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domenica 24 aprile 2011

Se siete risorti con Cristo, con Cristo vivete da risorti

Commento alle letture liturgiche della Pasqua

Per l’evangelista Giovanni, la resurrezione di Gesù è il momento decisivo del processo della sua glorificazione, con un nesso inscindibile con la prima fase di tale glorificazione, cioè con la passione e morte: ciò che qui evidenzia questo legame oltre alla presenza di Maria di Magdala presente anche alla crocifissione, è quel “buio” che Maria di Magdala ha dovuto attraversare con coraggio per andare al sepolcro…

“Vedere” è qui il verbo della fede che sola è in grado di vedere veramente ciò che gli occhi guardano, mentre il sepolcro, quasi a negare ciò che la fede vede, è il segno della presenza della morte nella storia. Tutti i cimiteri nei nostri paesi, sono lì a dirci che la morte regna regina nella storia e avanza…

LA MORTE? HA FATTO LA FINE CHE HA FATTO FARE A GESÙ!
Ora però il sepolcro è aperto… E col sepolcro aperto è la morte stessa ad essere “scoperchiata”, squarciata, forata, strappata dalla storia, detronizzata. Questo strappo alla morte, è uno strappo della morte (“O morte, sarò la tua morte; inferno, sarò la tua rovina” recita un’antifona dei vespri del Sabato Santo tratta dalla traduzione latina del libro di Osea 13,14). E rimette in moto la storia e la fa correre…

LA VITA TORNA A CORRERE
È tutto un correre… prima Maria di Magdala, poi Simon Pietro e Giovanni, il più vecchio e il più giovane degli apostoli insieme che rappresentano qui tutta la comunità credente.

Pietro e Giovanni, lo sappiamo dai racconti della Passione, sono anche coloro che dormivano nel “buio” del Getzemani e che fuggirono nella notte delle morte allontanandosi da essa e che ora – per il coraggio di una donna che “da sola” ha saputo affrontare il “buio” della storia – sono costretti a ripercorrere al contrario…
Segno che solo qui ai piedi della morte di Cristo e non altrove ci è possibile iniziare a compiere quell’inversione nel cammino della vita che si chiama conversione. E che apre alla fede concreta.

Si fermano solo davanti al sepolcro aperto ed entrano nello squarcio della morte. Dapprima colui che era fuggito per primo… e che per anzianità avrebbe dovuto invece infondere coraggio agli altri. Poi colui che per la giovane età permetterà di prolungare il più possibile nel tempo della chiesa in maturazione la testimonianza autentica dell’avvenuta resurrezione.

LA FEDE IN CRISTO È PRIMA DI TUTTO FEDE NELLA FEDE DEI SUOI TESTIMONI
Noi crediamo, abbiamo creduto e crederemo per la fede di questi testimoni!… Non ci è dato di credere se non per loro. Per continuare a credere ancora e per crescere e maturare in questa fede non possiamo fare altrimenti, dobbiamo continuamente fare riferimento alla loro fede.
E la loro fede è questa: Che Cristo è risorto e noi siamo risorti con lui! Ce lo conferma san Paolo: Fratelli, voi siete risorti con Cristo… con Cristo vivete da risorti!
Infatti non servirebbe a niente la risurrezione di Cristo se questa fosse una prerogativa solo sua. Sarebbe una situazione privilegiata la sua che renderebbe ancor più tragico il nostro “essere consegnati alla morte”… Perché lui sì e noi no? Vana per noi sarebbe la sua salvezza… Non sarebbe “il nostro Salvatore”. La resurrezione di Cristo è fondamentale alla nostra fede – dirà Paolo ai Corinzi (1Cor 15,ss) – perché in essa si realizza e si manifesta la nostra.

