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martedì 1 gennaio 2008

Madre di Dio e... nostra

Qualcosa, senz’altro, aveva intuito già… nei primi passi di quest’avventura.
Forse fin dall’inizio, a sentire di mamme come lei, che non volevano essere consolate, perché i figli non c’erano più.
Forse quando era extracomunitaria in Egitto, o quando il ragazzo le si era opposto, la prima volta - così deciso e quasi ostile - nel tempio.
Poi nel silenzio di vent’anni, a Nazareth, anni bui, abbaglianti, troppo misteriosi per raccontarne la storia.
O nei primi tempi della vita pubblica di giovane profeta, quando anche lei, spinta dalla reazione spaventata dei parenti, aveva osato pensare che ‘era fuori di sé’.
Lui aveva comunque proseguito per la sua strada, determinato e mite, come sempre. E così l’aveva perso di vista, quand’era tutto preso dal suo viaggio messianico verso Gerusalemme, sempre meno compreso dai discepoli, sempre più osteggiato dai capi del popolo.
…forse, appunto, qualcosa aveva intuito - da sempre.
Si può perdonare a Dio un dolore così grande?
Ma adesso… stava sotto la croce - in braccio il suo ragazzo, morto. Il più giusto e innocente dei figli dell’uomo, rifiutato, torturato, squarciato il cuore, tirato giù finalmente dal legno maledetto.
Un venerdì sera, la spada, di cui diceva il vecchio Simeone, trafigge il più intimo dell’anima, dove cercano pace impossibile la ragione, il cuore e la fede. Se lì t’invade il dolore, non va più via, mai più, come un tumore… ed ogni gioia è impregnata di mestizia, per sempre.
Una processione interminabile di donne, madri e sorelle, cammina da sempre verso di lei, sotto la croce - il cadavere del suo Dio in braccio - la speranza umana morta, senza perché, innumerevoli volte, nei millenni…
E nel perdono era sola. Sabato senza il Figlio. Piccola donna in carne ed ossa a pagare il prezzo d’essere concepita senza peccato. Lei, carne corruttibile, ci dà il segnale: la carne può salire in cielo, il cielo è qui. Il suo corpo ha steso un ponte tra noi e Dio, una strada umana e praticabile”.
Perdonare Dio, suo figlio crocifisso - come solo lei, piccola donna prediletta, poteva, a nome di tutti. Perdonare il male - troppo smisurato e sproporzionato alla capacità umana di farlo e sopportarlo.
l’altro figlio, l’altra casa
Perdonare è sempre ricominciare da capo.
Con un altro figlio, con un'altra maternità… o fraternità o figliolanza: è Dio che è fatto così! (Gesù, vedendo la madre e il discepolo che amava, dice alla madre: Donna ecco tuo figlio! Poi dice al discepolo: Ecco tua madre!)1. E da allora la piccola donna, che ha perdonato Dio, fa parte dei “beni di casa” dell’umanità.
L’umanità ricomincia a sperare e a vivere, dopo la morte e la tomba vuota… Da lei, riconciliata con Dio sotto la croce, inizia un nuovo modo di stare nella storia. Assumere il peso e la sofferenza dell’altro figlio, in un’altra casa. Il primo sì, che aveva segnato l’avvio misterioso di questa storia, svela il suo senso sorprendente. La religione è ‘sì’ e ‘no’ : sacro e profano, pure e impuro, grazia e disgrazia, sacerdozio e laicità… Cioè separare sempre il figlio proprio (figlio di Dio) dal figlio altrui (figlio dell’uomo). La fede di questa donna è invece solo “”. Accetta lo scambio dei figli, per sempre: sfida e scommessa su un Dio che abbandona e che accompagna! Ed è sempre lo stesso Padre.
Maria - madre e sorella, di casa, nell’umanità che spera e dispera. Passaggio obbligato. Crocevia di innumerevoli volti di donna.
generare è “mettere al mondo”!
Sotto la croce ha capito! Perché sotto la croce Dio le ha restituito - morto - il figlio comune (umano e divino). Mettere al mondo, dunque, voleva dire rendere mondano, cioè mortale, Dio. Mettere al mondo vuol dire mettere a morte. Seminare la morte all’interno di Dio. E Dio venne ad abitare nell’unico luogo dover non avrebbe mai potuto abitare. Ma siccome Dio è troppo grande, è la mondanità che è diventata interna a Dio. E di questa malattia umana Dio è morto.
Sotto la croce vuota, morte e vita in duello, in braccio a Maria, dopo quel venerdì sera, finché l'umanità dovrà soffrire la sua storia e Dio dovrà essere perdonato, fino alla fine dei secoli… Accettando sempre un altro figlio, un’altra casa!
Poiché questa unione di Dio con la sua carne di donna, dentro il suo corpo (questo è il mio corpo! questo è il mio sangue!)2 è indivisibile. Il figlio morente ne ha fatto una cosa sola, per sempre. Il matrimonio tra Dio e mondo diventa indissolubile.
dona la vita e riceve la morte
Dio abita, dunque, nel luogo dove non doveva mai entrare: nella morte! Ha domandato ad una giovane donna di insegnargli a percorrere, anche lui, sino in fondo, il sentiero interrotto della mondanità. Ed un umilissimo amore umano ne ha accettando la sfida. La vita umana, di carne, diventa ormai, per tutti, lo spazio finito (mortale) da attraversare (in compagnia di Dio) per vivere la paura della morte e vendere la vita.
Solo un Dio di carne lo poteva sperimentare. Grazie ad una piccola donna mondana, laica, “impura”… come ogni donna, in ogni religione di questo mondo. Ma capace di un amore più potente della paura della morte. Dove c’è quest’amore, c’è Dio: indivisibile dalla carne, orami! Ogni altro sacerdozio impallidisce… e proprio di questo mistero può divenire soltanto pallido segno, strumento di servizio.
Il cristiano - ogni povero cristiano - è un uomo di nuovo messo al mondo, dalla stessa piccola donna, sprofondato nel cuore incredente della laicità, a raccogliere umilmente la stessa sfida di un amore più potente della paura della morte.
dormitio Mariae
La morte continua a togliere la vita, ma non può più uccidere il cuore (o l'anima) dell’essere uomo o donna. Può paralizzarla provvisoriamente, cioè addormentarla - in attesa di un risveglio, affidato alle scadenze insondabili della misericordia del Padre.
Perché ormai la vita non è più il passaggio inutile di un barlume di coscienza nella carne - una meteora che si perde nel nulla. La morte non tronca la trasmissione della vita, con quanto si porta dentro - di tutta la passione dell’umanità.
Perciò la donna, la madre dei viventi, esulta nel più intimo della sua passione. E la sua piccolezza non le fa velo, perché sa che tutto quanto è umano, anche un frammento, è già anticipatamente salvo. A cominciare dai poveri, affamati, seduti nella polvere… ma destinati al trono - e noi a servirli!
Felice anno nuovo!

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