Il linguaggio e i simboli, le promesse e le tentazioni, i luoghi e i numeri… di queste brevi righe del Vangelo sono “biblici", e impregnano il testo di Marco, come hanno impregnato la cultura, cioè il cuore e l'anima di Gesù negli anni della sua vita terrena. Appena prima era scritto: "… In quei giorni - Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E subito, uscendo dall'acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento (1,10s). Da qui la liturgia ci fa ripartire per iniziare la Quaresima. Smarrimenti e ricominciamenti! Si riapre la vicenda dell'uomo sulla terra… secondo il suo vero destino, sulla filigrana dell'avventura drammatica di Adamo… su quella tragica di Noè nel diluvio… su quella errabonda e dolorosa di Israele nel deserto. Anche Gesù entra nelle acque ambigue, soffocanti o purificanti, della storia umana… Nel deserto era “tentato” da satana: è l'antico dramma della storia
E “subito” lo Spirito lo spinge nel deserto… Gettato anche lui nella storia degli uomini smarriti, malati, oppressi (e oppressori) come si vedrà subito dalle prime vicende del racconto. “Tentare", nel corrispondente termine greco, significa provare, sperimentare, esperire… (attraversare da parte a parte – penetrare la vita…). Dunque, vivere pienamente da uomo nella storia, sul crinale della fragile libertà responsabile di dire di sì o di no… Ma Marco non racconta le singole tentazioni, come Matteo e Luca. Emergeranno nello svolgersi della sua vita e dell'avventura della predicazione della “buona novella di Dio". La tentazione nel Vangelo di Marco è una sola, che le assorbe tutte: il pericolo costante di anticipare la gloria e la missione del Figlio come fosse potenza terrena, l'impazienza di trovare la scorciatoia che eviti la sofferenza e l'usura estenuante dell'attesa, la sfida perfida dell'apparente trionfo delle forze del male sulla resistenza profetica non violenta. Per questo ha grande importanza il “segreto messianico", che sottende tutto il vangelo di Marco, cioè l'imposizione di riservatezza ogni volta che un gesto, un miracolo, una manifestazione della sua messianicità suscita entusiasmo, illusione di vittorie facili, protagonismo socio religioso, ricerca di potere e di consenso. La tentazione nasce in Gesù gettato nel deserto umano, stretto tra le due frontiere della condizione dell'uomo sulla terra, la natura inospitale di questo mondo “disumano", tra le sue bestie selvagge, da una parte, e la promessa di un accudimento inaspettato dagli angeli di Dio… ‑ cioè di un Dio amico dell'uomo, dall'altra.
È giunto il momento
…adesso è il tempo di ricominciare l'esperienza dell'uomo sulla terra. Mentre gli altri ancora attendono o il compimento della legge, come i farisei, o la purificazione del paese, come gli esseni, o il dominio di Israele sul mondo, come gli erodiani, Gesù, che ha udito la voce amante del Padre che si compiace della sua immersione nell'avventura della storia umana… pensa diversamente. Egli ha un'altra maniera di leggere i fatti. L'attesa è terminata! il tempo ricomincia da lui! Da noi! è ridiventato lineare, cammina verso una meta, è orientato a una promessa. L'uomo è “gettato” nel tempo, ma sotto la luce di benevolenza del Padre, preannunciata dai profeti fino a Giovanni. Ora il tempo ha uno scopo, che è di essere storia di salvezza.
Il Regno è vicino
Il Regno di Dio dunque è giunto! Il progetto di Dio sul mondo non è fallito né in sonno. È in azione! Ma non è il risultato degli sforzi ascetici o morali degli uomini, per quanto benemeriti. Il Regno già stava lì, tra la gente. Quello che tutti attendevano, era già presente in mezzo al popolo, ed essi non lo sapevano e nemmeno lo percepivano (cfr Lc 17, 21). Gesù lo vede, perché legge la realtà con le viscere di compassione e misericordia con cui lo guarda il Padre. E scopre e risveglia questa presenza nascosta del Regno in mezzo al popolo e ne rivela ai poveri la bella notizia, proponendo loro di passare dal desiderio alla realtà, da un'esistenza “gettata” in un'avventura inconcludente, alla consapevolezza che è arrivato il tempo promesso. In questo tempo 'presente' si gioca la salvezza dell'uomo – che è accoglienza della Parola del Padre.
