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martedì 15 dicembre 2009

Lo sfregio

Di Marco Belpoliti dal sito Nazione Indiana

Che cosa suggerisce la visione del viso insanguinato del Presidente del Consiglio? Quello di un uomo che ha subito un incidente, che si è rotto il labbro, che si è fratturato il naso, che sanguina copiosamente. Un accidente casalingo, un incidente d’auto, un’effrazione improvvisa e inattesa. Qualcosa di fortuito e casuale. In realtà, come sappiamo tutti per averlo visto nei telegiornali, o su You Tube, Silvio Berlusconi è stato colpito da un oggetto scagliato con forza da un uomo.
Un attentato dissennato, dato l’oggetto usato per ferirlo – un souvenir, un simbolo della città di Milano in miniatura –, e vista la situazione. Un gesto folle, eclatante, assurdo. Un attentato in miniatura, si dovrebbe dire, perché non mortale, nonostante la situazione e il contesto, simile a quello di mille altri attentati a uomini politici negli ultimi due secoli: all’aperto, tra la folla, all’inizio o alla fine di un comizio. Qualcuno si sporge tra la massa dei sostenitori e compie l’atto fatale. Ma qui non accade.

La follia ha sempre metodo, e più di una ragione. Chi ha scagliato l’oggetto contro il Presidente del Consiglio, Massimo Tartaglia, voleva violare il corpo del Re, un corpo sacro, che diventa tale attraverso l’investitura del potere, i rituali della vestizione, le cerimonie della proclamazione, il culto che lo circonda. In queste settimane Silvio Berlusconi ha spesso parlato dell’investitura che avrebbe ricevuto dal Popolo; ha parlato, seppure con metodi mediatici da telegiornale e tele-spot, del proprio potere in termini sacrali, simili a quelli dei sovrani medievali e rinascimentali. Ha caricato di segni e simboli la sua stessa persona.

