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venerdì 17 ottobre 2008

Il lungo travagliato cammino della …laicità


La semplicissima e imprevista risposta di Gesù alla trappola insidiosa dei Farisei, nel contesto della sua testimonianza globale, ha seminato un fermento poderoso nella storia dell’umanità, che forse ancora non ha dato i suoi frutti migliori… Ci sono voluti secoli di sofferenze e ribellioni, di avanzamenti e di regressi, di equivoci e di interferenze spurie, ma anche di profeti incompresi, per arrivare ad accorgersi della potenza esplosiva e sorprendente nascosta nel Vangelo, anche a proposito dei difficili rapporti tra ambito religioso e ambito politico. Il cammino percorso (e quanto ancora a noi tocca inventare…) è espresso con lucida consapevolezza in recenti e importanti dichiarazioni di Benedetto XVI.

“… sul problema delle relazioni tra sfera politica e sfera religiosa Cristo aveva già offerto il criterio di fondo in base al quale trovare una giusta soluzione. Lo fece quando, rispondendo ad una domanda che gli era stata posta, affermò: “Rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio” (Mc 12,17). … Lei ha del resto utilizzato, Signor Presidente, la bella espressione di “laicità positiva” per qualificare questa comprensione più aperta. In questo momento storico in cui le culture si incrociano tra loro sempre di più, sono profondamente convinto che una nuova riflessione sul vero significato e sull’importanza della LAICITÀ è divenuta necessaria. E’ fondamentale infatti, da una parte, insistere sulla distinzione tra l’ambito politico e quello religioso al fine di tutelare sia la libertà religiosa dei cittadini che la responsabilità dello Stato verso di essi e, dall’altra parte, prendere una più chiara coscienza della funzione insostituibile della religione per la formazione delle coscienze e del contributo che essa può apportare, insieme ad altre istanze, alla creazione di un consenso etico di fondo nella società”. (Benedetto XVI, Alle autorità dello Stato…, Parigi, venerdì 12 settembre 2008)


… Alla struttura fondamentale del cristianesimo appartiene la distinzione tra ciò che è di Cesare e ciò che è di Dio (cfr Mt 22, 21), cioè la distinzione tra Stato e Chiesa o, come dice il Concilio Vaticano II, l'autonomia delle realtà temporali. Lo Stato non può imporre la religione, ma deve garantire la sua libertà e la pace tra gli aderenti alle diverse religioni; la Chiesa come espressione sociale della fede cristiana, da parte sua, ha la sua indipendenza e vive sulla base della fede la sua forma comunitaria, che lo Stato deve rispettare. Le due sfere sono distinte, ma sempre in relazione reciproca… Senz'altro, la fede ha la sua specifica natura di incontro con il Dio vivente — un incontro che ci apre nuovi orizzonti molto al di là dell'ambito proprio della ragione. … È qui che si colloca la dottrina sociale cattolica: essa non vuole conferire alla Chiesa un potere sullo Stato. Neppure vuole imporre a coloro che non condividono la fede prospettive e modi di comportamento che appartengono a questa.… non è compito della Chiesa far essa stessa valere politicamente questa dottrina: essa vuole servire la formazione della coscienza nella politica… Questo significa che la costruzione di un giusto ordinamento sociale e statale, mediante il quale a ciascuno venga dato ciò che gli spetta, è un compito fondamentale che ogni generazione deve nuovamente affrontare. Trattandosi di un compito politico, questo non può essere incarico immediato della Chiesa. Ma siccome è allo stesso tempo un compito umano primario, la Chiesa ha il dovere di offrire attraverso la purificazione della ragione e attraverso la formazione etica il suo contributo specifico, affinché le esigenze della giustizia diventino comprensibili e politicamente realizzabili. (
Encicl. Deus caritas est, n. 28)

