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domenica 27 gennaio 2008

In principio… disse loro: “seguitemi!”

Arrestato Giovanni … Gesù cominciò a predicare!
C’è un raccordo di contiguità e discontinuità insieme – di compimento e diversità radicale tra Giovanni e Gesù. Le prime comunità cristiane hanno rilevato l’enorme importanza di questo legame, ed hanno scoperto così la novità assoluta di Gesù. La novità consiste nel tenere insieme una duplice polarità: il radicamento profondo nella tradizione e nella storia concreta degli uomini (l’incarnazione!), da una parte, e dall’altra il fermento esplosivo del suo messaggio e della sua efficacia nella condizione dolorosa ed oppressa della gente (liberazione o redenzione!). Questa è la forza propulsiva, umile ma incoercibile, del minuscolo seme di amore che il Padre lo ha mandato a seminare nel mondo…
Anche la comunità di Matteo rilegge a questo modo gli “inizi” di Gesù! Dopo l'arresto di Giovanni. Gesù cambia paese, casa, modo di vita. Come se, dopo il battesimo e le tentazioni nel deserto, gli premesse ormai in cuore in modo incontenibile l’urgenza della sua missione tra gli uomini… per riprendere la fiaccola della speranza, oscurata nella prigione del Battista, dove è stato messa a tacere la voce più forte di tutti i cercatori di Dio della storia biblica. In questo breve racconto è condensato ciò che la comunità di Matteo ha capito e vissuto nel suo primo impatto con la fede evangelica. Questo è il piccolo trattato di teologia del cominciamento della chiesa, non semplicemente degli inizi della chiesa storica. È l’inizio della chiesa di sempre – di cui diceva Gesù stesso: dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro (18,20).
Per capire il comportamento nuovo e originale di Gesù, che si sposta dal centro religioso e cultuale della Giudea alla Galilea delle genti, i discepoli sono andati a studiare le profezie dell’esilio, il tempo della distruzione e dispersione di ogni istituzione religiosa, ma anche il tempo del ricominciamento della fede. E le profezie antiche illuminano la storia presente: Gesù è andato a stare tra quelli che più di altri abitavano in terra tenebrosa… che dimoravano in terra e ombra di morte… perché è lui la luce! perché lui è il ricominciamento: In passato il Signore umiliò…, ma in futuro renderà gloriosa la via del mare!
"Convertitevi, perché il Regno dei Cieli è vicino"
L’annuncio di Gesù è lo stesso del Battista, perché per tutti e due la disponibilità a “cambiare mentalità” è la premessa necessaria ad ogni conversione. Ma per Giovanni questa è la fine del suo messaggio e della sua missione di precursore. Per Gesù questo stesso annuncio è un’apertura, è l’inizio. Perché in Gesù il Regno non solo si fa prossimo, ma comincia “a camminare”. É lui il Regno, è lui la presenza salvatrice del Padre nella storia quotidiana degli uomini! Ecco perchè non chiama la gente nel deserto ma neanche nel tempio …È lui che va dove la gente vive: sul lavoro, nelle case, per le strade, nei villaggi… nelle loro sinagoghe (di sabato!) : Gesù “va attorno per tutta la Galilea”: e cosa vede? Vede nel cuore degli uomini e della società il conflitto tra una realtà dura e pesante da portare e la spinta vitale di una speranza che non riesce a farsi strada, perchè sottoposta al giogo che l'opprimeva, alla sbarra che gravava le sue spalle e al bastone del suo aguzzino… Proprio perché Gesù va dove l’uomo vive (sul lavoro, nella famiglia, nella società e nelle sue istituzioni) tocca con mano che la gente fa fatica, è a disagio, al buio… e vede gli uomini che dimorano in terra e ombra di morte. L’ombra di morte è la paura, e la paura nasce nel cuore man mano che la speranza deperisce, senza che una luce rischiari le tenebre in cui ci sentiamo immersi… Ma, ecco la buona notizia: una luce ha fatto irruzione nell’ombra! I primi discepoli ne hanno un ricordo vivissimo, con alcune caratteristiche ‘mitiche’ della loro esperienza appassionata di chiesa nascente.