Si tratta di un processo che va avanti da tempo, in modo postmoderno, e non più medievale, attraverso tecniche che tendono a rendere giovane e quasi eterno il suo corpo: fitness, lifting, liposuzioni, trapianti dei capelli, cure di vario tipo e grado. L’eternità del corpo di Berlusconi sfida la mortalità stessa del corpo tradizionale del Re, destinato, alla pari di tutti i corpi, a invecchiare e morire. Nella tradizione medievale e moderna la regalità, il corpo immortale del Re, è trasmessa ai discendenti: “Il Re è morto, viva il Re”, si proclama quando muore il vecchio re e gli succede il nuovo.
Nel caso di Berlusconi il corpo vivo coincide con la regalità. Il corpo del Capo è diventato il corpo politico stesso, la sua regalità riposa sul suo stesso corpo che egli cerca di sottrarre al passare del tempo, al suo naturale logoramento, per renderlo, e qui sta il paradosso, eterno nel tempo: “una giovinezza eterna senza passato”.
È una mescolanza di aspetti antichi e moderni, medievali e postmoderni. L’aver posto tutta l’attenzione sul proprio corpo, in sintonia con quello che accade all’intera società occidentale, fondata sul “narcisismo di massa” e sulla cura ossessiva del corpo, è l’elemento centrale della sua politica. Abbiamo un solo corpo, ci dice continuamente la pubblicità, bisogna curarlo. Si tratta dell’unico bene di cui disponiamo, per questo va conservato, modellato, ringiovanito. Berlusconi si trova al culmine di questo processo, lo incarna e lo orienta con i suoi stessi comportamenti.
Ma la sacralizzazione del corpo mortale del Capo ha sempre messo in moto meccanismi opposti di desacralizzazione, come è accaduto molte volte nella storia. Nel 1990 a Sofia, la folla inferocita assaltò il mausoleo del Capo, Gheorghi Dimitrov, fondatore del Partito comunista bulgaro, e cercò di bruciare la sua mummia. Nel 1945 il corpo morto di Benito Mussolini fu gettato sul selciato di Piazzale Loreto, e dissacrato mediante una sconcia impiccagione a testa in giù. La folla l’aveva acclamato, ora la folla l’ha deturpato. Sono tanti i gesti del genere che traggono la loro motivazione nel rovesciamento della sacralità stessa del leader.
Il messaggio sacrale della ritualità moderna, ci spiegano gli antropologi, fa a meno della sfera religiosa tradizionale, e non ha più bisogno di ricorrere alle magie e alle superstizioni del medioevo, quando ai Re di Francia veniva attribuito il potere taumaturgico del tocco che guariva dalle malattie perniciose della pelle. Tuttavia il sacro non è scomparso, si è solo trasformato. Meglio: si è travestito, è entrato a far parte della nostra vita quotidiana attraverso gli schermi televisivi, le riviste patinate, i messaggi pubblicitari, i personal computer. Che lo sappia o no, che sia studiato o meno, Silvio Berlusconi mette in moto meccanismi che funzionano per gli attori come per i santi, per Marylin Monroe e per Padre Pio. Il corpo è sacro nella sua stessa materialità, in quanto corpo che muore, per questo viene investito di una significato totale e totalizzante.
Due gesti compiuti da Silvio Berlusconi ferito dall’atto del folle di ieri colpiscono. Col primo egli si china, si copre il viso con un pezzo di stoffa. Qui c’è il gesto umano, della persona ferita, che cerca riparo, che è stordita, che non capisce cosa gli è accaduto, e vacilla. Col secondo il Capo ritorna tale: dopo essere entrato nell’auto, spinto dai suoi guardiaspalle, esce di nuovo. Si mostra alla folla. Vuole far vedere che è vivo, certo, rassicurare i suoi sostenitori, ma vuole anche compiere un gesto di ostensione. Una sorta di Sacra Sindone al vivo: viva e sanguinolenta.
Si mostra perché è nell’ostensione che il suo potere corporale esiste e prospera. Ha compiuto tutto questo in modo istintivo, senza ripensamenti. Fossimo stati negli Stati Uniti, la sicurezza lo avrebbe caricato in auto e sarebbe partita a tutta velocità. Poteva esserci ancora pericolo. No, Silvio Berlusconi sfida il pericolo, si espone di nuovo, seppur dolorante, col sangue sul viso, atterrito ma vivo, allo sguardo dei fedeli, perché questo è la natura stessa del patto che ha stretto con loro.
La politica dell’immagine di Silvio Berlusconi, che passa attraverso sempre più attraverso la politica del proprio corpo, mostra qui qualcosa d’inquietante: il suo legame con la vita e insieme con la morte.
Il folle gesto simbolico di Tartaglia rivela quel lato in ombra che la sacralizzazione quotidiana delle immagini televisive e fotografiche nasconde, e che al tempo stesso ne è il rovescio: l’inconscio desiderio di desacralizzazione. Lo sfregio, l’abrasione, il colpo al viso sono antropologicamente – sacralmente, si dovrebbe dire – parte stessa di quella politica d’incentivazione del corpo. L’ostensione chiama implacabilmente la violazione. Il gesto di ieri a Milano è stato compiuto da un folle, che nella sua follia ci manifesta qualcosa di terribile. Il potere del sacro non perdona. Di Marco Belpoliti dal sito Nazione Indiana



Nota: "Il corpo ferito del Capo" è il titolo originale del post (citato anche da Filippo Ceccarelli in un suo articolo su Repubblica.it).

L'immagine con cui io l'ho accompagnato, spero non venga ritenuta "offensiva" o "fuori luogo". Essa cerca soltanto, nello stabilire un parallelo, di sottolineare la pertinenza delle argomentazioni e ricordare come "l'oggetto sacrale", artistico e non, religioso o profano, è "corporalmente" esposto , "radicalmente indifeso", allo "sfregio" dissacrante e desacralizzante...
La "morte" di Dio (o il suo tentativo), passa sempre per la morte del "corpo" (o il suo "ferimento"): tentativo che spesso coincide con la loro "riduzione idolatrica".
Il senso cristiano della "resurrezioni dei corpi", sta indicare anche questo: il ristabilimento, in Cristo, della regalità di Dio e della dignità dell'uomo nella loro "relazionabilità permanente", che nemmeno il ferimento o la morte possono oramai diminuire. Ed è anche questo il senso del Natale!

5 commenti:

Danila ha detto...

Il cristianesimo mi ha insegnato che con la violenza non si ottiene che altra violenza, tanto è vero che Cristo ha detto di porgere l'altra guancia, non di rispondere allo schiaffo. Posso non essere d'accordo sulla politica del Presidente del Consiglio, e anche sulle scelte della sua vita privata, ma non accetto quel gesto da irresponsabile.
Spero che questo Natale porti a comprendere che esasperare gli animi (sia pro o contro Berlusconi) non è una scelta responsabile.
Auguri a tutti, di cuore!

