Pagine

ATTENZIONE!


Ci è stato segnalato che alcuni link audio e/o video sono, come si dice in gergo, “morti”. Se insomma cliccate su un file e trovate che non sia più disponibile, vi preghiamo di segnalarcelo nei commenti al post interessato. Capite bene che ripassare tutto il blog per verificarlo, richiederebbe quel (troppo) tempo che non abbiamo… Se ci tenete quindi a riaverli: collaborate! Da parte nostra cercheremo di renderli di nuovo disponibili al più presto. Promesso! Grazie.

Visualizzazione post con etichetta cultura. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta cultura. Mostra tutti i post

venerdì 15 maggio 2009

Itagliani di ieri e... oggi?


Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura.
Non amano l'acqua, molti di loro puzzano perchè tengono lo stesso vestito per molte settimane.
Si costruiscono baracche di legno ed alluminio nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri. Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti.
Si presentano di solito in due e cercano una stanza con uso di cucina. Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci.
Tra loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichi dialetti.
Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l'elemosina ma sovente davanti alle chiese donne vestite di scuro e uomini quasi sempre anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti.
Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro.
Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti . Le nostre donne li evitano non solo perchè poco attraenti e selvatici ma perchè si è diffusa la voce di alcuni stupri consumati dopo agguati in strade periferiche quando le donne tornano dal lavoro.
I nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel nostro paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, attività criminali".
[...]
Propongo che si privilegino i veneti e i lombardi, tardi di comprendonio e ignoranti ma disposti più di altri a lavorare. Si adattano ad abitazioni che gli americani rifiutano pur che le famiglie rimangano unite e non contestano il salario.
Gli altri, quelli ai quali è riferita gran parte di questa prima relazione, provengono dal sud dell'Italia. Vi invito a controllare i documenti di provenienza e a rimpatriare i più. La nostra sicurezza deve essere la prima preoccupazione.

Il testo è tratto da una relazione dell'Ispettorato per l'Immigrazione del Congresso americano sugli immigrati italiani negli Stati Uniti, Ottobre 1912.

lunedì 23 marzo 2009

La lingua

Parlare parlare... noi lo facciamo spesso. Ma siamo così sicuri che... “Del resto bisognerebbe intendersi su cosa sia lingua corretta. Le lingue le creano i poveri e poi seguitano a rinnovarle all’infinito. I ricchi le cristallizzano per poter sfottere chi non parla come loro. O per bocciarlo.
Voi dite che Pierino del dottore scrive bene. Per forza, parla come voi. Appartiene alla ditta.
Invece la lingua che parla e scrive Gianni è quella del suo babbo. Quando Gianni era piccino chiamava la radio alla. E il babbo serio: «Non si dice lalla, si dice aradio».
Ora, se è possibile, è bene che Gianni impari a dire anche radio. La vostra lingua potrebbe fargli comodo. Ma intanto non potete cacciarlo dalla scuola.
«Tutti i cittadini sono eguali senza distinzione di lingua». L’ha detto la Costituzione pensando a lui.” Don Milani, Lettera a una professoressa, pag. 18

lunedì 2 marzo 2009

Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare.

«...senza alcuna intenzione di fare di te un gatto. Ti vogliamo gabbiana. Sentiamo che anche tu ci vuoi bene, che siamo i tuoi amici, la tua famiglia, ed è bene tu sappia che con te abbiamo imparato qualcosa che ci riempie di orgoglio: abbiamo imparato ad apprezzare, a rispettare e ad amare un essere diverso. È molto facile accettare e amare chi è uguale a noi, ma con qualcuno che è diverso è molto difficile, e tu ci hai aiutato a farlo. Sei una gabbiana e devi seguire il tuo destino di gabbiana. Devi volare. Quando ci riuscirai, Fortunata, ti assicuro che sarai felice, e allora i tuoi sentimenti verso di noi e i nostri verso di te saranno più intensi e più belli, perché sarà l'affetto tra esseri completamente diversi.” “Volare mi fa paura” stridette Fortunata alzandosi. “Quando succederà, io sarò accanto a te” miagolò Zorba leccandole la testa. “L'ho promesso a tua madre”. La gabbianella e il gatto nero grande e grosso iniziarono a camminare. Lui le leccava teneramente la testa, e lei gli copriva il dorso con una delle sue ali tese.»
Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare.

mercoledì 25 febbraio 2009

Dark Age?

