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giovedì 20 marzo 2008

La Risurrezione!

…è la conclusione del racconto fondante del Nuovo Testamento , il fatto più sconcertante della storia, da far dire a chiunque lo senta: se fosse vero! … che davvero uno è tornato dall’al di là, mite e trionfante, con una vita nuova anche per noi! Cambierebbe il senso della vita nell’universo! Ma tanto più oggi, nella deriva d’ogni speranza del nostro mondo tecnologico, torna attuale la battuta scettica dei saggi di Atene a Paolo: su questo ti sentiremo un’altra volta! A questo fatto è agganciato comunque tutto il cristianesimo. Su questo fatto, ricorda l’apostolo delle genti ai cristiani di Corinto, erano unanimi centinaia di testimoni: «Anzitutto vi trasmetto quello che anch’io ho ricevuto: Cristo è morto ed è stato sepolto. È risuscitato il terzo giorno ed è apparso a Pietro… e a più di 500 persone…» (1Cor 15,2ss). Pietro lo ripete in varie forme ad ogni discorso: “…Gesù di Nazaret… passò beneficando e risanando… E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute… lo uccisero… appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno!”. Un fatto, dunque, che ha appassionato e cambiato la vita a tanta gente, al punto da invadere per contagio il mondo allora conosciuto, di annuncio in annuncio…
Con il termine risurrezione si vuol affermare la continuità tra il Gesù storico e il Cristo risorto, attraverso, appunto questa irruzione incontenibile ed esaltante di una nuova qualità di vita, dopo tre giorni che era nella tomba... Con il termine ‘esaltazione’ si celebra la gloria divina di Cristo risorto. Era Dio, s’è fatto uomo fino alla morte; ora ritorna in Dio portando con sé l’umanità che ha assunto. Per Gesù la risurrezione segna la sua “accreditazione” : cioè ne è garantita e consacrata la verità del suo vangelo, la sua autocertificazione di essere figlio di Dio e la sua missione nel mondo. È il sigillo definitivo di Dio sull’opera di questo profeta…
La testimonianza storica non è sufficiente a smuovere il cuore
Nelle apparizioni le discepole e i gli apostoli non lo riconoscono subito, ma solo con un misterioso sussulto del cuore. Increduli per la trepidazione e la troppa gioia… sicuri di averne visto la sconfitta e la morte, fanno fatica a capire che invece era vittoriosa la sfida di amore ormai ritenuta bruciata, anche se il cuore era pieno di nostalgia. In questa attesa delusa e triste, irrompe la visione del Risorto. Lo stupore incredulo, dubbioso o scettico, comincia a cedere a questa presenza misteriosa… e inizia una relazione nuova che non solo assorbe e rigenera l’affetto e la fiducia precedente, ma trasforma tutta la vita (l’identità e il senso). Si manifesta e lo riconoscono in tanti modi diversi: il timbro della sua voce, il tocco delle sue mani, la sua tenerezza, le sue piaghe nonni sofferenti, l’umanità “nuova” che parla, ricorda, esorta, sgrida, perdona, rassicura… Eppure non è sufficiente la testimonianza storica! Che appare certamente genuina ed autentica anche se espressa in un linguaggio figurativo e simbolico, non logico o secolare come il nostro! La testimonianza storica è una premessa necessaria, ma non produce la fede. Questo coinvolgimento totale dell’uomo che consegna la sua vita a Cristo, che chiamiamo “fede cristiana”, è un modo nuovo di vedere e capire se stessi e la vita, che nasce da un personale e coinvolgente dono di amore di predilezione. Non come un ricordo nostalgico del Gesù di carne del passato. Non è il ricordo di un morto seppur carissimo e insostituibile… È una relazione nuova con colui che era morto crocifisso ma che è adesso è risorto e si pone di fronte agli uomini ‑ sorelle e fratelli ‑ in una situazione nuova, caratterizzata da una sorpresa impensabile. È lo stesso Gesù (non vedete che sono proprio io!) con lo stesso corpo trafitto, ma glorificato e trasfigurato fuori delle dimensioni fisiche, che si può toccare e carezzare, ma non abita più la nostra condizione storica umana! Non ha più fame ma può mangiare. Non è in nessun luogo preciso, ma attraversa le porte chiuse per venire a consolare i suoi, paralizzati dalla paura! È presente a noi in ciascun momento storico, ma lui vive i ritmi dell’eternità alla destra del Padre…un corpo capace di reggere le determinazioni fisiche, ma non legato a loro. Una vita dopo la morte, coestesa con il tempo, ma eterna: tempiterna (Panikkar). … il miraggio di tutta l’umanità e di tutte le religioni – il sogno di ognuno che ama!
