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martedì 27 dicembre 2011

Maria santissima madre di Dio

«Troppe cose insieme, forse, ci vuole dire la liturgia di oggi, nello spazio così piccolo di una giornata di inizio anno: Maria, madre di Dio, la giornata mondiale della pace, il capodanno…

[…] Comunque, nel vangelo scelto, c’è anche per noi, il rimedio che usava Maria, quando troppe cose difficili premevano, dentro e fuori di lei: Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore».

E allora, vorrei fermarmi solo su un aspetto… su questi pastori, che – curiosamente – come Zaccaria – dopo l’incontro con questo bambino – parlano benedicendo Dio.

Mi pare molto interessante infatti questa ripetuta sottolineatura dei vangeli dell’infanzia: chi incontra Gesù, bene-dice, cioè dice-bene di Dio!

Eppure ciò che hanno visto è un segno tutt’altro che “divino”: una donna con suo marito e il loro bambino…

Un segno, anzi, nemmeno così umanamente nobile o strabiliante, dato che questo bambino era «adagiato nella mangiatoia», «perché per loro non c’era posto nell’alloggio» (Lc 2,7).

Eppure «questa pagina, come tutto il racconto dell’infanzia di Gesù nel vangelo di Luca, ci fa da traccia e insieme dà conforto per capire il processo di umanizzazione nuova a cui il discepolo del Signore è chiamato».

Infatti «allora come ora, il gesto, il segno o l’evento che ci smuove è, in genere, povero e tanto insignificante», un’intuizione, un po’ di bene che qualcuno ci vuole, una carezza insperata… Ma a noi è bastato… perché ha come profuso una luce…

Infatti, «comunque sia la storia di ognuno, fatta sempre di dolore e gioia, speranza e peccato mescolati insieme, una luce ci ha illuminati e attratti tante volte, per un istante…

…ma adesso questa luce non c’è più! I pastori l’avevano accolta con gioia e se ne erano lasciati illuminare e com/muovere… ma non c’è più! Così Maria nella sua vita nascosta! Siamo tornati nella penombra del quotidiano feriale, e ce ne è rimasta solo l’impronta e la memoria.

[…] Ma di questa luce “che rifulge in terra tenebrosa” possiamo avere in qualche momento esperienza, se facciamo attenzione alle sue scintille fioche e molto intermittenti: incontri, sofferenze, gioie… riconoscenza! Esperienze che ci riportano al senso della vita nel riferimento a Gesù e al suo vangelo, nell’attenzione affettuosa alla sua presenza, da accudire e custodire gelosamente, altrimenti le scintille si perdono, e ne rimane solo il dato materiale, non parlano più. Infatti, che un segno sia leggibile in modo positivo e smuova il nostro cuore è solo in rapporto alla luce essenziale della fede [della fiducia che gli accordiamo], rappresentata in noi da queste scintille successive, da queste esperienze profonde, ma incatturabili e indimostrabili e tuttavia vere e sentite nel fondo dell’animo».

Vere, in proporzione ai frutti che portano, «ai frutti dello Spirito: se cioè ci aprono il cuore e la mente a seguire la via del Signore… Possiamo solo riceverle e custodirle, tentare di rendere queste scintille più continue tra loro attraverso atti singoli di fede, operazioni concrete di obbedienza (andate… sono andati! In fretta!). I nostri sforzi di assenso alla fede, piccoli atti di consegna di sé nelle minuscole vicende quotidiane, talora seguono, talora anticipano, con un colpo d’ala interiore, la convinzione. Piccoli gesti concreti che, se moltiplicati in un tessuto continuo, saldano l’una all’altra queste scintille e ci danno, pure nelle tenebre, una certa continuità nell’esperienza di fede, nel cammino della vita. È appunto il riferimento a questa luce, conservata con lucida e intelligente memoria affettuosa, che rende i segni percettibili, se no si vanificano… Quello che rimane e ci trasforma è il momento di fede che avremo vissuto nella nostra vita, la capacità di accumulare e condensare atti di fede, magari piccolissimi, uno dopo l’altro, giorno per giorno, che rendono sempre più vera e conseguente l’esperienza del mistero di Gesù, che abbiamo in cuore…»[1].

Per dire anche noi – come Zaccaria, come i pastori – incontrovertibilmente bene di Dio.

Buon anno.



[1] Tutte le citazioni sono di Giuliano Bettati, OCD.

3 commenti:

maria sole ha detto...

Grazie Chia per questo anno sul blog. Sei un'amica che mi dà speranza, fiducia. Non mi sento mai sola quando ti leggo. I miei pensieri sono scritti qui, tante volte ampliati e ben formulati.
Grazie del tuo ricordo continuo di p.Giuliano.
Ringrazio Dio Padre di aver avuto la grazia di conoscerlo e ci sei tu a ricordarcelo.
Nella quotidianità, nelle piccole cose semplici ed apparentemente senza senso che la nostra fede è visibile. Va curata, ben curata. Un piccolo seme che va accudito, momento per momento. Nella continuità e costanza si rinnova. E' un piccolo lume da riempire continuamente con l'olio della vita, della riflessione, della catechesi.
Buon Anno a te ed a tutti gli amici dell'eremo del Carmelo

chia ha detto...

quando scrivevo questa lectio, pensavo a te, a quanto ti avevano colpito e si erano fermate nella tua memoria le scintille intermittenti di cui parlava giuliano.
e mi veniva da sorridere compiaciuta.

maria sole ha detto...

Rileggo ancora ADESSO alcune lectio di p. Giuliano, quelle dei tempi forti, che ho conservato nella mia bibbia personale. Ed ho ancora nitido il ricordo di un ritiro dell'ultimo Natale trascorso ascoltandolo all'eremo.
Ho ricevuto tanto da lui, insieme ad altri, ma il suo ruolo è stato importante, la sua umanità e competenza mi sono accanto nella memoria.
Scopro sempre più spesso quanto sia importante non dimenticare il nostro passato e irrorare la nostra memoria con rivisitazioni dei temi storici, religiosi, sociali. Il peggior difetto, sopratutto italiano, è dimenticare troppo in fretta, come nella situazione economica e politica attuale: sono bastati 15 giorni e tutto sembra superato. La crisi? Andiamo a chiederlo a chi è SENZA LAVORO, a quelle famiglie il cui reddito si è dimezzato per la perdita del lavoro, per i giovani che non vedono un futuro ed appiattiscono i loro ideali, i loro desideri...... Potrei continuare ma mi fermo qui. Benedetta questa crisi se ci insegnerà la solidarietà, il rispetto, a combattere per quello che si crede, il coraggio di esprimere le proprie idee, a guardare le persone negli occhi senza acredine...... Benedetta crisi.
Un abbraccio ed i miei auguri sono per tutti quelli che credono in quello che credo io.

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