evento trinitario nel battesimo di Gesù: ciò che era finora simbolo diventa ora parte di un sacramento, anzi una parte insostituibile per ognuno che deve essere rigenerato dall'acqua e dallo Spirito, (Gv 3,5) per partecipare alla vita divina" (Balthassar).

Egli è colui che è venuto con acqua e sangue…

Certo, all'inizio non si era capito: il Battezzatore, nel vangelo di Marco, dice soltanto che sarà lo Spirito la discriminante dei due battesimi di acqua! Ma poi s'accorgeranno che non basta! Non con l'acqua soltanto, ma con l'acqua e con il sangue, si distingue il battesimo di Gesù (e il nostro!). Non basta dunque l'acqua e lo Spirito, per essere figlio di Dio nella storia, ma lungo il cammino si rivelerà necessario anche il sangue. Il frutto supremo dell'amore al Padre e a noi sarà proprio il dono della vita, che gli sarà tolta sul patibolo maledetto. Sarà un centurione romano a concludere il senso "evangelico" del racconto di Marco, quando, "vistolo spirare in quel modo, disse: «Veramente quest'uomo era Figlio di Dio!». Occorreva dunque un terzo elemento, il sangue, che insieme con l'acqua sgorga dal cuore trafitto di Gesù crocifisso. Colui che era stato scelto come il figlio prediletto nel quale il Padre si è compiaciuto… era eletto (scelto) per la croce, perché solo là sarà del tutto compiuta la manifestazione e l' avveramento della sua avventura umana. Ora i tre (Spirito, acqua, sangue) insieme convergono concordi a testimoniare l'avventura umana di totale consegna del Figlio. Ed è lo Spirito che dà testimonianza, perché lo Spirito (l'amore) è la verità. E qual'è questa testimonianza così vitale da esprimere tutta la tensione dello Spirito? È l'amore sconfinato che il Figlio, nei giorni della sua vita terrena, ha testimoniato al Padre, che per questo l'ha generato e l'ha mandato nel mondo "amato", a coinvolgere anche noi in questo loro circuito di comunione e appartenenza (chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato). Così ci è comunicata una vita nuova, cioè la capacità di un vivere nuovo, se accogliamo la sfida di una comunanza o alleanza nuova nello Spirito di amore, dentro la nostra storia quotidiana: la possibilità di sbilanciarsi verso il suo vangelo, il suo esempio e la sua amicizia; un'attitudine nuova che rovescia in benevolenza evangelica l'istinto di competizione… Tutto questo noi chiamiamo "fede cristiana", seminata nel nostro mondo e nel nostro cuore ancora mondano, per salvarcene: Chiunque è stato generato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede! Il problema è di riconoscere che, pur in tutte le contraddizioni e le cadute, questa storia di salvezza, che, preannunciata dai profeti fino a Giovanni, con Gesù, ha fatto irruzione nel mondo, è interna al nostro cuore e alla storia dell'umanità. Testimoniata nelle Scritture e celebrata nella liturgia della chiesa, ha il suo punto di arrivo e il suo fine nell'esperienza spirituale di ogni fedele, che nel suo nuovo rapporto con Dio attraverso il mistero di Cristo, impara dallo Spirito a donare la vita per i fratelli, come ha fatto il maestro. E così non si contrappone al mondo e alla gente, ma alla logica perversa del mondo, e raccorda e unisce le due storie divise. E ne fa lungo i secoli una sola storia di salvezza, come non c'erano nel figlio dell'uomo e figlio di Dio due Gesù, ma uno solo, "che ha lavorato con mani d'uomo, ha pensato con mente di uomo, ha agito con volontà di uomo, ha amato con cuore d'uomo (Gaudium et Spes 22). E, in fila con noi suoi fratelli peccatori, si è fatto battezzare da Giovanni, attirando su noi tutti il compiacimento del Padre!

