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giovedì 18 giugno 2009

La scintilla di Dio presente nella storia...

Che cosa mi sta insegnando quello che sta accadendo Iran?
1° che certe letture razziste sul mondo islamico sono alla prova dei fatti oltretutto stupide: il mondo islamico non è quel mondo monolitico che gli xenofobi di bassa lega vogliono farci credere: ils sont comme nous!...
2° che il principio cardine del sistema democratico, come quello del rispetto del responso del voto, è ormai un sentire comune a tutta l'umanità, senza distinzione di cultura e religione: Su questo l'umanità è già "una"!
3° che gli iraniani hanno una coscienza democratica più grande di noi italiani...
4° che la sete dell'uomo per ciò che egli intende esprimere con la parola "libertà", è più grande di ogni paura e più forte di ogni tortura.



Sono millenni che il potere di ogni colore e di ogni fede cerca di soffocarla o almeno addomesticarla, sembra a volte riuscirci, ma in realtà la obbliga a scavare in profondità e prima o poi essa riemerge, più chiara e più forte...

Ci hanno provato tutti: hanno creato sistemi sofisticati di controllo, dall'Inquisizione di ieri, alla manipolazione mediatica di oggi...
L'abbiamo creduta definitivamente morta, ma dopo qualche giorno è sempre risorta...

Sempre imperfetta e sempre perfettibile, impara dai propri errori... Piccola e fragile come un seme di senape, cresce e si sviluppa come un baobab africano alla cui ombra chiunque può riprendere vita per continuare il cammino...

Cresce, restando piccola; si rafforza, conservandosi fragile... Per questo ci custodisce solo se sappiamo custodirala!

Il suo volto, per chi osa guardarla negli occhi, è quello del Figlio; il suo cuore, per chi vuole posarvi il capo, è quello del Padre; il suo flusso, per chi accetta di viverne, si chiama Spirito...
In una parola, Dio è il suo nome e la sua eco è l'Uomo... E per tutti si chiama Libertà...

Non ha importanza allora se la storia sembrerà smentirci perché chi la invoca oggi, come spesso è accaduto, la soffocherà domani, ora sappiamo che è sua la vittoria e che il nostro sperare non sarà mai vano...

4 commenti:

Danila ha detto...

Bellissime parole, Mario! Di una poesia sublime. E mi trovi d'accordo anche sul fatto che va demolita una certa mentalità errata sul conto del mondo islamico. Molti miei amici ed amiche, fin dall'età infantile, erano e sono musulmane. Ma non bisogna confondere i fondamentalisti (di qualsiasi radice religiosa o laica) dai veri praticanti. Sono migliori di noi sotto molti aspetti: un buon musulmano è anche un buon padre e marito, a dispetto di certe voci che circolano e forse a causa di qualche disgraziato come ce ne sono anche da noi. Ho visto coi miei occhi la tenerezza per la propria moglie, la dolcezza per i propri figli. Per un buon musulmano, la famiglia è il suo tesoro da custodire e proteggere. Anche il chador è uno strumento per difendere le proprie donne,madri, mogli o figlie. Così sono protette da sguardi avidi, irrispettosi. Le loro donne lo sanno, e non hanno mai contestato queste usanze. Siamo noi occidentali che abbiamo inculcato loro la nostra mentalità, fatto credere che le nostre abitudini siano migliori delle loro. Ma ne siamo proprio sicuri? Abbiamo usato la nostra libertà per sconfinare nella loro. E così non abbiamo tenuto conto che "la mia libertà finisce là dove incomincia la tua". Il diritto di voto, e di un voto non manipolato, corretto, è altra cosa e le proteste possono avvenire in Iran come in qualsiasi altra parte del mondo, laddove la libertà viene soffocata dai prevaricatori.

marcopino ha detto...

condivido quanto dici, Mario. Purtroppo, da quanto sento da altre voci iraniane, Moussavi non sarebbe una vera alternativa democratica, ma forse potrebbe comunque costituire un miglioramento rispetto ad Ahmadinejad.

@Danila: onestamente, sul velo non sono così d'accordo. L'ispirazione originaria poteva essere quella, ma oggi mi sembra diventato largamente anche un segno identitario. Mi colpisce, in particolare, il fatto che molte donne nordafricane che vivono dalle mie parti, che conosco perchè madri di bambini che vedo a scuola, al campo estivo, etc. dopo essersi vestite per alcuni anni "alla occidentale", da qualche anno a questa parte siano passate (tornate?) al chador, o al hijab. Purtroppo non ho mai avuto il coraggio di chiedere loro qualcosa di più...ma temo non sia sempre una scelta volontaria.
Insomma, massimo rispetto per ciò che sta avvenendo in Iran, per l'Islam "vero" e sincero...ma da qui a dire che tutto va bene, mi senbra che ce ne corra. A volte penso che per paura di passare per razzisti o intolleranti, diventiamo eccessivamente lodatori degli altrui costumi.

Mario ha detto...

@Marcopino: Condivido anch'io le tue disillusioni e infatti la speranza non si nutre di illusioni per questo ho scritto "Non ha importanza allora se la storia sembrerà smentirci perché chi la invoca oggi, come spesso è accaduto, la soffocherà domani...". Ciò che comunque è consolante, nel senso evangelico del termine, è che è palpabile la voglia e la sete di Libertà autentica... e questo ci dà fin d’ora la certezza di un esito positivo della Storia… Per questo ogni persona e cultura deve fare il proprio cammino... che, come la storia ci insegna, non è mai lineare...
Per questo se è vero che non è tutto oro quel che luccica… sugli usi e costumi di ogni popolo poi il discorso è complesso, e io sfumerei il tuo giudizio… Soprattutto se affermi che non conosci le vere ragioni del loro agire, ma lo deduci necessariamente da un “timore” che è la forma nascosta del sospetto…

Quello che mi sento di sottolineare è che, come la "polemica" di Gesù con la cultura del suo tempo ci rivela, molte usanze e costumi nati per liberare l'uomo e la donna poi sono diventate o diventano, nella perdita della “memoria”, strumenti di coercizione... e il velo non sfugge a questa logica... Come da noi la Messa, il Crocifisso... il matrimonio,... ecc.

La domanda allora che ciascuno si deve porre e porre all'altro nel domandare ragione della propria speranza è: perché fai una cosa? perché non la fai? E sul perché si dialoga e poi si può proporre di trovare altre forme comuni (se viviamo nella stessa “casa”) per concretizzare un valore e vincere una paura… Da parte nostra dobbiamo solo accompagnare con rispetto il cammino di ciascuno... Sapendo che le soluzioni, come i cammini, non sono unici... Per questo, da un certo punto di vista, non lodiamo mai abbastanza gli usi e costumi altrui… se non altro come sforzo di attuare questo cammino che è insito nel cuore dell’uomo come sopra ho cercato di evidenziare… Diventare «eccessivamente lodatori degli altrui costumi» «per paura di passare per razzisti o intolleranti», non deve proprio essere di preoccupazione alcuna per chi cerca il dialogo. Se non altro perché non è molto diverso dal “diventare critici degli altrui costumi per non passare per uno che li loda perché ha paura di passare per razzista e intollerante”… ;o)

marcopino ha detto...

:)

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