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lunedì 19 marzo 2012

L'ultimo profeta


Beppe Grillo

La storia di Beppe Grillo la conosciamo, seppur spesso a spanne: non proprio quella di un uomo qualunque…
Il “tipo” pure: comico, sarcastico, satirico, cafone, politicamente scorretto, anticlericale, a volte persino dissacrante e “bestemmiatore”, in alcune sue “visioni” altrettanto ingenuo e bambinesco, ultimamente additato anche come “autoritario” eppur “anarchico”… L’antipolitico che fa politica, anche se per interposta persona. Insomma tutto e il contrario di tutto.
È un personaggio che “seguo” – insieme a molti altri – prima per ridere, ora per piangere. Non che qualcuno possa mai votarlo, perché mai lui si presenterà (se ben l’ho capito).

Cosa mi spinge allora a scrivere un post tutto su di lui? Il disagio.
Il disagio che provo leggendo articoli, analisi, commenti (anche sul suo blog) di quelli che lo criticano e di quelli che lo lodano: non riesco mai a ritrovarmi. L’impressione è che ai più manchi la chiave di lettura del “fenomeno” Beppe Grillo e della sua non-creatura il “Movimento 5 stelle”. La cosa che mi lascia allibito è che persino i suoi più convinti sostenitori non sembrano cogliere il “nodo” centrale della sua proposta (al di là delle declinazioni contingenti: TAV, economia, ecc.). E mi chiedo a volte se lo stesso Grillo ne sia pienamente consapevole. Pienamente forse no!
Ci provo (non-umilmente) io.

Se guardiamo alle qualità (o difetti scegliete voi) sopra descritti, senza troppa fatica troveremmo che calzano a pennello con alcune caratteristiche fondamentali di un personaggio biblico chiave: il profeta.
Come su un aereo guardo il panorama biblico e lo sorvolo dall’alto, fermando lo sguardo ora qua, ora là, senza un ordine preciso, confidando sulla vostra conoscenza generale della bibbia. In fondo è solo un post, ma potrebbe suggerire un lavoro di dottorato in… teologia.

Il profeta dunque. Anarchico, ma non senza un principio guida: la giustizia. Apparentemente antipolitico quindi, ma in realtà altamente politico, purché sia una politica veramente nuova. Accusato di essere contro il sistema, in realtà è contro il sistema di chi (“la volpe”!) lo accusa di essere contro il sistema… Perché è contro “il sistema di ingiustizia dei furbi”, propugna un sistema nuovo, fondato sulla catena di relazioni umane rinnovate (Ah! Se ai tempi di Isaia ci fosse stato internet!). Per questo non guarda in faccia a nessuno, re o sacerdote che sia. Diventando non raramente antimonarchico, anticlericale e “blasfemo” verso la religione ridotta a “ragion di stato” è da questa continuamente perseguitato. Sempre “ateo” del dio “mistico” e quindi innocuo dei potenti, propugna la fede in una giustizia sociale in cui sia riconoscibile il “Dio degli schiavi”. Visionario quindi, fino a risultare ingenuo nel sognare un mondo dove l’uomo non sia più divoratore di uomini e distruttore del suo mondo (habitat). Per questo il profeta è sempre politicamente scorretto in obbedienza al proprio Arché. Celebrato da morto per essere meglio ignorato dal sistema, è irriso o peggio falsamente lodato da vivo. Assolutamente incompreso in ogni caso, spesso dai suoi stessi seguaci.
Persecuzione, calunnia, diffamazione, adulazione e infine commemorazione, sono le diverse fasi di un processo di rigetto del potere politico, religioso, economico coalizzatisi per difendere la propria sopravvivenza storica.
Tutto questo fa del profeta un uomo generalmente solo e solitario.
A volte sarcastico, non senza una vena di sana ironia spesso persino comica. Irremovibile nelle sue invettive, al punto da apparire più despota del dispotismo che stigmatizza.

