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sabato 12 febbraio 2011

Ti amo...



Ci ho messo un po' a decidere se sopprimere definitivamente il post o mantenerlo. Poi ho deciso di mantenerlo per due ragioni: primo perché le riflessioni fatte e la bellezza del testo non vengono meno. Poi perché è una bella lezione di umiltà... Di cosa sto parlando? Semplice ho preso una "bufala" nel senso che il vero autore del testo è Fabio Volo. Precisamente la lettera è tratta dal suo romanzo E' una vita che ti aspetto, (2003). Il brano in questione si trova proprio alla fine del romanzo. A.M., da cui io l'ho preso col suo esplicito permesso (!) lo ha semplicemente reso al femminile e indirizzato al suo ragazzo. Io ho riportato adesso la versione "originale".

Tutto il male però non vien per nuocere. Dubito che avrei prestato tanta attenzione ad un testo tratto da un romanzo... Il "merito" di A.M. sta nell'avermelo calato nella realtà rendendo il testo, nell'immaginario personale ancor più suggestivo e pregnante. D'altronde è questo il vero modo di leggere un romanzo: "funziona" solo se si fa finta che sia vero...

Ti dico queste parole nel periodo migliore della mia vita, nel periodo in cui sto bene, in cui ho capito tante cose. Nel periodo in cui mi sono finalmente ricongiunto con la mia gioia.

In questo periodo la mia vita è piena, ho tante cose intorno a me che mi piacciono, che mi affascinano. Sto molto bene da solo, e la mia vita senza di te è meravigliosa.

Lo so che detto così suona male, ma non fraintendermi, intendo dire che ti chiedo di stare con me non perché senza di te io sia infelice: sarei egoista, bisognoso e interessato alla mia sola felicità, e così tu saresti la mia salvezza. Io ti chiedo di stare con me perché la mia vita in questo momento è veramente meravigliosa, ma con te lo sarebbe ancora di più. Se senza di te vivessi una vita squallida, vuota, misera non avrebbe alcun valore rinunciarci per te. Che valore avresti se tu fossi l'alternativa al nulla, al vuoto, alla tristezza? Più una persona sta bene da sola, e più acquista valore la persona con cui decide di stare. Spero tu possa capire quello che cerco di dirti.

Io sto bene da solo ma quando ti ho incontrato è come se in ogni parola che dico nella mia vita ci fosse una lettera del tuo nome, perché alla fine di ogni discorso compari sempre tu. Ho imparato ad amarmi. E visto che stando insieme a te ti donerò me stesso, cercherò di rendere il mio regalo più bello possibile ogni giorno. Mi costringerai ad essere attento. Degno dell'amore che provo per te. [...]

Da questo momento mi tolgo ogni armatura, ogni protezione [...] non sono solo innamorato di te [...], io ti amo. Per questo sono sicuro. Nell'amare ci può essere anche una fase di innamoramento, ma non sempre nell'innamoramento c'è vero amore. Io ti amo. Come non ho mai amato nessuno prima...


Non ho letto (ancora) il romanzo di F. Volo, ma trovo questo brano bellissimo.
Una dichiarazione d'amore che inizia in modo spiazzante con quel «…la mia vita senza di te è meravigliosa»: Che razza di dichiarazione d’amore può mai essere una frase del genere? Sembrerebbe più un voler prendere le distanze, un premunirsi da fallimenti futuri, quasi un insulto… L'autore se ne rende conto e, con un guizzo di genio non indifferente, apre a orizzonti nuovi: «… Se senza di te vivessi una vita squallida, vuota, misera non avrebbe alcun valore rinunciarci per te», e ancora – spostando lo sguardo su di lui – «… Che valore avresti se tu fossi l'alternativa al nulla, al vuoto, alla tristezza? ». Cioè – sembra voler dire – proprio perché anche senza di te io sono felice, io voglio condividere questa felicità con te…

Non so voi, ma a me sembra che il discorso – che esistenzialmente nasce dal tentativo di sciogliere il nodo gordiano del comprendersi tra l’essere-con-sé e l’essere-con-te – è a dir poco sublime. E nelle poche parole dello slancio del cuore, fa una sintesi magistrale della ragione stessa, non solo dell’atto Creativo di Dio – il perché dell’esistente – ma di tutta la storia della Salvezza, dalla prima all’ultima pagina della Bibbia.

