Dal vangelo della liturgia di oggi: Marco 8,[In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli] 22Giunsero a Betsàida, e gli condussero un cieco, pregandolo di toccarlo. 23Allora prese il cieco per mano, lo condusse fuori dal villaggio e, dopo avergli messo della saliva sugli occhi, gli impose le mani e gli chiese: «Vedi qualcosa?». 24Quello, alzando gli occhi, diceva: «Vedo la gente, perché vedo come degli alberi che camminano». 25Allora gli impose di nuovo le mani sugli occhi ed egli ci vide chiaramente, fu guarito e da lontano vedeva distintamente ogni cosa.
Certo, per un cieco riuscire a vedere è già qualcosa, riuscire però a vedere non basta…
A che serve vedere, se non si riesce a vedere da lontano?
No! vedere non basta. Quello che oggi occorre più che mai è saper vedere da lontano: nello spazio e nel tempo!
A che serve accorgersi di un muro quando già l’auto sta schiantandosi contro? Anche i ciechi se ne accorgerebbero… A rischio non c’è il muro, ma l’auto con i suoi occupanti…
A che serve prevedere uno tsunami quando l’onda sta già travolgendoci? Anche i ciechi la sentirebbero… A che serve non avere oramai più il tempo per salvarsi, affidando la propria salvezza al gioco delle forze dirompenti della natura, a una improbabile (cf Lc 12,56) provvidenza divina? Neanche i ciechi si salverebbero…
Saper vedere da lontano non è pre-veggenza, è la visione acuta, profonda, lucida, distinta appunto!
Saper vedere da lontano è questione di vita o di morte… Chi “vede” sopravvive, in attesa che il vento lo spazzi via (Lc 6,49), solo chi “vede da lontano” vive veramente perché nessun vento potrà coglierlo di sorpresa (Lc 6,48 e 1Tes 5,4)…
Non è cieco chi non vede, è cieco chi non sa vedere da lontano… Almeno non ci vedesse, almeno scoprisse di essere cieco: correrebbe ai ripari domandando di essere guarito (cf Ap 3,17ss)…
Ma proprio perché egli dice “ci vedo!”, senza però saper vedere da lontano, è peggio di chi è cieco… Meglio sarebbe allora per lui essere completamente cieco (cf Gv 9,39-41)!
Solo lo sguardo lucido e distinto del Vangelo e con la sua linfa vitale (saliva), capace di essere collirio salubre (Ap 3,18), ci rende capaci di vedere da lontano distintamente come se si vedesse da vicino…
L’occhio evangelico, annulla la distanza… l’occhio cristiano rende presente il futuro…
Questo è il dono della profezia di cui è portatore chi si lascia vivificare dal Vangelo… il resto è sì occhio funzionante, ma chiuso alla luce… Il resto è istituzione cieca ad ogni profezia…
Quello che diciamo da mesi, da anni, non è immaginazione visionaria, né preveggente allucinazione, è capacità che ci viene dal vangelo di vedere lontano, di vedere il futuro presente… Capacità che domanda di essere verificata… da un occhio che si lasci bagnare dal Cristo (cf Ap 3,18)… non ridicolizzare dal buio istituzionale…
La storia ci sta dando ragione, la storia vi sta dando torto… voglia iddio che ci sia ancora il tempo di impedire lo schianto, di fermare il disastro… non per magico dio, ma per l’umile riconoscenza della propria corta visione.
Certo, per un cieco riuscire a vedere è già qualcosa, riuscire però a vedere non basta…
A che serve vedere, se non si riesce a vedere da lontano?
No! vedere non basta. Quello che oggi occorre più che mai è saper vedere da lontano: nello spazio e nel tempo!
A che serve accorgersi di un muro quando già l’auto sta schiantandosi contro? Anche i ciechi se ne accorgerebbero… A rischio non c’è il muro, ma l’auto con i suoi occupanti…
A che serve prevedere uno tsunami quando l’onda sta già travolgendoci? Anche i ciechi la sentirebbero… A che serve non avere oramai più il tempo per salvarsi, affidando la propria salvezza al gioco delle forze dirompenti della natura, a una improbabile (cf Lc 12,56) provvidenza divina? Neanche i ciechi si salverebbero…
Saper vedere da lontano non è pre-veggenza, è la visione acuta, profonda, lucida, distinta appunto!