cercate Gesù il crocifisso? Non è qui!… È risorto!... Andate a dire ai miei fratelli…
… quest’angelo misterioso sintetizza in modo lineare ed essenziale il processo dinamico della fede, che ormai diverrà il fuoco propulsore della comunità cristiana – la fede in Cristo crocifisso risorto! Cominciando dalle donne (come già da una di queste donne era iniziato a Nazareth), davanti alla tomjba vuota, si compie il cammino di conversione e trasformazione da discepolo di Gesù in “credente in Cristo”. Questo annuncio del vangelo di Matteo (e in vario modo di tutte le testimonianze del risorto, che costituiscono il Testamento Nuovo) delinea infatti i passi fondamentali della fede apostolica, che è fondamento e configurazione della nostra fede: la precedente frequentazione di Gesù nel discepolato, la disperata passione e via crucis del crocifisso, l’assillo della sua assenza (la tomba vuota); l’incontro con Gesù vivente (ma in/trattenibile, ormai), la missione verso i fratelli…
La fede cristiana scaturisce nel passaggio (nella pasqua!) dal Gesù profeta che annunciava la buona notizia beneficando e risanando la gente, ma fu rifiutato, rinnegato, tradito e crocifisso … al Cristo Gesù che appare risorto a vita nuova. La resurrezione di Gesù il Cristo è (per lui e per noi) il nesso tra la vita presente e la futura, il nodo dove la nostra fragile e precaria vita mortale nella quale siamo imprigionati senza scampo, è agganciata alla vita nuova che Cristo… ha inaugurato, aprendo nella sua carne, con una consegna di sé senza riserve, questo passaggio, anche per noi. È di questa pasqua che anche noi partecipiamo, perché questo è il transito che apre la nostra vita al ”suo” stato di compiutezza umana glorificata per sempre, che chiamiamo risurrezione.
Come nasce la chiesa… Sensorium Dei in mondo
Rivedere i suoi fratelli... è il primo grande desiderio che gli esplode dentro, appena il cuore ha ripreso i suoi battiti con i ritmi umani di un’altra vita, e lo dice alle donne fedeli, dalle quali per prime si è fatto riconoscere: andate a dire ai miei fratelli! che li aspetto…Come per un incontenibile voglia di comunicare e condividere la sua scoperta vitale. Da questo cuore che era morto per noi, ora vivo per sempre, passa a noi la capacità (la “dunamis”, ma è il frutto dello Spirito) di fare anche noi della nostra vita un fermento di risurrezione… «Quel medesimo Spirito che ha risuscitato Gesù dai morti, darà vita anche ai vostri corpi mortali a causa del suo Spirito abitante in voi» (Rm 8,11). Il duello tra vita e morte, di cui canta la liturgia, che è culminato per lui nel Getsemani e sul Calvario non è vinto da Gesù soltanto. Si rinnova e continua oggi nel mondo, per uscire da ogni schiavitù e trasformare tutto ciò che opprime l’uomo in dilatazione di amore. Siamo infatti suoi fratelli e sorelle, totalmente coinvolti nella sua avventura umano/divina, “se veramente partecipiamo alle sue sofferenze” (Rom 8,18), diventando come dei “sensori di Dio nel mondo”, per accoglierne e condividerne i dolori e le angosce, le gioie e le speranze. La chiesa si è data da secoli ad altri impegni importanti ma secondi, rispetto ai primi che ci racconta il Nuovo Testamento: annunciare instancabilmente il Vangelo di Gesù, denunciare le ingiustizie che opprimono i più deboli, testimoniare a tutti la misericordia e il perdono, riproponendo la sfida della sua e nostra risurrezione in un mondo stanco e rassegnato al crollo della speranza.
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“Il mondo dice: ormai è così, sarà sempre così; deve necessariamente essere così. Il giusto dice: non dovrebbe essere così; è contro Dio. Soprattutto in questo si conoscerà il giusto: nel fatto che egli soffre in questo mondo. In certo modo egli porta il sensorium Dei nel mondo… il giusto sa che Dio lo fa soffrire così, perché impari ad amare Dio per amore di Dio stesso. Nella sofferenza il giusto trova Dio…
Questa è stata la risposta di Dio al mondo, che ha portato alla croce di Cristo… Dio non ricambia con la stessa misura, e così deve fare anche il giusto: Non condannare, non rimproverare, ma benedire. Se non fosse così il mondo non avrebbe speranza. Il mondo vive della benedizione di Dio e del giusto, e in questo ha la possibilità di un futuro…
(D. Bonhoeffer, Fedeltà al mondo, Queriniana 1995, p. 53-54)

Auguri fraterni

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