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venerdì 16 gennaio 2009

La Missione "politica" del cristiano

Nel post precedente scrivevo sulla natura intrinsecamente conflittuale dell’annuncio evangelico. Continuo il discorso, allora solo abbozzato, per allargarlo per quanto possibile ai vari aspetti del nostro vivere cristiano e del nostro lavoro missionario.

Per dare unicità al discorso dovrò necessariamente ripetermi, questo per aiutare a cogliere, in una comprensione più lineare, le intrinseche interconnessioni tra i vari aspetti del problema.

Come credo abbia oramai capito chi mi segue, ogni possibile tentativo di soluzione di un problema non può che partire da un lavoro di discernimento per capirne prima di tutto le dinamiche strutturali. Nessun medico somministra una cura senza una diagnosi adeguata e più la malattia rischia di essere mortale e più la diagnosi deve farsi precisa e profonda. I mali che ci assillano nell’oggi della storia, con il dolore che ci provocano, non se ne andranno certo lamentandocene, occorre che ciascuno con diligenza sappia fare una propria lettura il più possibile disincantata della realtà se vogliamo come comunità cristiana scioglierne efficacemente i nodi impedendo l’attuale riavvolgimento aggrovigliante della storia.

La figura del Faraone storicamente intesa, ci sollecita tangibilmente a una riflessione ulteriore su quelle dinamiche schiavizzanti e per questo antisalvifiche, che si oppongono all’azione liberante di Dio. Se la scoperta della struttura conflittuale dell’annuncio evangelico si impone con tutta la forza della sua evidenza biblica, nostro compito è ora di cercare di vedere come e a quale livello esso si situa cercando di coglierne le sue molteplici dimensioni storiche.

Questo conflitto — ripeto ancora — “è il perno su cui evolve tutto il discorso biblico (dalla Genesi all’Apocalisse); l’annuncio stesso della Salvezza; la ragione del Vangelo della Croce; il senso della storia… È la chiave di lettura fondante ogni altra pur necessaria analisi (politica, sociologica, economica, psicanalitica, ecc.) perché mostra la storia dal punto di vista di Dio, di come Dio la vive e ci propone di viverla.

Come sempre quindi partiamo da quel momento originario e inaudito dell’azione storica di Dio inaugurato nel movimento di liberazione che va dalla iniziale Pasqua ebraica alla “permanente” Pasqua cristiana…

Evangelizzare non è “eliminare” ma “detronizzare” (cfr Lc 1,52)

Sappiamo che il Faraone d’Egitto concretamente era la massima autorità non solo politica (e quindi militare e giuridica, in quanto ciascuna è longa manus di quella) ma anche “Sommo” motore economico e religioso. Il Faraone allora simboleggia, (perché sintetizza in sé), proprio tutte le forme fondamentali del potere schiavizzante da cui Dio-Padre ci vuole emancipare

Per ragioni di spazio noi ci soffermeremo soprattutto su tre di essi (potere politico, potere economico e potere religioso) lasciando alla capacità del lettore di allargare ulteriormente lo sguardo sui molteplici aspetti della vita umana.

Questi poteri seppur storicamente organizzati in vari modi, si sono via via, per così dire, “specializzati” e quindi fisicamente separati, ma non stupisce che ieri come oggi e come sempre sarà, si attraggano reciprocamente e si alleino (quando non riescano a ri-fondersi), senza troppo badare a divergenze ideologiche o distinzioni istituzionali, perché, in fondo, ciascuno di essi si nutre e si sostiene del potere dell’altro in quanto ognuno riproduce nel proprio ambito le stesse dinamiche totalizzanti del Faraone…

