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sabato 1 novembre 2008

Il tempo e l'eternità

Dall’«avere e spendere» al «donare e spendersi»

Il fascino della giovinezza che non ha mai fine è il grande imbroglio, occulto o palese, che viene teso a tutti noi dalla moda corrente e dai trend che infestano il nostro quotidiano. Per poco che ci si guardi in giro e si osservi, la corsa all’apparire, al coprire le rughe e allo scoprire i corpi, è frenetica e travolgente. Oggi un mercato fiorente è proprio quello del fitness, del lifting, del silicone, del botulino, di una medicina che non garantisce all’individuo di diventare persona sana e vigorosa ma che gli crea l’illusione di un traguardo inesistente e che si sposta sempre più in là. Comunque che gli anni «si tengano»!
Si rimuove, prima di tutto, la realtà. Quindi la mistificazione concerne l’umano in sé.
Cresce così il degrado sotto tutti i profili, perché la vita come dono di incontro con Dio e fra i fratelli non è più considerata come essere insieme pellegrini, viandanti che, tenendo fisso lo sguardo sul Fratello Gesù, corrono incontro al Padre.
Tutto viene scardinato e inizia la grande corsa che poggia su due piedi con due nomi differenti: Avere e Spendere. L’accumulo, allora, diventa il grande scopo e la meta di ogni desiderio, si accumula tutto e di tutto, così che la casa (e le case) sembrano botteghe di cianfrusaglie e conservano, in bella mostra, tutti gli oggetti e dispositivi del proprio «status symbol». Case esibite, non vissute e che si riducono a dormitori.
Avere e Spendere tengono il passo, lo accelerano e vincono primati... fasulli... Conti in banca opulenti che gli eredi consumeranno come neve al sole, irridendo magari alla fatica sottesa. Residenze geniali ed avanguardiste: vuote di figli, di amici, vuote di calore umano. Crociere da nababbi che stordiscono e consentono di pavoneggiare l’abilità del proprio medico estetista.
Quando ci si stende a letto, posto che Morfeo non giunga subito attirato da qualche pillolletta all’uopo ingurgitata, la coscienza (o quel che ne resta) non ha mai un sobbalzo? Se così avvenisse il cumulo non sarebbe ancora diventato spam!
Il guaio reale è che si corre il contagio: spam genera spam!
Eppure tutti muoiono, cioè abbandonano misteriosamente il loro corpo, anche se reso perfetto dal botulino e dai muscoli sodi e lucidi. Se qualcuno sparge le ceneri dei trapassati con intento religioso e mistico, volendoli unire alla creazione, al suo divenire e al suo ritornare al Creatore, quanti le spargono per non avere più un punto di riferimento, cioè la tomba, che diventa terrificante perché ineludibile?
L’amicizia con Dio, avere sperimentato la Sua Presenza, dentro di noi e nella creazione, genera per Avere e Spendere una nuova identità, trasparente e chiara: Donare e Spendersi .
Donare e Spendersi sa guardare ai fratelli e alle sorelle in simultanea con se stesso, le proprie necessità. I propri desideri allora si aprono, comprendono e accettano quelli degli altri. Come non condividere il pane? La libertà della coscienza e della propria religione? Come non desiderare vantaggiosa per tutti una vita ecologica e pacifica? Donare e Spendersi non conosce l’esibizione, la vanagloria, il tornaconto e non apre la carta di credito. Donare e Spendersi si consuma e sa bene che, solo così facendo, apre il tempo all’eternità, a quella vita in cui tutti ci ritroveremo, deposte le nostre spoglie per ritrovarle trasfigurate.
L’alchimia è certa, scatenata da Donare e Spendersi ora, in tutti i momenti dell’esistenza, per costruire quella città celeste, Gerusalemme, costruita da pietre vive: ciascuno di noi nella sua realtà non mistificata.
Allora il morto, morto non è, risulta vivente nel Vivente, il Cristo dinanzi al Padre.
I nostri trapassati, mancati, estinti, con tutti i sinonimi che si possono inventare, indicano persone che furono insieme a noi ma che già stanno creando il noi eterno, in nostra attesa. Morti e, quindi, santi, non in senso canonico ma ormai come persone che poste dinanzi all’ultima decisione del loro esistere hanno riconosciuto in Dio il Volto del Dio dell’Agape.
Donare e Spendersi non camminano soli, dimenticati, gettati nel tempo e nella storia, camminano con tutti i viventi, sempre in lieto e continuo raccordo, una realtà istantanea che batte e precede Skype. A costo zero perché non esiste moneta, non esiste scambio, esiste solo il gioioso condividere.
Il passo Donare e Spendersi, allora, si fa alacre e ogni ruga diventa geografia di vita sulla crisalide che sembra avvizzita ma invece si sta aprendo alla sua maturità, in piena fioritura. Non in solitudine ma già da ora insieme e pur nell’attesa di poter far parte di quel grande cerchio che loda e canta «l’amore che move il sole e l’altre stelle».
di Cristiana Dobner in Sir, 29 ottobre 2008

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