Una interpretazione che trova le sue radici nelle polemiche positivistiche ottocentesche, vuole che il Medioevo abbia rimosso tutte le scoperte scientifiche dell’antichità classica per non contraddire la lettera delle sacre scritture. È vero che alcuni autori patristici hanno cercato di dare una lettura assolutamente letterale della Scrittura là dove essa dice che il mondo è fatto come un tabernacolo. Per esempio nel IV secolo Lattanzio (nel suo Institutiones divinae), su queste basi si opponeva alle teorie pagane della rotondità della terra, anche perché non poteva accettare l’idea che esistessero degli Antipodi dove gli uomini avrebbero dovuto camminare con la testa all’ingiù.
E idee analoghe aveva sostenuto Cosma Indicopleuste, un geografo bizantino del VI secolo, che nella sua Topografia Cristiana, sempre pensando al tabernacolo biblico, aveva accuratamente descritto un cosmo di forma cubica, con un arco che sovrastava il pavimento piatto della Terra.

Ora, che la terra fosse sferica, tranne alcuni presocratici, lo sapevano già i greci, sin dai tempi di Pitagora, che la riteneva sferica per ragioni mistico-matematiche. Lo sapeva naturalmente Tolomeo, che aveva diviso il globo, ma lo avevano già capito Parmenide, Eudosso, Platone, Aristotele, Euclide, Archimede, e naturalmente Eratostene, che nel terzo secolo avanti Cristo aveva calcolato con una buona approssimazione la lunghezza del meridiano terrestre.

Tuttavia si è sostenuto (anche da parte di seri storici della scienza) che il Medioevo aveva dimenticato questa nozione antica, e l’idea si è fatta strada anche presso l’uomo comune, tanto è vero che ancora oggi, se domandiamo a una persona anche colta che cosa Cristoforo Colombo volesse dimostrare quando intendeva raggiungere il levante per il ponente, e che cosa i dotti di Salamanca si ostinassero a negare, la risposta, nella maggior parte dei casi, sarà che Colombo riteneva che la terra fosse rotonda, mentre i dotti di Salamanca ritenevano che la terra fosse piatta e che dopo un breve tratto le tre caravelle sarebbero precipitate dentro l’abisso cosmico.

In verità a Lattanzio nessuno aveva prestato troppa attenzione, a cominciare da Sant’Agostino il quale lascia capire per vari accenni di ritenere la terra sferica, anche se la questione non gli sembrava spiritualmente molto rilevante. Caso mai Agostino manifestava seri dubbi sulla possibilità che potessero vivere esseri umani ai presunti antipodi. Ma che si discutesse sugli antipodi è segno che si stava discutendo su un modello di terra sferica.
Quanto a Cosma, il suo libro era scritto in greco, una lingua che il medioevo cristiano aveva dimenticato, ed è stato tradotto in latino solo nel 1706. Nessun autore medievale lo conosceva.

Nel VII secolo dopo Cristo Isidoro di Siviglia (che pure non era un modello di acribìa scientifica) calcolava la lunghezza dell’equatore in ottantamila stadi. Chi parla di circolo equatoriale evidentemente assume che la terra sia sferica.

Anche uno studente di liceo può facilmente dedurre che, se Dante entra nell’imbuto infernale ed esce dall’altra parte vedendo stelle sconosciute ai piedi della montagna del Purgatorio, questo significa che egli sapeva benissimo che la terra era sferica, e che scriveva per lettori che lo sapevano. Ma della stessa opinione erano stati Origene e Ambrogio, Beda, Alberto Magno e Tommaso d’Aquino, Ruggero Bacone, Giovanni di Sacrobosco, tanto per citarne alcuni. La materia del contendere ai tempi di Colombo era che i dotti di Salamanca avevano fatto calcoli più precisi dei suoi, e ritenevano che la terra, tondissima, fosse più ampia di quanto il nostro genovese credesse, e che quindi fosse insensato cercare di circumnavigarla. Naturalmente né Colombo né i dotti di Salamanca sospettavano che tra l’Europa e l’Asia stesse un altro continente.

