Pagine

ATTENZIONE!


Ci è stato segnalato che alcuni link audio e/o video sono, come si dice in gergo, “morti”. Se insomma cliccate su un file e trovate che non sia più disponibile, vi preghiamo di segnalarcelo nei commenti al post interessato. Capite bene che ripassare tutto il blog per verificarlo, richiederebbe quel (troppo) tempo che non abbiamo… Se ci tenete quindi a riaverli: collaborate! Da parte nostra cercheremo di renderli di nuovo disponibili al più presto. Promesso! Grazie.

venerdì 10 ottobre 2008

Istruzioni per “non” perdere… il Regno di Dio!

… un convito di festa per tutti i popoli
Il brano di Isaia rappresenta uno dei momenti pregnanti dell’annuncio profetico che raccoglie un’istanza antica connaturale alla storia della salvezza, fin da Abramo, padre della fede, al quale già era stato promesso “Saranno benedette per la tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce” (Gn 22,18). Una necessità interiore antica come l’uomo, questa, che il profeta raccoglie: una specie di tropismo antropologico, uno spontaneo orientamento dell’uomo verso un comune destino, che è la chiamata di tutti i popoli all’unico banchetto della salvezza, ove tutti usufruiscono con gioia dei prodotti della terra, elaborati dalla cultura dell’uomo: eccellenti, raffinati, succulenti! Il cammino dei popoli, convergente da ogni parte verso Gerusalemme, sul monte del convito universale, è qui descritto probabilmente quando Gerusalemme era già distrutta, perché rappresenta il dramma del credente di ogni tempo, lacerato tra questa spinta empatica che ci fa sentire in ogni uomo il fratello e le barriere storiche il velo o addirittura la coltre che invece ostacolano o oscurano gli occhi ( e il cuore). L’altro non più il fratello ma il concorrente da controllare e combattere…
… una profezia per oggi!
Mai nella storia dell’umanità queste istanze profetiche si sono così avvicinate al loro compimento storico, attraverso possibilità tecnologiche inimmaginabili, che hanno prodotto una globalizzazione e interdipendenza economica e culturale di impatto enorme ed irreversibile sull’umanità attuale. Ma nello stesso tempo viviamo un momento di smarrimento etico e politico, nel quale l’anelito del cammino comune dell’umanità e dei suoi necessari (anche se ancor poveri e inadeguati) strumenti istituzionali di collaborazione sovranazionale sono in crisi, sopraffatti dalla paura e dall’egoismo e forse dalla loro stessa complessità, alimentata in modo acritico sotto l’unica spinta propulsiva del profitto e del potere dei paesi più forti. Ci sembrava impossibile, qualche anno fa, nella visione ottimistica del cammino di liberazione dell’umanità (populorum progressio!), di dover assistere invece a una tale recessione politica, economica, finanziaria… e soprattutto culturale, quale sta davanti ai nostri occhi! E così ci troviamo ad ascoltare prese di posizioni e progetti di discriminazioni politiche e amministrative di sapore razziale, vedere partiti politici con programmi più o meno velatamente razzisti che ottengono l’appoggio di interi gruppi, parrocchie e istituzioni cattoliche. Di dover perfino tacere e sorvolare (pro bono pacis!) nelle conversazioni private e pubbliche con sedicenti ‘credenti’ o addirittura ‘ecclesiastici’, su espressioni o reazioni di pesante discriminazione (o incriminazione?!) delle diverse nazionalità, religioni, razze, culture. La tentazione di “farsi i propri affari”, blindare le “proprie” proprietà personali o nazionali (campi o vigne, nel linguaggio evangelico), e difenderle aggressivamente, è vincente. Fino alla proposta di razionalizzare la selezione degli immigrati (quelli “necessari”!) secondo la religione o il colore della pelle o … i flussi – non della loro fame e povertà, ma dei nostri bisogni di manodopera sottocosto. Fino a ingoiare il rospo (abbiamo visto anche questo!) di appoggiare l’inevitabilità” di guerre preventive per difendere le risorse energetiche sulle quali si vantano diritti acquisiti inalienabili.
I tre rifiuti storici del progetto di Dio
La parabola evangelica spiega ulteriormente quella precedente dei vignaiuoli perfidi e assassini… che hanno rifiutato l’invito di Dio a far fruttare per il bene di tutti il messaggio di salvezza loro affidato, credendo di poter fare della vigna del Signore un loro possesso esclusivo…
