Pagine

ATTENZIONE!


Ci è stato segnalato che alcuni link audio e/o video sono, come si dice in gergo, “morti”. Se insomma cliccate su un file e trovate che non sia più disponibile, vi preghiamo di segnalarcelo nei commenti al post interessato. Capite bene che ripassare tutto il blog per verificarlo, richiederebbe quel (troppo) tempo che non abbiamo… Se ci tenete quindi a riaverli: collaborate! Da parte nostra cercheremo di renderli di nuovo disponibili al più presto. Promesso! Grazie.

venerdì 23 ottobre 2009

Dalla fede di ragione… alla fede di adesione!

…il viaggio, che abbiamo percorso con i discepoli verso Gerusalemme nelle domeniche scorse, ci ha fatto prendere coscienza delle sconvolgenti proposte del Vangelo nel cuore delle grandi relazioni che costituiscono la nostra umanità : sessualità e fedeltà nell’amore – economia e condivisione dei beni – politica e competizione per il potere. Ma nello stesso tempo ci ha reso più consapevoli della nostra radicale incapacità di seguire Gesù (…se andò intristito!)… C’è una specie di fame e di sete di salvezza negli uomini che Gesù intercetta: chi domanda come fare nei conflitti affettivi e sessuali, chi vuol essere guidato nella divisione dei beni, chi… vuol essere il primo, a tutti i costi … Ma alla fine tutto finisce in una triste delusione, quando Gesù propone ad ognuno le sue sconvolgenti soluzioni “evangeliche”… Rimaniamo tutti abbagliati, sì! Ma per la vita quotidiana, troppa luce non serve… non ci si vede più. “. Davanti a questa luce … “essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?» (Mc 10,27).
…da una cecità all’altra! Il testo di Marco di oggi, è la conclusione della lunga istruzione di Gesù ai suoi discepoli (il 9° e 10°cap.), racchiusa tra due racconti di recupero miracoloso della vista (Mc 8,22-26 e 10,46-52). La guarigione del primo cieco (di Betsaida) fu laboriosa, come precedentemente quella del sordomuto: avviene fuori dal villaggio, sputandogli sugli occhi e imponendogli le mani: Vedi forse qualcosa? Il cieco si accorge di non percepire bene la realtà, nonostante una prima guarigione: vedo la gente, perché vedo come degli alberi che camminano. E allora gli impose di nuovo le mani... per aiutarlo a “vedere perfettamente e a distanza. La chiamata a camminare verso la verità e la luce, sintetizzata qui nel miracolo faticoso del cieco di Betsaida, è passata dunque attraverso un laborioso percorso di maturazione “cristiana”, per arrivare davvero a riconoscere il Cristo come nostra speranza e ripromettersi di seguirlo... Ma capita poi di trovarsi , oltre ogni nostra previsione, a mani vuote, nel fallimento più o meno consapevole di quelle nostre speranze, per aver scambiato o confuso il “salvatore” con tante fascinazioni umane. Fino all’esperienza del dubbio angoscioso (quando ci morde in cuore un minimo di lucidità autocritica) se lo avevamo individuato per davvero, Gesù il Cristo, al di là della ortodossia formale della nostra fede – e quindi chi abbiamo seguito! È un’avventura davvero difficile la seconda guarigione della cecità dei discepoli, pur già conquistati alla sua sequela. Ma è proprio il mistero della croce che irrompe nella sua (e nostra) vita, a farci scoprire la seconda cecità. Ecco il significato delle due guarigioni che aprono e chiudono la lunga istruzione di Gesù ai suoi discepoli, sul senso del sua preannunciata passione, morte e risurrezione. Solo passando da una iniziale vocazione, che insegnandoti a distinguere correttamente le persone e le situazioni, ti inoltra un poco nel cammino della fede “vitale”, tra consensi e fallimentri, rifiuti e fraintendimenti, scopri il senso totalizzante della croce di Cristo e le sue conseguenze per la vita di chi vuole seguirlo. Infatti solo alla fine di questo “insegnamento” che comprende tre annunci della passione, morte e risurrezione di Gesù, e tre tentativi drammatici di convincere i suoi discepoli a entrare decisamente in questa ottica, si può arrivare alla guarigione totale e luminosa, del cuore e della mente, del secondo cieco, Bartimeo. Il quale in qualche modo doveva appunto essersi “riaccecato”, nel cammino della vita, se adesso è cieco… e alla fine “vide di nuovo” e riprende a seguirlo lungo la strada. Si era ormai ridotto, infatti, a passare la sua vita seduto ai bordi della strada (tanto, non vede dove andare), senza poter intervenire nel frastuono della vita degli uomini che passano, sperando soltanto in qualche briciola di elemosina per sopravvivere. Un mendicante cieco. Mendicante perché cieco, e nessuno può farci niente. Cosa c’è di più inutile alla vita e alla storia della gente di Gerico di uno che non vede cosa succede e non sa cosa fare, se non mendicare? Ma tanti di noi, quando scopriamo davvero chi siamo davvero – dentro! – andremmo a sederci volentieri vicino a lui, falliti come lui, ne avessimo il coraggio!