Saper vedere da lontano è questione di vita o di morte… Chi “vede” sopravvive, in attesa che il vento lo spazzi via (Lc 6,49), solo chi “vede da lontano” vive veramente perché nessun vento potrà coglierlo di sorpresa (Lc 6,48 e 1Tes 5,4)…
Non è cieco chi non vede, è cieco chi non sa vedere da lontano… Almeno non ci vedesse, almeno scoprisse di essere cieco: correrebbe ai ripari domandando di essere guarito (cf Ap 3,17ss)…
Ma proprio perché egli dice “ci vedo!”, senza però saper vedere da lontano, è peggio di chi è cieco… Meglio sarebbe allora per lui essere completamente cieco (cf Gv 9,39-41)!
Solo lo sguardo lucido e distinto del Vangelo e con la sua linfa vitale (saliva), capace di essere collirio salubre (Ap 3,18), ci rende capaci di vedere da lontano distintamente come se si vedesse da vicino…
L’occhio evangelico, annulla la distanza… l’occhio cristiano rende presente il futuro…
Questo è il dono della profezia di cui è portatore chi si lascia vivificare dal Vangelo… il resto è sì occhio funzionante, ma chiuso alla luce… Il resto è istituzione cieca ad ogni profezia…
Quello che diciamo da mesi, da anni, non è immaginazione visionaria, né preveggente allucinazione, è capacità che ci viene dal vangelo di vedere lontano, di vedere il futuro presente… Capacità che domanda di essere verificata… da un occhio che si lasci bagnare dal Cristo (cf Ap 3,18)… non ridicolizzare dal buio istituzionale…
La storia ci sta dando ragione, la storia vi sta dando torto… voglia iddio che ci sia ancora il tempo di impedire lo schianto, di fermare il disastro… non per magico dio, ma per l’umile riconoscenza della propria corta visione.
10 commenti:
Caro Mario, questo tuo articolo apre veramente gli occhi per far vedere lontano!! Spesso l'umanità (e mi ci metto dentro anch'io) pensa di vedere con la propria intelligenza, cultura, conoscenza....e non sa quanto sia limitata! La Parola di Dio, attraverso il Vangelo, apre quello che io chiamo "terzo occhio", cioè quella prescienza che aiuta a vedere oltre. Il rischio di uno schianto è grande, è vero, ma con il Signore al nostro fianco dovremmo evitare la collisione!!! Almeno lo spero tanto. Ma tu insisti a tener desta l'attenzione, così da evitarci una caduta nel buio. Grazie Mario!
Grazie, non c'è di che... ma attenta al "miracolismo provvidenzialista"... il Signore non si sostituisce a noi... e come non ha impedito la deportazione in Babilonia a chi si illudeva nella sua "automatica" protezione... così, non si sostituirà a noi nel porre un freno a questa dilangante cecità...
Dio ha posto delle leggi "naturali": fisiche, psichiche, sociali, politiche, economiche, ecologiche, climatiche, religiose, ecc. ecc. E a queste leggi, prima che domandarlo a noi, lui stesso obbedisce, previa l'annullamento della creazione così come l'ha voluta... è nostro dovere intervenire, alla luce del vangelo, senza attendere il suo aiuto "dall'alto", non solo perché c'è già stato in Cristo e c'è già nello Spirito, ma anche perché "Colui che ti ha creato senza di te, non ti salva [in tutti i sensi: anche storicamente] senza di te!"... Fuori da questa logica, ripeto è o "tentazione magica" o peggio "politica dello struzzo" o strapeggio "panagapismo ingenuo" (che come la storia sta dimostrando non porta da nessuna parte... o meglio, porta all'incubo di una speranza perduta in un sogno svanito)...