  • “Venite dietro a me!” È Gesù che raduna i discepoli con il fascino di una Parola sicura, neanche ancora spiegata, ma talmente carica di forza determinata e serena, che sembra non ammettere replica alla chiamata. Con/vince dal di dentro! Con questa stessa parola li costituisce “seguaci”: “venite dietro me!” Questa chiamata gli rimodella l’anima: diventa lo statuto definitivo della loro vita. Lo capiranno più tardi, dopo averlo seguito, amato e anche rinnegato, che ‘esser suoi discepoli’ (venite dietro di me!) vuol dire una consegna assoluta: niente mai più anteporre a Gesù!
  • La coesione de gruppo è la chiamata stessa di Gesù! I discepoli arrivano a lui in modo diverso, talora indicati per nome, talora contagiandosi reciprocamente, ma è sempre il suo sguardo e la sua parola che inserisce questo rapporto personale nel cuore di ognuno e li collega in una comunione inscindibile, perché non fondata su un proposito o una scelta o una promessa o un obbligo morale, o un’amicizia anche se contiene un poco di tutto questo : ma è una misteriosa appartenenza a lui, che il suo sguardo di predilezione ha seminato in loro! E che Parola ed Eucaristia nutrono e confortano…
  • Le sue parole sono vere – e si ripetono in noi! Già dai primi passi un fuoco (il fuoco degli inizi) s’accende nel cuore dei discepoli. Ma ci vorranno anni perché lo capiscano e soltanto la sua morte e risurrezione (con il dono del suo Spirito) li renderà veramente capaci, a loro volta, di infiammare la gente, divenire a loro volta pescatori di uomini – e quindi finalmente capire dal di dentro la sua missione e il suo Spirito. Ma fin da queste primi inizi, il fuoco c’è già. Ognuno prova il sussulto interiore per il “verificarsi” già adesso di frammenti di una speranza nutrita da sempre. Gesù operava quel che diceva: alla sua parola, al suo tocco, al suo sguardo le miserie, le malattie e i peccati degli uomini guarivano. La sua azione non si esauriva in un invito, in un rito di penitenza, tanto meno in una condanna del peccatore… Gesù andava attorno per tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe e predicando la buona novella del regno e curando ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo. Questo è l’elemento fondamentale della novità di Gesù, rispetto agli scribi, ai sacerdoti, ai profeti precedenti. Una capacità mai vista di insegnare, consolare, guarire … in ogni incontro: dopo anni di parole sterili, dopo una vita di tentativi inutili. Quando già la speranza sta spegnendosi, ecco scoccare il contatto, una scintilla nuova tra speranza e verità, tra utopia profetica e realtà storica. Questa è la novità “cristiana”, e i testimoni sono stupiti perchè gli elementi della natura, gli spiriti e i demoni, le malattie e la morte gli obbediscono!
    Gesù non ci ha lasciato in eredità questo potere nei suoi aspetti miracolosi, i quali, del resto, anche per lui sono soltanto ‘segni’ della sua vera Signoria di amore sulla storia e sulla natura. È questa Signoria inerme che anche a noi ha donato con il suo Spirito (At 1,8). Ora niente può più farci del male, perché in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati (Rom 8,37). Ogni suo seguace diventa discepolo quando sperimenta di essere a sua volta pescatore dei suoi fratelli: testimone della gioia dello spirito quando qualche piccolo, malato, ferito, soggiogato dalla paura, è preservato dal male, davanti ai nostri occhi!.

Una tiepida chiesa alla ricerca di poteri fittizi…
…a guardarci allo specchio noi cristiani di oggi! alla luce di questo fervore della chiesa evangelica nascente, risalta ancor di più la stagione ecclesiale stanca e triste, che stiamo vivendo, almeno in occidente.
