Pagine

ATTENZIONE!


Ci è stato segnalato che alcuni link audio e/o video sono, come si dice in gergo, “morti”. Se insomma cliccate su un file e trovate che non sia più disponibile, vi preghiamo di segnalarcelo nei commenti al post interessato. Capite bene che ripassare tutto il blog per verificarlo, richiederebbe quel (troppo) tempo che non abbiamo… Se ci tenete quindi a riaverli: collaborate! Da parte nostra cercheremo di renderli di nuovo disponibili al più presto. Promesso! Grazie.

lunedì 5 gennaio 2015

Battesimo del Signore


Dal libro del profeta Isaìa (Is 55,1-11)

Così dice il Signore: «O voi tutti assetati, venite all’acqua, voi che non avete denaro, venite; comprate e mangiate; venite, comprate senza denaro, senza pagare, vino e latte. Perché spendete denaro per ciò che non è pane, il vostro guadagno per ciò che non sazia? Su, ascoltatemi e mangerete cose buone e gusterete cibi succulenti. Porgete l’orecchio e venite a me, ascoltate e vivrete. Io stabilirò per voi un’alleanza eterna, i favori assicurati a Davide. Ecco, l’ho costituito testimone fra i popoli, principe e sovrano sulle nazioni. Ecco, tu chiamerai gente che non conoscevi; accorreranno a te nazioni che non ti conoscevano a causa del Signore, tuo Dio, del Santo d’Israele, che ti onora. Cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è vicino. L’empio abbandoni la sua via e l’uomo iniquo i suoi pensieri; ritorni al Signore che avrà misericordia di lui e al nostro Dio che largamente perdona. Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie. Oracolo del Signore. Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri. Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme a chi semina e il pane a chi mangia, così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata».

 

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo (1Gv 5,1-9)

Carissimi, chiunque crede che Gesù è il Cristo, è stato generato da Dio; e chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato. In questo conosciamo di amare i figli di Dio: quando amiamo Dio e osserviamo i suoi comandamenti. In questo infatti consiste l’amore di Dio, nell’osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi. Chiunque è stato generato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede. E chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio? Egli è colui che è venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo; non con l’acqua soltanto, ma con l’acqua e con il sangue. Ed è lo Spirito che dà testimonianza, perché lo Spirito è la verità. Poiché tre sono quelli che danno testimonianza: lo Spirito, l’acqua e il sangue, e questi tre sono concordi. Se accettiamo la testimonianza degli uomini, la testimonianza di Dio è superiore: e questa è la testimonianza di Dio, che egli ha dato riguardo al proprio Figlio.

 

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 1,7-11)

In quel tempo, Giovanni proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo». Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

 

Prima di scrivere il commento per questa domenica, in cui la Chiesa ci invita a fare memoria del Battesimo di Gesù, sono andata a rileggermi quanto avevo pensato negli anni scorsi, perché – essendo questa una festa che si ripete puntualmente ad ogni gennaio – non volevo ritrovarmi a scrivere le stesse cose…

In realtà è difficile sfuggire all’unica cosa importante da dire sui testi che narrano il battesimo di Gesù – che è anche quanto mettevo in luce in passato –, e cioè che la cosa particolare è proprio che Gesù si sia fatto battezzare. Il problema cioè è che il Figlio di Dio, colui che libera l’uomo dai suoi peccati, si metta in fila con i peccatori, come se lui stesso avesse bisogno di un battesimo di conversione.

Perciò – anche a costo di ripetermi – vorrei tornare anche quest’anno su questo punto: perché Gesù si fa battezzare da Giovanni?

Nel tempo di avvento abbiamo incontrato più volte la figura del Battista e abbiamo messo in luce come il suo intento fosse quello di “risvegliare” il popolo di Israele nell’attesa del messia: tutta la sua predicazione infatti aveva di mira proprio l’annuncio che qualcosa di grande stava per accadere e perciò era necessario prepararsi.

Gesù – che noi sappiamo essere la “cosa” importante che Giovanni aspettava – quando si presenta sulla scena, invece di farsi riconoscere, di presentarsi in maniera chiara come l’atteso, si mette in fila tra coloro che volevano ricevere il battesimo per essere pronti a ricevere l’arrivo del Signore, preannunciato da Giovanni.

È un po’ complicato e fa quasi ridere, ma è così: il Signore si mette in fila con gli uomini che volevano ricevere il battesimo per essere pronti per l’arrivo del Signore.