Hai ancora una volta ragione. Io non conosco la terminologia esatta nell'esprimermi, ma quando intendo dire che conto su Dio (Cristo, S. Santo,Creatore, ecc.) intendo dire che con Lui mi sento sicura, non che mi affido ciecamente alla provvidenza! Il vecchio proverbio citava: "aiutati che Dio t'aiuta" ed è valido per me ancor oggi. Dio ci ha dato gli strumenti da suonare, e noi dobbiamo mettere insieme l'orchestra, sperando di non stonare! Questo è un motto da me inventato, e che in modo semplice dice quanto sostieni tu.E Dio ci dona l'altro per fare comunione, per camminare e sostenerci insieme, per confortarci nei momenti difficili, per guidarci quando perdiamo la rotta, e per spronarci quando tendiamo a mollare tutto causa delusioni. Quell'altro sei tu e gli amici di questo blog, e siete il dono e la presenza del Signore. Grazie di nuovo :o))
"Colui che ti ha creato senza di te, non ti salva senza di te". Sublime, dilata il cuore. Mi viene in mente una preghiera di mons. Tonino Bello. Sono andata a cercarla (sito diaconicomo.it) ed eccola:
Voglio ringraziarti, Signore, per il dono della vita.
Ho letto da qualche parte che gli uomini sono angeli con un'ala soltanto: possono volare soltanto rimanendo abbracciati.
A volte nei momenti di confidenza oso pensare, Signore, che anche tu abbia un'ala soltanto, l'altra la tieni nascosta... forse per farmi capire che tu non vuoi volare senza di me.
Per qesto mi hai dato la vita, perché io fossi tuo compagno di volo.
Insegnami allora a librarmi con te perché vivere non è trascinare la vita, non è strapparla, non è rosicchiarla: vivere è abbandonarsi come un gabbiano all'ebbrezza del vento, vivere è assaporare l'avventura della libertà, vivere è stendere l'ala, l'unica ala con la fiducia di chi sa di avere nel volo un partner grande come te.
Ma non basta saper volare con te, Signore: tu mi hai dato il compito di abbracciare anche il fratello, e aiutarlo a volare. Ti chiedo perdono, perciò, per tutte le ali che non ho aiutato a distendersi:non farmi più passare indifferente davanti al fratello che è rimasto con l'ala, l'unica ala, inesorabilmente impigliata nella rete della miseria e della solitudine e si è ormai persuaso di non essere più degno di volare con te: soprattutto per questo fratello sfortunato donami, Signore, un'ala di riserva.
cipo!!! Ti ringrazio per la straordinaria poesia di Mons. Tonino Bello! Vivere con il Signore e con il prossimo significa proprio mettere in funzione le ali...del cuore e della solidarietà! E quante ali di riserva ci servirebbero, pur se molte volte non riusciamo ad usare neppure quell'una che abbiamo! Grazie per averci offerto questa poesia che fa meditare!
Grazie Cipo, un pò in ritardo, ma comunque è adesso che dovevo leggere questa preghiera è per chiedere un'ala di riserva per un fratello sfortunato.
Ma quante ali di riserva avrà il Signore?
Spero infinite...
Cara Cipo non sono riuscita a trovare la preghiera sul sito che hai indicato. Me lo spieghi meglio?
Grazie
Devi entrare nel sito diaconicomo.it e cliccare su "preghiera". Lì troverai un elenco di una decina di testi, tra i quali la "preghiera di mons. Tonino Bello".
Ti consiglio, tra le altre, "il ballo dell'obbedienza" di M. Delbrel. A fiuto, ti dovrebbe piacere.
Ciao cara.
Cipo dimentica che l'indirizzo vero è www.diaconicomo.it
Comunque sia ecco il link alla preghiera di Delbrel: http://www.diaconicomo.it/la_danza_dell'obbedienza.htm
e in generale quello sulla preghiera: http://www.diaconicomo.it/L'angolo_della_preghiera.htm
:o)
Un abbraccio a tutti. Grazie
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