Il suo ruolo fondamentale è la critica radicale al sistema non in quanto sistema ma in quanto sistema di poteri. Per questo alla sua critica, non regge nessun sistema. Né quello comunista, né quello capitalista. Né quelli di ieri, né quelli di domani.
Temuto e blandito quindi.
Ed è qui che si ricongiungono fortemente attuali i punti nodali tra l’intuizione di Grillo e la Profezia. Che li porta a scontrarsi con i suoi stessi seguaci. Che “ovviamente” non capiscono! Perché non sono loro i profeti. Non lo sono non perché non potrebbero, ma perché non vogliono essere “veggenti”. Al massimo guardano il deserto, non l’oasi a cui conduce. Non che non gli venga additata… ma per arrivarci dovrebbero attraversare il deserto della solitudine, dello scherno, degli stenti. Chiamali fessi!
Fessi!
Fessi perché comunque vada moriranno nel deserto. Senza mai nemmeno esser riusciti a sognare l’oasi.
E qual è questo nodo? L’errore che facciamo tutti: Proporre al profeta di condurre il sistema per cambiarlo dal didentro!
Ma se la profezia si fa sistema chi lo potrà mai più criticare? La profezia cessa di esistere (è già accaduto! E più volte). Ci vorrà un altro fuori dal sistema che critichi il sistema degli (ex)profeti. E allora sarà lui il profeta non quelli che stanno cambiandolo facendo “sistema”.

Ritornando a bomba. Se il movimento “profetico” si fa “partito”, cessa di essere movimento profetico. E avrà in sé tutte quelle dinamiche proprie di un sistema di poteri. Anche se non andasse eticamente alla deriva (impossibile!), chi potrà essergli di pungolo se cessa il movimento profetico?

E si capisce come a questo livello di critica e autocritica, la “rete”, il web diventi lo strumento chiave di controllo profetico dell’agire politico ed economico (come si capisce perché abbiamo conosciuto l’e-mail di Giovanni Paolo II solo dopo che è morto)!...
E se siete arrivati a leggermi fin qui potete cominciare a intuire perché proprio un comico cacciato dal sistema abbia potuto elaborare certe intuizioni… La nostra storia non è mai sganciata dal nostro pensare.

Ecco perché Grillo qui ha ragione da vendere nel cacciare, dal suo movimento, chi si costituisce come “partito”. O di dichiarare altrimenti “morto” il suo movimento.
Fallirà (come tutti i profeti), ma vincerà. Perché il “suo sogno” – che non è suo ma del “Dio degli schiavi” – ci sarà sempre qualcuno a riproporlo. Perché l’umanità non morirà cessando di crederci: finirebbe la storia.

Fattevi ora un excursus sulla storia della profezia anche all’interno della chiesa: tutte le volte che la profezia è stata istituzionalizzata, è arrivata un profezia che ha mandato in crisi istituzione e profezia istituzionalizzata. Ecco perché nascono e nasceranno sempre nuovi ordini e nuovi movimenti. Ecco perché sbaglia chi dice, che nuovi movimenti non servono a niente perché prima o poi tutti ricadono negli stessi errori di coloro che li hanno preceduti. Questo è accaduto perché si è ceduto alla tentazione dell’istituzionalizzazione. Perché si è temuto di essere storicamente irrilevanti (la più subdola tentazione del sistema!). Perché si è temuto di essere lievito che sparisce nella pasta, sale che si scioglie nel tutto… Perché si è cessato di camminare, considerando finito il cammino attuato dai fondatori. È accaduto e accadrà perché il controllo dell’istituzione istituzionalizza sempre la profezia. E l’istituzione cesserà solo al compimento della storia.

Chi non comprende questa struttura della storia, non capirà mai le dinamiche dell’oggi, del “suo presente” e le scambierà o per una perdita di valori, o per una fuga verso il futuro a cui risponderà con una fuga verso il passato o in un irrigidimento del presente o in una proclamazione sulla fine della storia. Roba da disperati che avranno sempre la sensazione di trovarsi altrove (alienati appunto)!

Ecco perché ciò che i giornali e i politici trattano con la superficialità del gossip in realtà appartiene più che mai ai destini decisivi della storia di liberazione – cioè di salvezza – dell’uomo.

Ecco perché l’intuizione di Grillo fa paura. Anche ai “suoi”. Forse persino a se stesso, ma anche e soprattutto a chi, per convenienza, non vuol capire.

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