Come se un cantante famoso che deve fare un concerto in una città, quando arriva l’ora in cui si accendono le luci del palco, non ci sale, perché è mischiato in mezzo alla folla dei suoi fans.

Che delusione… direbbero i fans…

O che meraviglia… dovremmo dire noi.

Il Signore quando arriva, si mischia con gli uomini, si mischia così tanto che quelli nemmeno lo riconoscono, non si accorgono che è lì, che è arrivato. Eppure godono di una vicinanza con lui inimmaginabile: se fosse salito sul palco nessuno gli avrebbe potuto rivolgere la parola, nessuno lo avrebbe potuto toccare, dividere con lui la merenda, chiacchierare nell’attesa… E invece lui è lì!

Al massimo sarebbe giunto a qualche fan qualche cenno fatto da lontano – come fanno appunto le star –, qualche autografo per i più coriacei nel tentativo di accorciare le distanze tra se e il proprio beniamino, forse per pochissimi fortunati qualche stretta di mano con foto.

Ma nessun reale rapporto. Nessuna vera conoscenza. Nessuna intimità.

Gesù invece, proprio per evitare questa distanza, sceglie di star giù dal palco; sceglie di non dare a nessuno la possibilità immediata di riconoscerlo come messia: si colloca nel mondo come uomo fra gli uomini. E come un uomo tutti – in vita – lo hanno sempre considerato, trattandolo – appunto – da uomo, come uno di loro, come un fan tra altri fan.

Non a caso la fede in lui come messia e figlio di Dio nasce proprio dentro al gruppetto di uomini e donne che hanno vissuto con lui una quotidianità: nella vita fianco a fianco, giorno per giorno, hanno intravisto che questo uomo aveva una Parola (fatta di parole e di gesti) particolare; anzi meglio, hanno intravisto che aveva un volto (quello di Dio) da far conoscere.

Solo da lì dentro però, da quella condivisione della vita di tutti i giorni, hanno potuto avere accesso alla sua vera identità. Se fosse mancata la condivisione di una storia comune, se Gesù fosse salito sul palcoscenico, l’accesso a quell’identità sarebbe stato precluso.

Ma come fare oggi, che Gesù non è presente in carne ed ossa nelle nostre storie, nelle nostre famiglie, nei nostri luoghi di lavoro, nei posti dove ci ritroviamo?

Come fare soprattutto, dopo che la storia della Chiesa ha messo Gesù sul palcoscenico (o sul piedistallo), ad incontrarlo come lui ha voluto farsi incontrare?

Forse è fondamentale fare piazza pulita del Gesù del palcoscenico, dando credito alla sue promesse:

1-      Che nel suo Spirito sarà con noi fino alla fine del mondo; dunque presente davvero – anche se non in carne ed ossa – nelle nostre case, nei nostri uffici, nelle nostre vite;

2-      Che si è mostrato per quello che è; dunque, se nella sua vita terrena è stato giù dal palcoscenico, è perché da sempre e per sempre è colui che sta giù dal palcoscenico. Non è stata una scelta momentanea di allora. Gesù è così: suo modo di essere è quello della prossimità immediatamente irriconoscibile, l’unica però che può schiudere – col tempo speso insieme – un’autentica conoscenza.

3-      Che chi vede lui vede il Padre. Cioè non solo Gesù è così, ma Dio è così. Noi che lo aspettiamo sempre come se dovesse ad un certo punto arrivare e salire sul palcoscenico, ce l’abbiamo invece già accanto che – guarda con noi – col naso all’insù verso un palco vuoto, scambiando intanto qualche chiacchiera, dividendo la merenda, vivendoci accanto.

 

Solo l’immersione nella nostra storia e nelle storie di tutti quelli che ci è dato di incontrare, compresa la sua (attestata in un libro che è la Bibbia e visibilizzata nel gesto dello spezzare il pane che ci ha detto di fare in memoria di lui), ci darà l’accesso – senza che ce ne accorgiamo – all’amicizia con lui.

Proprio come è stato per quegli uomini in fila con lui per ricevere il battesimo, desiderosi di prepararsi all’incontro col Signore e fruitori ignari della sua vicinanza.

Nessun commento:

Posta un commento

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

I più letti in assoluto

Relax con Bubble Shooter

Altri? qui

Countries

Flag Counter