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martedì 29 novembre 2011

II Domenica di Avvento: Giovanni Battista

La seconda e la terza domenica di Avvento sono incentrate sulla figura di Giovanni Battista.

Oggi ci viene proposta la versione del vangelo di Marco, mentre settimana prossima troveremo quella del vangelo di Giovanni.

Come spiegare questo “doppione”?

Certo, Giovanni Battista è colui che annuncia la venuta di Gesù, perciò è ovvia una sua abbondante presenza nel tempo dell’Avvento (due domeniche su quattro – cioè la metà di quelle a disposizione – parlano di lui!), ma forse l’insistenza sulla sua figura, ha anche altre motivazioni…

Tanto per cominciare va rilevato, come ci ricorda J. A. Pagola in Gesù. Un approccio storico, che «Gesù non ha ammirato nessuno quanto Giovanni Battista; di nessuno ha parlato in termini somiglianti; per Gesù non si tratta soltanto di un profeta: egli è “più di un profeta” (Lc 7,26; Mt 11,9); è persino “il più grande fra i nati di donna” (Lc 7,28; Mt 11,11). […] Si tratta senza dubbio dell’uomo che segnerà come nessun altro il percorso di Gesù».

Vale la pena perciò, forse (e io scelgo di farlo), di dedicare la lectio di questa seconda domenica di Avvento, ad un approfondimento (storico) della figura del Battista, rimandando a settimana prossima una riflessione più teologico-esistenziale.

Lo farò, al seguito del già citato libro di Pagola, che al Capitolo terzo (pagg. 78-97), presenta notevoli spunti in merito.

Iniziamo col dire che «quando incontra il Battista, Gesù […] immediatamente viene conquistato da questo profeta del deserto. […] Anche lui affascinato dall’idea di creare un “popolo rinnovato” per cominciare di nuovo la storia, accogliendo l’intervento salvifico di Dio. […] Che cosa ha potuto conquistare tanto Gesù? Che cosa ha trovato nella persona e nel messaggio di Giovanni?.


La diagnosi radicale di Giovanni. Fra l’autunno dell’anno 27 e la primavera del 28, all’orizzonte religioso della Palestina sorge un profeta originale e indipendente, che ha un forte impatto su tutto il popolo. Il suo nome è Giovanni, ma la gente lo chiama il “Battezzatore”, perché pratica un rito inusitato e sorprendente nelle acque del Giordano.

[…] Giovanni era di famiglia sacerdotale rurale; [ma] in un qualche momento, rompe con il tempio. […] Non sappiamo cosa lo spinga ad abbandonare il suo compito sacerdotale; […] non si appoggia a nessun maestro; non cita semplicemente le sacre Scritture; non invoca alcuna autorità per legittimare la sua opera; abbandona la terra sacra di Israele e si reca nel deserto a gridare il suo messaggio.

Giovanni non soltanto conosce la crisi profonda in cui il popolo si trova, [ma] concentra la forza del suo sguardo profetico alla radice di tutto: il peccato e la ribellione d’Israele.

La sua diagnosi è precisa e sicura: […] la crisi attuale non è una fra le tante; è il punto finale cui si è giunti con una lunga catena di peccati. Il popolo si trova ora di fronte alla reazione definitiva di Dio.

[…] Secondo il Battista, il male corrompe tutto; il popolo intero è contaminato, non soltanto i singoli individui; tutto Israele deve confessare il suo peccato e convertirsi radicalmente a Dio, se non vuole perdersi senza rimedio. Il tempio stesso è corrotto; […] si richiede un nuovo rito di purificazione radicale, non vincolato al culto del tempio. […] Bisogna andare nel deserto, al di fuori della terra promessa, per entrare di nuovo in essa come popolo convertito e perdonato da Dio.

[…] Il “battesimo” che Giovanni offre è appunto il nuovo rito di conversione e perdono radicale di cui Israele ha bisogno.

[…] Gesù rimane conquistato e colpito da tale visione grandiosa. Quest’uomo pone Dio al centro e all’orizzonte di ogni ricerca di salvezza. Il tempio, i sacrifici, le interpretazioni della legge, la stessa appartenenza al popolo eletto: tutto rimane relativizzato; una cosa soltanto è decisiva e urgente: convertirsi a Dio e accogliere il suo perdono.

Il nuovo inizio. Giovanni non intende sprofondare il popolo nella disperazione; al contrario, si sente chiamato a invitare tutti a recarsi nel deserto per vivere una conversione radicale, essere purificati nelle acque del Giordano e, una volta ricevuto il perdono, poter di nuovo entrare nella terra promessa per accogliere l’imminente arrivo di Dio.

Dando l’esempio a tutti, fu il primo a recarsi nel deserto. […] Si dirige verso una regione disabitata del bacino orientale del Giordano. Il luogo rimane nella regione della Perea, alle porte della terra promessa, ma al di fuori di essa.

A quanto sembra, Giovanni aveva scelto attentamente il luogo: […] presso il fiume Giordano, […] per compiere il rito del “battesimo”; [e perché] per quella zona passava un’importante via commerciale, […] per la quale transitava molta gente.