Tuttavia proprio nei manoscritti di Isidoro appariva la cosiddetta mappa a t, dove la parte superiore rappresenta l’Asia, in alto, perché in Asia stava secondo la leggenda il Paradiso terrestre, la barra orizzontale rappresenta da un lato il Mar Nero e dall’altro il Nilo, quella verticale il Mediterraneo, per cui il quarto di cerchio a sinistra rappresenta l’Europa e quello a destra l’Africa. Tutto intorno sta il gran cerchio dell’Oceano. Naturalmente le mappe a t sono bidimensionali, ma non è detto che una rappresentazione bidimensionale della terra implichi che la si ritenga piatta, altrimenti a una terra piatta crederebbero anche i nostri atlanti attuali. Si trattava di una forma convenzionale di proiezione cartografica, e si riteneva inutile rappresentare l’altra faccia del globo, ignota a tutti e probabilmente inabitata e inabitabile, così come noi oggi non rappresentiamo l’altra faccia della Luna, di cui non sappiano nulla.
Infine, il Medioevo era epoca di grandi viaggi ma, con le strade in disfacimento, foreste da attraversare e bracci di mare da superare fidandosi di qualche scafista dell’epoca, non c’era possibilità di tracciare mappe adeguate. Esse erano puramente indicative. Spesso quello che preoccupava maggiormente l’autore non era di spiegare come si arriva a Gerusalemme, bensì di rappresentare Gerusalemme al centro della terra.

Infine si cerchi di pensare alla mappa delle linee ferroviarie che propone un qualsiasi orario in vendita nelle edicole. Nessuno da quella serie di nodi, in sé chiarissimi se si deve prendere un treno da Milano a Livorno (e apprendere che si dovrà passare per Genova), potrebbe estrapolare con esattezza la forma dell’Italia. La forma esatta dell’Italia non interessa a chi deve andare alla stazione (...).

Si veda ora questa immagine del Beato Angelico nel duomo di Orvieto. Il globo (di solito simbolo del potere sovrano) tenuto in mano da Gesù rappresenta una Mappa a T rovesciata. Se si segue lo sguardo di Gesù si vede che egli sta guardando il mondo e quindi il mondo è rappresentato come lo vede lui dall'alto e non come lo vediamo noi, e quindi capovolto. Se una mappa a T appare sulla faccia di un globo vuole dire che essa era intesa come rappresentazione bidimensionale di una sfera.


