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venerdì 1 agosto 2008

La sfida della moltiplicazione…

…due cene, due paradossali conviti, sono proposti alla fame insaziabile dell’uomo, nel capitolo 14° del Vangelo di Matteo. Noi abbiamo ascoltato solo questa prima moltiplicazione dei pani. Ma questa è avvenuta in conseguenza del ritiro di Gesù nel deserto, dopo che Erode durante il pranzo tragico del suo compleanno ha fatto assassinare Giovanni Battista. E dietro a Gesù che si allontana in barca da questa convivialità assassina verso il deserto, vanno le folle, a piedi, lungo la riva… come fuggissero anche loro, rincorrendo nel deserto una parola di vita e di speranza.

la cena omicida di Erode
Quello di Erode è il convito per la festa del compleanno – invitati i grandi del potere (una grandezza tanto sanguinaria e presuntuosa quanto meschina e illusoria). Con cibi avvelenati di oppressione, odio, schiavitù… Le perversioni del cuore di ognuno si intrecciano e si assommano e il turpe omicidio che ne consegue non era previsto dal re, impaniato stupidamente in una ragnatela mortale. Ma la connivenza mortifera dei suoi pari, la stolta paura di perdere la faccia, rende progressivamente irreversibile il disegno di morte. Il male è sempre più di quanto ognuno da solo è capace di fare – e si “moltiplica” irrefrenabile nella sua logica perversa. Il giorno di festa della propria vita, diventa il giorno tragico dell’uccisione dell’unico innocente.
la cena messianica di Gesù
…le folle, in questo contesto appaiono ancora più smarrite, non solo pecore senza pastore, ma adesso anche lontane dalle loro povere case, senza mangiare e stanche del viaggio… in un luogo deserto, inospitale. Sono mosse, più meno coscientemente, dalla ricerca ostinata (ormai quasi disperata) della salvezza “messianica”, che ha tenuto vivo quel popolo per millenni di delusioni e di speranze… Ora sentono e rincorrono una salvezza “vera” venuta tra di noi. Non in futuro, ma adesso, anche se ha il suo compimento nel futuro. Una salvezza storica, cioè attuale e concreta. Universale, dalla quale nessuno è escluso, perché tutti vi hanno diritto, anche se poveri, impuri e peccatori, donne o bambini. Una salvezza abbondante, esorbitante, sconfinata. E sono addirittura custoditi gli avanzi per chi non è ancora arrivato, o arriverà in ritardo... Un convito dove nessuno è padrone di nessuno, ma chi più capisce più è chiamato a servire alla distribuzione ordinata per la gente sdraiata sull’erba fresca…
Finalmente… è stato ascoltato il desiderio dei popoli, si è avverato il sogno dei poveri di sempre? O voi tutti assetati venite all'acqua, chi non ha denaro venga ugualmente; comprate e mangiate senza denaro e, senza spesa, vino e latte… mangerete cose buone e gusterete cibi succulenti…
Non… chissà dove e chissà quando, ma nella piccola, fragile e difficile realtà della storia di oggi! … non abbiamo se non cinque pani e due pesci… Gesù ribadisce imperterrito: …date loro voi stessi da mangiare… benedisse, spezzò, diede ai discepoli e i discepoli alla folla… Tutti mangiarono e furono saziati.
la compassione di Dio
Le rivelazioni di Dio in Cristo sono collegate ai bisogni dell’umanità! Così era iniziata la storia della salvezza, che sta arrivando al suo compimento (Es 3,7: “Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sorveglianti; conosco infatti le sue sofferenze!”).
…c’è lo sguardo di Dio sul bisogno degli uomini: e ciò che vede, smuove le sue viscere a compassione per le folle con i malati… Gesù lancia il suo messaggio storico e simbolico insieme: la sfida della moltiplicazione smisurata delle poche striminzite risorse umane! è questa la premessa che porta alla salvezza!
…l’attenzione – la compassione – il coinvolgimento – la convivialità: sono i passi delle nuove relazioni liberatorie che il “messia” insegna agli uomini, come caratteristiche inconfondibili e inderogabili del suo discepolo “cristiano” – colui che è del tutto compromesso ormai nel convito dell’abbondanza gratuita: date voi stessi loro da mangiare.