[Inoltre] il “deserto” scelto si trovava davanti a Gerico, nel luogo preciso in cui, secondo la tradizione, il popolo condotto da Giosuè aveva attraversato il fiume Giordano per entrare nella terra promessa (Gs 4,13-19).

Giovanni comincia a vivere lì come un “uomo del deserto”; porta come vestito un mantello di pelo di cammello con una cintura di cuoio, e si ciba di cavallette e miele selvatico. Questa maniera elementare di vestire e nutrirsi non si deve soltanto al suo desiderio di vivere una vita ascetica e penitente; […] Giovanni vuole ricordare al popolo la vita di Israele nel deserto, prima del suo ingresso nella terra che Dio gli avrebbe dato in eredità (contrariamente a quanto in genere si afferma, sembra che la permanenza di Giovanni nel deserto avesse più il carattere simbolico di una “vita al di fuori della terra promessa” che non il tono ascetico di un penitente).

Il battesimo di Giovanni. Quando Giovanni arriva nella regione desertica del Giordano, in tutto l’Oriente sono molto diffusi i bagni sacri e la purificazione con acqua. […] Anche il popolo giudaico ricorreva alle abluzioni e ai bagni per ottenere la purificazione davanti a Dio.

[…] Il desiderio di purificazione generò fra i giudei del I secolo una sorprendente diffusione della pratica di riti purificatori e la comparsa di diversi movimenti battisti. […] La necessità della conversione e la speranza di salvarsi portavano non pochi a cercare la loro purificazione nel deserto; Giovanni non era l’unico.

[…] Tuttavia il battesimo di Giovanni e, soprattutto, il suo significato erano assolutamente nuovi e originali. […] Per cominciare, egli non lo compie in stagni o piscine, […] bensì nel pieno della corrente del fiume Giordano. Non è un fatto casuale. Giovanni vuole purificare il popolo dall’impurità radicale causata dalla sua malvagità e sa che, quando si tratta di impurità molto gravi e contaminanti, la tradizione giudaica esige che non si adoperi acqua stagnante o “acqua morta”, bensì “acqua viva”, l’acqua che fluisce e corre.

[Inoltre] il suo battesimo è un bagno completo del corpo [e] lo si compie una volta soltanto.

[…] Ma vi è qualcosa di più originale ancora. Fino alla comparsa di Giovanni, fra i giudei non esisteva l’abitudine di battezzare altri; […] quanti cercavano di purificarsi lavavano sempre se stessi. Giovanni è il primo ad attribuirsi l’autorità di battezzare altri. Proprio per questo cominciarono a chiamarlo il “battezzatore” o “colui che immerge”. Questo conferisce al suo battesimo un carattere singolare; da un lato crea uno stretto vincolo fra i battezzati e Giovanni; […] d’altra parte, essendo compiuto da Giovanni e non da ciascuno per proprio conto, il battesimo appare come un dono di Dio.

[…] Il battesimo di Giovanni diventa così segno e impegno di una radicale conversione a Dio. Il gesto esprime solennemente l’abbandono del peccato in cui il popolo è immerso e il ritorno all’Alleanza con Dio. Questa conversione si deve verificare nel più profondo della persona, ma deve tradursi in un comportamento degno di un popolo fedele di Dio: il Battista chiede “frutti di conversione”.

[…] Questo perdono concesso da Dio […] commuove molti. I sacerdoti di Gerusalemme , al contrario, ne sono scandalizzati. […] La pretesa di Giovanni è inaudita: Dio offre il suo perdono al popolo, ma lontano da quel tempio corrotto di Gerusalemme!

Le aspettative del Battista. Giovanni non si considerò mai il Messia degli ultimi tempi; egli era soltanto colui che dava inizio alla preparazione. La sua visione era affascinante; Giovanni pensava a un processo dinamico con due tappe ben differenziate. Il primo momento sarebbe stato quello della preparazione, con il Battista come protagonista e il deserto come scenario; tale preparazione ruota intorno al battesimo nel Giordano. […] In seguito sarebbe venuta una seconda tappa che avrebbe avuto luogo già all’interno della terra promessa; suo protagonista non sarebbe stato il Battista, bensì una figura misteriosa che Giovanni designa come “il più forte” (contrariamente a quanto molto spesso si pensa, il Battista non considerava questa seconda tappa come “la fine di questo mondo”, bensì come un rinnovamento radicale di Israele in una terra trasformata).

[…] Probabilmente Giovanni si attendeva un personaggio che doveva ancora arrivare, mediante il quale Dio avrebbe realizzato il suo disegno risolutivo. Non aveva un’idea chiara di chi avrebbe dovuto essere, ma lo attendeva come mediatore definitivo. Non sarebbe venuto a “preparare” le vie di Dio, come Giovanni; sarebbe giunto per trasformare in realtà il suo giudizio e la sua salvezza».

Vedremo settimana prossima come Gesù si introdurrà in questa trama e se e come risponderà a queste aspettative.

Intanto potremmo chiederci quali sono le nostre in attesa che il suo Natale arrivi…

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