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giovedì 1 novembre 2007

il Figlio dell'uomo è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto

Ormai il viaggio verso Gerusalemme è quasi finito. Il racconto della salvezza, dopo tanti insegnamenti e tanti incontri, si era inceppato nel giovane ricco, che si ritira triste dal colloquio con il Signore… e la gente commenta: chi potrà salvarsi? Ma avvicinandosi a Gerico, un cieco lungo la strada rinnova la preghiera appassionata della vedova nel tribunale e del pubblicano nel tempio e, finché non è ascoltato, continua a urlare: figlio di Davide abbi pietà di me! E la sua fede lo “salva” e cominciò a seguire Gesù, anche lui. E arrivano a Gerico. C’è tanta gente che s’è ammassata, per vedere e ascoltare Gesù. E’ un rabbi strano, con un messaggio sconvolgente: dove la bella figura di credenti la fanno il figlio scappato di casa, la donna piegata o la vedova disperata, il lebbroso riconoscente, il pubblicano peccatore… tutti questi guariscono, rinascono, si salvano! I capi, i ricchi, gli scribi e i farisei… rimangono ciechi e sordi e tristi. Adesso Luca vuol chiudere il viaggio con un ultimo incontro di Gesù molto originale: quasi una sintesi di tutto il viaggio prima del finale drammatico!
Cos’è la salvezza? è l’obiettivo di tutti gli incontri. Oggi – dichiara Gesù, in casa di Zaccheo, l’arcipubblicano - la salvezza è entrata in questa casa! infatti, spiegherà a Nicodemo che lo cerca di nascosto: Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui (Gv 3,17). Per forza i farisei ricominciano subito a borbottare, come sempre! Ma è possibile dichiarare “salvo” un tale peccatore senza prima prendere atto di che disastro di uomo era, fare i conti e la penitenza?! Invece, chi credeva (tutti noi!?) che incontrare il Signore, trovarselo in casa, fosse il risultato ottenuto con il nostro buon comportamento, è servito! Bisogna sospendere le nostre categorie di interpretazione, togliersi di testa le idee preconcette su Dio (giusti e peccatori, dannati e salvati, sacrificio e tempio …) fermarsi ad ascoltare e a guardare Gesù, come si comporta con questo capo dei pubblicani… e come costui risponde. Ogni parola, alla fine di questo viaggio di gesti e insegnamenti, è pregna di risonanze di tutto il cammino.
Un racconto del tutto laico: non c’è una motivazione religiosa, un gesto devoto, un sacramento attraverso cui passare, una malattia inguaribile che spinga a cerca l’ultraterreno. C’è solo il desiderio di vedere il Rabbi (o profeta) di cui tutti parlano, perché oggi “passava” di lì. Di certo, dentro questa aspirazione, covava qualcosa che veniva da più profondo, non ben chiara e non molto orientata ancora, ma di certo determinata, visto l’espediente di arrampicarsi su un albero di fronte a tutta quella gente, cui Zaccheo, piccolo di statura, ricorre, come fosse un ragazzo. Con dentro la domanda che trapela dal racconto: “ma Gesù, chi è, in mezzo a quel gruppo?....” Qui avviene l’impensabile: Gesù guarda in su e cerca proprio lui, sulla pianta! e lo chiama per nome: Zaccheo! Non ha neanche il tempo di pensare: Ma come possibile?! perché Gesù vuol addirittura essere accompagnato subito in casa sua, a riposarsi un momento… Ecco che, di fronte ad una disponibilità così affettuosa e accogliente, ciò che da chissà quando covava e pesava nel suo cuore di uomo peccatore, esplode: Signore, metà di quanto ho, la do ai poveri, a chi ho rubato ridò indietro il quadruplo. “Oggi,commenta allora Gesù, la salvezza è entrata in questa casa!
Gesù rovescia le nostre credenze e aspettative di salvezza… e quasi non ce ne accorgiamo, se dopo due millenni ancor pensiamo che il problema della salvezza sia … salvarsi l’anima per andare in paradiso. La salvezza – parola di Gesù! – si realizza nel preciso momento in cui uno si converte (si gira!), rimettendo a posto le relazioni sbagliate che ha con il suo prossimo, e assumendo un atteggiamento di amore verso i poveri, di giustizia verso chi ha malversato. “Perdersi” era dunque opprimere, estorcere e disprezzare. “Salvarsi” è amare i poveri, rifare giuste relazioni con tutti. Ed ancora una volta tutto rimane su un piano laico, che esige però una radicale trasformazione del cuore. Gesù rivive la sua avventura nel mondo: Venne fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto. A quanti però l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio - a quelli che credono nel suo nome…
