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mercoledì 16 settembre 2009

La tv dell'obbligo

Ho avuto modo di apprezzare col tempo gli interventi di Aldo Grasso, giornalista e professore alla Cattolica di Milano, di storia della radio e della televisione. Sempre equilibrato (fin troppo, come qui) e arguto... Vi consiglio la lettura di questo articolo apparso oggi sul Corriere della Sera dal titolo perfetto che ho conservato...

La trasmissione che Bruno Vespa non avrebbe mai dovuto fare. Vespa ha sapientemente iniziato la puntata con la toccante storia di Giulia. Nel computer della studentessa, morta sotto le macerie del terremoto, è stato trovato il progetto per la costruzione di un asilo a forma di libro. Ieri, alla presenza dei genitori, è stata inaugurata la nuova scuola materna costruita con i soldi raccolti dalla trasmissione e firmata, appunto, da Giulia Carnevale. Nonostante la commozione, questa è la trasmissione che Vespa non avrebbe dovuto fare. Per evitare le violente polemiche suscitate. Ma anche per orgoglio professionale, per non rovinare quanto di buono aveva fatto a favore dei terremotati della sua città. Vada per «Porta a porta» spostata in prima serata per la consegna delle villette agli sfollati di Onna. Vada per Vespa cronista privilegiato al seguito del Presidente tornato gioiosamente impresario edile. Vada per il monologo del premier sulla ricostruzione, e il suo sciorinare cifre e sondaggi favorevoli.

Ma Vespa si sarebbe dovuto opporre allo slittamento di «Ballarò» e, visti i suoi buoni rapporti con Palazzo Grazioli, anche a quello di «Matrix». Perché, in questo modo, anche una cerimonia importante come l'inaugurazione delle casette antisismiche ha dato adito a ogni sospetto. E soprattutto è parso uno di quei rituali sovietici a reti unificate, in stile Putin, a metà strada tra populismo demagogico e culto della personalità. Ieri sera Vespa (con non poche resipiscenze) e il direttore generale della Rai Mauro Masi hanno fatto fare un passo indietro all'informazione tv, l'hanno riportata ai tempi del pensiero e del canale unico. La tv dell'obbligo. Dopo quello scolastico, è stato ripristinato l'obbligo televisivo. Non è tv di regime (c'era anche Piero Sansonetti) [qui non condivido: come se bastasse la presenza di chichessia per rendere diverso il giudizio sulle cose. Gli esempi storici non mancano. Ogni regime ha tra le sue fila un "volto" che cerca di renderlo "irriconoscibile" ai più: senza scomodare i Kapò di hitleriana memoira famoso è stato Tareq Aziz il ministro degli esteri cristiano di Saddam... o in salsa nostrana, nell'illusione di nascondere la propria xenofobia la Lega fa eleggere un "suo" sindaco "nero" (madre italiana, padre americano!). Operazioni di immagine e "stolto" chi si presta a questi giochi...], ma un brutto modo di fare tv. Il fatto è che i tempi mediatici sono cambiati e sull'episodio è sceso anche un velo comico. Specie quando a Berlusconi sono stati serviti su un piatto d'argento gli argomenti per la difesa scontata sul conflitto d'interesse.

Dicono che Berlusconi avesse paura che altre trasmissioni di approfondimento frazionassero l'ascolto e insinuassero dubbi, non veri secondo lui. Dicono che la concomitanza delle partite di Champions su Sky, che vedevano impegnate Juve e Milan, rappresentassero già un temibile diversivo. Dicono che... Qualunque cosa si sia detto o pensato la concorrenza, politica e televisiva, deve restare il sale della democrazia. Non si può accusare, in nome del libero mercato, il leader dell'opposizione Franceschini di voler abolire l'Auditel dai programmi informativi e poi accettare che vengano spostate due trasmissioni che avrebbero potuto sottrarre audience a «Porta a porta». Oggi l'Auditel ci dirà quanti spettatori hanno seguito la trasmissione, ci darà anche una radiografia della tipologia di questo pubblico. Ma l'unico dato certo è che ormai l'informazione tv è spinta a rafforzare il suo ruolo di «mediazione», di organizzazione dello sguardo sul mondo, di interpretazione e valutazione degli eventi, per quella parte della popolazione che, per diverse ragioni, non ha accesso alle nuove tecnologie. Per gli altri è tutta un'altra storia, informativa. di ALDO GRASSO (altri servizi in video di A. Grasso sul Corriere li trovi qui).
Altri articoli di analisi sulla trasmissione di Porta a Porta:

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