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martedì 6 dicembre 2011

III Domenica dei Avvento: Giovanni Battista (2)

In questa Terza Domenica di Avvento, la liturgia della Parola ci ripropone nuovamente la figura del Battista, nella versione – stavolta – dell’evangelista Giovanni.

Io credo che l’insistenza che la Chiesa ponga su questo personaggio – proprio in questo tempo di preparazione al Natale –, sia dovuta al fatto che conoscere Giovanni Battista e rapportarlo, confrontandolo, con Gesù, ci aiuta ad orientare meglio la nostra attesa del Dio che viene.

Settimana scorsa ci siamo soffermati soprattutto su una conoscenza un po’ “didattica” del Battista. Oggi – proprio anche alla luce della presentazione che il Quarto Vangelo fa di lui («Egli confessò e non negò. Confessò: “Io non sono il Cristo”») – mi piacerebbe provare a vedere come Gesù segua le orme del Battista e tuttavia le reindirizzi altrove!

Lo faccio ancora al seguito di J. A. Pagola in Gesù. Un approccio storico.


«La “conversione” di Gesù. In un dato momento, Gesù si avvicino al Battista, ascoltò la sua chiamata alla conversione e si fece battezzare da lui nelle acque del fiume Giordano; il fatto avvenne intorno all’anno 28. […] Per Gesù si tratta di un momento decisivo, perché implica un ribaltamento totale della sua vita. Quel giovane artigiano oriundo di un piccolo villaggio della Galilea non tornerà più a Nazaret; in futuro si dedicherà corpo e anima a un compito di carattere profetico che sorprende i suoi familiari e vicini. […] A quanto sembra [quando va da Giovanni] Gesù non ha ancora un progetto proprio ben definito. Tuttavia, la sua decisione di farsi battezzare da Giovanni lascia intravedere […] che condivide la sua visione circa la situazione disperata d’Israele: il popolo ha bisogno di una conversione radicale per accogliere il perdono di Dio. Ma Gesù condivide anche e soprattutto la speranza del Battista, ed è attratto dall’idea di preparare il popolo all’incontro con il suo Dio; presto tutti conosceranno la sua irruzione salvifica, Israele sarà restaurato, l’Alleanza verrà rinnovata e la gente potrà godere di una vita più degna. Questa speranza, ripresa inizialmente dal Battista, Gesù non la scorderà mai.

Gesù ha assunto il battesimo come segno e impegno di un cambiamento radicale. […] Si svincola dalla famiglia e si dedica al suo popolo; dimentica anche il proprio lavoro; lo attrae soltanto l’idea di collaborare a quel meraviglioso movimento di conversione iniziato da Giovanni.

[Dopo il battesimo] Gesù non torna immediatamente in Galilea, ma si trattiene per qualche tempo nel deserto accanto al Battista, […] approfondendo ulteriormente il suo messaggio e aiutandolo da vicino nel suo lavoro.

Il nuovo progetto di Gesù. Il movimento iniziato dal Battista cominciava a venir notato in tutto Israele; anche i gruppi tacciati di essere indegni e peccatori, come gli esattori di imposte e le prostitute, accolgono il suo messaggio; soltanto le élite religiose e gli erodiani dell’entourage di Antìpa oppongono resistenza. […] Giovanni diventa un profeta pericoloso soprattutto quando Erode ripudia sua moglie per sposare Erodìade, moglie del suo fratellastro Filippo. [La questione non era solo morale:] Antìpa era sposato con la figlia di Areta IV, re di Nabatea; il matrimonio era stato ben accolto, perché sigillava la pace fra la regione della Perea e quel popolo di frontiera, sempre ostile e guerriero. Ora però questo divorzio spezza nuovamente la stabilità; i nabatei lo considerano come un insulto al loro popolo e si preparano a lottare contro Erode Antìpa.

La situazione diventa esplosiva quando il Battista, che predica a meno di venti chilometri dalla frontiera con i nabatei, denuncia pubblicamente l’operato del re. […] Prima che la situazione peggiori, Antìpa ordina di incarcerare il Battista nella fortezza di Macheronte, e, più tardi, ne ordina l’esecuzione.

[…] Gesù reagisce in maniera sorprendente. Non abbandona la speranza che animava il Battista, bensì la radicalizza fino ad estremi insospettati. Non continua a battezzare come fanno altri discepoli di Giovanni; […] dà per conclusa la preparazione che il Battista ha promosso fino ad allora e trasforma il suo progetto in un altro nuovo. […] In Gesù si va destando una convinzione: Dio agirà in questa situazione disperata in un modo inaspettato.

