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venerdì 18 luglio 2008

Il tempo della pazienza: il male nel cuore di Dio!

il tempo della pazienza
il rapporto con il Dio rivelato da Gesù è così intrecciato con il nostro atteggiamento profondo verso le vicende della terra e il mistero dell’uomo, da fondersi in un’unica tensione o passione interiore, che tiene insieme i due termini. La benevolenza di Dio verso il mondo, la sua infinita apertura di cuore alla resistenza dell’uomo, la sua scandalosa tenerezza nel tenersi in cuore i ribelli al suo affetto, ci sono rivelati nel… seminatore della prima parabola, ostinatamente convinto che la terra, anche arida, spinosa o calpestata… va inondata di messaggi d’amore!
Come dice la Sapienza “tu hai cura di tutte le cose… le governi con indulgenza… inoltre hai reso i tuoi figli pieni di dolce speranza, perché tu concedi dopo i peccati la possibilità di pentirsi”. La storia è il tempo della pazienza senza limiti né scadenze, se non nella dolce speranza del perdono! Questi sono i misteri implosi nella fondazione del mondo, che Gesù con queste parabole vuol fare emergere come l’eruzione della lava da un vulcano. S. Gerolamo traduce: eructabo abscondita a constitutione mundi – erutterò i segreti nascosti nella fondazione (dell’universo!)
… ma non avevi seminato buon seme: da dove viene il male?!
Non è un seminatore ingenuo! la sua Parola non censura il male, i malvagi, le sofferenze, il dolore. Ma la sua infinita paziente benevolenza si affida alla terra (all’avventura della storia umana) anche se è dura, refrattaria e ostile. Questo padrone del campo accoglie dolcemente lo scandalo dei “buoni zelanti” (da dove viene dunque la zizzania!?), ma nega decisamente che male e bene si possano chirurgicamente separare nel suo campo che è il mondo! Così la prima parabola (la parabola madre del seminatore) ha subito una precisazione fondamentale in questa seconda parabola dell’agricoltore che affronta il problema della promiscuità del bene e del male nel mondo: questa parabola della zizzania segna forse la differenza qualitativa più determinante rispetto a qualsiasi altra religione o filosofia o interpretazione del mondo. Non per niente già si intravvede la chiave dì interpretazione della salvezza finale di questo Seme/Parola, mandato dal Padre nel mondo: la croce! era già nelle radici dell’universo, nei misteri nascosti fin dall’origine del mondo, che sono da sempre le domande angosciose dell’uomo sulla terra, domande sorprendentemente rivelate adesso, per farci capire come cresce il regno di Dio nella storia…
4… perché il male è così grande e forte e si abbarbica alle radici del bene e tende a soffocarlo, non solo fuori, ma dentro di noi?
4… perché il bene è così piccolo, inconsistente, esposto a tutte le prepotenze e malvagità?
4… perché quel poco di bene che ci riesce di fare è improponibile – o persino giudicato impuro, cioè fuori dalle regole stabilite?
ecco le tre parabole!
La parabola della zizzania ci fa tornare alla terra di cui siamo fatti: il campo è il mondo (e nel mondo, il cuore dell’uomo!). Non c’è battesimo, né grazia, né chiesa che ci trasporti automaticamente in un altro campo, dove ci sia solo frumento! Un’illusione drammatica ci ha chiuso gli occhi e il cuore infinite volte nella storia della nostra chiesa e nella povera biografia spirituale di ognuno. Contro il comandamento del Contadino abbiamo “sradicato” o “osteggiato” quanti pensavano o vivevano diversamente. L’istinto di potenza, presente nel cuore dell’uomo e di ogni istituzione, si moltiplica all’infinito non appena un uomo prepotente o pauroso diventa credente… Allora tutto si giustifica, perché “Dio è con noi!” (come c’era scritto sulle cinture delle SS). Sradicare il male in nome di Dio! È la cultura del nemico che ci impregna dalle origini dell’umanità! Che fatica a interiorizzare il monito del Padrone del campo: lasciate che crescano insieme! la fede del discepolo si contorce tra pulsioni di aggressività e voglia di mitezza, complessi di inferiorità (il suo regno è il più piccolo di tutti i semi) e di superiorità (ha dalla sua tutte le premesse e pretese dell’albero più grande!)- Ma il problema parte dal cuore di ognuno. Come aver vergogna della propria debolezza, peccato e tradimento, e credere insieme che lì abita la grazia del Signore? Come imparare a credere che il male non è una “cosa” o “un altro”, estraneo o intruso, … ma è una persona che sta male, e non riesce a crescere!-… Sono io, quando tradisco l’amore e la verità – e per ritorsione voglio eliminarne la mia vergogna nell’altro – proiettando la colpa su di lui. Ma così aumento il suo male e il mio, in una catena amara di sinergia malefica!
