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martedì 17 gennaio 2012

III Domenica del Tempo Ordinario (B)

In questa terza domenica del tempo ordinario, il testo del vangelo di Marco ci annuncia l’inizio dell’attività pubblica di Gesù. Dopo il cosiddetto trittico sinottico infatti – costituito dagli episodi del battesimo di Giovanni Battista (Mc 1,2-8), del battesimo di Gesù (Mc 1,9-11) e delle tentazioni nel deserto (Mc 1,12-13) – Gesù torna nella regione in cui è cresciuto, la Galilea, e qui inizia a predicare e a chiamare i primi discepoli.

I versetti del vangelo in cui tutto questo è narrato, i versetti cioè dal 14 al 20 del primo capitolo di Marco (coincidenti con il testo proposto per questa domenica dalla liturgia), non devono stupire per la loro estrema essenzialità. Il loro scopo infatti non è tanto quello di narrare i primi episodi della vita pubblica di Gesù, quanto quello di fungere da prologo: la loro finalità è dunque quella di indicare la prospettiva generale in cui leggere tutta la storia di Gesù.

Interessante è anzitutto l’annotazione dell’evangelista, confermata da tutti i sinottici: Gesù iniziò la sua attività pubblica «dopo che Giovanni [Battista] fu arrestato». C’è come un avvicendarsi tra i due: quasi che questo arresto, questa messa a tacere di Giovanni, imponesse a Lui di prendere la parola, di dare voce all’annuncio del Regno, che pure farà in maniera così diversa dal “cugino”.

Ma proviamo a fare un passo indietro, ricostruendo – per quanto possibile – il contesto di questo avvicendarsi. Raccogliamo le informazioni da J.A. Pagola, Gesù. Un approccio storico, Borla, Roma 20102, 89 ss; testo che fa parte della collana Ricerche teologiche diretta da Carlo Molari: «In un dato momento, Gesù si avvicinò al Battista, ascoltò la sua chiamata alla conversione e si fece battezzare da lui nelle acque del fiume Giordano; il fatto avvenne intorno all’anno 28.


[…] Gesù ha assunto il battesimo come segno e impegno di un cambiamento radicale. […] Si svincola dalla famiglia e si dedica al suo popolo; dimentica anche il proprio lavoro; lo attrae solo l’idea di collaborare a quel meraviglioso movimento di conversione iniziato da Giovanni.

[…] Gesù [infatti, dopo il battesimo] non torna immediatamente in Galilea, ma si trattiene per qualche tempo nel deserto accanto al Battista. Ignoriamo come poteva essere la vita di quanti di muovevano nell’entourage di Giovanni; non è azzardato ritenere che avesse due tipi di seguaci. La maggioranza di loro, una volta battezzata, tornava alle proprie case, pur mantenendo viva la consapevolezza di far parte del popolo rinnovato che si stava creando attorno al Battista; alcuni invece restavano con lui nel deserto, approfondendo ulteriormente il suo messaggio e aiutandolo da vicino nel suo lavoro.

[…] Gesù […] aderì a questo gruppo di discepoli e collaboratori.

[…] Lì conobbe due fratelli, chiamati Andrea e Simone, e un loro amico, Filippo, tutti oriundi dello stesso paese di Betsàida; i tre appartenevano in quel periodo al circolo del Battista, anche se più tardi avrebbero dato la loro adesione a Gesù».

Ad un certo punto interviene però un fatto nuovo: «Il movimento iniziato dal Battista cominciava a venir notato in tutto Israele; anche i gruppi tacciati di essere indegni e peccatori, come gli esattori di imposte e le prostitute, accolgono il suo messaggio; soltanto le élite religiose e gli erodiani dell’entourage di Antìpa oppongono resistenza. […] Giovanni diventa un profeta pericoloso soprattutto quando Erode ripudia sua moglie per sposare Erodìade, moglie del suo fratellastro Filippo, che aveva conosciuta a Roma durante gli anni della giovinezza. […] Prima che la situazione peggiori, Antìpa ordina di incarcerare il Battista nella fortezza di Macheronte, e, più tardi, ne ordina l’esecuzione».

È a questo punto che avviene l’avvicendamento: «Gesù reagisce in maniera sorprendente. Non abbandona la speranza che animava il Battista, bensì la radicalizza fino ad estremi insospettati. Non continua a battezzare, come fanno altri discepoli di Giovanni, che proseguirono la sua attività dopo la sua morte; dà per conclusa la preparazione che il Battista ha promosso fino ad allora e trasforma il suo progetto in un altro nuovo.

[…] Lascia il deserto, attraversa il fiume Giordano ed entra nuovamente nella terra che Dio aveva donato al suo popolo. Siamo intorno all’anno 28 e Gesù ha circa trentadue anni. Non si dirige a Gerusalemme e non rimane in Giudea; si reca direttamente in Galilea.

[…] Non si stabilisce nella sua casa di Nàzaret, ma si dirige verso la regione del lago di Galilea e va a vivere a Cafàrnao in casa di Simone e Andrea, [i] due fratelli che ha conosciuto nell’ambiente del Battista. Cafàrnao era un paese tra i 600 e i 1500 abitanti, che si estendeva sulla riva del lago, all’estremo nord della Galilea.
[…] Cafàrnao è un villaggio importante, paragonato con Nàzaret, ma [i suoi abitanti] sono gente modesta. Parecchi di loro sono contadini [e] pescatori. […] A quanto sembra, Gesù simpatizza subito con queste famiglie di pescatori. […] Sono i suoi migliori amici: Simone e Andrea, originari del porto di Betsàida, ma che hanno casa a Cafàrnao; Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo e di Salome, una delle donne che lo accompagneranno fino alla fine; Maria, originaria del porto di Màgdala, guarita da Gesù e per sempre catturata dal suo amore.

Tuttavia, Gesù non si stabilisce a Cafàrnao. Vuole diffondere ovunque la notizia del Regno di Dio. [Egli infatti] cominciò a vedere tutto in un orizzonte nuovo. È finito ormai il tempo della preparazione nel deserto; comincia l’irruzione definitiva di Dio.

[…] Quel che Gesù contemplava non era soltanto un cambiamento di prospettiva temporale; la sua intuizione credente e la sua totale fiducia nella misericordia di Dio lo portano a trasformare radicalmente quanto Giovanni si attendeva.

[Egli] comincia presto a parlare un linguaggio nuovo: sta giungendo il “regno di Dio”. Non bisogna continuare ancora ad aspettare, bisogna accoglierlo. Quel che a Giovanni sembrava qualcosa di tuttora lontano, sta già facendo irruzione; presto estenderà la sua forza salvifica. Bisogna proclamare a tutti questa “Buona Notizia”; il popolo deve convertirsi, ma la conversione non consisterà nel prepararsi a un giudizio, come pensava Giovanni, bensì nell’“entrare” nel “regno di Dio” e nell’accogliere il suo perdono salvifico. Gesù lo offre a tutti». Anche a noi, oggi.

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