[…] Gesù cominciò a vedere tutto in un orizzonte nuovo. È finito ormai il tempo della preparazione nel deserto; comincia l’irruzione definitiva di Dio; bisogna collocarsi in maniera diversa. Quel che Giovanni attendeva per il futuro comincia già a diventare realtà; cominciano dei tempi che non appartengono alla vecchia epoca della preparazione, bensì a un’era nuova; giunge ormai la salvezza di Dio.

Quel che Gesù contemplava non era soltanto un cambiamento di prospettiva temporale; la sua intuizione credente e la sua totale fiducia nella misericordia di Dio lo portano a trasformare radialmente quanto Giovanni si attendeva.

[…] Gesù cominciava a vedere tutto nella prospettiva della misericordia di Dio. Per questo popolo […] ora comincia […] il grande dono della salvezza. […] Il popolo conoscerà l’incredibile compassione di Dio, non la sua ira distruttrice.

Gesù comincia presto a parlare un linguaggio nuovo: sta giungendo il “regno di Dio”. Non bisogna continuare ancora ad aspettare, bisogna accoglierlo. Quel che a Giovanni sembrava qualcosa di tuttora lontano, sta già facendo irruzione; presto estenderà la sua forza salvifica. Bisogna proclamare a tutti questa “Buona Novella”; il popolo deve convertirsi, ma la conversione non consisterà nel prepararsi a un giudizio, come pensava Giovanni, bensì nell’“entrare” nel “regno di Dio” e nell’accogliere il suo perdono salvifico.

Gesù lo offre a tutti. […] In Gesù l’idea del giudizio non scompare, ma cambia totalmente di prospettiva; Dio viene per tutti come salvatore, non come giudice.

[…] Gesù abbandona il deserto che è stato lo scenario della preparazione e si sposta nella terra abitata da Israele, per proclamare e “mettere in scena” la salvezza che si offre ormai a tutti con l’avvento di Dio. La gente non dovrà più recarsi nel deserto come ai tempi di Giovanni; sarà egli stesso […] a percorrere la terra promessa. Per gli abitanti della Galilea e dei dintorni, la sua vita itinerante sarà il miglior simbolo dell’avvento di Dio, che viene come Padre a istituire una vita più degna per tutti i suoi figli.

Gesù abbandona anche il carattere e la strategia profetica di Giovanni. La vita austera del deserto viene sostituita da uno stile di vita festoso; mette da parte il modo di vestire del Battista; non ha senso neppure continuare a digiunare; è giunto il momento di celebrare pasti aperti a tutti, per accogliere e celebrare la vita nuova che Dio vuole instaurare nel suo popolo. Del banchetto condiviso da tutti, Gesù fa il simbolo più espressivo di un popolo che accoglie la pienezza di vita voluta da Dio.

Neppure il battesimo stesso ha più significato come rito di un nuovo ingresso nella terra promessa. Gesù lo sostituisce con altri segni di perdono e guarigione che esprimono e rendono realtà la liberazione voluta da Dio per il suo popolo. Per ricevere il perdono non è necessario salire al tempio di Gerusalemme per offrire sacrifici di espiazione; non è necessario neppure immergersi nelle acque del Giordano; Gesù lo offre gratis a quanti accolgono il regno di Dio. Per proclamare la sua misericordia in maniera più sensibile e concreta si dedicherà a qualcosa che Giovanni non aveva mai fatto: curare infermi che nessuno curava; alleviare dolore di persone abbandonate; toccare lebbrosi che nessuno toccava; benedire e abbracciare bambini e piccini. Tutti devono sentire la vicinanza salvifica di Dio, anche i più dimenticati e disprezzati: gli esattori, le prostitute, gli indemoniati, i samaritani.

Gesù abbandona anche il linguaggio duro del deserto. Il popolo deve ora ascoltare una Buona Notizia. La sua parola diventa poesia. Invita la gente a guardare la vita in maniera nuova; comincia a raccontare parabole che il Battista non avrebbe mai immaginato. Il popolo rimane conquistato. Tutto comincia a parlare loro della vicinanza di Dio: il seme che seminano e il pane che cuociono, gli uccelli del cielo e le messi dei campi, le nozze in famiglia e i pasti intorno a Gesù.

Con Gesù, tutto comincia a essere diverso. Il timore del giudizio lascia il passo alla gioia di accogliere Dio, amico della vita; nessuno parla più della sua “ira” imminente; Gesù invita alla fiducia totale in un Dio Padre. Non cambia soltanto l’esperienza religiosa del popolo: l’immagine stessa di Gesù si trasforma; nessuno lo vede ora come un discepolo o collaboratore del Battista, bensì come il profeta che proclama con passione l’avvento del regno di Dio. È lui quel personaggio che Giovanni chiamava “il più forte”».

1 commento:

maria sole ha detto...

Grazie Chia, i tuoi commenti sono come un cuscino su cui posare il capo e......... riposare un pò.

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