La Missione “politica” del Vangelo

Esempi storici in questo senso non ne mancano neanche oggi. Basti pensare al Sovrano d’Inghilterra — oggi a mio parere l’esempio più visibile — che oltre ad essere la massima figura politica è anche la massima autorità religiosa dell’anglicanesimo… È interessante notare che questo non avviene mai direttamente ma attraverso continue “mediazioni” sia in un senso (attraverso l’Arcivescovo di Canterbury) sia nell’altro (attraverso il Primo Ministro). Non dobbiamo allora lasciarci ingannare dall’apparente svuotamento di un effettivo potere operativo del Sovrano: infatti egli conserva intatto il proprio ruolo mediatore (e quindi politico-istituzionale) perché è attraverso la monarchia che il potere politico dell’esecutivo e il potere religioso-clericale esercitano sussidiariamente un controllo persuasivo sui propri membri… Il Sovrano diventa il perno istituzionale su cui si snodano i vari poteri e di cui nessuno può farne a meno… e naturalmente ogni “mediazione” ha un prezzo, se non altro nell’accettazione da parte degli altri poteri del “potere di mediazione”…

Questo schema, a mio parere, sostanzialmente autoreferenziale, non è contraddetto negli Stati repubblicani moderni, anzi… Il Capo dello Stato infatti coagula in sé una tale “densità istituzionale” da autoproporsi non solo come punto di riferimento alla coscienza collettiva ma ne incarna oltretutto ogni suprema autorità morale e politica (e quindi è anche capo delle forze armate e suprema magistratura)… E solo apparentemente è svuotato di poteri, là dove sembra esserlo giuridicamente. In realtà il suo ruolo è così vitale al “sistema di potere” che sono previste procedure costituzionalmente rigorose perché il suo ruolo non venga mai meno. Per forza! È nel minore dei casi, la plaque tournante, lo snodo di scambi di ogni potere sia esso politico, economico o religioso. Senza di lui infatti, il castello crolla!

Da questo punto di vista non c’è alcuna differenza di fondo, tra gli atteggiamenti religiosi pubblici del potere “capitalistico occidentale” (da cui non si discosta nonostante le apparenze, il laicissimo spinto di alcuni Stati, come quello francese) e quello “collettivistico orientale” dell’ateismo di Stato di ieri e di oggi (Ex URSS e attuale Cina compresi). Entrambi sono una riedizione subdola del potere divino del Faraone applicato oggi allo Stato o all’idea di Nazione, che cerca così di appropriarsi, soggiogandola al proprio tornaconto politico ed economico ammantato di “patriottismo religioso”, di quella sfera specifica dell’uomo, essenzialmente orientata a custodire la propria libertà: la coscienza!…

Così il culto dell’immagine della personalità; la xenofobica devozione nazionalista; il controllo dottrinale di ogni notizia che non infonda ottimismo alla comunità nazionale; le depurate litanie delle comunicazioni mediatiche, insieme a una attuazione pianificata di una generale “analfabetizzazione culturale” (cfr le pseudoriforme della scuola italiana)… si inseriscono perfettamente in un progetto di trasformazione del consenso popolare in una sacrificale oblazione della propria libertà (coscienza critica) al processo di divinizzazione dello Stato, funzionale a sua volta a un programma faraonico (nel senso biblico sopra indicato) di “eternizzazione” del proprio potere…

Anche la molteplicità dei passaggi istituzionali nelle moderne democrazie non ci devono ingannare: sebbene siano osannati come un di più di libertà, in realtà concretamente essi sono funzionali al potere (istituzionale), in quanto servono a preservarne “discrezionalmente” (cioè a giudizio della potere stesso per la propria salvaguardia) l’effettivo esercizio e se fosse possibile quasi ad occultarlo facendo in modo che il “cittadino” non se ne accorga nemmeno. Il “cittadino” infatti si trova sempre più espropriato di un potere effettivo e prigioniero di meccanismi che oramai non controlla più, ammesso che li abbia mai controllati!

La diversa organizzazione storica dei poteri allora, non ci deve distrarre dal fatto che essa è funzionale a una propria migliore organizzazione, resasi necessaria alla propria sopravvivenza nell’accresciuta complessità della società e non è quindi funzionale a una conversione degli stessi poteri ad un autentico servizio dell’uomo…

Ecco perché nella moderna organizzazione dei poteri e la sua molteplice divisione, non ha mai portato a un effettivo guadagno di autentica libertà dell’uomo o nel migliore dei casi “dell’uomo che non sia anche suo cittadino” (perché “elettore”)! E non sto parlando solo dell’Italia, ma soprattutto di quelle democrazie reputate più “avanzate” perché altamente decentralizzate… Svezia compresa, che infatti grazie al suo premio Nobel, può permettersi di essere uno dei maggiori esportatori mondiali di armi…

Il cristiano dovrà pur chiedersi, senza cadere nel moralismo e nel legalismo, quale “meccanismo” abbia reso possibile una tale ipocrisia!