E facendo questo, come se non bastasse, spazza letteralmente via duemila anni di quella spiritualità cristiana (che davanti a questa scritto appare piuttosto un simulacro di spiritualità e per niente cristiana) che ha fondato la fede in Cristo e l’appartenenza a lui, sulla ricerca di “senso” alla propria esistenza: Buona parte dell’annuncio cristiano si basa ancora oggi su questo principio, che qui si mostra come inconsistente e per lo meno ambiguo. Perché riduce Cristo, la fede, la religione, la preghiera, l’amore stesso, ecc., a “compensazioni” di mancanze esistenziali che hanno come esito la fuga dal “reale”: «sarei egoista, bisognoso e interessato alla mia sola felicità, e così tu saresti la mia salvezza», scrive!

Da qui si possono trarre degli spunti ulterioni sempre in ambito cristiano...

Dobbiamo avere il coraggio di dircelo chiaramente, senza Gesù Cristo, ci sono miliardi di persone che vivono bene e alcune benissimo. Lo ripeto, senza fede, senza Gesù Cristo, si può vivere bene, eccome. Forse, in quanto credenti, fa male dirselo, ma è la verità che constatiamo ogni giorno, anche in noi stessi.
Verità dolorosa, ma meravigliosa però, perché ci permette di scoprire che solo colui che vive in pienezza la propria vita può, senza piegare la fede ai propri bisogni, vivere un rapporto di fede e di affidamento a Gesù Cristo in tutta autenticità: le letture strumentali del Vangelo nella storia sono lì a ricordarcelo…
Solo allora ci si può decidere per “complicarsi la vita” in un rapporto con l’altro… Con tutto quel che comporta nella vita pratica, la fatica di dare storia al proprio reciproco amore.

Ci possiamo domandare allora se Gesù Cristo “oggi”, è “ancora” un “di più”. Anche a questo credo che possa rispondere il brano «Io ti chiedo di stare con me perché la mia vita in questo momento è veramente meravigliosa, ma con te lo sarebbe ancora di più».

Solo se si arriva a dire questo, l’amore è veramente amore. Perché gratuito, cioè “di Dio”. E solo questo amore, rende ancor più meraviglioso, il meraviglioso che già viviamo: Qualunque sia il punto di partenza con cui iniziamo (con Dio, con le persone, con le cose), questa è per tutti la direzione in cui incamminarsi.

Altre considerazioni potrebbero essere fatte, ma non vorrei allungare eccessivamente il post.
Accenno solo a due aspetti non marginali, presenti nella struttura del testo.
L’imparare a stare bene con sé: ove la “necessaria solitudine” diventa il “luogo” in cui si impara a costruire l’incontro con l’altro.
L’osservazione, indicata solo indirettamente, che l’amore è sempre un incontro tra maturi e non tra immaturità. A qualunque livello questa si situi…

Sinceramente è un brano che consiglierei caldamente a ogni coppia che intendesse intrapprendere (o continuare) un cammino di relazione che non si fondi sul "completamento, da parte dell'altro, di ciò che ci manca".

In ogni caso, grazie ad A.M. che mi ha fatto conoscere questo brano!

Nota: Quando avrò letto il romanzo, vedrò se sarà il caso di commentare ulteriormente il brano... Ho eliminato i commenti che non sono più "attinenti" al post. Mi scuso ancora con le lettrici e lettori del blog.

6 commenti:

Denise Cecilia ha detto...

Anch'io voglio ringraziare A.M.
Conosco questo tipo di amore: ne ho l'esperienza.
E' così qualitativamente grande che a volte temi di non saperlo vivere... ma è più forte anche dei tuoi dubbi; e non può non vincerli.

Danila ha detto...

e mi chiedi perchè questa unicità del tuo essere, la risposta è una sola : perché tu sei un uomo libero, una persona libera.

Cerca di riappropriarti della tua storia, della tua infanzia, della tua adolescenza ...
Forse ricordi atti di ribellione, quando hai detto un no al tuo papà, alla tua mamma, al maestro o all’educatore.
Quelle ribellioni nascevano dalla esigenza di essere una persona libera.

