Per comprendere il senso della parola «anima», bisogna partire da una «visione biblica dell’antropologia», piuttosto che da una «visione cristiana». Questa è stata molto influenzata dal dualismo greco secondo cui l’uomo è composto di un corpo e di un’anima. Al contrario, la Bibbia, non fa di questo “e” una separazione. Nella visione biblica, l’uomo è «corpo animato»: lo spirituale è lui stesso carnale (Péguy le spirituel est lui-même charnel). Mi sembra che questa «visione biblica» è importante per l’intelligenza della fede nella resurrezione, nell’eucaristia, nella chiesa, ecc.
L’espressione ebraica néfesh (tradotta quasi sempre con psychè in greco, con anima in latino e italiano) dice non una parte dell’uomo, ma la persona intera. Il salmista esprime il desiderio di tutto il suo essere dicendo: «L’anima mia ha sete di Dio» (Salmo 42,3).
Per molto tempo, le traduzioni hanno usato “anima” per néfesh, per psychè, e per (il latino) anima. Durante la mia infanzia, ho inteso citare la parola del Vangelo sotto la forma: «Qual vantaggio infatti avrà l'uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima?» (Matteo 16,26). Oggi questo versetto è meglio tradotto, nelle bibbie moderne [francesi], con: «se egli rovina la propria vita», o: «se questo è a prezzo della sua vita», o ancora: «se lo paga con la propria vita» [cfr la NV CEI: 16,25ss «Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita?»]. Quando Gesù dice che egli è «venuto a pagare con la propria vita [con la propria psichè] la liberazione d’una moltitudine», si capisce ovviamente ch’egli è venuto a donare se stesso in riscatto – e non a donare la sua «anima» (Matteo 20,28).
Se voi domandate allora: «Che cos’è l’anima?» Noi possiamo rispondere: “È l’uomo, voi ed io, tutto l’uomo a cui è rivolto il grande paradosso evangelico: «Colui che, egoisticamente, vuol conservare la propria vita per se stesso [la sua psychè in greco] ne fa una vita perduta, rovinata; colui che l’avrà persa a causa mia la ritroverà»… Una frase che era ben difficilmente comprensibile quando la parola psychè era tradotta con anima (cfr Matteo 16,25).
Michel Souchon, gesuita
in collaborazione con “Croire aujourd'hui”
(mia traduzione)
5 commenti:
Mario, continua con questi frammenti perchè sono fragili, piccole indicazione sulla nostra vita. Per me importantissimi.
Grazie
Grazie 'ntonia... perché il dubbio mi era proprio venuto, visto che nessuno commentava... Ho pensato che forse piacevano solo a me o forse erano troppo, non saprei come dire, semplici, banali, poco esaustivi? A me sembrava invece che senza dire tutto fossero sufficientemente chiari tali da aiutare a un cambiamento di mentalità (che è la vera conversione evangelica) e far venire la voglia di approfondire ulteriormente... magari ponendo altre questioni. Ciao ;o)
dai mario non fare il lagnone... :o)
nessuno commentava perchè nessuno aveva ancora letto, dai... io almeno...
noi lavoriamo per portare a casa la michietta, ueh?!?! :o)
infatti vedi che adesso - che sono al lavoro - commento!?! :o)
ottima idea tradurre per noi che sappiamo solo l'italiano e il bergamasco :o)
Guarda chia che tu non dovresti sorridere così :o) ma così :O) oppure al limite così :D) ...prrrrr!
Souchon cita (qui e anche nell'articolo successivo) il Salmo 42 («Il salmista esprime il desiderio di tutto il suo essere dicendo: "L'anima mia ha sete di Dio" (Salmo 42,3)».
La sua riflessione mi ricorda anche il bellissimo incipit del Salmo 63:
«O Dio, tu sei il mio Dio, all'aurora ti cerco,
di te ha sete l'anima mia,
a te anela la mia carne,
come terra deserta,
arida, senz'acqua».
Ora, sarebbe senz'altro interessante appurare la fedeltà della traduzione italiana, operazione a me impossibile; comunque, stando alla versione a me nota, si nota che alla sete spirituale del secondo verso fa da contraltare l'anelito carnale espresso nel successivo, quello che sembrerebbe essere un vero e proprio desiderio fisico.
Chissà quale termine ebraico traduce la parola "carne"...
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