Convertitevi e credete al Vangelo
Ecco la proposta di fondo, appunto, la premessa di ogni salvezza! Cambiate mentalità - cambiate testa e cuore! Le due cose sono strettamente legate. Non si tratta della conversione ad una dottrina morale, perché vorrebbe dire ancora agire secondo la propria visione delle cose! E scontrarsi con gli altri uomini che hanno una loro diversa visione delle stesse cose. Ma è, più in profondo, disponibilità a cambiare radicalmente l'orientamento interiore. Prendere atto che il cuore dell'uomo nel suo contesto vitale, famigliare e sociale è impregnato da un principio/motore, la competizione, che è l'ipoteca tendenzialmente omicida sulla vita di chi vive con me: l'istinto invincibile di salvare la mia vita ‑ il mio io, soprattutto, sopra tutti! Non si può percepire questa presenza del Regno… se non si comincia a pensare, a vivere e ad agire in modo differente. Questa “differenza” dal modo normale (mondano!) di pensare e vivere è il Vangelo di Gesù! Il suo insegnamento, le sue beatitudini, i suoi gesti, i suoi sentimenti… Occorre “affidarsi” totalmente a lui. Un volto, non una dottrina…
…non sarà mai più distrutta nessuna carne dalle acque del diluvio!
Ci sono voluti millenni per disincagliare la concezione di Dio dalla maschera che l'uomo se ne fa. Attribuendo alla sua volontà divina ogni male che non ha spiegazione, ogni evento superiore alle sue forze, l'uomo fa di Dio un mostro che divora i suoi figli. Il Dio della paura e del castigo! La Bibbia ci indica i passi di questa evoluzione della concezione di Dio: Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni intimo intento del loro cuore non era altro che male, sempre. E il Signore si pentì di aver fatto l'uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo. Il Signore disse: «Cancellerò dalla faccia della terra l'uomo che ho creato e, con l'uomo, anche il bestiame e i rettili e gli uccelli del cielo» (Gn 6,5ss)… Ma poi Dio “si pente” e insegna all'uomo come salvarsi… dalle acque – per non annegare in una storia senza sbocco! L'arca, la colomba e l'arcobaleno segneranno la scoperta umana… della eterna volontà di pace di Dio!
Cos'è che fa l'uomo così inquieto, e, nel caso di lotta competitiva, malvagio? Il discredito, l'invincibile sottostima che l'uomo ha di sé, la sua paura di inconsistenza, di non esser nulla… o peggio ‑ che ha una radice profonda, e fa l'uomo inconfondibile con ogni altro essere vivente: l'uomo patisce troppo ciò che gli manca, al punto di farne la propria identità. L'uomo si percepisce come essere mancante: un “deficit", un recipiente vuoto da riempire, arraffando da ogni dove ciò che crede possa soddisfarlo. “Esser signore” ‑ padrone di tutto ‑ è il suo ideale… fin dalla nascita. Gesù è venuto ad annunciare il contrario. Lui, che di natura era Signore, non ritenne di conservare questo privilegio, ma si è fatto servo come noi… come dire: è tempo di cambiare antropologia (la concezione di noi stessi!). Gesù va a cercare l'umanità proprio dove il deficit è maggiore… dove è più limitata, oppressa, schiavizzata: i suoi interlocutori sono poveri, pescatori, pastori, indemoniati, monchi, peccatori e prostitute… Lì il Regno di Dio è più vicino! Lì avviene la conversione dell'umanità, quando fa dei suoi limiti “umani” la sfida della libertà e dell'amore. Perché il limite, il finito, la malattia e la morte (che con tanta angoscia fuggiamo!) non sono catene esterne all'uomo, barriere che si possono allontanare senza fine. E la libertà non è un liberarsi da ogni limite, tentando di conservare all'infinito vita, potere, salute… I limiti sono dentro l'uomo. È dentro di lui che si gioca la conversione alla libertà, perché la libertà è affidarsi al Vangelo! Questa è la buona notizia che si è verificata in Cristo, che se l'uomo è in deficit di umanità, Dio è venuto ad abitare proprio dentro questo limite, è venuto ad assumere la nostra impotenza, per convertirla in luogo di libertà. Ha smentito che “esser signore” sia fonte di salvezza, ma ha assunto la nostra “servitudine” e ne ha fatto la condizione della vera signoria, quella capace della cosa più importante al mondo: dare la vita per amore!
Se le acque sterminatrici del diluvio, ci dice Pietro, sono “il tipo", il simbolo dell'usura inesorabile della storia, del cronos che ci divora, e della conseguente competizione che ci avvelena la vita, le acque del battesimo sono “l'antitipo". Dunque le acque della storia, da arma di distruzione di massa dell'umanità, sono divenuto luogo di salvezza, da quando Gesù, messo a morte con il corpo, ma reso vivo nello spirito, ci è passato in mezzo. Sono divenute luogo di …“invocazione di salvezza rivolta a Dio da parte di una buona coscienza, in virtù della risurrezione di Gesù Cristo”.
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venerdì 27 febbraio 2009
Un arcobaleno sempre nuovo…
postato da
Mario
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