È sotto gli occhi di tutti infatti che nonostante siano passati tutti questi millenni e dall’epoca faraonica, sostanzialmente, non solo le strutture di fondo del potere non sono cambiate (e non potevano cambiare perché sempre dello stesso uomo si tratta), ma fino a quando non viene fatta propria la novità dell’annuncio evangelico ogni cambiamento strutturale del suo organizzarsi storico, a dispetto delle proprie mitizzazioni autocelebrative (“Noi siamo la più grande democrazia del mondo”; “La nostra cultura è superiore”, ecc.), non potrà che rendere ancora più impervio ogni tentativo di convertirlo al servizio dell’uomo nella sua integralità. Come la mitica Araba Fenice (l'uccello sacro dell’Antico Egitto) o come un più prosaico e moderno muro di gomma, il potere si trasforma in continuazione nelle proprie strutture con il solo scopo di sopravvivere a se stesso nascondendosi sempre di più ad ogni possibile effettivo controllo.

Ecco perché nel messaggio biblico, il Faraone resta una figura chiave, in quanto ci aiuta a smascherare le strutture perverse del potere, indipendentemente dalle sue forme storiche e a non cadere nell’orrore di riprodurle nel tentativo di liberarcene al di là di ogni nostra buona volontà.

Il nostro infatti non è un discorso che riguarda la moralità degli attori in esame, e ancor meno di un “complotto” (in qualunque modo lo si voglia chiamare), che oltre a essere conforme all’idea che pretende combattere (in quanto inventandosi un nemico “complotta sul complotto”), banalizza, moralizzandolo, l’annuncio evangelico che invece intende intervenire sulla conversione delle logiche profonde dell’agire dell’uomo che altrimenti inconsapevolmente ciascuno di noi riproduce nelle strutture che conduce o pretende riformare in meglio…

Per questo il missionario cristiano, oramai svegliato dal sonno (Rom 13,11) e vaccinato da ogni mitizzazione ideologica, vigila affinché ogni “movimento di liberazione”, a qualunque “credo” appartenga, non “riproduca” in sé le dinamiche del potere faraonico. Altrimenti non avremmo vera liberazione, ma soltanto un passaggio di proprietà da un padrone ad un altro… e si sa che l’ultimo è sempre peggiore dei precedenti perché impara dagli errori dei propri predecessori!

Da qui la preoccupazione biblica di avviare un itinerario storico con cui l’umanità possa progressivamente prendere coscienza che solo la logica della Croce può svuotare dal di dentro ogni coercizione del potere (statutario, economico, religioso). Il movimento missionario quindi non può che essere completamente disarmato e non-violento, con quella radicalità senza condizioni (cfr Mt 5,37: “Il di più viene dal Maligno”) che solamente la Croce di Cristo continuamente ci rivela.

Questo darà ai faraoni di turno e ai loro vassalli l’illusione di poter continuare tranquillamente il proprio sopruso, in realtà le fondamenta stesse della loro giustizia (cfr Mt 5,20 e Lc 22,26) sono minate alla base e il loro dardo non può che risultarne spuntato (cfr 1Cor 15,55ss). Il sonno tranquillo del potere è il sonno incosciente di chi non vede arrivare la propria fine: non stupisce che egli sia sempre inizialmente cieco dinnanzi ai cambiamenti della storia!

Per questo noi cristiani siamo chiamati a svegliare dal sonno anche coloro che si lasciano ammaliare dalle sirene dei Potenti (Gal 3,1) introducendoli attraverso la testimonianza dello Spirito alla consapevolezza piena che solo nel mistero vissuto dell’Amore crocifisso (cfr Gv 16,8ss) ogni uomo e ogni donna ritrovano la propria dignità piena al servizio della comunità…

Insomma se l’annuncio evangelico non si incunea in tutte queste dimensioni del potere mostrandone la contraddizione interna e accettando di subirne la reazione violenta, esso non potrà che esserne inconsapevole strumento (cfr i “falsi profeti” in 1Gv 4,1; 2Pt 2,1 e Lc 6,26)! È compito del lavoro missionario smascherarlo denunciandone la radicale contrapposizione all’annuncio di giustizia e di pace nuova portati da Cristo e dal suo Vangelo. (prossimo post "la Missione economica")

2 commenti:

Danila ha detto...