Il Padre ha mandato Gesù a cercarci… Gesù ha cercato chi inconsciamente lo cercava: ha trovato uno che lo ha accolto pieno di gioia … e poi lo difende dagli zelanti: perché anch'egli è figlio di Abramo! il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto. Invita così i presenti a capire e partecipare a cosa sta succedendo, in questa casa di peccatori. E insegna a collocare questo fatto, capitato di fronte ai loro occhi, dentro la lunga storia di salvezza, che da Abramo va fino al Figlio dell’uomo, presente lì davanti a loro… Questa è la liturgia nuova, celebrata in una casa sconsacrata da abitanti impuri, garantita non dalla razza o dalle opere buone compiute, ma dalla effettiva trasformazione dei cuori e delle relazioni, dal cambiamento dei rapporti di giustizia e di amore, in quella iniziale minuscola “chiesa” in germoglio – che fa le prove in casa di Zaccheo. Questo è l’esempio che i discepoli, dovranno seguire, dopo gli eventi di Gerusalemme, andando in giro a ripetere quello che con lui avevano visto. Per questo ritroviamo poi questo schema di annuncio e conversione e rinascita nelle comunità cristiane di cui si racconta nelle prime pagine degli Atti della chiesa nascente. Ecco dove avevano imparato.
Il termometro della salvezza: il cambiamento delle relazioni e la gioia del cuore!
La salvezza è dunque il passaggio da un rapporto di oppressione, competizione, imbroglio reciproco… magari frenato da normative morali e legali, che custodiscono una più o meno sopportabile convivenza … ad un nuovo rapporto conviviale, sbilanciato nella benevolenza sia verso i poveri e i deboli, sia verso chiunque abbiamo fatto soffrire… Una trasformazione inondata di gioia, perché ciò che inconsapevolmente soffoca la gioia dentro il cuore di tutti gli Zacchei che noi siamo, è la sofferenza che il nostro comportamento provoca negli altri, l’indifferenza alla loro sorte, per insensibilità di cuore, - o il raffinato disprezzo che nullifica le persone. Il giovane ricco, che non ha avuto il coraggio di condividere i suoi beni con i poveri, come Gesù gli suggerisce, se ne andò triste… non per i propri peccati, che non aveva!... (Quando ci convinceremo che non sono importanti, i peccati, per la salvezza?… anzi nel vangelo sono proprio i peccatori che si convertono a Gesù, provocando gioia perfino negli angeli del paradiso –più che i giusti!). Se ne andò triste, comunque, perché aveva rifiutato di condividere i suoi beni con i poveri. Forse lui non lo sa, ma è la loro sofferenza che lo contagia e gli incupisce il cuore. Ancora una volta non si tratta di doveri morali adempiuti o trasgrediti, si tratta di relazioni umane da liberare e trasformare in amore, perdono e accudimento reciproco… Questa è la salvezza che Gesù è venuto a portare.
… è venuto a cercare ciò che era perduto: perché Dio è amante della vita.
Perché il messaggio di Gesù è così tragicamente rifiutato, fino a decidere di eliminarlo, quando era solo una proposta e una testimonianza di amore senza alcun interesse, pienamente gratuita e inerme? Perché i custodi della legge e del tempio, i capi del popolo, sono i più duri a respingerlo? Proprio per eliminare la “sindrome di Zaccheo”, perché non abbia imitatori, in questa liturgia nuova, dove in piena libertà, senza interpellare i farisei sull’applicazione della legge, né i sadducei sull’amministrazione dei beni, né i capi sul rapporto fiscale con i Romani… si rimettono a posto, con tutt’altri criteri, le relazioni di giustizia e di amore tra gli uomini (come l’amministratore previdente). Perché non è affatto vero che si tratta di un messaggio spirituale, nel senso di innocuo, fuori della storia. É inerme, cioè disarmato, ma esplosivo… e le sue conseguenze assunte in piena libertà e gioia sono certamente anche economiche e politiche
Zaccheo si è ammalato della malattia di Dio
Questa è la vera causa dello “scioglimento dei peccati”, praticata da questo Rabbi! Zaccheo si è ammalato di compassione, cioè di passione per la vita degli altri, a cominciare dai poveri e da quelli che ha impoverito lui! E’ diventato “amante della vita”, non dei soldi. Perché gli è rinato dentro il vero amore dei viventi. E allora i soldi e i beni sono solo dei mezzi per vivere e far meglio vivere la gente. I capi e i responsabili del popolo e del tempio disprezzavano il pubblicano, ma usufruivano del servizio. Questo Rabbi non lo disprezza per niente, anzi si è autoinvitato a casa sua, tra lo stupore scandalizzato della gente, ma gli ha riempito di gioia il cuore e tutta la casa. Gli ha tolto di dosso per sempre il disprezzo e gli ha cambiato la vita, con questa seconda “celebrazione penitenziale evangelica” che Gesù ha celebrato, con intenso compiacimento e tenerezza. (La prima è stata in casa di Simone il Fariseo (7,36ss), con la prostituta che , anche lei tra il disprezzo dei benpensanti, non ha altro di suo da dargli che profumo e baci, lacrime e carezze… Non a caso sono i due i prototipi di tutti i peccatori che hanno accolto la salvezza e ci precederanno in paradiso!).

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