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venerdì 14 marzo 2008

Frammenti di Speranza


In Italia non sono in molti a conoscere questa donna, ma il Times nel 2005 l’ha inserita nella lista delle «persone straordinarie che affrontano sfide che gli altri preferiscono evitare, ricordando a tutti quanto una sola persona, perfino di fronte alle avversità, possa fare».

Probabilmente, da martedì sarà «più esposta, e ancor più lo sarà nel medio termine», dice Tano Grasso, presidente onorario della Federazione delle associazioni antiracket (...), alla presentazione di Il coraggio di Angela, fiction in due puntate (RaiUno, lunedì 17 e martedì 18 marzo) che racconta la vicenda di Silvana Fucito, l’imprenditrice di Napoli che davanti al racket ha incrociato le braccia e ha fatto arrestare gli estorsori...

...La storia di Silvana, commerciante, tre figli, comincia nel 2002. Resiste ai tentativi di estorsione da parte della camorra: le costa un incendio che distrugge il suo negozio... Brucia il pianterreno di un palazzo di sette piani, si sfiora la strage. Lei rompe il silenzio, denuncia, manda in galera quindici persone...

La fiction racconta la storia di Silvana (sullo schermo si chiama Angela) e dei suoi sforzi per strappare agli ingranaggi del crimine un giovane, nipote di una cugina... È proprio questo, secondo Grasso, l’aspetto che mette a rischio Silvana, l’azione educativa: un atteggiamento che la criminalità giudica più pericoloso della denuncia. Quello che la mafia non tollera «è che qualcuno agisca per evitare che le sue fila si ingrossino»... [Silvana] vive sotto scorta «non perché ho denunciato... ma per l’alone di eroismo che mi porto dietro, non mi facevo i fatti miei, facevo volantinaggio, dicevo ai commercianti di denunciare. Davo fastidio». Però, continua, «non ci si può sempre tirare indietro, mi hanno distrutta ma ne sono uscita vittoriosa. Se uno si prende delle responsabilità, le cose possono cambiare». Per questo ha accettato che la sua storia fosse raccontata, «per far sapere alla gente che si può dire no al racket. Ho avuto, non so da chi, il compito di portare avanti questa battaglia. Si può uscire dalla morsa continuando a lavorare con tranquillità. Nessuno di noi ha ricevuto contraccolpi. Ben venga se ho dato il mio negozio per questo».

«Vorrei che i napoletani fossero più reattivi - dice - invece ci abituiamo a tutto. Alla camorra, e ora anche alla spazzatura. Ci dobbiamo prendere le nostre responsabilità. Vorrei che tutti guardassero al mio come un gesto di liberazione. A Napoli la gente è depressa, in città non ci sono più turisti, il traffico è paralizzato. Quand’è che ci sveglieremo?».

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