Lasciate che male e bene crescano insieme!
… un obiettivo troppo difficile per noi! Bisognerebbe avere libertà interiore, fiducia, distacco da sé, amore disarmato, affettuoso e tenero verso chi ci è intorno… per sopportare senza ritorsioni che ognuno faccia la sua strada, magari non buona. Che ci contrasti, magari con prepotenza… E poi rimanere, anche con il cuore trafitto, dolcemente sicuri del “proprio bene” (…perché il Padre vostro che vede nel segreto vi ricompenserà!). S. Paolo ha provato questo dramma che lo lacerava, tra i doveri educativi e pastorali che richiedono interventi decisi e severi… e l’inerme consegna di sé ai persecutori. Ed ha sperimentato che il vero dramma è dentro di noi: perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma solo confortati, secondo la promessa di Gesù, da un consolatore: lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili…
Per prevenire ogni infiltrazione di volontà di potenza nei suoi discepoli (e nella sua chiesa) Gesù lancia un altro simbolo: cosa c’è di più piccolo di un granello di senapa? Nelle gare o competizioni mondane in cui pure la chiesa rimane sovente invischiata, dovrebbe comunque desiderare di arrivare sempre ultima: è la più piccola di tutti i semi… Non deve illudersi che sia la prestanza e l’eccellenza degli strumenti di diffusione del vangelo ad ottenere più efficacia, perché i mezzi potenti hanno la logica della potenza, che è la sopraffazione e avvelenano il Vangelo e il suo annunciatore crocifisso.
Il lievito, nella cultura rituale ebraica, è impasto di pane andato a male, dunque impuro, una putrefazione. Per di più è una “donna” (anche lei impura al culto) che lo immette nella pasta del mondo, finché tutto fermenta. Scribi e farisei di ogni chiesa scelgono il buono e rifiutano l’impuro. Invece il Regno cresce così, con il fermento del “bene” andato a male (secondo i criteri mondani e religiosi), e rifiutato dalla gente… Mentre infinite turbe di donne, di piccoli e di impuri nei sotterranei segreti delle fondamenta della storia (del Regno) trasformano la segregazione in amore.
spiegaci la parabola della zizzania nel campo!
“era troppo per la chiesa nascente!”. È troppo anche per noi e per qualsiasi comunità e famiglia… (e infatti facciamo il contrario!”). I discepoli, in confidenza, domandano: ma come si può educare, catechizzare, separare i malvagi dai buoni, gli altri dai nostri… la verità dalla falsità, con questi criteri panagapici (tutto è amore … o lo sarà!) che Gesù propone come costitutivi del regno?! (dove ogni persona è da amare e custodire e accudire? e niente da estirpare?). Spaventati, i discepoli si fanno rispiegare la parabola. Anche la spiegazione è Vangelo ovviamente, ma ribadisce ancora la radicale sconcertante inaccoglibile profezia del Regno. La parabola non è da leggere alla luce della spiegazione, ma la spiegazione alla luce della parabola. La sfida infatti è rilanciata ancora una volta al cristiano immerso nella storia malata, e allo Spirito che lo conforta. Le soluzioni che sradicano… gli altri sono sempre prepotenza dell’uomo, non esigenza del seme, che è il Figlio dell’uomo, che ha dato la vita per noi!. Solo alla fine del mondo e della storia avverrà uno sradicamento del male dal bene, perché le “persone” avranno maturato e manifestato la loro vera identità… Ma ci penseranno gli angeli! Ogni anticipazione di discriminazione o condanna o scomunica… è concorrenza diabolica!

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