LA “RESURREZIONE DELLA CARNE” COMINCIA ADESSO
Dobbiamo imparare a superare le preoccupazioni dogmaticistiche che nel tempo hanno offuscato la fede degli apostoli. La resurrezione dei corpi professata nel Credo ha la preoccupazione di dare al corpo quel ruolo che gli spetta nel progetto di Dio: in Cristo il Verbo si è veramente incarnato perché l’uomo crede anche con tutto il corpo! Il Credo non ha l’intenzione di affermare che la resurrezione è una realtà solo dopo la morte. Sappiamo bene infatti che non può esserci comunione col Padre dopo la morte se non c’è comunione col Padre prima della morte. Così non c’è la risurrezione dopo la morte se non c’è risurrezione prima della morte, in questa vita. Se lo Spirito di Dio non abita in noi ora, come può abitare in noi dopo? La risurrezione di Cristo attuata dal Padre sta proprio a dire che da vivo Cristo era in comunione col Padre: è il sì di Dio al sì di Cristo!
È questa comunione con Dio Padre che fa saltare i confini tra questa vita e l’altra, perché c’è una sola vita, quella dello Spirito di Dio che è in noi per mezzo della fede. Tutte le lettere di Paolo e le testimonianze degli apostoli ce lo confermano.

Nella risurrezione di Cristo c’è Dio che finalmente fa giustizia della più grande ingiustizia mai commessa… e in questa resurrezione, la giustizia di Dio – infinitamente lontana dalle nostre giustizie umane che sanno di vendette – entra definitivamente nella storia. E ci rinnova dal di dentro… E vince tutte le nostre paure sulle infinite morti, perché la morte non ci riguarda più! Noi ora abbiamo la sua vita in noi! Solo così le “Beatitudini” (beati voi quando… subite l’ingiustizia per amore della giustizia) diventano vere!

OLTRE UNA FEDE “VANA” PERCHÉ VUOTA
Noi diciamo di credere alla presenza del Signore nei sacramenti, noi diciamo di credere a tanti dogmi che la fede della chiesa giustamente ci consegna, ma perché non crediamo – ci dice san Paolo – alla nostra resurrezione? Eppure essa è, ce lo ricorda la Pasqua, il fondamento di ogni altro credere! (Cfr 1Cor 15)
Nel nostro credere, sigillato col sì al battesimo, è questo che avviene… e allora comportatevi da risorti, non da gente che ancora in attesa di risurrezione, in attesa dello Spirito di Dio…

Il discorso di Pietro tratto dagli Atti degli Apostoli, si inserisce proprio in quel contesto in cui lo Spirito di Cristo agisce nella storia facendo risorgere le persone portandole alla fede. Pietro sta spiegando a coloro che non capiscono come egli abbia potuto rendere visita al pagano Cornelio, “che chiunque crede in lui [in Cristo, nella sua parola, morte e resurrezione e vive di questo], riceve il perdono dei peccati”. Cioè riceve la vita di Dio, rinasce a vita nuova… E che cos’è questo se non la propria resurrezione operata dallo Spirito di Cristo?

UNA FEDE CHE RENDE VISIBILE LA RESURREZIONE
Certo bisogna crederlo… per chi non ha fede questa nostra resurrezione, come quella di Cristo, resta nascosta. Non so se avete notato ma nel Vangelo di Giovanni, Gesù è il grande protagonista della narrazione, eppure non compare mai di persona… La sua “visibilità” – diciamo così – è possibile solo nella fede, perché – ci dice san Paolo – non è ancora giunto il momento della glorificazione/manifestazione definitiva quando tutto sarà manifestato anche agli increduli quando il Padre lo vorrà.

Ma noi che abbiamo fede sappiamo che questa è già la realtà che viviamo.
Di questa realtà dobbiamo farci missionari, non missionari di una giustizia futura, ma missionari di una giustizia che già si sta attuando nella storia con la resurrezione di coloro che credono: Tutta la morale cristiana è la morale di chi si sa risorto! Qui trova radice ogni giustizia anche sociale.

Ed è evidente che se c’è una cosa che non si può annunciare a parole è proprio la propria resurrezione… Non si può dire: “Sai io sono risorto!” e poi vivere da non-risorto, attanagliati dalla paura della morte che si fa ladra e assassina nell’attesa di una ipotetica risurrezione futura…

PERCHÉ TUTTI HANNO DIRITTO DI FAR FESTA
Questa resurrezione è la nostra vita, per questo la resurrezione possiamo testimoniarla solo vivendola. Solo così si rende visibile la resurrezione di Cristo… Solo così la Pasqua diventa visibile… Solo così le “Beatitudini” diventano evidenti! E allora la Pasqua diventa, per tutti sempre e comunque una vita in festa!

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