Un giorno, proprio da quella strada, passa Gesù… La folla e i discepoli (e noi!) da tempo stanno intorno al Signore, ma solo il cieco sussulta, “al sentire che passava Gesù Nazareno”. Anzi, gli altri, a cominciare dai discepoli, si inquietano quando si mette a gridare invocandolo, e lo zittiscono, non certo per malevolenza, ma stizziti per l’inutile disturbo. Cosa si può fare a un cieco? Questo incontro casuale diventa così la parabola del tipico “incontro con Gesù”, per tutti quelli a cui la propria cecità comincia a pesare tanto da sbloccare l’orgoglio o la vergogna o la tristezza rassegnata… per lasciar emergere il gemito che ognuno ha dentro: figlio di Davide, GESÙ, abbi pietà di me! I discepoli ci impiegheranno una vita per capire, per confrontarsi tra loro, cercare nelle Scritture … chi era davvero questo amico maestro, di cui avevano sperimentato il mistero di fragilità umana e potenza divina, mescolate insieme. È “figlio di Davide”! – dunque il vero erede spirituale delle promesse “eterne”, fatte alla casa di Giacobbe; la mèta delle speranze nutrite per secoli nell’esilio… finché sarebbe venuto il Signore “a salvare il suo popolo”, anche se divenuto nel frattempo, lungo il cammino, “un resto” di popolo… zoppo, cieco… I discepoli di allora (come noi adesso) non capiscono il senso del viaggio, il segreto delle parole e dei gesti di Gesù dentro la nostra storia, dentro la nostra umanità (sono ciechi, appunto!). E vorrebbero che stesse zitto proprio l’unico che ha capito! Fortuna che il suo intuito è più forte e nessuna autorità lo può smentire! “Figlio di Davide, GESÙ, abbi pietà di me!” Gesù invece, in mezzo alla folla, si sente chiamare per nome , si gira e si rivolge proprio a lui! E dice loro Chiamatelo”… e finalmente chiamarono il cieco dicendogli: “Coraggio! Alzati, ti chiama”.
Quasi a malincuore e con fatica (ancora oggi), i “ministri cristiani” che sono attorno a Gesù, vedono qui “raccontato” il loro ministero pastorale; forse ritenendosi degradati da “sacerdoti” a cartelli indicatori… I discepoli infatti han dovuto prender atto che il cieco “sente” il Signore più di loro – “i vedenti” – i quali sono invitati da Gesù, invece che a zittirlo, a darsi da fare per condurlo non a sé, ma a Lui – alla Parola e all’Eucaristia – per poi stare lì a vedere come il Signore, guarendo il cieco, guarisce o ri/illumina anche i ministri stessi! Ai primi cristiani giudei dovette sembrare alquanto difficile identificare Gesù come il vero sommo sacerdote, perché non proveniva dalla tribù di Levi. Anzi arrivarono a capire che “se Gesù fosse sulla terra, egli non sarebbe neppure sacerdote” (Eb 8,4). Per questo non prendono come modello il sacerdozio di Aronne, ma piuttosto quello di Melkisedech : un sacerdozio laico, misterioso, che offre a tutta l’umanità di vedere e raggiungere la salvezza attraverso la ricerca e la vista del volto di Gesù…
Infatti, cosa succede, quando il cieco è lì, chiamato? (è lui il vero “chiamato”: tre volte!). “Gettò via il mantello, balzò in piedi, venne da Gesù”. C’è una serie di reazioni simboliche di una totale disponibilità all’incontro. Questo disabile è sicuro di essere finalmente di fronte alla sua salvezza – un volto! Ecco perché avviene l’inversione della domanda, lo scambio dei desideri “religiosi” – che legano cioè Dio e l’uomo! I discepoli, desiderosi del primo posto, avevano domandato poco prima a Gesù : noi vogliamo che tu ci faccia quello che ti chiederemo! senza neanche accorgersi del loro infantilismo evangelico. Qui è Gesù che, vista la disposizione “evangelica” del cieco, offre la sua completa disponibilità: Che vuoi che io ti faccia?. Teresa d’Avila diceva alle sue monache: Dio non può donarsi del tutto se non a chi si dona del tutto a lui. Non è più un legame di “bisogno reciproco” : sta diventando piuttosto la totale consegna di uno all’altro… Salvato e Salvatore (un volto di fronte a un volto) sono coinvolti in una situazione nuova, che è nata da un bisogno di salvezza, ma sta diventando gratitudine, affetto e amicizia – consegna della propria vita! È stupendo che la prima cosa che questo cieco vede, riacquistata la vista, è ciò che invocava, cioè il volto di Gesù (= Dio salva : il cieco è l’unico nel vangelo di Marco che chiama Gesù per nome – a parte i demòni)! Non se ne va a casa, pieno di gioia, come altri guariti. Riceve infatti, da Gesù, non semplicemente la vista, come ha richiesto esplicitamente, ma anche quello che aveva perso “di vista” : la garanzia che la sua fede è quella giusta, quella che giustifica tutto l’uomo: Và, la tua fede ti ha salvato. Ma lui non se ne va affatto, perché la fede che gli si è disgelata dentro si manifesta proprio in questo: prese a seguirlo nel cammino.
La fede “seconda” è dunque una liberazione che rompe le barriere della cecità, scioglie i lacci dell’immobilità, butta via le coperture della paura, spingendo verso il coinvolgimento nell’annuncio del Vangelo, al seguito di Gesù, in compagnia dei suoi discepoli. Non è una fede spiritualizzata, ma un coinvolgimento totale: orecchi che ascoltano, bocca e voce che gridano, mani che buttano il mantello, piedi e muscoli che scattano per accorrere da Gesù, occhi nuovi per vederlo… e tutta la persona reintegrata per seguirlo. Il discepolo “nuovo” è stato rigenerato dalla invocazione del nome di Gesù. Una tradizione antichissima e diffusa in oriente, come più recentemente in occidente, ne ha fatto la preghiera litanica forse più conosciuta, combinandola con l’invocazione del pubblicano: “Signore Gesù, abbi pietà di me peccatore”, perché nel suo nome il Padre ci concede tutto e non ci nega nulla (Rom 8,32; Gv 14,13).

Nessun commento:

Posta un commento

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

I più letti in assoluto

Relax con Bubble Shooter

Altri? qui

Countries

Flag Counter