Scopre la sua vita sul giornale che ne ha raccolto le tracce sul web
Lui ha protestato col direttore, ma i dati che lo riguardano sono tutti pubblici.
Anche quelli che riguardano i suoi amori di GIAMPIERO MARTINOTTI
PARIGI - "Buon compleanno, caro Marc. Il 5 dicembre 2008 festeggerai i tuoi ventinove anni". Comincia così un testo pubblicato nel numero di dicembre-gennaio del bimestrale Le Tigre. Testata poco conosciuta e alternativa e che è riuscita a fare quel che tutti temiamo, ma che in fondo pensiamo sia solo frutto dei nostri fantasmi: la biografia di un qualunque signor Rossi, ricostruita grazie a tutte le tracce lasciate su internet nell'arco di una decina d'anni. L'interessato, sgomento, l'ha scoperto poco tempo fa e ha protestato, ma inutilmente: tutto quel che si può trovare sul suo conto è pubblico ed è stato messo in rete da lui stesso.
La testata ha parzialmente accolto le proteste del giovane [...]. Il direttore, Raphaël Meltz, ha tuttavia respinto tutte le accuse e non rimpiange la sua iniziativa: "Rendere pubblica la propria vita su internet è pericoloso, questo è il senso generale dell'articolo. Una volta sintetizzate, le informazioni pescate nella rete prendono all'improvviso un rilievo inquietante".
Basta qualche scampolo dell'articolo per capire che questo Marc è stato davvero un po' imprudente. E' stato scelto fra milioni di anonime persone perché ha pubblicato su Flickr, in due anni, la bellezza di diciassettemila foto. E già l'autore dell'articolo può cominciare a ricostruire una parte della vita: Marc lavora in uno "studio di architettura di interni", come si desume dal suo profilo su Facebook, e viaggia spesso per lavoro (in Canada, a Roma). In più ci sono le date dei viaggi: nell'agosto 2008 è a Montréal e c'è una sua foto in uno Starbuck's Café: "Bel viso, capelli piuttosto lunghi, un volto fine e dei grandi occhi curiosi". La vita di Marc si segue bene : si sa chi l'accompagna all'aeroporto, la data del matrimonio di due amici, la partecipazione al battesimo di una nipote. Basta ingrandire le foto per sapere anche con che marca di computer lavora.
Ma naturalmente si ritrova anche la vita privata. Basta dare un'occhiata al solito Facebook, in cui Marc si definisce come "celibe ed eterosessuale". Nella primavera 2008 ha una storia con Claudia, che lavora in un centro culturale. Il 'biografo' commenta : "E' affascinante, seni piccoli, capelli corti, belle gambe". Del resto, viene ritrovata anche la fidanzata precedente: Jennifer, sua compagna per due anni e una tipologia femminile molto simile. Poi ci sono le feste, gli incontri con gli amici. Tutto datato, tutto rigorosamente vero. E pubblico.
La rivista ha così scoperto che dieci anni fa Marc era in un'orchestrina di amici, ha ritrovato il suo telefonino, sempre sulla rete, e ha verificato che è ancora lui a rispondere a quel numero. E poi, quando Meltz ha voluto diventare amico di Marc su Facebook, che gli ha risposto chiedendogli chi fosse, il sistema gli ha consentito di accedere, senza nessuna pirateria, alla lista degli amici e alle informazioni di base. Le Tigre, insomma, ha ritrovato tutto, tranne il domicilio di Marc: sa in quale viale abita, ma non conosce il numero. E Marc non è sull'elenco telefonico.
Il malcapitato ha appreso dell'esistenza dell'articolo da una collega di lavoro (Le Tigre è una rivista scarsamente diffusa), ha telefonato alla redazione e c'è stato l'accordo che abbiamo detto. Poi un giornale locale ha dato pubblicità all'affare. Nel frattempo, Marc ha cercato di limitare l'accesso ai suoi dati e alle sue foto alle sole persone del suo entourage. "Ma per alcune notti non ho dormito", ha detto, preoccupato soprattutto perché nel testo apparivano i nomi di altre persone e soprattutto quello della ditta per cui lavora. Nonostante tutto, Marc non rinnega internet : "Resta un bellissimo strumento". A patto di stare attenti. (15 gennaio 2009 su Repubblica.it)
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5 commenti:
Caro Mario, non conosco il motivo per cui tu abbia ritenuto interessante un articolo del genere. O forse lo intuisco. La prudenza non è mai troppa!!!Oggi si tende a sbandierare tutto di sé, e credo che ogni persona debba mantenere un certo riserbo,forse anche un poco di mistero. Bello da scoprire nel corso di un rapporto amichevole o sentimentale, poco alla volta, ma sempre privatamente. ciao!
Ho molti "amici" che sono su "Facebook", ecc. ecc.
Forse volevi metterli in guardia? Come l'articolo di Martinotti evidenzia, il rischio di essere assaliti dai corvi informatici è grande! Ed è ancor peggio del plagio.
Facebook è attualmente il più evoluto sistema di social networking virtuale, e come tale è guardato con estremo interesse da pressoché tutte le lobby di potere. Un esempio? I servizi segreti inglesi:
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/tecnologia/grubrica.asp?ID_blog=30&ID_articolo=5179&ID_sezione=&sezione=
Quella di Marc è, tutto sommato, per quanto emblematica, la storia paradossale di un uomo sostanzialmente ingenuo, imprevidente e, con ogni probabilità, piuttosto narcisista. Di Marc ce ne sono e ce ne saranno ancora infiniti altri, ma personalmente - allargando la prospettiva - trovo che Facebook ponga un problema, anzi un dilemma di privacy notevolmente più generale e decisivo (trascurando, poi, l'evidente sorgere di una nuova dipendenza/droga a cui stiamo assistendo, considerando che è ormai nella norma trovare persone che trascorrono in Facebook ore intere, o che vi tornano anche 10-15 volte al giorno).
In definitiva, infatti, Facebook altro non è se non un sistema universale e potentissimo di censimento volontario e, proprio per questo, incontrollabile. Sì, in teoria solo gli amici - salvo diversa opzione - possono vedere il profilo dell'utente. E gli amministratori. Eppure questo gigantesco database anagrafico internazionale resta pubblico e accessibile a utenti non comuni, in modo legale (si fa per dire) o meno.
August grazie! Non potevi esprimere meglio anche il mio pensiero... e in modo così sintetico. Qesto Blog vuole cercare di esserne anche una valida e costruttiva alternativa... nel tentativo di tessere tra di noi una amicizia più solida e duratura, anche oltre la distanza fisica e culturale, anzi proprio grazie ad esse.
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