tra la cena mortifera e la cena messianica … le nostre povere cene
I discepoli sono ormai storicamente lacerati da questa sfida, inerente all’avventura stessa della loro fede, nell’incertezza tra la cena mondana in cui sono coinvolti come uomini inseriti nel mondo in cui vivono, ma di cui conoscono come nessun altro la potenza coinvolgente e velenosa e la nuova cena messianica, nella quale il maestro si è consegnato per tutti, e che ha invitati a ripetere in sua memoria… Sanno anche che il pane non piove dal cielo e neanche i pesci, e neanche il petrolio o le macchine o i servizi e gli incontrollabili apparati di questa società. Tutto viene da un mercato inflessibile… fondato sul denaro e il potere, a cui i discepoli non devono rassegnarsi, collusi o tonti o colpevolizzati. Ma ancora oggi sono tentati di lavarsene le mani, lasciando le folle alla loro sorte: mandali nei villaggi, a procurarsi del cibo, con il denaro… gli uomini vengono richiusi nel loro bisogno, che pure sono incapaci di risolvere. E le necessità della storia quotidiana che si impongono senza pietà, rischiano di renderli schizofrenici, perché sono il contrario dell’utopia profetica: date voi loro stessi da mangiare!
la “moltiplicazione” - garanzia storica dell’eucaristia
… e qui esplode la “moltiplicazione”: un gratuito, piccolo, insignificante, persino contaminato dalla necessità antropologica del manipolare la natura fino ad inquinarla, fino ad uccidere per mangiare… Questo misero “piccolo” nostro bene, se condiviso, diventa bello, smisurato, incontenibile, libero dal danaro e dalla schiavitù della necessità… come l’acqua della samaritana, il vino di Cana, il pane sovrabbondante, venuto dalle poche pagnotte tenute nel nostro zainetto, aperto alla gente… Un impatto incancellabile per la chiesa primitiva queste moltiplicazioni, che lasciano scritte per sei volte, più che per l’istituzione stessa di ciò che prefigurano, l’eucaristia!
C’è dunque un insegnamento troppo importante, profetizzato da millenni nella fede dei patriarchi, dei profeti e dei poveri di Israele: è la caratteristica del Regno, il dito di Dio nella storia, indicato con tanti simboli e figure. Un “dito” con cui il discepolo può toccare la storia (la sua piccola storia) e farne scaturire, come disseppellendola, la segreta potenza di bene che ha dentro, oppressa e come ostruita dalle pesanti catene della paura, della competizione, dell’omertà vischiosa. Una potenza di bene seminata nel cuore della materia, ma soprattutto nelle vicende degli uomini, della loro fame disperata o intontita… Una potenza di bene, che il discepolo di Gesù è chiamato a “scoprire”, per vederla diffondersi e moltiplicarsi… in questa dinamica dal “piccolo insignificante” che diventa “gratuito sovrabbondante e incontenibile”: tutti mangiarono e furono saziati!
Giustamente la lettura che la stessa comunità primitiva ha fatta delle “moltiplicazioni” è modellata sul mistero eucaristico, perché questo è il nucleo ardente che il Padre ha inserito nel cuore dell’universo, assumendone e incarnandone in Gesù il gemito di salvezza… Ma guai a spegnere nella sola celebrazione liturgica la sua forza propulsiva di fermento storico! La gente è spaventata dalla eucarestia, quando ne intuisce il coinvolgimento mortale che comporta, e si domanda come sia possibile… Noi non possiamo che consentire, e ammettere che agli uomini il dono totale di sé è impossibile, e che la grazia eucaristica è proprio il cibo che rende digeribile al nostro stomaco questo destino indigesto. Soltanto che non capiranno se non li coinvolgiamo nelle “moltiplicazioni” – nelle esperienze piccole di dilatazioni umane grandi, ove illuminati e affascinati dalla Parola tentiamo di attingere alla consolazione dello Spirito, partecipando alla faticosa storia degli uomini con cui viviamo, facendo sì che ognuno trovi, passo passo, la sua missione personale, l’identità liberante che ha scritta da sempre nel suo cuore affamato…

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