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venerdì 9 maggio 2008

Domenica di Pentecoste - 2008 (A)

L’effetto più significativo della bufera di Pentecoste sono queste “lingue”, come di fuoco, che si dividono e, posandosi su ogni discepolo, lo rendono capace di parlare altre “lingue”… in modo che ognuno ascolta l’altro nella ‘sua propria’ “lingua”. Il miracolo è questo circuito di significati della stessa parola (lingua di fuoco = lingua loro = lingua nostra!), nell’interazione tra identità e alterità che si com/ baciano e com/prendono, invece che tentare di elidersi a vicenda. Questa comunione delle diversità è il sigillo dello Spirito, come spiega S. Paolo – di quel medesimo unico Spirito che opera in ognuno distribuendo i suoi doni ad ognuno per il bene di tutti… É finita quella sorta di inarrestabile dispersione competitiva di Babele (Gn 11, 6). La diaspora cristiana è invece dilatazione dell’amore e della pace: Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi!
I vari passi della storia della salvezza si rivelano, a Pentecoste, come un lungo cammino di disinquinamento da questo male radicale di un progresso della civiltà sempre insanguinato dalla competizione disgregante e oppressiva: ove assumere la lingua e la moneta del vincitore è il segno che si è spersonalizzati comunque! non è pervertito soltanto il livello economico, politico, affettivo, ma anche quello religioso, di senso. Il SINAI è la più grande epifania di Dio, costitutiva dell’identità di Israele, ma riguarda direttamente Mosè soltanto, e in certo modo è inaccessibile al popolo. Un’identità scritta su tavole di pietra, etnica, competitiva con gli altri popoli, ai quali finiva per togliere il futuro (le terre, le donne, i bambini…). I PROFETI, una volta crollato il sogno di potenza, sperimentano l’ambiguità storica del regime e richiamano Israele all’interiorità, all’universalità, al diritto dei poveri e degli esclusi, al cambiamento del cuore sotto l’azione potente dello spirito di Dio…
PENTECOSTE vuol dire che il dramma della Babele umana (competizione, oppressione, ambiguità idolatrica dei valori proposti) non si affronta costituendo ancora un impossibile popolo ‘separato’ (sacro), ma suscitando nel mondo persone e comunità che sono ‘sante’ perché accolgono e sono infiammate dallo Spirito di Gesù, dilatandolo a tutti, nella ‘loro’ lingua…
1. Bisogna rinunciare all’immediatezza di Dio nella storia, alla cattura di Dio nella propria gabbia culturale… perché, in tanti modi, storicamente diversi, lo Spirito di Gesù è sempre una bufera incontenibile, che scombussola i cuori, le idee, le comunità, le chiese, le civiltà… mettendo comunione dove c’è separazione e oppressione.
2. La suprema rivelazione storica di Dio (culmine dell’incarnazione) è la Pasqua del venerdì santo: la “divinità” denudata e morta in croce - suprema umiliazione del Figlio di Dio e dell’uomo. “Proprio per questa obbedienza” Dio l’ha glorificato e ne ha fatto la cifra e la misura profetica di salvezza della storia. La possibilità di nuova vita per l’umanità rinchiusa nel cenacolo è la risurrezione, quando il crocifisso “vivente”, si fermò in mezzo a loro e disse: Pace a voi! Detto questo, mostrò loro le mani e il costato… e con questa luce negli occhi li mandò fino ai confini del mondo.
3. La storia degli uomini è l’unico luogo nel quale la presenza di Dio è a noi accessibile. Gesù ci ha predetto il nostro dramma: “adesso non potere sopportare il peso della Verità tutta intera”, che pure ci è promessa e donata. La “verità tutta intera” è lo scandalo e la pazzia che la croce sia la chiave della salvezza del mondo! soltanto lo Spirito può trasformare, rafforzare e consolare tanto il cuore degli uomini da riuscire a guidarli dalle sue mezze verità alla verità tutta intera, in un cammino doloroso e gioioso insieme: “Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia” (Gv 16,21). "L'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito santo che ci è stato dato", (Rm 5,5) per insegnarci a ripetere nella nostra carne ciò che è avvenuto in Lui… Nella vita di Cristo “lo Spirito” è la sua consegna totale al Padre per la salvezza del mondo: l’eterno è venuto a scorrere nel tempo – povero e precario del nostro vivere quotidiano… “Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. (Gv 15,11).

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