venerdì 23 maggio 2008

Chi mangia di me vivrà per me

Io darò la mia carne per la vita del mondo
La domenica del “Corpo del Signore” chiude simbolicamente le “feste” pasquali del Dio della nostra salvezza, perché il dono dello Spirito della Pentecoste, che ci ha rivelato il misterioso abbraccio Trinitario in cui viviamo, ci lascia in dono questo cibo essenziale alla “sopravvivenza”, nel cammino difficile della storia in cui noi ancora viviamo, dopo che Gesù ci ha lasciato ‑ prima che ritorni.
Giovanni non racconta l’istituzione dell’Eucaristia, già ampiamente spiegata negli altri testi dei vangeli e di Paolo, che giravano nelle prime comunità cristiane. Al suo posto mette la lavanda dei piedi, come gesto in cui condensa il senso dell’esistenza di Gesù e questo lungo capitolo 6°, nel quale il Maestro stesso spiega “l’eucaristia” (come noi diremmo). In questo serrata discussione con i giudei, ove la provocazione è evidente, per smuovere l’attenzione dei discepoli e di quelli che sono disposti ad ascoltarlo, fino ad oggi, Gesù non espone una proposta religiosa, una formula di preghiera o un rito simbolico riservato ai discepoli privilegiati – ma il senso e la salvezza del mondo intero. Non usa il termine “corpo”, come negli altri testi eucaristici del N. T., ma ‘carne e sangue’, ad indicare ancora più crudamente la dimensione fisica, biologica, corruttibile e precaria dell’ “animale” umano trafitto, che deve essere assolutamente “mangiato”! Il riferimento all’agnello pasquale richiama il retroterra simbolico antico dell’avventura fondante per Israele: la liberazione dalla schiavitù egiziana e l’errabonda parabola del deserto… allargata oramai alla salvezza dell’umanità intera. Solo attraverso e dentro questa umanità di carne donata e mangiata “scandalosamente” si apre la possibilità della salvezza eterna (cioè totale, storica, presente tra noi quaggiù ‑ e futura, che duri per sempre!). Con una ripetizione martellante dei termini “mangiare/bere carne/sangue e vita vera/eterna, si stringe un legame fisico tra di loro tanto indissolubile che esclude ogni possibilità di interpretazione psicologica o spirituale o sentimentale.
In una storia assetata senz’acqua, … c’è un segreto nel cuore dell’uomo
Nella terra arida, luogo di serpenti velenosi e scorpioni… è capitato il miracolo che indica presente la tenerezza di Dio che accudisce il suo popolo oppresso e disperato. Dalla roccia durissima è scaturita l’acqua, e in un deserto grande e spaventoso è arrivata la manna sconosciuta alle generazioni precedenti… Senza chiudere gli occhi sulla sofferenza e sul dolore, la sete e la fame, il lamento e la ribellione che segnano di lacrime e sangue la storia del popolo e dell’umanità tutta, la lettura che ostinatamente Israele si propone della propria vicenda storica è sempre aperta alla speranza: “ricordati!”... Tutto il cammino che il Signore ci fa fare nel deserto della vita ha questo scopo: perché si sveli a noi stessi “cosa abbiamo in cuore”. Non è per umiliarci o farci soffrire che instancabilmente Dio si occupa dell’uomo, nonostante la durezza della sua “cervice”. Ma lo accompagna per fargli scoprire il segreto per divenire “umani”, cioè per superare la soglia dell’animalità della carne che vuole sopravvivere ad ogni costo ed incattivisce perché non lo può! È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita (63).
Non di solo pane vive l’uomo… ma di ogni Parola che esce dalla bocca di Dio.
La Parola che si rivolge ad un volto” per farlo rispecchiare in sé , per farlo crescere in ciò che lui ha già nel cuore, è l’unica risposta adeguata all’anelito insopprimibile di libertà e amore che c’è nel cuore dell’uomo. Dunque, solo la “parola” di Colui che l’ha creato a propria immagine e somiglianza, lo può liberare. Ogni altro legame è costituzionalmente “servile”, al di là delle buone intenzioni, delle dipendenze educative, delle regressioni insuperabili … Tutto l’alveo delle relazioni nelle quali siamo intessuti fin dal ventre della madre, che modella la nostra vita affettiva, economica, politica (e ci fa uomini) è intossicato dai serpenti avvelenati e dagli scorpioni, dai quali già i nostri padri sono stati contagiati. Il suo motore è la competizione drammatica per la vita, che oppone carne a carne, in una guerra all’ultimo sangue, ove il più forte sopravvive mangiandosi il più debole… mors tua, vita mea: la tua morte è la mia sopravvivenza!
Il rovesciamento eucaristico
Le religioni hanno tentato di assumere e trasfigurare questa dinamica tendenzialmente omicida nel rito del “sacrificio”, per cui si offre a Dio quanto si ha di più caro e prezioso per sé e per il proprio futuro (sostentamento e prosecuzione della vita… come i primogeniti, le vergini… e poi, in sostituzione, gli animali…), come capri espiatori! Ma proprio perché ancora piccoli e indifesi… sono le vittime scelte dal potere sacro del sacerdote. La proposta di Gesù è tanto eversiva che genera continui fraintendimenti negli ascoltatori… ma soprattutto è tanto radicale e coinvolgente che provoca repulsione e rifiuto. Eppure questo è il centro di fuoco del messaggio e della vita di Gesù. Il senso della sua esistenza e la sua dinamica esplosiva di salvezza. Il sacerdote e la vittima in lui si identificano, eliminando ogni violenza sull’altro: solo sé stessi si può offrire in sacrificio! solo di sé si può dare da mangiare la carne e da bere il sangue. Non facendo deliberatamente del male a sé stessi, ma assorbendo su di sé il male del mondo, opponendosi al suo potere oppressivo e menzognero, per fermarne il contagio. Questo è l’unico modo non violento che ci è possibile. A partire da Gesù, il dono della propria vita per nutrire gli altri, diventa il cuore del cristianesimo: il “servizio” di amore che ci ha donato per contagiarne il mondo: Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me.
Questa è l’arma segreta invincibile e necessaria: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Nel buio della nostra storia anonima, lenta e faticosa, è questo l’estremo rimedio ‑ decisivo per vincere la competizione, la contesa, la sopraffazione che avvelenano la vita degli uomini, con la connivenza di ogni potere ‑ religioso compreso. Ogni autorità o potere o interesse, infatti, che non accettasse logica, vuol dire che è disposto ad autodistruggersi, perché crede più nella forza inerme dell’amore che nella forza armata del potere. Ma è l’unica strada per fare di tutta l’umanità un solo corpo, come dice Paolo.
Questo linguaggio è duro!
…infatti questa è la versione eucaristica del nocciolo duro del messaggio evangelico: Chi cercherà di salvare la propria vita la perderà, chi invece la perde la salverà (Lc 17,33). L’unico punto su cui Gesù non può cedere e si gioca l’abbandono dei discepoli stessi: volete andarvene anche voi? È ancora Pietro che ci offre l’uscita che mette insieme la debolezza tonta che ci accumuna a tutti, con la consapevolezza di sapersi chiamati per grazia: Da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna!
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