di Umberto Eco in Repubblica.it, 23 febbraio 2009

lunedì 8 dicembre 2008

L'Immacolata

1 Un difficile dialogo… “Adamo, dove sei?”
Una convinzione fondamentale percorre tutta la Bibbia: questa nostra storia non è abbandonata al caso, non è neppure semplicemente affidata alla rara bontà dei pacifici o alla violenza dei prepotenti, ma porta al suo interno un riferimento essenziale. È la storia misteriosa di un’ALLEANZA (un patto di AMICIZIA), il cui disegno, nato nel cuore di Dio, è addirittura anteriore alla storia del mondo. Il Signore continua a venirci a cercare (Adamo, dove sei?), anche se ci pare sempre più difficile sentire i suoi passi, da quando il giardino naturale degli inizi è tanto “culturalizzato” e calpestato da tanti passaggi.
La fatica di rispondere a Dio, il nascondersi al suo sguardo, il mascherare le nostre paure e desideri nel folto dei problemi e dei conflitti della vita, rivela la frattura dell’armonia della coppia umana e del suo mondo: un “peccato” che non ci tocca come singoli, soltanto, ma anzitutto come specie umana. Allora le “maledizioni” non sono tanto la condanna di un peccato che è sempre “prima” del singolo, ma la rivelazione o ratifica della condizione umana di partenza, per aiutarci a ricostruire il dialogo con Dio.
Nella Parola che ratifica la condizione umana c’è già la salvezza promessa: la donna, pur attraversando il dolore, ha una stirpe, ha futuro. Il male non ha futuro (il serpente mangia polvere e polvere sarà per sempre). Anche l’uomo tornerà polvere, ma mangia pane di sudore, (grazie al quale, “anche se muore vivrà”!). La proposta di salvezza è nella parola che di nuovo ci è rivolta da Dio, che non si stanca di parlare… Poiché egli ci ha fatto conoscere il mistero della sua volontà, secondo quanto nella sua benevolenza aveva in lui prestabilito per realizzarlo nella pienezza dei tempi: ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra.
2 Anche l’uomo ha imparato a parlare…
Il termine CULTURA designa tutto ciò per cui l’uomo affina e sviluppa le molteplici capacità del suo spirito e del suo corpo; si sforza di sottomettere l’universo per mezzo della conoscenza e del lavoro; umanizza la vita sociale, sia nella famiglia sia nell’insieme della vita civile, grazie al progresso dei costumi e delle istituzioni; esprime, comunica e conserva infine, nelle sue opere, nel corso del tempo, le grandi esperienze spirituali e le più profonde aspirazioni dell’uomo, perché servano al progresso di molti, anzi di tutto il genere umano” [Vat. II, GS]
La CULTURA è il modo di essere, cioè di pensare e di agire che predomina in una data collettività in un’epoca determinata”. “La CULTURA è ciò per cui l’uomo in quanto uomo diventa più uomo, è di più, accede in misura maggiore all’essere” [Giov. Paolo II].
La cultura è il pezzetto di natura coltivato dall’uomo, il quale modifica, trasforma, adatta, rimodella (talora deturpa)... i meccanismi naturali cercando di plasmarli come lui pro/getta: così l’uomo trasforma il nido (la cultura!) dove è nato e cresciuto e dove cresceranno gli altri uomini... cioè coltiva se stesso.
La sua zappa è la libertà, lo strumento con cui resiste alla pressione della necessità, la modifica, le si impone -quando riesce!-. E così, di un meccanismo (di eccelsa qualità biologica e psichica, ma pur sempre “necessitato”) fa una “storia possibile”. Perché può farla andare, in qualche modo, come vuole lui. Per questo è lui l’unico pezzetto di natura dove ‘può esistere l’amore’, che è la possibilità di donare qualcosa di proprio, fare un regalo – gratis, per niente, cioè per amore, appunto! E non per forza di necessità meccanica o biologica o psichica... ma per una proprietà “specialissima” – che ha solo la specie umana, nel mondo.
3 Finalmente l’uomo (una donna!) ascolta : “… avvenga di me quello che hai detto!”
Maria non solo ha seguito più da vicino, ma è stata coprotagonista DELL’INCARNAZIONE CULTURALE (Giov. Paolo II) di Cristo. L’incarnazione è narrata in un discorso, un dialogo! Il corpo di Maria, il suo cuore, la sua intelligenza, il suo linguaggio... sono il nido dove è cresciuto il nuovo uomo! Per questo il suo itinerario è “umanamente sconvolgente”... Senza le sue scoperte umane, i suoi problemi, i suoi misteri, le sue domande, le sue risposte, le sue incomprensioni, le sue trepidazioni... senza la sua totale dedizione all’amore (allo Spirito), in una preghiera affettuosa e intelligente… : cioè senza la sua inculturazione primaria (ha coltivato il primo uomo nuovo!), la nostra fede (odierna!) è immaginaria, non reale, non storica, non personale... E senza inculturazione non c’è contemplazione (ascolto) della verità e dell’amore. “La vostra cultura sia il preambolo della contemplazione, la vostra contemplazione sia portatrice e promotrice di cultura” [Giov. Paolo II, ai Carm. Scalzi., 1986].
Maria è dunque il luogo umano, l’anello della catena generazionale umana, nel quale Dio, fedele alla sua promessa di dialogo amichevole, ha domandato di inserirsi per essere parola autentica, fatta di carne umana, nella nostra storia drammatica. Questo è il mistero incredibile: la carne umana (il seno di una donna e la sua corteccia cerebrale…) è abitabile da Dio, dalla pienezza di Dio (Col 2,9). Può divenire pienamente trasparente alla luce dell’amore! Ci tocca cambiare l’idea di Dio – e anche dell’uomo!
…“Immacolata” dal peccato originario della specie umana. Cioè, aveva dentro una “grazia”, come una passione di amore, che sanava alla radice e rigenerava pienamente la nostra irresponsabilità di fronte a Dio - l’incapacità di amore gratuito - l’egoistica invincibile voglia di opacità e ripulsa alla sofferenza che ci preme da ogni parte….. Lei si consegna totalmente al dialogo con lui, alla sua amicizia. La sua vita rimane pienamente umana, faticosa, difficile, sofferente... pellegrinaggio di fede e di consapevolezza progressiva, ma sempre aperta alla speranza, alla riconoscenza, alla gioia, al servizio…
E così ha cominciato un’altra storia umana (un’altra cultura!), che hanno scritto poi dopo: ma lei, nel solco delle Scritture antiche, l’ha come reinventata … Non perché lei fosse un genio. Anzi diceva d’essere molto piccola e che era Dio che le voleva troppo bene... Soltanto che si era impegnata a non scordarsi mai nessuna Parola. Le conservava con cura, appunto, e le esaminava lungamente con l’intelligenza e il cuore - disposta a fare tutto quello che capiva, negli eventi difficili nei quali era sempre più coinvolta…
Inventò così la preghiera esistenziale, della consegna totale, intelligente e affettuosa, insieme!
Una mistura di consenso libero e consapevole ad un piano “primordiale” quanto misterioso di Dio, dentro le faccende della nostra storia. Per ripetere il suo sì a questo piano inaudito, dove il Padre ci ha benedetti con ogni benedizione, ancor prima della creazione del mondo e di tutti i nostri problemi.
Perché lei aveva capito che lì c’entrava tutto - tutta la storia antica e futura: il mangiare e la fame, i troni e la polvere, gli angeli di pace e gli innocenti ammazzati, la miseria del popolo e la sua cugina anziana, i vecchi sacerdoti senza più parole e i fidanzati che dovevano sposarsi senza vino... Infine, tutte le antiche insopprimibili speranze inesauste dell’umanità. Tutto si poteva raccogliere - riaggiustare - e pregare, nel nuovo modo di essere uomini, che -chissà come!?- il suo piccolo aveva iniziato, nel suo seno.

