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venerdì 30 maggio 2008

Vita psichica e vita spirituale

Per coloro che non crescono nell’interiorità spirituale, anche se compiono opere straordinarie, vale quella parola di Gesù risvolta a quanti avevano “profetato”, “cacciato demoni” e “compiuto miracoli nel suo nome”. Egli dice loro: “non vi ho mai conosciuti!...”. D’altra parte è possibile fare le cose più insignificanti, ma con atteggiamento tale che consente alla vita di espandersi, anche se non si fa riferimento a Cristo…
L’atteggiamento che consente il flusso di vita è l’apertura senza riserve : la fiducia nella vita e la disponibilità ad offrirla. Nella tradizione cristiana è chiamata fede o vita teologale: Non si tratta di restare passivi di fronte all’energia creatrice, ma bensì di farla fluire attivamente. La creatura non è semplicemente un recipiente riempito di sostanze diverse, l’energia che la alimenta diventa la sua stessa realtà. La forza creatrice, infatti, nella persona che l’accoglie, diventa pensiero decisione, attività, servizio, dono da offrire agli altri: Nella creatura sono possibili pensieri nuovi, e non solo quelli che derivano dal suo passato, perché la verità che la investe è più profonda delle sue idee; essa può avere forme di amore mai esercitate prima, perché il bene che alimenta il suo amore è molto più ricco del cuore umano; essa può giungere a qualità nuove di esistenza perché l’energia che l’attraversa e la costituisce vivente, contiene espressioni non ancora fiorite in forma umana.
La densità della vita perciò dipende dalla modalità con cui la si accoglie e dalla disponibilità che si ha di offrirla. Lo sviluppo della dimensione spirituale, quindi non è automatico e meccanico, frutto del tempo che passa e della semplice crescita biologica e psichica, bensì risulta da una particolare modalità di accoglienza della vita. È possibile perciò restare tutta l’esistenza centrati su se stessi, e sviluppare solo dinamiche psichiche, senza mai pervenire alla fioritura della dimensione spirituale.
Quando la persona assume invece un atteggiamento di accoglienza, sviluppa una dinamica nuova, acquista possibilità inedite e ciò che risulta ha qualità diverse. Usando una formula paolina si potrebbe dire che accogliendo e offrendo il dono della vita, l’uomo “psichico” diventa “spirituale” (cfr 1 Cor 2,14) e tutto ciò che egli compie si configura come “culto spirituale”, “sacrificio santo e gradito a Dio” (Rom 12,2), diventa cioè ambito di epifania divina.
Tutti coloro che vivono in questo modo, diventano “degni dell’altro mondo” ed essendo “figli della risurrezione” divengono “figli di Dio” (Lc 20,36). Quando operano, comunicano offerte di vita “guidati dallo Spirito” (Rom 8,14). In definitiva le nostre opere valgono solo in quanto mettono in moto dinamiche eterne, rivelano Dio e comunicano l’arcana forza della vita. Di conseguenza solo coloro che, centrati di fatto su Dio, operano nella lunghezza d’onda della sua azione, diffondono dinamiche spirituali , trasmettono doni eterni, fanno crescere figli di Dio e loro stessi lo diventano.
Chi invece, facendo opere di bene, resta centrato su se stesso e si considera principio dei doni che offre, necessariamente esige riconoscimenti dagli altri, introduce ricatti nascosti nella sua azione, e trasmette messaggi inquinanti. Anche la reazione suscitata in coloro che ne vengono beneficiati in parte dipende dal modo con cui il dono viene offerto. Se l’amore offerente non è gratuito la risposta suscitata non potrà esserlo che difficilmente. Lo potrà eventualmente diventare solo per influsso di altre persone o per ricchezza spirituale acquisita in altre circostanze.
La differenza quindi tra chi opera centrato su di sé e chi opera lasciandosi condurre dallo Spirito, si traduce in un tipo di relazione diversa, in una qualità nuova di amore che i cristiani hanno chiamato carità (in greco biblico : agàpe). Se invece l’amore verso i bisognosi è possessivo e interessato, non alimenta la loro dimensione spirituale e non risponde perciò alle loro esigenze integrali. Solo quando l’amore è creatore, oblativo, gratuito e universale come l’amore divino, può esercitarsi anche di fronte ai difetti delle persone e porvi confini. Allora è in grado di alimentare tutte le dimensioni della vita e conferisce un carattere trascendente alle opere compiute.
L’offerta della vita non può limitarsi agi aspetti transitori e precari dell’esistenza, ma deve raggiungere le dimensioni profonde delle persone, quelle dove si costruisce il loro destino eterno.

[Carlo Molari, vita psichica e vita spirituale, rocca - 15-12-2007 p 46]

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