
...Storia di Gesù
…i discepoli di Gesù, quelli che più da vicino ne avevano condivisa l’avventura del giovane maestro che percorreva i sentieri della Galilea, predicando il regno di Dio e operando prodigi di misericordia, sono saliti con lui a Gerusalemme nel momento cruciale della sua vita, ma quando i poteri del mondo si coalizzano contro di lui, lo abbandonano per paura di essere travolti nella sua passione e morte. Di fatto, in due giorni, fu tradito, giudicato, torturato, crocifisso. E tutto è finito... in una tomba, come ogni avventura umana! Nel loro cuore, sui ricordi struggenti di questa esperienza, una lapide: Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele… (Lc 24,21). Ma ecco l’evento nuovo, incredibile: “alcune donne delle nostre ci hanno sconvolti… : “abbiamo visto” il Signore! E, dopo le donne, tutti i discepoli, in diversi modi incontrano il “crocifisso risorto!” ¬ e sono chiamati ad esserne testimoni! Una testimonianza speciale: Egli si mostrò a essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, durante quaranta giorni, apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio (At 1,3). Insegna loro, dunque, a capire e a rivivere il compimento delle Scritture che in modo impensabile si è avverato in lui, nella breve storia della sua vita, morte e risurrezione: lui stesso apre loro la mente (Lc 24,45) e infiamma il cuore (24,32) coinvolgendoli totalmente in questa storia, perché imparino a viverla e raccontarla.
L’autotestimonianza di Gesù
Nessun altro ha capito la sua storia, la sua missione nel mondo, nonostante innumerevoli tentativi di prevenire e poi spiegare il Regno di Dio… che in definitiva era Lui stesso! A noi è arrivata la testimonianza di chi finalmente, condotto per mano da Lui stesso, e poi dallo Spirito che ha alitato su di loro, ha colto la quintessenza di tutta la Scrittura, contenuta in questi avvenimenti. Nella sua vita, morte e risurrezione si sono condensate tutte le Scritture e si è illuminato il loro senso. È arrivato alla tappa definitiva il lungo millenario cammino. Gesù l’aveva predetto varie volte, ma le sue parole erano apparse incomprensibili: bisogna che si compiano le cose scritte su di me! Adesso la premura pedagogica di Gesù ha una premessa: togliere anzitutto dai discepoli la paura e i dubbi (Luca li chiama i “ragionamenti che salgono dal cuore”, che covano in ogni credente, almanaccando tutte le ipotesi possibili per…non arrendersi all’evidenza troppo coinvolgente: è un fantasma, un’allucinazione, la proiezione del desiderio…!?). Ma l’evidenza è incontrovertibile: vedere, toccare, parlare, mangiare sono il marchio di garanzia della sua permanente corporeità, altrettanto “fisica” quanto “libera” dalle leggi pesanti della materia di quaggiù. Un diverso modo di essere pienamente corpo! Di più non ci è spiegato e non è necessario alla fede! Ma colui che guardano, toccano e vedono mangiare è di certo la stessa “persona”, lo stesso uomo, il loro maestro che avevano visto crocifisso e deposto nel sepolcro!
Pietro disse al popolo…: fratelli, il Dio di Abramo… !