giovedì 2 ottobre 2008

Non solo idraulica!!!


E' di oggi questo articolo pubblicato su Avvenire, ci sembra una bella alternativa ai corsi di idraulica che alcune auspicano per la formazione permanente, pur senza precludere una simile preziosa manualità!!!

Le monache benedettine dell’Adorazione perpetua che tengono la Scuola di cultura monastica: «La clausura non è fuga dal mondo, ma servizio»
Lezioni di ebraico biblico in monastero DI ANNALISA GUGLIELMINO
Le finestre del monastero di via Bellotti non sono solo « aperte sul cielo». Fuori dalla clausura, c’è un mondo al servizio del quale si apre la chiesa delle benedettine dell’Adorazione perpetua: il corso elementare di ebraico biblico è l’ennesimo segno di questo servizio.
La «Scuola di cultura» per i laici è un’iniziativa che negli ultimi dieci anni, sotto il patrocinio del Pontificio ateneo Sant’Anselmo di Roma e dell’Istituto superiore di scienze religiose della Lombardia, ha offerto corsi di storia del monachesimo e delle Regole, d’iconografia, di arte delle miniature. Quest’anno il tema proposto è « Il monachesimo e il mondo » , che svilupperà l’ipotesi delle radici ebraiche del monachesimo cristiano (inizio: 20 ottobre). E per la prima volta, spiega la Priora del monastero, madre Maria Geltrude Arioli, « per ampliare le conoscenze del mondo ebraico e per fornire strumenti per lo studio approfondito della Parola di Dio, comincerà anche il corso di ebraico biblico » ( inizio: 23 ottobre). Ancora per alcuni giorni è possibile l’iscrizione.
«Una volta quando si parlava di monasteri, si evocava sempre l’immagine della “fuga dal mondo” – sorride madre Geltrude –. Ma questa definizione è assai parziale». La religiosa ricorda il recente intervento di Papa Benedetto XVI a Parigi, sulla funzione svolta dai monasteri benedettini nella edificazione della civiltà europea. «Anche oggi – aggiunge – questi elementi essenziali della vita benedettina sono attuali e vivi nelle realtà monastiche » . Come in via Bellotti, dove sorge il monastero delle benedettine del Santissimo Sacramento: proprio nel centro cittadino, le monache offrono la possibilità di frequentare la chiesa, sempre aperta, partecipando all’adorazione eucaristica, alla celebrazione della Messa cantata in gregoriano e delle ore liturgiche che ritmano il tempo delle giornate con il canto e la contemplazione della Parola di Dio. La sera che precede le più grandi solennità è poi possibile partecipare a veglie liturgiche secondo il rito latino o bizantino, animate dal canto di salmi o di inni orientali. Le stesse monache, inoltre, scrivono le icone sacre che adornano il monastero. «Tutto questo – conclude la priora – conferma che la clausura monastica è un modo per “aprirsi” di più, in modo solidale ed essenziale ai bisogni più veri delle persone ».

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

I più letti in assoluto

Relax con Bubble Shooter

Altri? qui

Countries

Flag Counter