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lunedì 2 marzo 2015

III Domenica di Quaresima


Dal libro dell’Èsodo (Es 20,1-17)
In quei giorni, Dio pronunciò tutte queste parole: «Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile: Non avrai altri dèi di fronte a me. Non ti farai idolo né immagine alcuna di quanto è lassù nel cielo, né di quanto è quaggiù sulla terra, né di quanto è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, tuo Dio, sono un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano, ma che dimostra la sua bontà fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti. Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché il Signore non lascia impunito chi pronuncia il suo nome invano. Ricòrdati del giorno del sabato per santificarlo. Sei giorni lavorerai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: non farai alcun lavoro, né tu né tuo figlio né tua figlia, né il tuo schiavo né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te. Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il settimo giorno. Perciò il Signore ha benedetto il giorno del sabato e lo ha consacrato. Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà. Non ucciderai. Non commetterai adulterio. Non ruberai. Non pronuncerai falsa testimonianza contro il tuo prossimo. Non desidererai la casa del tuo prossimo. Non desidererai la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo né la sua schiava, né il suo bue né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo».
 
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (1Cor 1,22-25)
Fratelli, mentre i Giudei chiedono segni e i Greci cercano sapienza, noi invece annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio. Infatti ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini.
 
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 2,13-25)
Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà». Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù. Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo.
 
Il vangelo che la Chiesa ci propone per questa III Domenica di Quaresima è il testo dell’evangelista Giovanni che parla della cacciata dal tempio di Gerusalemme.
Prima di spiegare il senso di questo gesto di Gesù è utile fare tre premesse:
1-      La prima riguarda la collocazione di questo brano, che mentre nei sinottici è posto durante gli ultimi giorni della vita di Gesù, quando è giunto a Gerusalemme e lì sarà arrestato e ucciso, Giovanni pone all’inizio del suo vangelo, in una delle sue discese a Gerusalemme in occasione delle festività ebraiche. Mentre cioè i sinottici legano in qualche modo l’episodio al Tempio, con l’inasprimento dei rapporti di Gesù con le autorità religiose di Gerusalemme, che per questo si convinceranno sempre di più della necessità della sua morte, Giovanni presenta la relazione di Gesù col Tempio come un tratto di tutta la sua vita pubblica.
2-      Inoltre – in sede di premessa – va ricordata l’importanza che il Tempio di Gerusalemme aveva per gli ebrei. Esso era stato costruito – secondo la narrazione biblica – dal re Salomone nel X sec. a.C., per collocarci l’arca dell’alleanza contenente le tavole della legge (i 10 comandamenti, di cui ci narra la prima lettura, nella versione di Esodo – ce n’è un’altra versione nel libro del Deuteronomio); era stato distrutto nel VI sec. a.C. dai babilonesi di Nabucodonosor II ed era poi stato ricostruito al ritorno dall’esilio (per essere di nuovo distrutto dai romani nel 70 d.C. e mai più ricostruito, tant’è che oggi, di esso, rimane solo il “Muro del pianto”).
3-      Il tempio di Gerusalemme era costruito secondo uno schema concentrico: nella zona più esterna potevano entrare tutti i fedeli di fede ebraica; poi c’era una prima barriera, che potevano superare solo le persone di razza ebraica; poi c’era un’ulteriore barriera, che potevano superare solo i maschi di razza ebraica; poi un’ulteriore barriera, che potevano superare solo i sacerdoti. Infine nella parte più “sacra” (= separata), il Santo dei Santi, poteva entrare solo il sommo sacerdote, solo una volta all’anno, durante la festa dello Yom Kippur, la festa dell’espiazione. Il Tempio di Gerusalemme al tempo di Gesù – secondo le ricostruzioni – poteva dunque presentarsi in questo modo:

con questi “scompartimenti”:

Il gesto di Gesù va dunque letto in questo contesto. Ciò che Gesù vuol far intendere è che il modo di vivere il rapporto con Dio, così com’era pensato nello schema del tempio (sacrifici, speculazioni pecuniarie sui poveri, separazione tra maschi e femmine, sacerdoti e laici, ecc…), non è il suo.
La proposta di relazione con Dio che Gesù fa è radicalmente diversa: non si tratta di aver paura di Dio, di fargli dei sacrifici, di usare soldi e bestie dei sacrifici per arricchirsi (con la scusa di arricchire il tempio di Dio); non si tratta di separare le persone secondo un ordine di presunta purezza, così che man mano che ci si avvicina al Santo dei Santi, diminuisca sempre più il numero di chi può avvicinarsi a Dio.
Gesù propone un Dio di cui non si può e non si deve avere paura, perché è un Dio totalmente e sempre schierato dalla parte dell’uomo, di qualsiasi uomo; tant’è che il Dio che Gesù ci ha fatto conoscere è un Dio accessibile a chiunque e dovunque («Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. […] Viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità», Gv 4,21.23); un Dio che dunque non vuole essere gratificato con dei sacrifici, perché la sua ira sia placata o perché il suo amore sia “pagato”, ma che piuttosto, come già insegnavano i profeti, vuole che l’uomo avvolto nel suo amore impari a sua volta ad amare gli altri, praticando la giustizia.
Ecco perché riassumerà i 10 comandamenti in un unico comandamento, che sarà: «Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri» (Gv 13,34).
Per queste sue idee Gesù verrà ucciso; perché la religiosità reagirà di fronte al suo tentativo di smantellarne il potere: perché il Dio di Gesù rompe ogni giustificazione del potere su base religiosa.
C’è da chiedersi se i cristiani siano (stati) fedeli a questa fede.

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