…finalmente ha imparato gli è cambiato la mente e il cuore in questi quaranta giorni! La sua fede era morta o paralizzata dalla paura e dallo scoramento, ma adesso è rinata e consolidata: è divenuta fede “cristiana”! Proprio il rifiuto e il ribrezzo della passione e morte del Signore era il veleno del rinnegamento, che inquinava la fede precedente, pure sincera e lodata dal Signore. Una fede che, però, vedeva solo la gloria del Messia potente! Adesso parla di Gesù chiamandolo con la convinzione e tenerezza di un approccio nuovo: il “servo” Gesù! Adesso il veleno si è sciolto. Pietro ha visto e toccato nelle piaghe gloriose del suo maestro, servo e signore, che umiliazione ed esaltazione, lavare i piedi ed essere maestro, morire sul legno maledetto ed attrarre tutti a sé – insomma, che morte e risurrezione, sono inscindibili. E la loro unione, il passaggio dialettico dall’una all’altra è la Pasqua di salvezza, il seme che marcendo sotto terra diventa fecondo! Capirlo e lasciarsene coinvolgere, è il segreto della fede cristiana. È il nodo ineludibile, il fuoco centrale, la dinamica propulsiva della vita di Cristo, che proprio così porta a compimento quanto tutta la storia anela, nel suo gemito di attesa che tutto si compia. Le promesse sempre rimandate e le attese deluse, seminate nel cuore dell’uomo e in particolare nel cammino del popolo di Israele, attendevano di vedere, capire … e vivere!. E Pietro, adesso per primo davvero, impara la storia della salvezza. Ed ecco che racconta la storia di Gesù, perché è diventata inscindibilmente la sua propria storia, la storia del suo popolo, la storia dell’umanità che ritrova la speranza: “Il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe,… ha glorificato il suo servo Gesù, … Avete ucciso l'autore della vita, ma Dio l'ha risuscitato dai morti… e noi ne siamo testimoni…”. Questa è la storia che ci salva, coinvolgendoci!
raccontare la storia… fondare la chiesa
… adesso, mentre parla al popolo di Gerusalemme, è già in funzione in Pietro l’apertura di mente operata da Gesù (Lc 24,45), e già lo spinge il fuoco che gli ardeva in petto, che ha bruciato ogni paura e dubbio. Impara a parlare e a spiegare cosa è successo, perché ha trovato in Gesù morto e risorto la chiave, la luce, il senso della storia raccontata nelle Scritture. La realizzazione della Promessa antica. E insieme, in questo incontro con il crocifisso risorto, ha ritrovato “il dono del perdono totale” dal suo Signore rinnegato. Proprio perché, senza fargli pesare per niente il suo peccato, l’ha rinnovato nell’intimo, sradicandolo dai complessi di colpa e attraendolo in una dinamica di amore smisurato (mi ami tu di più…!?). Ecco perché può annunciare e coinvolgere tutti in questa storia. A partire dall’obiettivo centrale della missione di Gesù : il perdono dei peccati, sperimentato personalmente nella lacerazione del suo cuore troppo fragile! Dalla sua testimonianza viva, ove si mescola l’avventura personale e la missione istituzionale, nasce la comunità cristiana, nelle sue caratteristiche sorgive fondamentali:
- “la conversione e il perdono dei peccati” – Non è un’operazione di igiene spirituale asettica. È uno struggente rapporto di affidamento e di consegna al Signore, “che ha dato la sua vita per me”! È lui la vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo…
- Contemporaneamente, dallo stesso intenso rapporto, nasce il cambiamento di mente e l’inversione di rotta del senso della vita (metanoèsate – epistrepsate di At 3,18) : nasce una comunità di ri/conoscenti, legati tra loro dallo stesso perdono e salvezza - in Cristo – dallo stesso vangelo!
- Adesso il peccato, che è ancora in noi come fragilità e debolezza, non uccide il rapporto con Cristo, né tra di noi. Gesù, anzi, ce ne difende con tenerezza e sollecitudine, come avvocato presso il Padre… La fede però si realizza nella sempre rinnovata fedeltà personale e comunitaria ai “suoi” comandamenti (il nuovo statuto evangelico). Dunque, nella prassi faticosa e condivisa della vita, non tanto nella certezza di una dottrina o di una gnosi… ma nella ricerca comune di trovare le nuove strade di prassi e di annuncio dell’amore salvifico di Gesù al mondo.
- La comunità cristiana è chiamata a cogliere la presenza nuova di Dio sulla sua strada in quel viandante che si fa riconoscere attraverso i segni fondamentali per la sua sopravvivenza, ma per vita del mondo: le Scritture, lette in chiave Cristologica e la frazione del pane (Lc 24, 1-33). La storia umana, spazio privilegiato dell'azione di Dio, è storia di salvezza che attraversa tutte le situazioni umane.