Noi somministriamo alla gente “cristiana” soprattutto sacramentalizzazione, precetti morali, inquadramento ideologico… E siccome la gente ci segue sempre meno, siamo spesso in atteggiamento agguerrito e aggressivo per difendere o recuperare spazi, istituzioni, leggi o radici … e renderle più cristiane. Illudendoci che queste poi preservino la fede. È il metodo inverso di quello evangelico. E qui sta il nodo dirimente della nostra tentazione ecclesiastica! Il potere, pur ricercato per ‘fini buoni’, di natura sua vanifica la croce di Cristo, perché la croce non è un incidente di percorso, ma la “necessaria” conseguenza di aver rinunciato ai mezzi del potere, sbilanciandosi del tutto per l’amore gratuito. Ma non riusciremo a rinunciare davvero al potere se non assaggiando un’altra gioia più grande … Nel vangelo, invece che i verbi sedentari di possesso o di conquista, predominano i verbi di movimento, di missione. Gesù si sposta continuamente e mette in moto altri discepoli, semplici, umili, ignoranti, laici, uomini e donne (cfr Lc 8,1-3 – il corrispettivo del nostro testo). La sua proposta è coinvolgimento profondo dei cuori, anzitutto. Poi è paziente e costante trasformazione delle idee su Dio Padre, se stessi, gli uomini, la storia… Poi è esperienza viva di rinascita interiore e comunitaria di pacificazione delle relazioni, almeno nei barlumi di speranza che si accendono nell’ombra della paura … per sanare gli incubi di panico che crescono dove non c’è più speranza viva.
Solo ripercorrendo il cammino della chiesa nascente ci riappassioneremo… al seguito di Gesù!

~~~~~~

…Padre, credo che mi capisca…
sono stata ferita al cuore, bruciata al cuore.
È una ferita ed è un fuoco.
Sono sicura che un giorno il Signore mi abbia accordato
una piccolissima scintilla dell’amore del suo Cuore
e che questa scintilla ha acceso il braciere.
E allora non ne posso più, perché nessun cuore umano è fatto a questa misura.
Non può contenere tutto questo amore.
Padre, sogno l’amore, ma un amore
come non l’ho ancora visto spiegare in un libro,
soprattutto come non l’ho visto mai raccomandare nei consigli alle religiose,
un amore che sia insieme divino e umano.
Sogno che si possa donare tanta tenerezza a tutti,
una tenerezza che sia così divina, pur uscendo da un cuore umano,
da non portare con sé fatalmente il disordine dei sensi.
Perché, padre, non è possibile amare ardentemente e insieme con purezza?
Crede che sarebbe realizzabile?
Se ci provassimo prima noi
e poi insegnassimo a tutte le piccole sorelle a dilatare il cuore?
Per quale motivo, per il fatto di essere religiose, dovremmo chiudere il cuore
anziché aprirlo di più. Non solo nel fondo, ma nell’espressione?
Le assicuro che il mondo ha bisogno di amore.
Vorrei potere amare tutti gli essere umani del mondo intero.
Vorrei mettere una scintilla di amore in ogni angolo del mondo:
in Egitto, in Brasile, presto in Giappone.
Basta una scintilla ad appiccare incendi nei boschi della Provenza.
Perché non dovremmo creare bracieri nel mondo intero?
Passando a Saint-Fons ho visto tutte le ciminiere delle fabbriche
e ho pensato che un giorno vi manderò delle piccole sorelle.
Passando a Péage de Roussillon,
ho visto il quartiere operaio delle fabbriche del Rodano
e ho pensato che anche là manderò delle piccole sorelle…

Padre, ci vogliono dappertutto focolai di amore!...

Parigi, 21 ottobre 1947

[Magdeleine, Il padrone dell’impossibile, PM, Casale M. pp.199]

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