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mercoledì 17 settembre 2008

“Atei anonimi”

Da Milano a Treviso attecchisce il seme dell’odio di Toni Fontana

Dunque non è un delitto razzista. Abdul Guiebre era cittadino italiano, e dunque l’avrebbero massacrato a sprangate anche se avesse avuto la pelle bianca. Quei ragazzi di Verona che hanno ucciso un loro coetaneo non erano del resto “fascisti”. Così dicono i giudici, così i due fermati per il delitto di Milano. Il caso è chiuso? Tutto chiarito, tutto provato? La magistraura non deve perdere tempo per cercare i mandanti? Nelle stesse ore del delitto avvenuto domenica nei pressi della stazione centrale di Milano, a Venezia, Umberto Bossi e i leghisti celebravano la “Padania Libera” e tra gli oratori si è distinto il prosindaco di Treviso Giancarlo Gentilini che, dal palco “verde” ha pronunciato una vera e propria dichiarazione di guerra: “macchè moschee, gli immigrati vadano a pregare e a pisciare nel deserto”. Chi non conosce la filosofia ed i principi dello “sceriffo” della Marca può farsi un’idea cliccando il suo nome sul motore di ricerca Google. Tra le tante voci dell’ “enciclopedia Gentilini” ce ne sono tre che ben rissumono suo programma: 1) Gli immigrati? “Si vestano da leprotti così i cacciatori possono fare pin pin con il fucile”. 2) L’Islam? “un cancro che va estirpato prima che vada in metastasi”. 3) Il fascismo? “allora c’era una maschia gioventù che ubbidiva e rispettava le leggi”. Uno dei consiglieri leghisti di Treviso, Giorgio Bettio, balzò agli onori delle cronache per aver detto che contro gli immigrati “occorre usare metodi da SS”. Gentilini e Bettio fanno scuola: poche settimane fa in una fabbrica di Treviso è apparso un avviso “venatorio”: aperta la caccia a negri e comunisti”. La Cgil ha presentato una denuncia. Da quando la destra ha vinto le elezioni è in corso una subdola operazione per “beatificare” la dirigenza leghista. Gentilini e i suoi, scrivono prestigiose firme del gionalismo, sono ottimi amministratori dediti al bene della collettività anche se ogni tanto dicono “certe cose”. Il gioco è semplice: se i bilanci del comune sono in ordine, le strade pulite e i cassonetti dei rifiuti vuoti, allora un sindaco può anche dire che “i negri”si devono travestire da lepri per la gioia dei cacciatori. Gentilini è insomma un mattachione, un simpaticone, un amicone che ogni tanto le spara grosse. Tiziano Scarpa, scrittore del nord-est, mi faceva notare tempo fa che “quelle di alcuni amministratori non sono solo “sparate”, sbruffonate, loro vogliono “rompere i coglioni” agli immigrati, far sapere che non saranno mai dei nostri, come noi. Vogliono infastidire, intimorire”. Il fatto che la teoria dei “matacchioni, simpaticoni” non regga, è dimostrato da quanto sta accadendo a Treviso, città che i leghisti hanno deputato ad ospitare la nuova crociata contro l’islam. Nella Marca vivono 84mila immigrati (la densità è doppia alla media nazionale). Quelli della prima generazione hanno sgobbato senza fiatare. I loro figli, che hanno assorbito gli stili di vita occientali, rifiutano invece di essere cittadini di serie B e rivendicano la piena integrazione, non accettano l’apartheid che la Lega sta cercando di imporre. Gentilini ha finora risposto con insulti e minacce. Da alcune settimane la tensione è elevatissima e da alcuni giorni le telecamere di Al Jazeera stanno seguendo gli avvenimenti. Sui telefonini dei giovani musulmani di seconda generazione i bit annunciano messaggi con minacce di morte. Chi ha affittato loro i locali di un ex supermercato a San Liberale, popolosa periferia ad “alta intensità di stranieri”, è stato avvertito: attento a te, potresti morire. Quasi tutte le notti partono i raid e sulle mura del locale affittato compaiono scritte come “Allah-Satana, il figlio di Satana è Maometto”. L’odio dispensato a piene mani da anni ha attecchito e si annunciano tempi duri. Meryem ha 21 anni, studia economia internazionale all’università di Padova, presiede l’associazione Seconda Generazione, parla cinque lingue, l’italiano con inflessione veneta: “Fin da bambini si impara che cos’è il razzismo, alcuni di noi si abituano a subire, non reagiscono, io ho imparato a dare una sberla a chi mi insulta. Noi non vogliamo più essere cittadini di serie B, esclusi, emarginati, molti hanno il passaporto italiano, il lavoro non manca, ma la città è off limits, ci accettano solo quando lavoriamo, poi dovremmo rintanarci nelle nostra case di periferia”. Moschea-banlieue, dicono i ragazzi dell’associazione presieduta da Meryem, sognando le rivolte di Parigi. Quando Meryem sale sull’autobus le parlano male degli immigrati credendola italiana, ma fanno un passo indietro quando scoprono che è nata in Marocco. In questura sono arrivate molte segnalazioni di pendolari. Dicono che quando un nero viene trovato senza biglietto viene scaricato in mezzo alla campagna. “O viene portato al commissariato – dice Yaguine, un ragazzo della Costa d’Avorio – molti sono stati fermati solo perché non avevano il biglietto. Ai bianchi non succede. Presto ci saranno gli autobus per i bianchi e quelli per i neri”. E l’ispiratore è sempre lui: Putin-Gentilini. Non potendo farsi rieleggere per la terza volta alla carica di sindaco, ha trovato un sostituto di paglia , Gobbo, e continua a comandare lui. Da 5 anni anni la comunità islamica cerca un luogo per la preghiera del venerdì. Gentilini ha usato tutti gli strumenti “urbanistici” e di polizia per vietare i raduni dei fedeli di Allah che pregano nei parcheggi dei supermercati, dentro edifici offerti per una sola volta da alcune amministrazioni. Vista l’assenza di risultati Meryem ed alcune ragazze della Seconda Generazione hanno promosso una spaccatura nella comunità islamica ed organizzato alcuni incontri di preghiera nel parcheggio dello stadio del rugby alla periferia di Treviso. Gentilini ha mandato i vigili ed ha chiesto e ottenuto l’intervento della polizia. I giovani musulmani hanno affittato l’ex supermercato di via Puglie: “Vogliamo promuovere corsi di italiano per i nostri immigrati, e corsi di arabo per gli italiani che ce l’hanno chiesto – dice Meryem - la gente del quartiere ci saluta e ci aiuta, loro, Gentilini e i suoi ci odiano, ma noi vogliamo solo aiutare la nostra gente”. “Vadano a pisciare altrove” – tuona lo sceriffo. Il consigliere leghista Antonio Fanton, un pasdaran di Gentilini, si trovava “per caso nei paraggi” e lamenta un’aggressione. “Ci ha provocato – ribattono i giovani di Seconda generazione – sputava per terra e insultava”. Poi sono comparse le scritte, quindi le minacce di morte. Gentilini ha trasformato il Ramadan in una guerra senza quartiere, totale: “Estremisti, terroristi, se dovessero realizzare un assembramento scatterà lo sgombero”. I ragazzi vivono nell’angoscia, da un momento all’altro possono scattare le manette. Con loro si è schierato il parroco di San Liberale, don Paolo Zago e Gentilini ha attaccato anche lui: “boicottate la parrocchia” – ha urlato. Ma i fedeli non lo hanno ascoltato. Il presidente della Provincia, il leghista Muraro, ha avuto un’idea per risolvere il problema: “evangelizziamo i musulmani”.

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