Poi, maturando, hai scoperto tutti i condizionamenti della tua libertà. Forse non credi più alla tua libertà ... e la scienza ti suggerisce che sei condizionato dal tuo codice genetico, dalla storia dei tuoi primi anni, dall’educazione che hai ricevuto, dalla religione che hai ereditato.
Ti accorgi che la tua libertà è una piccola isola in un oceano immenso di condizionamenti.

Ecco perché il primo atto di fede che la persona umana deve fare, non è in Dio, ma è nella sua libertà.
Credo ... credo, e non dimostro, di poter diventare una persona libera, nonostante le mie debolezze, le mie cadute, i miei tradimenti, i condizionamenti che la società di impone ... Credo di poter diventare una persona libera.

Siamo abituati a dividere l’umanità in due categorie : atei e credenti, ma questa è una divisione culturale, storica.

Se con un aereo vi portate in India, in quel mondo, in quella cultura, la parola “ateo” non esiste neppure.

La vera distinzione non è dividere atei da credenti, ma come ci suggerisce la parola di Dio, la vera distinzione è tra uomini liberi e uomini schiavi.
Quanto sopra è tratto da un'omelia di don Barbareschi. La trovo molto assimilabile con la lettera di A.M.nel senso che anche la ragazza innamorata, ha usato la libertà per scegliere di amare, e con un amore privo di condizionamenti (sto bene da sola - quindi non sto con te perché tu riempia un vuoto esistenziale)Spero di non essere andata fuori tema come mio solito!

Mario ha detto...

@Denise Cecilia: Che dire, un po' vi invidio. Parole così profonde sull'amore, non credo che siano mai state scritte, nemmeno da un sant'Agostino (vissute forse, ma non scritte)...

Il timore che manifesti è segno ulteriore che si sta vivendo qualcosa che "ci supera" eppure è "nostro". Il passo successivo, storicamente non necessario, sarà riconoscere da Chi, tanto debordante dono ci viene.

Danila ha detto...

Sul fatto che occorre rivedere, all'interno della Chiesa, le modalità per proporre un nuovo modo di evangelizzazione, attraverso l'Amore che, se vogliamo andare a vedere, Santa Teresina aveva già ampiamente insegnato,seppur col suoi stile aderente ai tempi in cui è vissuta, sono pienamente d'accordo. E anche sul fatto di grattare le scorie di un' antico ed obsoleto tabù sull'amore umano. Non nego che la lettera di A.M. sia toccante, sconvolgente, se vogliamo, proprio perché scritta da una giovane donna, che di norma si presume non sia "matura" per descrivere appieno un sentimento così immenso quale sia l'amore. Sono felice di sapere che tu sia rimasto "convertito" da tali parole. E certamente lo Spirito lavora incessantemente su ognuno di noi. La fatica è quella di trovare la giusta via per portare (e riportare) all'ovile ogni pecora che cerca il vero Rifugio. Forse l'impegno e la passione nel corso degli anni è venuta a mancare, ed ora si raccolgono i cocci, così quando si scopre un vaso integro, si rimane stupiti e confusi! Ma col cuore leggero e felice!

Mario ha detto...

No! L'impegno e la passione nel corso degli anni non sono venuti a mancare e non ci sono cocci da raccogliere. Anzi!

Qui siamo veramente davanti a una prospettiva nuova, che non è obbligatorio che tu riesca a cogliere.

Prospettiva che neanche santa Teresina si è mai sognata di formulare e non poteva visto il mondo culturale a cui apparteneva... Teresina ha insegnato altro, che nella lettera non trovi: a ciascuno il suo (dono di Dio).

Mario ha detto...

Voglio inoltre far notare, a chi ha leggiucchiato qualcosa di teologia, che nel brano verso la fine, si trova la struttura dei logói spermatikói, (che parla della presenza del Verbo – dell’Amato – in ogni cosa creata) così cara ai Padri della Chiesa e ovviamente ripresa anche dal Vaticano II e divenuta così fondamentale nella riflessione teologica, quando dice [da] quando ti ho incontrato è come se in ogni parola che dico nella mia vita ci fosse una lettera del tuo nome, perché alla fine di ogni discorso compari sempre tu!

Naturalmente è possibile che l'autore non sia consapevole di queste implicanze teologiche…, ma ancora di più siamo davanti a una "prova ulteriore" della Verità di quanto è magistralmente comunicato...

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