Devo dire che ho dovuto leggere due volte il post, il cui concetto può apparire in prima istanza ostico. Ma poi mi è risultato chiaro. Mai come ora la democrazia è solo una facciata. Mai come ora la laicità contrappone la Parola di Dio. E...ciliegina su una torta stantìa e dunque velenosa, mai come ora gli stessi cattolici non sanno in quale rete si sono impigliati. A partire dal clero! Ne ho avuto conferma in una riunione(parrocchiale) recente, dove sollevavo un argomento scottante: i media stanno abbassando il livello culturale della gente, in modo squallido. E chi ha in mano il potere dei media? Risposta da parte di una professoressa di italiano (che avrebbe dovuto - in teoria - essere in linea con me): "ma alla domenica mattina, su Canale 5, c'è una trasmissione cristiana molto interessante, che si occupa dei popoli sottosviluppati!". Una trasmissione? E il resto? Poi ho dovuto desistere, poiché mi hanno zittito sostenendo che quella non era la sede dove parlare di politica.Ah si?!Ma un vero cristiano DEVE capire dove va a parare, e correggere il tiro altrimenti tra qualche decennio il cristianesimo muore per inedia. Si vede che abbiamo l'impero faraonico anche tra le mura delle chiese, a quanto pare!

bianca ha detto...

Questo articolo che ho letto in dicembre,miha profondamente colpito, sia per la sostanziale analisi, che per la descrizione dettagliata di un moto spirituale e sociale ,evidente, ma non facile da descrivere.Vorrei portare le mie riflessioni......Sono daccordo su questo conflitto, che come dice P. Mario è appena iniziato, così come capisco il significato " dell'intervento violento di Dio.." e comunque nei conflitti la Pace non esiste, oppure assume un significato che non è sinonimo di tranquillità. Ma , ci sono "esseri, e mi scuso se non li chiamo umani, che studiano a tavolino le strategie schiavizzanti del faraone, e non usano i media, o i giornali,o l'informazione libera per far sapere le intenzioni varie o le varie manovre, no,...si muovono in silenzio, sono occulti, e quando applicano le strategie decise , agiscono in modo invisibile, facendo pressione sull'ignoranza della gente, sulle incertezze economiche, sulla ricerca spasmodica di una consolazione materiale sulla quale troppo spesso si conta.E così il caos si alimenta e le persone essendo assai disorientate, non possono che sciegliere un padrone, che possibilmente gli dia il massimo per sopravvivere.Io non sono sorpresa di questo perchè di Faroni in azione ce n'è un numero incredibile,ma sono esterefatta perchè non incontro tra le persone comuni molti Mosè, e mi chiedo come finirà questo conflitto?, Ma principalmente chiedo: Quali talenti deve avere un Mosè di questa epoca ? Ci sono persone che devono entrare in questo "guerra" e magari non l'hanno neanche troppo scelto, hanno solo accettato il compito, o l'hanno sentito con un richiamo tuonante inarrestabile, che và al di là dei desideri di una vita semplice, come ci indica la parola di Gesù. Ci sono persone che devono impugnare la spada della Fede, senza avere la Tonaca o lo Scapolare per difendersi,e che devono stare nella vita di tutti i giorni che non è difficile solo per ciò che tutti conosciamo, ma è dolorosa e terribile, per quante volte si desidera dar retta al "serpente delle tentazioni" pur di trovare un minimo sollievo.E quanto è complesso uscire dagli intrighi che si formano nell'Anima , per continuare a credere che un giorno ci sarà una svolta! Quindi come applica il suo Amore per Dio un Mosè contemporaneo, tanto da essere così efficente da entrare nella trama di questa lotta e pensare che ce la farà?

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