.Cecilia ha detto...

articolo molto interessante, integrato e riletto criticamente da più d'un ottimo commento sul sito da cui proviene.
thanks.
e non trovo per nulla inadeguato l'accostamento con l'icona - anzi, è lucido e valorizza il senso delle parole.

Mario ha detto...

Bentornata Danila, ci sei ancora? Dove eri finita? Cominciavi a mancarci...
D’accordo al 100% sul tuo discorso sulla violenza: la violenza si combatte col rifiutarne la logica e l’unico modo è accettare di diventarne vittima.

Gesù però quando parla di guancia parla della “tua” guancia mica di quella del tuo fratello/sorella. Infatti è intervenuto in modo deciso (e sempre rifiutando la logica della violenza), contro Pietro e ha riattaccato l’orecchio al malcapitato a cui l’irruento Pietro l’aveva tagliata… E quando sono venuti a catturarlo ha detto agli aguzzini di lasciare andare i suoi discepoli, ecc… Non è un caso che ai suoi “beati voi” seguono poi i “guai a voi”… Lui poi ha porto ben oltre la guancia… Eppure inaspettatamente davanti lecchino che poi voleva farsi bello davanti al potere, gli ha chiesto ragioni del suo comportamento. Insomma il dialogo-critica (mica si dialoga solo per incensare l’altro) deve essere sempre possibile anche con il boia indipendentemente che lui lo accetti o no. E come vedi anche questo ci vogliono impedire…

Per quanto riguarda gli animi… Tu dici che sono esasperati! Condivido in pieno e purtroppo ne ho testimonianza quotidiana… Ma osservo, constato, che non sono certo le parole che esasperano e ancor meno gli articoli di Repubblica, o trasmissioni TV (e chi li segue? I politici e qualche perditempo come me che girata la pagina o canale, se ne scordano)… Sono ben altre le cose che esasperano: treni che non funzionano (adesso anche il Corriere si è incazzato!); Ospedali che ti fanno partorire su una sedia! E qui mi fermo… Aggiungo solo: Hai letto dei 508 mila disoccupati in più (in soli tre mesi!)? Cinquecentoottomila… non riesco manco a immaginarmeli… e quante famiglie? Che bel Natale che passeranno! Credo che non basterebbe nemmeno un’enciclica papale a calmarli e a dar loro la Pace! E questa non è violenza? E senza proferire parole e senza scagliare alcunché… Ma chi se ne preoccupa? Bagnasco che parla di «clima di odio», confondendo il dissenso politico con il sentimento religioso? Ma su questo appena avrò tempo scriverò un post. Per ora, bentornata ;o)

Danila ha detto...

Grazie Mario per la tua profonda risposta. Sai, in un commento non è possibile scrivere tutti i pensieri e sentimenti che si vorrebbero esprimere. Mi sono perciò limitata a "condannare" il gesto di colui che scagliò la "pietra", in effetti contro chi ne ha scagliate ben di più, anche se in forma diversa. Credo che quel gesto, oltre che ritorcersi contro chi l'ha commesso (vedi galera)si è trasformato in un ulteriore vantaggio per chi l'ha ricevuto. (quanti: poverino!!). Non è questo il modo per "vendicarsi" dei molti oltraggi subiti dal popolo italiano!!! Spero che almeno in questo tu concorda con me. Il mio silenzio non significa assenza: ho sempre letto tutti i post del tuo blog, con vivo interesse. Ma ho trascorso momenti di dolore. Il mio terzo nipotino è nato, e vissuto una sola ora. Mia figlia sta riprendendosi lentamente e temevo per la sua salute fisica e psicologica. Se ti ricordi, ti avevo parlato della scelta da lei presa, riguardo a far nascere il bimbo,malgrado i gravi problemi di salute che presentava. Era un bel bambino di 4,5 Kg, ha dovuto subire un cesareo e l'ha fatto da sveglia, per poter vedere il suo piccolo vivo e farlo battezzare. Ora Iacopo è un figlio di Dio, e non uno dei tanti aborti gettati nell'inceneritore. Scusa la durezza delle parole, ma è mera verità! E' sepolto al cimitero, tra tanti altri angioletti figli di madri coraggiose e soprattutto cristiane!! Buon Natale a te e a tutti i collaboratori e lettori di questo blog!!

Mario ha detto...

Grazie per aver condiviso con tutti noi questo vostro momento drammatico e per la coraggiosa testimonianza che date... Non ho mancato e non mancheremo di ricordarvi nelle nostre povere preghiere. Auguri anche a te e a tutte le mamme che hanno un "angioletto" come tua figlia!

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