Ambiguità e profezia della laicità
Laicità vuol dire, semplificando un po’ una parola carica di molti significati, l’autonomia delle realtà terrene, create con una loro dinamica propria – e riscoperte (se fosse possibile)… quasi prima che l’uomo le impregni della sua investitura di senso (ideologico e affettivo) – dunque secondo la loro identità profonda creaturale. La Bibbia racconta di un lungo e travagliato cammino più simbolico che storiografico, per svestire il creato da ogni sacralizzazione che assolutizzava (divinizzandoli) gli astri, i fenomeni potenti terrestri e celesti, e soprattutto i grandi valori umani del potere, della sessualità, dell’arte… riportandoli a ciò che veramente sono (cioè laicizzandoli!). I racconti della creazione, dell’origine dell’uomo, della fede dei patriarchi, della liberazione dall’Egitto, … hanno questa funzione di riportare a Dio (mistero innominabile e ingestibile dall’uomo!) l’origine e il senso di tutto, ma proprio per questo di “sconsacrare” di ogni valenza religiosa autonoma, di ogni carica divina o magica tutto il mondo e la storia – affidati totalmente all’uomo, alla sua umile e grande responsabilità di cuore pensante del creato. Questo cammino di liberazione dell’uomo e del popolo dalle sue paure ed angosce, dall’oppressione della schiavitù mentale, morale e fisica, per portarlo alla libertà di figlio di Dio e alla capacità di assumere la responsabilità della propria salvezza, viene poi polarizzato dalla “promessa” del Messia - o, nell’espressione di Gesù, dall’arrivo del Regno di Dio. Il messaggio biblico attraversa tutti gli spessori della creazione e sconvolge le concezioni con le quali nei diversi tempi e culture l’uomo si è autoplasmato e trova il suo approdo (escatologico ma proprio perché terrestre e storico) nella evoluzione della creazione stessa: “La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio; essa infatti è stata sottomessa alla caducità - non per suo volere, ma per volere di colui che l'ha sottomessa - e nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio. Sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto…” (Rom 8,19ss).
La vocazione messianica: l’uomo re – sacerdote – profeta!
Gesù è l’erede consapevole e il compimento ormai maturo di questo cammino. Chi si aspettava un riformatore religioso è rimasto deluso. L’atteggiamento suo non è propriamente l’orientamento religioso, che spinge l’uomo al di là della realtà mondana e storica, per paura dell’abisso della morte, e lo lega a riti e sacrifici e comportamenti, codificati nelle varie religioni per ottenere il favore di Dio… Gesù ha invece assunto un orientamento messianico, preoccupato degli uomini, ai quali ha rivelato un Dio Padre, sollecito soprattutto dei più poveri e disprezzati, per fare della terra e della storia il luogo della liberazione dell’uomo dalle catene dell’oppressione, morale, fisica, politica e religiosa – “adesso”, nella nostra storia , ma infine rompendo, con la sua resurrezione, l’ultima suprema barriera oppressiva, che è la morte. Quando però hanno tentato di strumentalizzarlo politicamente, Gesù si è rifiutato, perché il suo Regno, esplosivo fermento seminato in questo mondo, non è della pasta di questo mondo. Ci ha offerto invece la possibilità, proprio per questa resurrezione della carne, di ri/assumere e promuovere, per grazia, ciò che nella promessa biblica era essenziale: cioè la finalità stessa della creazione, lanciata da Dio verso il compimento di sé. Chiunque collabori alla liberazione dell’uomo oppresso, sta rispondendo ad una “vocazione” messianica, come Isaia dice di Ciro, il quale non ha fatto un gesto religioso, perché, non conosceva affatto Dio, ma divenne “l’eletto” inconsapevole del disegno di Dio. Chiunque infatti si inserisce in questo dinamismo di liberazione, anche ateo o altrimenti credente, ha in sé una qualità messianica (cioè “di Cristo”), pur non appartenendo alla religione cristiana e tantomeno alla chiesa. Si aprono così significati ed orizzonti alla “laicità”… veramente “importanti”, e, come dice il Papa “necessari”, ormai, per dialogare con l’uomo di oggi in una condizione multiculturale e plurietnica come la nostra – riscoprendo un terreno comune di collaborazione e valorizzazione dell’apporto insostituibile dell’altro nella sua diversità. Il potere di Cesare arriva dunque fin dove arriva la sua moneta e le sue istituzioni, accolte e rispettate, ma considerate anche loro integralmente “laiche”, cioè storicamente relative e provvisorie, rifiutandone qualsiasi attribuzione assoluta o in qualche modo divina, come hanno testimoniato migliaia di martiri.
La trappola odierna…
…tutto sembrerebbe semplice, almeno a livello teorico. Ma ogni educatore o genitore o uomo attento alla crescita degli altri, più piccoli soprattutto, sa quanto è difficile mediare le preoccupazioni e gli strumenti educativi (e pastorali) con la crescita della libertà di chi viene educato o guidato. Eppure il traguardo dell’educatore è di rendersi inutile, di fronte alla acquisita autonomia dell’educando. Qui sorgono i conflitti e le ambiguità (e le oppressioni). La chiesa (docente!), forte di un’ulteriore rivelazione, come un’educatrice ansiosa e impaziente, patisce talora la tentazione (al di là delle dichiarazioni solenni), di chiudere i problemi e decidere le soluzioni delle varie emergenze storiche in campo filosofico o educativo o politico, anche per i fedeli, al fine di ottenere orientamenti legislativi o amministrativi conformi alla sua visione delle situazioni. Ma formare discepoli sul principio d’autorità, se sempre è rischioso, in campo di fede contrasta con l’essenza stessa della fede, che è adesione personale della coscienza libera. Le intenzioni possono certamente essere rette, ma storicamente condizionate da limiti culturali pesanti, come la storia conferma. Si rischia così di trattare eternamente da educandi… fedeli ormai adulti e preparati. Dare a Dio quel che è di Dio, è rivolto a tutti, anche alla Chiesa, e vuol dire investire la coscienza dell’uomo della libertà di perseguire consapevolmente gli obiettivi della creazione stessa, attraverso la ricerca della ragione, il confronto umile e aperto, il dialogo con chiunque sia anch’egli in ricerca… e offrire anche la testimonianza umile della propria fede. Ma più che l’insistenza esasperata sulle soluzioni “cristiane” dei problemi di oggi, convincerà la dedizione cordiale e gratuita della propria benevolenza.

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