Il secondo grande rifiuto, cui allude la parabola, è quello di Israele davanti alla predicazione degli apostoli stessi, gli appassionati testimoni della vita, morte e risurrezione di Gesù Cristo, a Gerusalemme e al popolo di Israele, come si racconta nei primi 15 capitoli degli Atti : “Uomini d'Israele, … Il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, il Dio dei nostri padri ha glorificato il suo servo Gesù, che voi avete consegnato e rinnegato di fronte a Pilato,… voi avete ucciso l'autore della vita. Ma Dio l'ha risuscitato dai morti e di questo noi siamo testimoni” . Ci furono allora varie conversioni di gruppi anche notevoli del popolo, che furono l’inizio della chiesa. Ma i capi e i sacerdoti si opposero decisamente, e il loro rifiuto e la loro persecuzione provocò la dispersione provvidenziale degli apostoli e dei loro discepoli in tutto il mondo conosciuto. Nei loro occhi di giudei credenti c’era ancora l’immagine dolorosa della distruzione di Gerusalemme e del tempio da parte dei Romani, che segnò anche simbolicamente la chiusura irreversibile di un’epoca. Alle nozze del Figlio non era venuto quasi nessuno del loro popolo – secondo la narrazione drammatica della parabola!
Si aprirono così “alle genti” e inizio la terza grande occasione: la più espressiva e la più vicina simbolicamente al progetto del Padrone della vigna. I suoi messaggeri sono mandati ai crocicchi – più letteralmente ai capolinea di tutte le strade del mondo (alla fine delle vie!), e alla fine dei tempi, a “pressare” tutti i popoli e tutte le nazioni ad entrare… E il convito diventò davvero affollato!
Ma chi è questo convitato così malvestito, da dover essere buttato fuori?
Per entrare nell’ottica giusta di lettura della parabola nel nostro momento storico e culturale, occorre spostare l’asse di tutta la nostra “mentalità cristiana” da un orientamento di tipo religioso ad un orientamento di tipo messianico, da una visione ideologica istituzionale ad una visione evangelica. E ci accorgeremo che… la “pietra scartata” è sempre centrale nella dinamica del rapporto di amore/rifiuto tra Dio e gli uomini. Questo pranzo non è privato, pagato in proprio, per andarci come si vuole… È il pranzo del Figlio, è gratuito, ma pagato da lui a caro prezzo! È la proposta evangelica di seguirlo, e aprirsi totalmente all’amore! per questo provoca ancora lo “scandalo”, sul quale tanti ancora rischiano di inciampare. Quanto ha fatto Israele, ma lo ha ripetuto pure la Chiesa, i cristiani stessi! Oggi più che mai, sfaldata la cristianità di tipo socio religioso, il problema ci riguarda tutti con urgenza improcrastinabile : la parabola è diventata per noi un drammatico manifesto di istruzioni per “contrasto”. Come dire: ecco come si fa, dall’inizio della storia della salvezza fino ad oggi … a perdere il treno del Regno di Dio! Assumere, invece, come orientamento e criterio della propria vita e delle proprie scelte il regno di Dio, significa identificarsi con il progetto annunciato dal Vangelo, investendo della sua luce il momento presente. La chiesa è il segno levato fra le nazioni e il mezzo privilegiato propulsore di questo cammino dell’umanità. Ma non è il Regno! Questa identificazione è stata un velo sul volto dei cristiani che ha provocato infinti equivoci, ambiguità violenze e persecuzioni…
Il Signore della parabola è estremamente severo con i “renitenti” alla proposta del Regno, già ai tempi antichi, quando il cammino nelle tappe intermedie più difficilmente lasciava intravvedere il traguardo finale. Si tratta di un cambiamento qualitativo di grande portata, un sussulto culturale da una visione particolaristica della salvezza (dell’anima) ad una visione universale (della salvezza del mondo!). Gesù stesso e i suoi primi discepoli ne patirono il difficile travaglio. La “punizione” del cristiano, che è ormai già entrato nel convito, ma non ha fatto questo cambio di mentalità è tragica: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti. Questa condanna è pronunciata per esortarci, affinché non avvenga, ovviamente! Ma nasconde una verità sorprendente. I castighi del nostro Dio non i fulmini di collera o vendetta. Si annidano invece nelle forme dei processi immanenti nella storia, provocati proprio dai nostri “rifiuti”. Non appena l’egoismo e la paura, la competizione e il dio mammona ci fanno deragliare dal progetto del Regno, un velo di accecamento ci cala sugli occhi, una barriera ci intontisce il cuore, balbettiamo ammutoliti e ci troviamo impossibilitati a trovare soluzioni, legati mani e piedi, precipitati nel buio politico e progettuale più profondo… come si può vedere in questi giorni.

E il Regno di Dio rallenta i suoi passi, perché i nostri egoismi e tradimenti li pagano i più poveri.

Nessun commento:

Posta un commento

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

I più letti in assoluto

Relax con Bubble Shooter

Altri? qui

Countries

Flag Counter